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Il Medaglione Di Alvagar

Summary:

Harry Styles, re di Alvagar, reduce dai postumi di una guerra che lo ha diviso dal suo fidanzato, é alle prese con i preparativi per la festa del suo venticinquesimo compleanno quando Louis Tomlinson, nemico del regno, ritiene essere una buona idea evadere dalla prigione per avvertire il suo ex fidanzato di un nemico a detta sua più potente ancora.
Harry dovrà riuscire a mettere da parte l'orgoglio e ad allearsi con il suo ex fidanzato per sconfiggere la terribile strega oscura Amaris, appena scappata dal Tartaro, che minaccia il regno di Alvagar e tutti i suoi abitanti.
Ma i due trascurano che il loro peggior nemico non sia Amaris, ma il loro passato.

Oppure, dove Harry vorrebbe odiare Louis ma è costantemente geloso, Louis non sa esprimere i suoi sentimenti, Taylor è il personaggio migliore in tutta la storia, Liam e Zayn non fanno altro che litigare e Niall vorrebbe solo dimettersi.

Chapter 1: Prologo

Chapter Text

Un tonfo alla sua porta distrasse Louis dalla sua esercitazione. Erano le sei del mattino e sua madre era uscita per andare al mercato da pochi minuti, quindi posò la spada e, ridacchiando, si diresse verso la porta. «Hai dimenticato di nuovo i soldi, non è vero? Ti dimenticheresti anche la testa se non la avessi attaccat-...» la frase gli morì in gola non appena ebbe visto chi c'era dall'altra parte della porta: era Trystan, una delle guardie reali.

«Buongiorno signore, mi è consentito entrare?» Si schiarì nervosamente la gola, non osando guardare Louis negli occhi.

Louia corruciò le sopracciglia. «Trystan, ci conosciamo da anni. Non hai bisogno di chiamarmi in modo così formale.» Che diavolo gli era preso? Solo perché lui ed Harry si erano lasciati mica tutti gli amici del re avevano smesso di parlargli, anzi, proprio qualche giorno prima aveva incontrato Gemma al mercato e si erano salutati affettuosamente. Un attimo... se Trystan era così nervoso forse era per Harry? Forse gli era successo qualcosa? «Haz sta bene?»

La guardia annuì e Louia finalmente potranno riprendere a respirare. «Certo che sì, mi ha mandato lui qui.»

Lo sguardo della strega oscura si illuminò. «Davvero?» Subito dopo si pentò di aver mostrato tanto interesse. «Cioè, intendo, okay. Vuoi forse riappacificarsi con me?» James la pose come una battuta, ma in fondo sperava che fosse così, che Harry avesse finalmente capito che la sua idea di lasciarsi era stata terribile e che non tutte le streghe oscure fossero malvagie, e quindi fosse finalmente pronto a rimettersi insieme con Louis.

Qualcosa nello sguardo di Trystan però gli disse che non era così. «Io e gli altri dobbiamo consegnarla a tutte le streghe oscure del regno.» Disse, prendendo una pergamena dalla borsa a tracolla che portava.

Il sangue di Louia si raggelò. «No...» sussurrò, incredulo, scuotendo la testa, mentre Trystan gli passava il decreto.

La guardia abbassò la testa, desolata. «Mi dispiace, Lou.» Detto ciò, si congedò con un cenno della testa e andò via.

Non appena Louis ebbe chiuso la porta si sedette al tavolo, sfilò il nastro rosso che teneva arrotolata l'elegante pergamena e cominciò a leggere.

« Decreto Reale numero 265: qualsiasi tipo di magia oscura sarà bandita dal regno di Alvagar a partire dalle 9:00 di questa mattina. È assolutamente proibito a tutti i tipi di creature magiche -e non- di esercitare la magia oscura nel regno e nei territori che appartengono al re Harry Edward Styles di Alvagar. Gli eventuali trasgressori verranno imprigionati e privati ​​dei loro poteri tramite l'utilizzo di soppressori magici.
Firmato,
Re Harry Edward Styles.»

Louis strinse i pugni e la sua vista cominciò ad annebbiarsi. Come aveva potuto? Quando erano adolescenti Harry gli aveva promesso che lui sarebbe stato un re migliore di suo padre e che non avrebbe mai impedito alle creature oscure innocenti di praticare la loro magia, finché non fosse stata a discapito di altri.

Anne, la madre di Harry, era stata uccisa qualche tempo prima da una maledizione e il padre si era tolto la vita in seguito: Harry aveva visto la sua famiglia distruggersi per colpa di una strega oscura e, per questo, aveva deciso di punirle tutte .

Una lacrima bagnò il foglio, cadendo proprio sull'elegante firma di colui che, un tempo, per Louis, era stato tutto. Gli era difficile da ammettere, ma Nestor aveva ragione. La strega oscura, a quel punto, tirò su col naso e si alzò dalla sedia, prendendo la decisione che avrebbe condannato la sua vita per i prossimi cinque anni e più.

Harry voleva la guerra?

Bene, allora Louis gliel'avrebbe data.

 

~~~

Ciao a tutti e grazie per aver cominciato a leggere questa storia! Questo era il prologo!! Sperò vi abbia incuriosito e, se sì, sentitevi liberi di lasciare dei kudos!
La trovate anche sul mio profilo wattpad (meliisbooks) però lì non è una Larry, ma ci sono dei personaggi originali. 
Di seguito inserisco un glossario delle creature magiche di Alvagar: 


DRUIDI: hanno la capacità di manipolare la magia, soprattutto quella della natura. Hanno poteri curativi. Al femminile, Bandrui.

LUPI MANNARI: sono in grado di controllare la loro trasformazione completa in animale e i loro impulsi animaleschi. Non potendo sempre affidarsi ai loro artigli, poiché una trasformazione completa richiede molte energie, sono abili nel combattimento, sia corpo a corpo che con le armi.

NON-MAGIKOS: umani anche essi, ma che hanno ripudiato e/o condannato la magia. Vivono in un altro mondo, sulla Terra, (anche questo aspetto verrà approfondito nel Sequel) e raramente vengono a contatto con le creature del mondo di Alvagar.

STREGHE BIANCHE: hanno un forte legame con le stagioni estate e primavera, dove i loro poteri sono più forti, possono interagire con gli animali "diurni", sono in grado di sprigionare una grande fonte di luce. Sono solari, generose, e non propense a fare del male; tendono a fare squadra e ad integrarsi con molta facilità. Generalmente sono associate al bene e sono l'opposto delle streghe oscure. Tuttavia, nulla impedisce loro di diventare streghe oscure se dovessero essere infrante le leggi del cerchio della vita. Solitamente immortali, a meno che non vengano uccise dalla magia o da loro stesse.

STREGHE OSCURE: hanno un forte legame con le stagioni inverno ed autunno, dove i loro poteri sono più forti, possono interagire con gli animali "notturni'', anche loro sono in grado di sprigionare della luce, ma solamente nel buio. Spesso pragmatiche, diffidenti e sarcastiche; sono leader naturali. Generalmente vengono associate al male per la loro tendenza a tutto ciò che è oscuro, ma le eccezioni esistono. Solitamente immortali, a meno che non vengano uccise dalla magia o da loro stessi.

UMANI: seppur una minoranza nel regno di Alvagar, riescono ad interagire perfettamente con le creature magiche. Solitamente gestiscono la parte pubblica del regno (pub, ristoranti, scuole, ecc...) e spesso dotati di armi magiche per potersi difendere.

VAMPIRI: si distinguono in purosangue e mezzosangue. I primi sono in grado di stare al sole senza bruciare ed ovviamente muoiono con un paletto infilzato nel petto (chi non lo farebbe, dopotutto?); sono immortali, a meno che non gli venga staccata la testa. I secondi, al contrario, vivono una vita più infelice, poiché non sono in grado di stare al sole e la durata della loro vita gira attorno ai 3000 anni.

Chapter 2: Capitolo uno

Summary:

Louis arriva ad Alvagar per dare una notizia bomba. Harry non gli crede.

Chapter Text

" La logica ti porterà da A a B. 

L'immaginazione ti porterà ovunque."

-Albert Einstein

Il castello reale del regno di Alvagar non sarebbe stato così pieno di gente dal battesimo del re Harry, avvenuto esattamente venticinque anni prima. Migliaia di creature magiche stavano viaggiando per mari e monti solo per assistere al venticinquesimo compleanno del più giovane re che Alvagar avesse mai potuto avere. E al castello non c'era anima viva, quel trentuno Gennaio, che non stesse eseguendo gli ordini che il re stava dando.

"Niall," sorride, mentre il suo servitore, che sembrava visibilmente sconvolto dal primo momento in cui aveva messo piede nella sala del trono, si avvicinava a lui, seduto comodamente sul trono. "Hai posizionato nella sala da pranzo le tinozze per le sirene?" Il re si guarda attorno: la servitù aveva proprio fatto un bel lavoro con gli addobbi per la sala del Trono, per non parlare dell'abito che avrebbe indossato Harry.

Sarah, la sua stilista personale, gli aveva cucito su misura un completo che avrebbe sicuramente fatto girare la testa a Louis e-Cielo, perché Harry stava pensando a lui in quel momento? Era da un bel po' che il suo ex fidanzato non gli veniva in mente (tipo due settimane. Harry riteneva che fosse un ottimo risultato), quindi perché proprio poco prima del suo compleanno e, soprattutto, con un'associazione mentale così stupida? Per non parlare del fatto che quella stessa notte Harry lo aveva addirittura sognato, mentre scappava di prigione e si dirigeva al castello di Alvagar, dicendo solamente "Harry!" più e più volte. Il re era rimasto parecchio sconvolto, ovviamente, perché quando una strega come lui, un veggente, faceva sogni del genere, non era mai una buona cosa. Però, Harry decise di non pensarci più di tanto: attualmente c'erano problematiche più gravi, tipo Niall che continuava a balbettare nervosamente.

"Sì, mio ​​signore, ma..." affermò il druido, giocando con le sue dita e battendo nervosamente il piede per terra, sperando che il suo re lo ascoltasse. Purtroppo, quando Harry era emozionato per un evento, raramente era gestibile.

"Grandioso," disse, sovrappensiero, ignorando quello che il servitore aveva da dirgli. Essendo già nervoso per il suo sogno, vedere Niall chiaramente in ansia per qualcosa non lo tranquillizzava affatto. "E ti sei assicurato di non mettere troppo vicine le stanze di Liam e di Zayn?"

"Naturalmente, sire, ma le sentinelle hanno..."

"Perfetto. Non vorrei che scoppiasse una guerra tra i due nel bel mezzo della notte." Ridacchiò, portandosi una mano al petto al ricordo. "Ricordi cosa è successo l'anno scorso quando..."

Niall odiava urlare al re, ma quella volta fu necessario: c'era un pericolo imminente al castello e il re continuava a preoccuparsi per sciocchezze. "Sire!" Strillò, interrompendo il suo ricordo sulla litigata dell'anno prima di Liam e di Zayn. "Mi volete ascoltare, per un attimo?!"

Harry lo guardò accigliato."Niall, qual è il problema? Sei sempre stato un servitore beneducato!" Il ragazzo biondo fece un breve inchino.

“Mi dovete scusare, mio ​​signore, non volevo urlarvi contro, ma dovete sapere che..." Improvvisamente la temperatura nella stanza calò.

Il cielo, che fino a pochi minuti prima era splendente, venne immediatamente coperto da numerose nuvole. Gli uccellini smisero di canticchiare e il tempo al castello sembrò come fermarsi. Il sangue di Harry gli si gelò nelle vene e fu avvolto da una strana sensazione che non provava da circa cinque anni, ovvero dalla Seconda Grande Guerra Magica.

I peli gli si erano rizzati ed era come se i polmoni non stessero lavorando più come avrebbero dovuto. Quella... sì, nessun dubbio, quella era paura. E l'unica persona in grado di fargli accapponare la pelle in quel modo era Lui. Lui, che aveva amato per tanto tempo, e odiato per altrettanto. Lui, che aveva distrutto la sua famiglia per un capriccio infantile. Lui, che gli aveva promesso che non lo avrebbe mai fatto soffrire. Lui, che avrebbe dovuto essere nella dannata prigione più sicura del regno. Lui, che Harry aveva sognato quella stessa notte.

Pensò rapidamente a cosa fare, facendo cenno alle guardie di stare pronte ad attaccare. Farlo entrare era fuori discussione, ma non c'era modo di respingerlo: i cinque anni di prigionia gli avevano sicuramente dato tempo a sufficienza per pensare alla sua vendetta, e niente avrebbe potuto respingere la sua furia. L'unica cosa da fare era aspettare che Lui entrasse. E poi, combattere. Esattamente come Harry si aspettava, le porte del castello si aprirono magicamente e le sentinelle piazzate lì davanti vennero spazzate via da un potente soffio di vento.

Solo allora Lui entrò nella sala del trono. Il suo magnifico corpo era fasciato da una tuta di pelle attillata che non lasciava spazio all'immaginazione, e diamine se il suo corpo si era sviluppato in quei cinque anni di prigionia: i lunghi capelli neri che ricadevano ordinatamente sulle spalle, un accenno di barba sul viso, le sottili labbra e gli occhi blu come quello del più profondo dei mari facevano da cornice a quel perenne sorrisetto a mo' di sfottò.

Il re, con la solita grazia che lo contraddistingueva, si alzò dal trono, stirando i vestiti con le mani e alzò il mento, come per sfidare silenziosamente l'uomo che gli si era posto davanti. Non far trapelare la paura sarebbe stato difficile, ma non impossibile.

Harry sentiva il cuore battere furiosamente nel petto, ma mantenne lo sguardo fisso su di Lui, cercando di mascherare il tumulto interiore. Ogni fibra del suo essere gli stava gridando di scappare, di fuggire da quell'incubo che era tornato a tormentarlo, ma sapeva di non potersi permettere una simile debolezza. "Harry!" Fu l'uomo a parlare per primo, avvicinandosi al re. "È da un po' che non ci si vede..." L'aria nella Sala del Trono diventò carica di tensione,mentre i due uomini si fronteggiavano.

Harry annuì, assottigliando le labbra ma non abbassando la guardia. Era furbo, Louis, e probabilmente non vedeva l'ora che Harry cominciasse a fidarsi per definitivamente definitivamente di lui. "Proprio così, Louis." Parlò, il volto indecifrabile. "Per l'esattezza, non ci vediamo dal giorno in cui il mio regno ha festeggiato la liberazione dalle streghe oscure e tu hai deciso di presentarti con un esercito di arrabbiatissime streghe oscure giusto per ribadire il fatto che non avevate intenzione di lasciare le mie terre ." Commento, con disprezzo.

"È stato divertente." Sorrise l'uomo, portando le mani ai fianchi, da bravissimo petulante quale era. Niall, da lontano, gemette. Durante quella conversazione era rimasto in disparte, quasi completamente congelata.

"Hai fatto scoppiare una guerra." Harry assottigliò gli occhi.

Louis inclinò la testa e si toccò il mento, facendo finta di riflettere. "Che hai vinto, o sbaglio?" "Ricordi bene."

Il re avanzò, cercando di mantenere quanta più calma possibile. "Ma dovresti ricordare anche che ti ho rinchiuso nella prigione più sicura del regno."

La strega spalancò gli occhi, "Quella era la più sicura? Oh, tesoro, allora dovresti abbassare i tuoi standard!" Il re inarcò un sopracciglio, così lui si spiegò: "Se avessi voluto avrei potuto uscire subito!"

Harry incrociò le braccia al petto, anche se non aveva dubitato nemmeno per un momento della potenza di Louis. Per questo aveva paura. "E perché non lo hai fatto, sentiamo?"

Quello si strinse nelle spalle. "Avevo un posto dove dormire, mangiare, bere e fare tutto quello che volevo gratuitamente. Chi è il pazzo che proverebbe a scappare da un paradiso del genere?" Niall, da dietro Harry, soffocò una risata, scatenando un ghigno soddisfatto alla strega oscura.

"Non è divertente." Harry lo fulminò con uno sguardo.

Louis sbuffò. "Nigel pensa di sì."

Il druido si accigliò. "È Niall, signore."

"È uguale, Nataniel." Il druido sbuffò, arrendendosi.

"Tuttavia, sei scappato lo stesso." Osservò Harry, riprendendo il discorso.

"Ovviamente l'ho fatto!" Esclamò quello, come se fosse stato offeso dal solo fatto che Harry avesse anche potuto pensare che non sarebbe scappato dalla prigione in caso di pericolo. "Dovevo venire ad avvertirti! C'è un pericolo grossissimo in avvicinamento!"

L'iniziale istinto di Harry fu quello di sussultare, perché ora il suo sogno stava acquistando senso. Nonostante ciò, Harry era confuso. Un tempo, probabilmente, gli avrebbe creduto senza battere ciglio, lasciandosi abbindolare da quegli occhini azzurri, ma in quel momento non poteva permettersi di fidarsi di colui che lo aveva già tradito in passato e di mettere, così, a rischio tutto il Regno, quindi: "Attualmente, l'unico pericolo grossissimo per Alvagar sei tu."

La strega fece un sorriso, colpito. "Sono contenta che tu pensi che io sia tanto potente da essere addirittura una minaccia per il tuo Regno, tesoro e-no. Non smetterò di chiamarti così." Aggiunse, vedendo come Harry fosse già pronto per controbattere al nomignolo. "Ma devi credermi, davvero." Lo pregò, ritornando immediatamente serio.

Il re spalancò gli occhi. "Come posso credere a colui che ha ucciso mia sorella?!" Sbottò e, in quel momento, qualsiasi persona presente nella sala si zittì.

La strega roteò gli occhi. "Ancora con questa storia? Non ho ucciso io Gemma, quante volte devo diretelo?!"

Harry alzò un braccio, puntandolo contro Louis, pronto a scagliargli contro un incantesimo. "Non osare pronunciare il suo nome, o giuro che ti rinchiudo nel Tartaro stavolta!" spalancò gli occhi e cominciò a scuotere la testa.

“Haz, mi devi credere! Ti prego. In onore dei vecchi tempi." Disse dolcemente, prendendolo per un polso.

Prima ancora che Harry potesse scagliarlo dall'altra parte della sala, una strana sensazione lo invase. Strinse i denti perché sapeva cosa stava facendo la strega oscura: lo aveva già fatto prima. Gli stava mostrando dei ricordi. O meglio, gli stava facendo ricordare dei momenti. I loro momenti.

« Mia mamma dice che non si deve mai entrare nella Foresta Oscura.» stava dicendo una versione tredicenne di sè stesso al sedicenne Louis «È pericoloso.»

Quello non lo aveva degnato nemmeno di uno sguardo ed era rimasto a guardare il varco che li separava dalla Foresta «Pericolo è il mio secondo nome.» aveva risposto. «E la Foresta Oscura è la mia casa.»

Harry aveva spalancato gli occhi e aveva realizzato chi aveva davanti «Sei una strega oscura!»

Louis aveva ghignato, girandosi verso di lui. Oh quanto odiava quel ghigno, adesso «La migliore.» Avanzando verso Harry gli aveva teso una mano. «Io sono Louis. E tu sei? Immagino una strega bianca, visto la bellezza.»

Harry era arrossito. «Potrei essere una strega oscura, dopotutto anche tu sei bello.»

«Questo perché io discendo da un'antica stirpe di streghe oscure. E tu non discendi da un'antica stirpe di streghe oscure, o ti conoscerei. Quindi, a meno che tu non abbia ucciso qualche bella strega bianca per essere così etereo, immagino che tu sia una strega bianca.» Aveva sogghignato nel vedere il minore guardarlo con ammirazione. «Quindi, me lo dici il tuo nome o devo indovinarlo?»

Harry, imbarazzato, aveva distolto lo sguardo mentre stringeva la mano dello sconosciuto. «Harry.»

Quello era sobbalzato, tra lo stupito e il divertito. «Oh, Principino, cosa ci fate davanti posti così pericolosi come la Foresta Oscura?»

Il castano era arrossito nuovamente. «Ho perso una scommessa con il mio amico Zayn e, per punizione, ora devo entrare nella Foresta.»

Louis aveva stretto i denti. «Bene, allora, Principino, sapete cosa fate adesso?» Lo aveva girato, mettendogli due mani sulle spalle e spingendolo in avanti. «Ritornate da colomba siete venuto. La regina non mentiva: questo posto è davvero pericoloso per persone come voi, e il vostro amico dovrebbe saperlo.»

L'adolescente Harry aveva storto il naso. «Ho tredici anni: non darmi del voi.»

«D'accordo, Principino, ma dovet-devi promettermi che non proverai mai più ad entrare in questa Foresta.»

«Solo se tu mi prometti che domani ci rivedremo.»

Il ragazzo aveva sorriso. «Vedremo.» era stata la sua ultima parola prima di addentrarsi nella Foresta Oscura.

Quella sera, Harry, coricatosi sul letto non riusciva a smettere di pensare alla strega oscura che aveva conosciuto quel pomeriggio. E alle sue labbra, i suoi occhi, il...

"Smettila." Harry assottigliò gli occhi, allontanando Louis da sè. "Non hai il diritto di frugare nella mia mente."

Quello finse uno sbadiglio. "Ho frugato in cose tue molto più intime dei ricordi, Principino."

Il re arrossì di colpo, distogliendo lo sguardo. "Non chiamarmi così. Sono un re adesso."

"Va bene," roteò gli occhi. "Puoi tornare a fare il bambino capriccioso dopo che avrò riacquistato la tua fiducia? Anche se è esilarante vederti arrabbiato! Le tue narici si allargano e-..."

"Louis." Sbuffò il re, spazientito dallo straparla della strega oscura.

Quello si alza amaramente. "Non voglio mentirti di nuovo, Harry, per favore: credimi."

Il re ci ha pensato su, analizzando rapidamente la situazione. Louis era un traditore del Regno, ma prima di tutto era stato l'amore della sua vita. Ma aveva anche rovinato in modo irreversibile la sua famiglia. Ma ora sembrava davvero cambiato. Mamma , mamma , mamma . Harry odiava io mamma . Sospirò sonoramente.

Quale pericolo poteva essere tanto allarmante da far rischiare la vita a Louis? Era evaso dalla prigione, aveva superato i confini del castello e le guardie davanti al portone solo per avvertirlo di un pericolo imminente. La situazione era davvero tanto grave come la strega voleva fargli credere? Lo aveva già manipolato una volta, tanti anni prima: perché non farlo di nuovo?

Però Harry conosceva Louis. E, in quel momento, mentre aveva le braccia incrociate al petto, sbatteva un piede nervosamente per terra e si guardava attorno nella sala del trono, sembrava lo stesso sedicenne che aveva conosciuto tanti anni prima, non lo stesso ventitreenne che aveva seminato il panico nel regno e lo aveva tradito.

“Ti ascolto." Deciso Harry, provocando una tosse molto nervosa in Joan.

Quello spalancò gli occhi, stupito. "Davvero? Sì, bene, ecco, mettiti comodo perché la cosa potrebbe scioccarti parecchio e-..."

"Louis, parla!"

Il castano prese un grosso respiro. "Amaris è viva, è uscita dal Tartaro e sta venendo ad Alvagar."

Il vaso che Niall stava pulendo gli cadde dalle mani, ma Harry non badò a quello -con uno schiocco di dita lo avrebbe potuto riparare. Invece, pensò che, forse, aveva fatto un altro errore: Louis non era cambiato per niente. Amava ancora seminare il panico e mentire.

Chapter 3: Capitolo due

Summary:

Harry e Louis litigano. Ancora.

Chapter Text

Harry deglutì. Sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi. Lo avrebbe dovuto cacciare nel momento in cui aveva cominciato a percepire la sua presenza. Forse era ancora in tempo: "Guardie? Portatelo in prigione!" Ordinò con voce ferma, distogliendo lo sguardo da Louis, che sbuffò incrociando le braccia mentre cinque guardie lo circondavano.

"Ecco, sapevo che non mi avresti creduto, idiota che non sei altro!" Replicò Louis, con tono tagliente.

A quello, Harry si girò verso la strega oscura facendo illuminare i suoi occhi. "Ringrazia che non ti sto rinchiudendo nel Tartaro ma ti sto solo rispedendo in prigione." Lo minacciò, non lasciando che il colore dorato dei suoi occhi si spegnesse. Sapeva che non avrebbe fatto paura a Louis -non era quello il suo intento, dopotutto- ma voleva solo dimostrare che era disposto a molte cose: non era più il ragazzino che era cinque anni prima.

”Harry, non puoi!" Esclamò quello, anche i suoi occhi blu adesso avevano preso la stessa sfumatura dorata di quelli della strega bianca, mentre era circondato dalle guardie del re. "È pericoloso!" Nonostante fingesse di essere preoccupato era lampante che non lo fosse: avrebbe potuto distruggere quelle guardie con uno schiocco di dita, ma perché non lo aveva ancora fatto?

La strega bianca inarcò un sopracciglio. "Pericolo non era il tuo secondo nome, Louis?" Lo provocò, citando le stesse parole usate da Louis tanti anni prima.

Louis spalancò gli occhi, non riuscendo a credere che Harry lo avesse veramente detto. "Idiota, dico solo che devi credermi! Lei è..."

“Con il corpo imprigionato nel Tartaro, Louis! E, in teoria, dovrebbe essere anche morta!" Sbottò il re, mentre un'aurea dorata lo avvolgeva. "Da ottocento anni!"

“"Beh, notizia del giorno: è viva e vegeta e sta cercando vendetta!" Louis spalancò le braccia, e ciò fece fare alle guardie un passo avanti. "A cuccia, voi cinque. Non gli farei mai del male." Roteò gli occhi al cielo, annoiato dal comportamento dei cagnolini del re.

"Ne ho abbastanza." Il ragazzo scosse la testa. "Ti prego, smettila o sarò costretto a fare cose che, per qualche motivo, ancora non voglio fare."

Questa frase colpì particolarmente Louis che, nonostante i cinque anni in prigione per colpa di Harry e le accuse rivoltegli, provava ancora dei sentimenti per il re. "Te lo dico io perché non vuoi spedirmi nel Tartaro!" Urlò quello. "Perché, in fondo, a me ci tieni ancora!"

Il riccio socchiuse gli occhi. "Hai fatto scoppiare una guerra, ucciso mia sorella e rovinato la mia famiglia!"

"L'unica colpa che puoi darmi tra queste che hai appena elencato è quella della guerra. Non sono stato io ad uccidere tua sorella, quanto volte-..."

"Basta!" Gli occhi del re si illuminarono di rosso, segno che la sua magia stava per prendere il sopravvento. "A te non è mai importato del mio Regno! Tu hai la Foresta Oscura, che Amaris naturalmente non toccherà!"

Infatti, la domanda sorgeva spontanea: per quale motivo Louis si stava preoccupando per Alvagar, il regno che aveva escluso i maghi oscuri, lo stesso regno contro cui aveva scatenato guerra cinque anni prima? Louis avrebbe potuto rimanere in prigione, o nella Foresta: sicuramente Amaris, la strega oscura più potente degli ultimi due secoli che aveva scatenato guerra contro Alvagar numerose volte, non avrebbe distrutto il suo luogo di nascita.

Doveva esserci qualcosa sotto, sì, Harry ne era sicuro. "E, per favore, se te ne vai ora forse non ti darò un ergastolo." Louis spalancò gli occhi, che assunsero un colore dorato più intenso rispetto a prima.

"Stai facendo di nuovo lo stesso errore, Harry Edward Styles." Sussurrò minacciosamente. "Sai, pensavo che fossi diverso dal padre che tanto hai odiato durante la tua vita, ma invece siete identici!"

“Non osare parlare di lui in questo modo." Minacciò il re, serrando i denti. "Porta rispetto per la sua anima." Louis fece un suono di schermo facendo schioccare la lingua.

"Rispetto?" Domandò retoricamente, avanzando pericolosamente verso Harry. "Mi chiedi di portargli rispetto dopo tutto quello che ti ha fatto? Che ci ha fatto?!"

Harry deglutì. "Lui- non era un cattivo padre. Era solo severo."

"Anche mio padre lo è, ma non mi ha mai picchiato per aver dato il mio primo bacio ad un ragazzo." Gli spiegò quello, imbronciato. "E, tantomeno, mi ha mai costretto a lasciarlo."

Harry strinse i pugni. Per lui era facile parlare visto chi fosse suo padre. Harry sarebbe dovuto rimanere lucido, ma era difficile visto che i ricordi lo stavano sopraffacendo. "Ho deciso io di lasciarti, Louis, perché non potevo stare con uno che aveva la stessa magia che aveva ucciso mia mamma."

"La morte di Anne, buon'anima," si portò un dito alle labbra, dirigendolo poi verso il cielo, cosa che fece arrabbiare ancora di più Harry. "È stato un tragico incidente, che non sarebbe successo se tuo padre avesse rinforzato i controlli invece che preoccuparsi delle relazioni di suo figlio."

"Oh santo cielo, Louis, adesso giuro che-..."

"Mi uccidi?" Domandò retoricamente quello, a mo' di sfottò, aprendo le braccia come per invitarlo a farsi avanti. "Andiamo, tesoro, muoio dalla voglia di vederti provare." Scandì, mentre un angolo della sua bocca si sollevava.

Harry lo conosceva bene quel mezzo sorriso: Louis lo faceva sempre quando si allenavano ed Harry non aveva il coraggio di colpirlo. Lo stava provocando. "Smettila, Louis, non sono più quel tredicenne che si lasciava provocare da un sorrisetto."

Il castano annuì, compiaciuto. "Lo so bene: se avessi voluto davvero uccidermi lo avresti fatto nel momento in cui hai cominciato a percepire la mia presenza." Mise le mani nelle tasche dei suoi attillati pantaloni neri di pelle. "Dimmi, Harold, come ci si sente ad avere ciò che si è sempre odiato?" Quando il re non rispose, perché non aveva capito, Louis proseguì: "L'orgoglio degli Styles: lo hai ereditato tutto."

"Louis, dico davvero, vai via dal mio Regno." Suggerì quello, dopo un lungo sospiro, mentre le guardie lo accerchiavano.

Louis non si scompose. Sapeva che le guardie non potevano fargli niente. “Che motivo avrei di mentirti su Amaris?"

“Amaris è morta anni prima della nostra nascita."

"Beh, evidentemente Hector non ha fatto un bel lavoro, visto che lei mi è apparsa in sogno!" Harry decise di non concentrarsi di più sul fatto che Louis sapesse chi l'avesse uccisa (forse gli piaceva la storia della magia? Sinceramente non ne aveva idea), ma su quello che aveva appena detto e si massaggiò il ponte del naso.

Non posso crederci, scuotendo la testa. "Stai davvero rischiando il tutto per tutto solo per un sogno?"

"Tu sai che i miei sogni non sbagliano mai." Gli ricordò Louis, i suoi occhi blu diventati improvvisamente più scuri, "Sapevo che il giorno dopo al quale ci siamo conosciuti tu saresti tornato a cercarmi."

Harry sbuffò, arrossendo. "Ci sarebbe arrivato chiunque: ero cotto di te."

"Grazie, piccolo, questo è ottimo per la mia autostima," lo prese in giro, facendogli un occhiolino, "Ma, in verità, avevo sognato te e tutto quello che mi avresti detto." Dopo aver detto questo, si strinse nelle spalle. "Comunque, sei libero di non credermi." Con uno schiocco di dita fece apparire una sigaretta e, con l'altra mano, la accese, facendo spuntare un leggero fuoco sul suo dito. "Io ho intenzione di fermarla, con o senza l'aiuto di Alvagar."

Harry rimase impassibile. "Non puoi fumare dentro al castello." osservò stupidamente.

Louis fece una risata di scherno prima di soffiargli in faccia un po' di fumo, che fece tossire Harry, ormai non più abituato a fumare. "In ogni caso, principino, se mai dovessi cambiare idea, sai dove trovarmi E poi, scomparve in una nuvola di fumo.

"Sire!" Niall scosse Harry per le spalle, cercando di farlo risvegliare dallo stato di trance nel quale era entrato dopo la sparizione della strega oscura. "Non può andarsene così! Dobbiamo acciuffarlo e costringerlo a parlare per farci spiegare cosa pensa che succederà con Amaris, sempre se sia vero, ovvio. Vado subito a preparare i caval-..."

Harry non gli fece finire la frase perché lo bloccò con una mano. "Lascia perdere, Nì: se vedesse l'esercito che lo sta cercando, scapperebbe solamente più lontano. Andrò da solo, anche se non ho idea di dove possa trovarsi."

Sapeva di star mentendo al suo fedele servitore, ma non aveva altra chance. Niall, essendo un druido, era terribilmente leale verso chiunque dimostrasse un po' di rispetto per sè stesso e per la sua specie e, per questo motivo, spesso un potenziale pericolo. La sua magia non era certamente potente tanto quanto quella di Harry o di Louis, ma era amico di certi spiriti della natura che potevano decidere di infestare per sempre il sonno di Louis, se solo lui lo avesse richiesto. E, inoltre, sapeva esattamente dove si trovava Louis. 

“Purtroppo, però, una parte di me sa che Louis ha ragione.” Allo sguardo interrogativo del suo servitore, il re spiegò: "È Febbraio, il mese in cui il confine tra il nostro Mondo e il Mondo dei morti è sottilissimo, cioè facile da sorpassare. Evidentemente Amaris non deve essere stata uccisa come si deve -non è mica facile uccidere una strega così potente- e, adesso, ha approfittato della situazione per liberarsi dalla prigione mortale, il Tartaro."

Il biondo deglutì. "Dovrete ucciderla?" Domandó, spaventato, visto che il suo re non aveva mai ucciso nessuno.

Harry, aggiustandosi la giacca, sospirò "Se questo significa proteggere Alvagar, sono disposto a bruciare il suo corpo."

Chapter 4: Capitolo tre

Summary:

Harry vuole chiarire!!!
(Uno dei miei capitoli preferiti!)

Chapter Text

Forse Louis non era cambiato così tanto: era esattamente dove Harry si sarebbe aspettato di trovarlo. Fece un sorriso, una volta raggiunta la Torre dell'Orologio, il punto più alto del Castello, dal quale si poteva ammirare tutto il regno, dove Louis sedeva guardando il tramonto. "Sei un nemico del Regno, non ti è consentito stare qua."

L'uomo non si scompose nemmeno, anzi, Harry lo immaginava sorridere. "E a te non sarebbe consentito parlarmi, eppure..." spense la sua sigaretta e la fece sparire in un mucchio di cenere e ad Harry sembrò quasi come se gli stessi chiedessero di mettersi accanto a lui. Lo feci.

"Non ci è mai piaciuto seguire le regole." Ricordò Harry nostalgicamente, incrociando i piedi e facendoli dondolare, ripensando alla prima volta che lui e Louis erano saliti sulla Torre. Sorrise, voltandosi verso la strega oscura e osservando il suo perfetto profilo alla greca. Poi si ricordò di essere arrabbiato con lui e puntò il suo sguardo verso il tramonto mozzafiato che il regno di Alvagar offriva.

Louis, allora, si voltò a guardarlo con un sopracciglio inarcato. "Tu non le seguivi solo per fare colpo su di me."

Harry gemette e si coprì il volto con le mani, imbarazzato. "Potresti smettere di ricordarmi quanto fossi patetico da adolescente?! Lo hai fatto tipo-venti volte, e sei qui da due orette scarse!"

Louis fece un sorriso divertito. "Il tuo, il nostro , passato ti imbarazzante, Styles?" Lo prese in giro, ma mai frase fu più vera. E Louis lo sapeva. Aveva pronunciato volutamente quella frase, con quelle parole, in quel preciso ordine. Sapeva che Harry si vergognava delle sue azioni ma, nonostante tutto, voleva fargliela pagare, ricordandogli tutti i loro momenti.

Ma quello era un gioco per due. Ed Harry era convinto di poter vincere la partita. "Be', di certo non ero io il sedicenne che andava a provarci con bambini." Lo sfottè, facendo diventare le sue guance di un colorito diverso rispetto alla sua solita carnagione olivastra.

"Avevi tredici anni ed io solo tre in più." Puntualizzò, perché traditore del regno sì, ma pedofilo mai. "E sei tu che sei tornato, il giorno dopo, a parlarmi perché non potevi smettere di pensare a me."

Cavolo. Louis ci sapeva fare. O forse il problema era che l'Harry tredicenne era andato troppo per Louis. "Però tu ti sei fatto trovare." Continuò a provocarlo, non sapendo nemmeno lui che tipo di sensazione volesse suscitare in Louis.

"Ovviamente l'ho fatto." Roteò gli occhi al cielo, come se fosse stata una cosa ovvia. "I tuoi unici amici erano il druido, il lupo mannaro e il vampiro e ti ricordo che è stato proprio quest'ultimo a farti quasi entrare nella Foresta. Avevi bisogno di ampliare le tue amicizie."

"Non bacio i miei amici."

"Grazie al cielo!" Louis fece un sospiro di sollievo, ridendo e beccandosi un'occhiataccia dalla strega bianca. "In ogni caso, siamo stati amici per molto tempo prima di metterci effettivamente insieme."

Harry sbuffò. "Siamo stati amici per tipo due giorni, poi mi hai baciato."

"Scusami?!" Louis si toccò il petto, fingendosi offeso. "Ho aspettato due settimane." Specificò, ricordando quel momento. "E, in ogni caso, non è come se lo avessi fatto senza il tuo consenso." Borbottò poi, una voce più bassa.

Harry annuì, ancora più rosso di prima. E il fatto che Louis non aggiunse nient'altro contribuisce alla formazione di un imbarazzante silenzio che il re deciso di spezzare dopo qualche minuto.

Durante la camminata dal castello alla Torre dell'Orologio Harry aveva pensato molto a ciò che Louis aveva detto a palazzo. Perché Amaris aveva deciso di uscire dal Tartaro dopo secoli? Chi stava cercando? E purtroppo Harry aveva capito la risposta.

"Amaris sta cercando te, non è vero?" Questa semplice frase fece sollevare lo scatto della testa a Louis, che guardava Harry confuso. "Non fare questa faccia, lo avevo immaginato quando hai detto che cercava vendetta, e poi le altre cose me l'hanno confermato."

Louis rimase impassibile. "Quali altre cose?"

"Sai il nome del suo presunto assassino. Hector." Spiegò quello, facendo stringere il castano nelle spalle.

"Mi piace Storia Della Magia." Louis si strinse nelle spalle.

Harry decise di non ricordargli che prima di un compito era proprio lui ad aiutarlo a ripetere Storia Della Magia, perché lui era una frana. Piuttosto, decise di continuare a spiegare i motivi secondo i quali credeva che Amaris ce l'avesse con Louis. "Penso che fosse un tuo antenato. E il fatto che tu l'abbia sognata me lo conferma."

Louis lo guardò, ed Harry giurò di vedere un barlume di paura nei suoi occhi color tempesta. Sembrò esitare, come se stesse decidendo se dirgli ciò che sapeva. Alla fine, scrollò le spalle e spiegò tutto ad Harry: "Non potendosi vendicare con il mio avo ha deciso di mettere fine alla stirpe Tomlinson uccidendo me."

Harry sollevò le sopracciglia, capendo tutto all'improvviso. "Per questo sei scappato dalla prigione!”

Louis annuì. "La prigione stava indebolendo i miei poteri e, in caso di attacco da parte sua, non avrei potuto fare granché." Spiegò, guardando il bellissimo tramonto che si poteva ammirare dalla Torre dell'Orologio. “E poi”,, aggiunse, posando la sua mano sopra quella di Harry, che sobbalzò al contatto con la pelle fredda che non percepiva da molti anni. "In caso di fallimento, volevo essere sicuro di averti visto un'ultima volta."

Harry parve risvegliarsi solo in quel momento dallo stato di trance che la mano di Louis sulla sua gli aveva causato. Fallimento? Louis, non poteva fallire! Era la strega più in gamba di tutto il regno e un ottimo spadaccino: fallire non doveva nemmeno essere un'opzione, per lui. E se fosse stato necessario avrebbe combattuto al suo fianco. Ragionando sulle ultime osservazioni, Harry si stupì di sé stesso. Perché mai si stava preoccupando per lui? Perché stava aiutando Louis a sentirsi meglio? E perché stava ancora parlando con lui, arrossendo e imbarazzandosi?

Perciò, deciso di recuperare tutte quelle occhiate dolci con una frase acida. "Sei sempre lo stesso, non è vero?" Rise amaramente e, all'occhiata confusa di Louis, spiegò: "Sbatti un po' le ciglia, poggi la tua mano sulla mia, dici una frase ad effetto e speri di essere perdonato!"

Le spalle di Louis si incurvarono. "Tu non capisci proprio niente, eh?" Louis sospirò. "Io provo ancora dei sentimenti per te. Non- non mi aspetto che tu provi lo stesso però- ecco, non potevo morire senza dirtelo."

Harry si accigliò. Forse era davvero sincero e lui aveva risposto in maniera così drammatica per niente? O forse era solo un suo ennesimo trucchetto per manipolarlo? La strega bianca serrò la mascella: ovviamente era così! "Non puoi." Louis inarcò un sopracciglio. "Non puoi spuntare qui dopo cinque anni e dirmi che mi ami ancora come se non avessi rovinato la mia famiglia e distrutto il mio regno!"

Il moro si voltò di scatto verso di lui. Harry non ricordava che i suoi occhi fossero così tristi. "Sono stato manipolato, Harry. Mi è stato fatto credere che fossi tu il nemico, non lo capisci?"

"Per favore, Louis! Qui l'unico manipolatore sei tu... e lo sei sempre stato!"

"Che intendi dire con questo?!" Louis scattò in piedi, con i pugni stretti.

Anche Harry si mise in piedi per fronteggiarlo. Era qualche centimetro più alto di lui, nonostante fosse più giovane, ma sicuramente Louis incuteva più timore. "Avevo tredici anni! Sarebbe stato facile manipolarmi, no?"

Louis schiuse le labbra come per dire qualcosa, ma si arrese all'ultimo momento, senza parole.

Rimasero a fissarsi, in piedi e in silenzio e gli occhi serrati per parecchi minuti, fino a che Louis decise finalmente di parlare. "Ho sbagliato." Ammise, la voce stanca, sfibrata. "Non sarei mai dovuto essere qui. È chiaro che entrambi non siamo ancora pronti per un confronto. E ho solo peggiorato tutto: ora- ora Amaris ucciderá anche te."

Harry fece schioccare la lingua sul palato. "Mi avrebbe ucciso comunque, sono il re di Alvagar."

"Ma se potessi impedirlo non sarebbe male." La strega oscura sbuffò, cominciando ad incamminarsi verso la porta che lo avrebbe condotto alle scale per scendere la Torre dell'orologio. "Comunque, ci si vede, Harold." Lo saluto, uscendo dalla porta. Una volta sulle scale, si voltò. "Ah e... comincia a preparare un esercito perché, nel mio sogno, Amaris comincia dal tuo castello."

Harry rimase lì, impalato, a fissare Louis scendere la lunga scala a chiocciola come se non gli avesse appena detto, tutto in una volta, che provasse ancora dei sentimenti per lui e che il suo castello sarebbe stata la prima cosa che Amaris avrebbe attaccato.

Così, Harry decise di riflettere. E sul serio, stavolta. Se Louus avesse davvero avuto brutte intenzioni nei suoi confronti, perché avvertirlo dei piani di Amaris? Forse si sbagliava, e Louis era davvero cambiato. Ma, ammesso che fosse vero, si meritava il suo perdono?

All'improvviso gli venne in mente un ricordo di tanti anni prima: aveva sei anni, era con sua madre, che gli stava curando le ferite dopo che Zayn, che aveva conosciuto da poco, lo aveva spinto nei cespugli di rose giocavano.

«Non gli parlerò mai più, madre!» aveva detto, gli occhi pieni di lacrime.

Anne aveva scosso la testa. «Tutti meritano una seconda possibilità, Irwin.»

«Ma lui mi ha ferito!»

«Tutti, prima o poi, fanno del male a coloro che amano: allora ci priviamo di amare qualcuno solo perché, in passato, ci ha ferito?» gli aveva spiegato, mettendogli un cerotto colorato sulla guancia. «Dovresti chiedergli scusa e fare pace.»

«Ma è stato lui a spingermi: perché dovrei chiedergli scusa io?!»

La madre aveva riso. «Quando due persone litigano, non è mai colpa di una sola. Tu sei proprio sicuro, Harry, di non aver fatto niente a Zayn?»

A quello, il bambino aveva abbassato la testa, imbarazzato. «Potrei o non potrei avergli fatto una battuta sui suoi denti appuntiti...»

La regina aveva fatto schioccare la lingua sul palato, segno di disappunto. «Vedi? Hai sbagliato anche tu. Ora va' a chiedergli scusa e ricorda: tutti meritano una seconda chance, soprattutto se la colpa è di entrambi.»

Harry sospirò. Forse l'aver lasciato Louis era la sua colpa. O forse la sua colpa era stata esiliare le creature oscure. O, ancora, non averlo degnato nemmeno di un processo. Spalancò gli occhi. Cavolo, anche lui, a quel punto, si sarebbe dichiarato guerra. Aveva sbagliato nei confronti di Louis tantissime volte e, nonostante ciò, lui aveva superato prove incredibili per scappare di prigione solo per avvisarlo di un pericolo imminente e per confessargli di amarlo ancora.

Era il momento di dargli una seconda possibilità, decisamente. "Louis!" Chiamò a gran voce, rincorrendolo per le scale. "Aspetta!" Esclamò, una volta che lo ebbe raggiunto.

Quello si voltò tirando su con il naso e con gli occhi lucidi. "Che vuoi? Pensi di non avermi spezzato già il cuore per benino e sei tornato per farlo?"

"Oh miei Dei, Louis, tu stai piangendo?" Esclamò, sconvolto, il re.

"No- è solo allergia." Rispose quello, stropicciandosi gli occhi. "Dovresti davvero far pulire queste scale, ogni tanto, sai? Sono molto polverose, guarda come starnutisco!" E per concludere il suo teatrino si esibì anche in uno starnuto finto.

Harry roteò gli occhi. "D'accordo, va bene piangere. Comunque, non sono qui per questo."

"Oh, lo spero bene!" La strega oscura sembrava aver riacquisito tutta la sua spavalderia in un solo istante. "Perchè sei qui, allora, sentiamo?" Domandò, incrociando le braccia al petto.

"Pensavo..." Harry si morse il labbro. Cavolo, era difficile da dire: "Ho sbagliato con te e quindi... sono qui per darci una seconda chance." Gli occhi di Louis si spalancarono. "Alloggerai al castello con me e, dopo il mio compleanno, inizieremo a prepararci per la guerra. Insieme."

Il labbro di Louis cominciò a tremare e, se Harry avesse dato una sbirciatina alla sua aurea, avrebbe notato che era di una rosa sgargiante. "Aspetta, dici sul serio?" Harry annuì, mordendosi le labbra. "Oh miei dei, ti bacerei!" Esclamò, sporgendosi in avanti.

Harry inarcò un sopracciglio, indietreggiando. "Ah-ah, non ci provare." Gli intimò, puntandogli un dito contro. "Sono ancora arrabbiato con te perché mi hai dichiarato guerra cinque anni fa!"

"Oh santi numi, non te lo dimenticherai mai, vero?" Louis fece ruotare gli occhi.

"Puoi scommetterci."

E, nonostante lo spintone che gli diede Louis rischiando di farlo così cadere dalle scale, Harry sapeva che quello era l'inizio di qualcosa di grande. O almeno, così spero.

Chapter 5: Capitolo quattro

Summary:

Entrano in scena Liam e Zayn. Ne conseguono urla e minacce di morte.

Chapter Text

Il re aveva già molti dubbi sul suo operato nelle ultime ore, ma il nervosismo di Niall non faceva che peggiorare il tutto.

"S-signore, siete sicuro che sia una buona idea ospitarlo?" Domandò il druido, tremante, mentre lui ed Harry andavano a trovare Louis, già posizionato nella sua nuova camera. "Insomma, intendo... è una delle streghe più potenti del Regno, però ovviamente io mi fido del vostro giudizio e se voi..."

Il poveretto avrebbe sicuramente avuto bisogno di una tisana calmante alla fine di quella giornata, pensò Harry, e probabilmente anche di un cerotto, visto come stava mordicchiando il suo povero pollice senza sosta. Inoltre, non si sarebbe nemmeno stupito se avesse chiesto un congedo, visto tutto lo stress accumulato in pochissime ore.

"In realtà," sospirò il re. "Non mi fido più nemmeno io del mio giudizio." Ammise, facendo addolcire gli occhi del servitore.

"Io sono convinto che se voi inconsciamente pensate che sia una buona idea farlo rimanere, lo è davvero." Disse bonariamente, togliendosi la mano dalla bocca solo per posarla sulla spalla del suo re.

Harry gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. "Niall, dovrei proprio aumentarti lo stipendio!" Ridacchiò, mentre bussava alla porta della nuova camera di Louis. Il druido sorrise e poi si allontanò, ritornando ai suoi doveri da servitore.

"Arrivo, arrivo!" Disse la voce di Louis dall'interno della stanza.

Per l'occasione, Harry aveva fatto preparare una delle loro migliori suite che, ovviamente, era comunicante con quella sua, così che potesse tenerlo d'occhio ventiquattro su ventiquattro, se mai gli fosse venuto in mente di cominciare un'altra guerra.

La suite aveva un bagno spazioso, il materasso migliore del Regno, e la camera stessa era molto grande. Ma non così grande da metterci dieci minuti per attraversarla e aprire la porta.

"Quel dannato-..." Harry strinse il pugno, battendolo nuovamente contro la possente porta. "Louis, se non apri entro tre secondi butto giù la porta." Bussò di nuovo Harry. "Uno... due... tr..." Prima ancora che potesse pronunciare la e la porta si aprì, lasciando vedere Louis con un accappatoio. Harry arrossì immediatamente, dovendo distogliere lo sguardo dal petto nudo e ancora pieno di qualche gocciolina di acqua di Louis.

"Noto con piacere che sei ancora melodrammatico, principino." Sbuffò l'uomo, facendogli cenno di entrare e chiudendosi la porta alle spalle.

Una volta dentro, Harry si posizionò sul letto, mentre Louis aprì il suo armadio, tirando fuori dei pantaloni. "Ti dispiace se mi cambio?"

"Fai pure." Rispose quello, stringendosi nelle spalle, cercando di non incrociare il suo sguardo.

Louis, senza farselo ripetere di nuovo, gli diede le spalle e fece cadere l'accappatoio per vestirsi e Harry spalancò gli occhi. "Harold, per l'amor del cielo, smettila di fare il pudico. Dopo tutto ciò che abbiamo fatto vedere il mio culo non dovrebbe scioccarti più di tanto."

"Sono passati sei anni." Disse il re, deglutendo e cercando di allentare il colletto della sua camicia, improvvisamente stretta.

"E ti giuro che il mio culo è sempre lo stesso, tesoro." Lo prese in giro, facendogli l'occhiolino e infilandosi i pantaloni.

"La tua ossessione per i culi è disgustosa." Harry roteò gli occhi, stendendosi sul morbido materasso che aveva fornito a Louis. Cavolo, sembrava anche più comodo del suo. Più tardi avrebbe detto a Niall di procurargliene uno uguale.

"Ironico come un tempo tu la amassi." Ridacchiò, allegramente.

"Potresti smetterla di rinvangare il passato?" Chiese cortesemente arrossendo.

"E smetterla di farti arrossire?" Ghignò. "Mai."

Il re emise solo uno sbuffo contrariato.

"Comunque, sei qui solo per vedermi il culo o dovevi dirmi qualcosa di importante?" Domandò, sdraiandosi sul letto accanto a lui.

"Puoi smetterla di ripetere culo?" Harry arricciò le labbra. "È volgare."

"Preferisci didietro? O deretano?" Chiese, contando con le dita i sinonimi. "Natiche, chiappe o mappamondo?"

"Hai mangiato un intero dizionario dei sinonimi?" Il re trattenne una risata. "E poi, mappamondo? Sul serio, Lou?"

La strega oscura si strinse nelle spalle. "In prigione lo chiamano così."

Quello roteò gli occhi al cielo, divertito. "In ogni caso, sono qui per dirti che stasera arriveranno Liam e Zayn e volevo chiederti di evitare scenate." Si mise seduto, perché la vicinanza con Louia lo stava facendo ritornare un adolescente. Dopo quanto accaduto sulla Torre circa un'ora prima non avevano avuto più modo di parlare ed Harry si era dimenticato di avvertirlo dell'arrivo dei due amici.

Aveva già deciso che loro due, oltre Niall, sarebbero stati gli unici a sapere la verità, ma aveva bisogno di avvertire Louis per prevenire reazioni spiacevoli, come un combattimento all'ultimo sangue nella sala del trono.

"Davvero? Io adoro Zayn!" Si illuminò Louis, contro ogni aspettativa. Quando Louis aveva dichiarato guerra ad Alvagar, ovviamente Liam e Zayn si erano schierati dalla parte di Harry, dovendo così combattere contro Louis, perciò Harry aveva pensato che tra i tre potesse ancora esserci un po' di astio. "Liam, attualmente, un po' meno, ma penso che sia dovuto al fatto che durante la guerra mi ha quasi staccato una gamba a morsi. Sono sicuro che senza guerre in mezzo potremo tornare ad essere ottimi amici!" Harry sospirò, non rise, né rimproverò Louis per la battuta. Il che era strano. "Ehi? Sei preoccupato per qualcosa?" Chiese immediatamente, mettendosi anche lui seduto per poter guardare in faccia il ragazzo. Quello scosse la testa. "Sei silenzioso."

"Sei tu che parli troppo."

"D'accordo, è vero, ma tu hai davvero qualcosa per la testa. Vuoi dirmelo o devo frugare nei tuoi pensieri?"

Harry roteò gli occhi. "Non te lo permetterei."

"Mentre dormi non sei cosciente." Il ragazzo sorrise angelicamente ed Harry, sbuffando, si arrese.

"Non ho idea di cosa dire a Liam e a Zayn del perché tu sia qui."

"Beh, tesoro, pensaci in fretta perché i piccioncini saranno qui tra tre... due... uno..." neanche dopo che ebbe finito di contare, delle voci giunsero dal piano di sotto. Argh, Harry odiava non essere un bravo veggente come Louis!

"Oh mamma mia!" Esclamò Harry, impallidendo e prendendo per il polso Louis. "Vieni, andiamo! Mi raccomando, tu stai nascosto!"

Quando scesero nella sala del trono notarono che non c'era nessuno a parte i due amici che stavano, naturalmente, bisticciando.

Erano esattamente come Louis ricordava: sempre a litigare. La verità era che i due avevano una cotta segreta l'uno per l'altro, ma erano troppo idioti per ammetterlo, quindi bisticciavano dalla mattina alla sera.

"Tu e la tua paura per il sole..." stava borbottando Liam a Zayn, facendogli roteare gli occhi. Louis rise: quando avevano diciotto anni, Louis aveva fatto vedere Dracula a Zayn e, da quel momento, Zayn aveva avuto paura di uscire al sole, nonostante fosse un purosangue e, come tale, non potesse bruciare al sole. "Non bruci, lo abbiamo sperimentato. È solo una tua stupida fissazione... che ci ha fatto fare la figura degli idioti facendoci arrivare in anticipo! Non c'è ancora nessuno!" Disse, indicandogli la sala pressoché vuota. "Soltanto Harry e Louia." E quando entrambi capirono il significato della frase, spalancarono gli occhi.

Harry si girò di scatto verso Louis, trovandolo esattamente dietro di lui con un sorrisetto in faccia. Strinse i pugni e gli fece cenno di andare via, ma ciò servì solo ad ampliare il ghignò crescente del ragazzo.

"Okay, Haz, voglio capire se sto avendo le allucinazioni io oppure Louis Tomlinson è davvero nella tua sala del trono e tu non hai ancora dato di matto?" Chiese Eleanoire cautamente.

"Oh, no, grazie tante: lo ha già fatto stamane, quando sono arrivato." Sbuffò Louis, facendo ridere sommessamente Zayn, che smise subito dopo un'occhiataccia del lupo mannaro, che invece sfoderò gli artigli. "Lì, evita." Suggerì Louis, indietreggiando: ricordava benissimo cosa fossero in grado di fare quelle unghiacce.

"Non dirmi cosa fare, traditore!" Esclamò lui. "Harry, ti ha fatto un lavaggio del cervello?"

Louis roteò gli occhi. "Perchè tutti pensate sempre che io abbia cattive intenzioni?"

"Forse perché ci hai dichiarato guerra cinque anni fa?" Zayn inarcò un sopracciglio. Liam, sentendo il tono divertito del vampiro, gli lanciò un'occhiataccia e quello si schiarì la voce: "Eh- ehm, traditore!"

Louis roteò gli occhi. Zayn era ancora il cagnolino di Liam, quindi. "Beh, è passato tanto tempo ed ora-..."

"Fa' silenzio!" Gli intimò Liam, puntandogli l'indice appuntito verso il collo. "Voglio che sia Harry a spiegarmi cosa è successo!"

Louis deglutì e si voltò a guardare Harry girando il collo molto piano per evitare di finire come uno spiedino. Il re stava osservando quella scena con occhi divertiti, una mano davanti la bocca, forse per nascondere il suo sorriso. Louis era oltraggiato! Lui stava rischiando la pelle ed Harry rideva! Bah. "Ti prego, spiegale cosa è successo perché non mi va di morire così." Lo pregò, con voce strozzata.

"Vi spiegherò tutto." Promise il re, ridendo internamente per quanto fosse drammatico il suo ex. "Ma, Liam, lo devi lasciare."

Il ragazzo, dopo avergli rifilato una lunga occhiataccia, gli tolse il dito dal collo, permettendogli finalmente di respirare. "Però, non voglio che lui ci ascolti." Disse.

"Be', ed io non voglio ascoltarvi!" Louis gli fece una linguaccia.

Harry roteò gli occhi e afferrò Liam per un braccio. "Molto maturi, tutti e due." Scosse la testa con disappunto. "Lou, noi siamo di là, tu vai in camera tua."

"Agli ordini!" Fu l'ultima cosa che disse Louis, esibendosi addirittura in un saluto militare, prima di salire verso la sua camera.

"Gli hai addirittura dato una camera?!" Liam sembrava sull'orlo di una crisi di nervi. "Ma dico io, sei forse impazzito?"

"Dai, Lì, calmati..." Zayn le posò una mano sulla spalla per tranquillizzarlo, ma questo lo fece solo innervosire ulteriormente.

"Fatemi capire: qui sono l'unico che si ricorda che cosa ti, ci, ha fatto Louia?!"

"Me lo ricordo molto bene, ma prima di giudicare le scelte del tuo re dovresti prima ascoltarlo." Spiegò Harry, con voce calma ma tono autoritario.

"Se il mio re è un idiota che prende scelte idiote, poiché io sono il suo migliore amico, ho il dovere di farglielo sapere." Zayn gli scoccò un'occhiataccia, mentre Harry sospirò. Dopotutto, aveva ragione. Sì stava fidando di chi, già una volta, aveva tradito la sua fiducia.

"Andiamo, lasciami spiegare..."

"Ti do due minuti, Styles, e se alla fine della storia non sarò convinta, ci metterò meno di due secondi a chiamare le guardie e farlo riportare in prigione mentre a te verrà fatto un incantesimo contro la manipolazione."

"Non mi ha fatto nessun controllo mentale, Liam!" Harry roteò gli occhi.

"Mancano centodiciassette secondi, ti conviene sbrigarti."

~~~

"Io mi fido di te, ma ti dico solo di stare attento." Fu ciò che disse Liam alla fine della spiegazione, senza avere ammazzato Louis o rinchiuso Harry in un ospedale psichiatrico. Il re dovette trattenere un sospiro di sollievo.

Zayn annuì. "E se avrai bisogno di un esercito, io e Liam saremo ben felici di farne parte."

"Grazie, ragazzi, lo apprezzo molto." Harry sorrise bonariamente, "Sapevo che avrei potuto contare su tutti e due." Enfatizzò il tutti e due di proposito, e se Liam lo notò, non lo diede a vedere.

"Però, giuro che se ci tradisce di nuovo, stavolta gliela stacco io la testa." Promise Zayn, sorridendo angelicamente.

~~~

"Quindi? Cosa hanno detto di me i due piccioncini?" Domandò Louis, quella sera, quando Harry arrivò nella sua stanza.

Harry roteò gli occhi, lasciandosi cadere sul comodo letto di Louis a pancia all'aria, venendo subito seguito dalla strega oscura, che però rimase seduto a gambe incrociate. "Come se non avessi origliato tutta la conversazione grazie all'incantesimo per l'invisibilità."

Louis si accigliò. "Ho osservato Niall pulire. E occasionalmente spostato gli oggetti per farlo impazzire, ma niente di più."

Oh. Wow. Harry era stupito. Come mai non aveva usato quell'incantesimo? Forse non voleva semplicemente deluderlo. Quindi, rispose: "Ti aiuteranno, ma non si fidano."

"Come è giusto che sia." Annuì Louis, a testa bassa, prima di rialzarla di scatto. "Senti, Haz, io non mi sono mai scusato per ciò ho fatto. In questi anni ci ho pensato molto e sono arrivato alla conclusione che non avrei mai dovuto ribellarmi a te. Ma ero arrabbiato."

"Avevi tutto il diritto di essere arrabbiato." Disse Harry, anche lui a testa bassa. "Quando eravamo dei ragazzini ti avevo promesso che non avrei mai bandito la magia oscura senza motivo da Alvagar, ma poi l'ho fatto ugualmente."

"Avevi appena perso tua madre per colpa di una strega oscura! E tuo padre si era suicidato in seguito a ciò! Eri sconvolto!" Gli ricordò la strega. "Ed io avrei dovuto farti ragionare invece che muoverti guerra contro."

Harry assottigliò le labbra e annuì. "Abbiamo sbagliato entrambi." Anche Louis annuì.

Seguì un lungo e imbarazzante silenzio, che nessuno dei due osò interrompere per parecchi minuti. Fino a quando Harry decise che il silenzio stava diventando troppo assordante. "D'accordo, allora io mi spoglio e vado a letto. È stata una dura giornata!"

Prima ancora che però potesse alzarsi dal letto, Louis lo afferrò per un polso. "È mezzanotte." Gli spiegò. "È già il primo Febbraio. Ormai sei un venticinquenne."

Harry gli sorrise. "Ti ricordi che è il mio compleanno?"

Louis sbuffò una risata. "Nel regno non si parla d'altro da giorni, anche volendo non avrei potuto dimenticarlo." Confessò, facendo rabbuiare Harry.

"D'accordo, se volevi dirmi solo questo io allora ritorno nella mia-..."

"No." Ordinò Louia, schioccando le dita e facendo apparire un pacchettino viola davanti a sè. "Volevo essere certo di essere il primo in assoluto a darti il regalo e a farti gli auguri." Gli fece un occhiolino, agitando la mano per far sciogliere il fiocco giallo della busta.

"Non dovevi, davvero." Disse Harry, estraendo una scatola di velluto. Non appena ne estrasse il contenuto, dovette mordersi le guance per evitare di piangere. Era un medaglione con dentro una foto di Harry e Gemma, prima della sua morte. Ma non era un medaglione qualunque. Era quello di Gemma.

"Mi ha chiesto di custodirlo prima di morire." Confessò Louis, osservando la collana mantenuta perfettamente. "E di dartelo non appena fossimo riusciti a rincontrarci. Gems sapeva sempre tutto prima di tutti." Disse, con un sorriso nostalgico sulle labbra.

Harry si accigliò. Per quale motivo sua sorella aveva deciso di chiedere a Louis, il suo assassino, il suo medaglione? Perché immaginava che si sarebbero rincontrati, e non per farsi la guerra a vicenda? E perché Louis sembrava davvero dispiaciuto per la sua morte?

Improvvisamente, anni di certezze crollarono davanti ad Harry. Era sempre stato convinto che fosse stato Louis ad uccidere sua sorella trafiggendola con una spada ma, adesso, nulla sembrava più certo.

Chapter 6: Capitolo cinque

Summary:

Il compleanno di Harry (feat. Niall che sta per impazzire).

Chapter Text

"Oh, sire, è così bello rivedervi!" L'anziana elfa si avvicinò ad Harry, pizzicandogli le guance e cominciando a parlare. "Mi sembra solo ieri che vi pulivo il pannolino!"

Ad Harry sarebbe davvero piaciuto intavolare una conversazione con la sua ex-balia dai capelli simili a zucchero filato che tanto gli piacevano quando era piccolo, ma al momento c'era un pericolo più grande: dove diavolo era finito Louis?!

La festa per celebrare il venticinquesimo compleanno del re era iniziata da appena un'ora e lui già non vedeva l'ora che finisse. Aveva una bruttissima sensazione nel petto, e fatto che Louis fosse improvvisamente scomparso sicuramente non lo aiutava. Un'altra cosa che probabilmente non lo aiutava era il fatto che non poteva assolutamente dire a qualcuno: «Ehi, ciao! Hai per caso visto il mio ex-fidanzato, nonché traditore del regno?», perché, tolto il fatto che Louis non sarebbe potuto essere nemmeno lì, vista la legge che Harry stesso aveva stabilito, quest'ultimo lo aveva anche reso invisibile agli occhi degli ospiti per evitare qualsiasi guaio.

Il problema era che il guaio stava per succedere, perché quando finalmente Harry lo trovò con lo sguardo mentre Michelle gli stava raccontando di quella volta in cui Harry le aveva vomitato di sopra (bleah!), Louia aveva la mano tesa sopra un folletto.

Il re spalancò gli occhi a quella visione. "Scusami, Michelle, ma devo proprio andare." Si congedò, avvicinandosi a falcate a Louis, trascinandolo per un polso e portandolo abbastanza lontano perché nessuno pensasse che il re fosse impazzito e che stesse parlando da solo. "Ma sei forse impazzito?!" Lo rimproverò, con le mani sui fianchi, provocando uno sbuffo nell'altro.

"Mi ha calpestato il piede." Si imbronciò la strega. "Dovevo punirlo."

Harry si massaggiò le tempie. "D'accordo, Louis, mi dispiace di averti rinchiuso cinque anni in prigione ma, sul serio, non sei più lì. Qui sei in un palazzo reale e non puoi maledire ogni persona che ti calpesta il piede perché, oh, sei invisibile!"

Louis si strinse nelle spalle. "Tu hai avuto l'idea di rendermi invisibile agli occhi degli altri, tu ne paghi le conseguenze."

Il re dovette trattenersi dall'urlare. "Va bene, Louis." Disse, sospirando e sistemandosi nervosamente la cravatta che, improvvisamene, sembrava essere diventata più stretta. "Ora ritorniamo in sala, io continuo ad intrattenere i miei ospiti e tu fai il bravo."

"Oppure?" Lo provocò quello, con il suo solito tono beffardo.

"Chiamo Amaris." Scherzò su Harry, facendo sbiancare il castano, prima di allontanarsi, mentre quello gli gridava dietro.

"Ehi, non ci scherzare! Non è divertente!"

~~~

Lady Charlotte stava elogiando Harry da cinque minuti e già lui voleva scappare. L'ultima volta che aveva visto Louis stava infastidendo Niall, spostando il vaso in continuazione e obbligandolo così a rimetterlo a posto ogni singola volta.

"Sai, Harry- ti chiamerò per nome, visto che ci conosciamo da sempre," decise Lady Charlotte, prendendosi un permesso che era concesso ad una cerchia ristrettissima, della quale lei non faceva ovviamente parte. "Pensavo che noi due potremmo proprio formare una bella coppia. Immagina come sarebbero i nostri bambini, biondi con gli occhi verdi!" Harry decise di non essere scortese e di non ricordare per, almeno, la decima volta, che non fosse interessato a lei in alcun modo, ma preferì fare finta di sentire il blaterare della bionda mentre cercava Louis nella sala con lo sguardo.

Finalmente lo trovò, o forse sarebbe meglio dire che lo trovò prima lui, visto che lo stava fissando, in attesa che Harry lo guardasse. Quando Louis si rese conto che le attenzioni del principe fossero, ancora una volta, nonostante tutto e tutti, solo per lui, fece una smorfia con la faccia, che fece ridere il volto serio di Harry.

"Harold? Mi stai ascoltando?" Domandò la bionda, infastidita, per poi riprendere a parlare. "Sei così sexy quando ti fingi disinteressato, ma si vede chiaramente che sei innamorato di me."

Louis spalancò gli occhi, non credendo a ciò che le sue orecchie avevano sentito, così si portò due dita alla bocca, fingendo di vomitare, e questo fece scoppiare a ridere Harry che, per non mancare di rispetto a Lady Charlotte, si scusò e si allontanò da lei.

"Non mi ringrazi?" Domandò Louis, quando quello gli si mise accanto. Harry sorrise. "Ti importuna da quando avevate quindici anni... perché ancora non l'hai uccisa?"

Harry si sbattè una mano sulla fronte. "Tra noi creature pacifiche non funziona così, Lou. Non puoi ammazzare qualcuno solo perché ti sta antipatico."

Louis sbuffò. "Beh, chi ha approvato questa legge è un idiota."

Harry arricciò le labbra. "Io l'ho approvata."

Louis gli sorrise. "Infatti..." lasciò la frase in sospeso e si allontanò verso Nuall, che sembrava davvero molto frustrato nel vedere il vaso di nuovo messo in una posizione diversa.

Harry  scosse la testa non appena realizzò quanto detto dal suo ex, ma non potè replicare perché venne subito travolto da una folla di persone che chiedevano di ballare con lui.

~~~

"Oh mio Dio, sono esausto!" Sbuffò Harry, lasciandosi finalmente cadere sul suo trono quando anche l'ultimo invitato ebbe varcato il portone per uscire dal suo palazzo. "Avevi ragione tu a dire che non potevo ballare con ognuno di loro senza uscirne esausto."

Louia, che con uno schiocco di dita aveva appena fatto comparire una sedia al fianco del re, sospirò. "Oh, tesoro, devi accettare la tua età." Disse, accendendo due sigarette e passandone una ad Harry, che non rifiutò. "Ormai sei un venticinquenne e non sei più in grado di ballare come una volta. Se poi mettiamo che non sei mai stato veramente bravo in questo..." aggiunse, beandosi del verso offeso che fece Harry.

"Sono migliorato!" Esclamò, mettendosi esageratamente una mano sul petto con fare scherzosamente offeso. Portò la sigaretta alle labbra e fece un lungo tiro.

"Oh cielo, voi due bisticciate ancora come cinque anni fa!" Esclamò Liam, avvicinandosi insieme a Zayn. I due smisero di guardarsi e si voltarono in direzioni opposte. "Va bene, ho capito: tasto dolente."

Zayn gli diede una gomitata. "In ogni caso, siamo passati di qui per darvi la buonanotte. A domani."

Louis rivolse loro un cenno. "E non spostate alcun vaso, o Niall vi maledirà!" Raccomandò, mentre si allontanavano, non dimenticandosi di osservare la reazione di Niall, che dal fondo della sala lanciò uno strilletto isterico:

"Siete stato voi? Per tutto il tempo?" Al sorriso beffardo di Louis il druido si prese la testa tra le mani, mentre si allontanava borbottando di non poter continuare ancora per molto con la sua presenza.

"Niall ti odia." Notò Harry, rimasti solo loro nella sala del trono.

Louia si portò una mano al petto, fingendosi afflitto. "Oh no, come andrò avanti con questa consapevolezza?" Domandò sarcasticamente, facendo ridere Harry.

"Mi chiedo come mai non ti sia mai stato simpatico..." ragionò il re, facendo arricciare le labbra a Louis.

"Ti lava il culo." Spiegò, facendolo arrossire. "Come dovrei prenderla?"

Harry roteò gli occhi. "Non puoi essere ancora geloso."

Louis sollevò le sopracciglia. "Lo sono."

"Oh." Potete biasimarlo? Il suo ex gli aveva appena detto di essere geloso del suo servitore perché lui poteva vederlo nudo. Harry avrebbe voluto sprofondare.

"E comunque," iniziò Louis, dopo minuti di interminabile silenzio. "Oggi non hai ballato proprio con tutti."

Harry si accigliò. "Che intendi dire? Ho ballato con ogni genere di creatura presente in questa stanza!" Esclamò, gonfiando il petto, perché ci teneva a non escludere nessuno. "Gnomi, folletti, druidi, streghe bianche, vampiri, lupi mannari, fate... persino sirene!"

Louis sogghignò. "Hai saltato il pezzo più importante." Sussurrò, alludendo naturalmente a se stesso. "Puoi privarti di ballare con una strega oscura?"

Harry roteò gli occhi, divertito, pensando che non fosse serio. "Non avrei mai potuto ballare con te, visto che nessuno a parte Niall, Liam e Zayn sa del tuo ritorno."

Louia annuì, sembrando consapevole. Improvvisamente gli si accese una lampadina in testa, si mise in piedi e, con uno schiocco di dita, fece scomparire sia le sigarette dalle mani di entrambi che la sua sedia. "Balliamo adesso." Decise, facendo spalancare gli occhi al minore mentre gli porgeva una mano. "Avanti, Haz, siamo soli. Nessuno potrà vederci. Facciamolo in memoria dei vecchi tempi."

Harry chiuse gli occhi, ricordando la prima volta che avevano ballato insieme.

Era stato in occasione del nuovo anno ed Harry si stava annoiando a morte perché tutti avevano con chi ballare, mentre lui nessuno. E poi, non sapeva nemmeno ballare perché da piccolo aveva preferito i corsi di letteratura a quelli di danza.

«Oi, principino, perché non balli?» Louis gli si era avvicinato reggendo due bicchieri di spumante in mano e porgendogliene uno.

Harry alzò lo sguardo, sperando che Louis non sapesse leggere nel pensiero. I due erano amici da appena due settimane, ma Harry già era convinto di avere una grossissima cotta per lui.

«Non ho nessuno.» Aveva sbuffato. «E non ne sono capace.»

Era sembrato che Louis stesse aspettando solo quello per tendergli una mano, «Ti insegno io, però devi venire a ballare con me.»

Harry aveva sorriso. «Ti rivolgi così ad un principe?»

Louis aveva roteato gli occhi. «Vostra maestà, vi andrebbe di farmi un immenso favore ballando con me e rendendomi così il ragazzo più fortunato dell'intero regno?»

"Ti rivolgi così ad un principe?" Lo provocò quindi Harry , sorridendo.

Louis sorrise a sua volta e si inchinò profondamente con un gesto elegante e teatrale. "Vostra maestà, vi andrebbe di farmi un immenso favore ballando con me e rendendomi così il ragazzo più fortunato dell'intero regno?"

Harry, ridendo, accettò la mano e si alzò dal trono per avvinghiarsi al suo ex. "Louis, non c'è musica! Non si può ballare senza la musica!"

Louis roteò gli occhi. "Siamo pretenziosi, principino, eh?" Lo prese in giro, prima di schioccare le dita e far diffondere nella sala la prima canzone che ballarono insieme. La melodia si diffuse nell'aria come un soffio gentile, avvolgendo i due in un'atmosfera intima e magica. Louis posizionò una mano sulla schiena di Harry e con l'altra gli prese delicatamente la mano. Harry, con un sorriso che nascondeva una marea di emozioni, appoggiò la testa nell'incavo tra la spalla e il collo di Louis, sentendo il calore e la familiarità del suo corpo. "Te la ricordi?" sussurrò Louis, conducendolo in un lento valzer che li fece ondeggiare leggermente da un lato all'altro. I loro movimenti erano fluidi, come se il tempo non fosse mai passato, come se non ci fossero state guerre, prigioni o incomprensioni tra di loro.

"Come potrei dimenticarla?" rispose Harry, il suo viso nascosto ma la sua voce carica di dolcezza. "Lì ho capito che volevo che diventassimo più che amici."

Il loro ballo continuò, con Louis che guidava Harry in un ritmo dolce e familiare. Ogni passo era un ritorno al passato, una rievocazione di quei momenti spensierati e pieni di speranza. Harry si sentiva trasportato, il cuore che batteva all'unisono con la musica e con quello di Louis.

Per un momento, il mondo esterno sembrò sparire, lasciando solo loro due, persi in una bolla di ricordi e sentimenti. Poi, Louis fece fermare la musica e allontanò Harry dal suo corpo. Si sentiva terribilmente in colpa a non avergli ancora detto un segreto importantissimo riguardante i suoi poteri e il medaglione di sua sorella, quindi pensò che fosse quello il momento adatto. "Haz, senti, io..." non riuscì a finire la frase, però, perché si accovacciò a terra, stringendosi forte il petto con la mano destra e gemendo per il dolore.

"Louis!" Strillò Harry, preoccupato, accovacciandosi vicino a lui, osservando come i suoi occhi diventassero vitrei e la sua bocca spalancata. "Louia!" Quest'ultimo aveva già avuto visioni, in passato, ma non in modo così violento. "Luis, per Zeus, rispondimi!"

Alla terza volta che Harry strillò il suo nome, Louis si riprese dal suo stato di trance guardandolo con preoccupazione. "Haz..." mormorò, con gli occhi ancora spalancati per ciò che aveva visto. "Nulla di... nulla di buono."

Anche Harry adesso aveva gli occhi spalancati. "Cosa hai visto?"

Louia prese un sospiro. "Amaris è vicina." Harry spalancò gli occhi mentre reggeva il corpo di Louis per evitare che cadesse per la debolezza. "E il suo esercito è il doppio della popolazione di Alvagar."

Chapter 7: Capitolo sei

Summary:

Harry e Louis litigano. Poi scappano insieme.

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Stavano litigando. Di nuovo. Louis era corso subito in camera, cominciando a preparare in frutta e furia un borsone, ed Harry non aveva esitato a seguirlo, dandogli dell'idiota. Insomma, capiva la preoccupazione del corvino, ma scappare senza nemmeno avere un piano era troppo persino per lui.

"Santi dei, Louis, vuoi calmarti?" Strillò Harry, mentre con uno schiocco di dita disfaceva per l'ennesima volta il borsone da viaggio della strega oscura. "Pensiamo ad un piano, prima."

"Il mio piano è scappare lontano da Alvagar e non rivedervi finché non avrò trovato e ucciso Amaris." Spiegò Louia, mentre rimetteva in modo disordinato i suoi indumenti nel borsone. "Venire qui è stato un grosso errore." Con la magia fece volare un paio di scarpe dentro la sua borsa da viaggio. "Volevo solamente rivederti, e l'ho fatto: adesso devo andare. A presto!" Si mise il borsone in spalla e fece per uscire dalla porta, ma Harry lo afferrò per la cinghia del borsone.

Harry scosse la testa, sconvolto. "Ma ti senti come parli? Potrebbero volerci anni prima di rivederci. Sempre che tu riesca a ritornare."

Louis assottigliò gli occhi. "Non ho mai fallito in niente." Gli ricordò, minacciosamente. "E ho già aspettato cinque anni, qualcuno in più non mi distruggerà." Replicò, liberandosi dalla presa del re.

Harry si morse un labbro, sedendosi sul letto dell'ex mentre lo guardava uscire dalla camera. Avevano appena chiarito, Harry si sentiva pronto a perdonarlo e lui... scappava di nuovo?

Non poteva accettare di averlo, ancora una volta, lontano da sè, senza sapere se stesse bene, se stesse mangiando, se fosse vivo. Perciò, fece la pazzia del secolo. Si fiondò fuori dalla camera e lo inseguì per tutto il corridoio. "Louis!" Urlò, facendolo voltare. "Il tempo di fare la borsa e ti raggiungo!"

Louia, per qualche motivo, trovò questa frase particolarmente divertente, visto come si mise a ridere. "No, non lo farai." Ordinò, ritornando improvvisamente serio. "Non ti lascerò morire a causa mia."

"Sono una delle più potenti streghe del regno e uno spadaccino migliore di te." Gli ricordò Harry, con un sopracciglio alzato, come per invitarlo a sostenere il contrario. Non lo fece. "E poi, la presenza del re può esserti molto utile. Ti ricordo che sei ancora un ricercato."

Louia roteò gli occhi. Odiava dargli ragione. "Prepara i tuoi bagagli, idiota." Harry sorrise, contento che Louis avesse accettato a farlo andare con lui. "Però, dovrai stare alle mie condizioni."

Harry annuì, d'accordo, mentre entrambi entravano nella stanza di Louis per preparare il suo borsone da viaggio. "Dove andremo per prima cosa?" Domandò, mentre con i poteri attirava a sè i suoi bagagli.

Louis sospirò, sedendosi sul suo letto. Riflettè a lungo su cosa dire, perché non era sicuro di come avrebbe reagito Harry una volta scoperta la verità. Però lui voleva passare un po' di tempo con lui, sapendo che, presto, non ne avrebbero avuto molto a disposizione. "Prima dobbiamo recuperare i miei poteri." Disse, infine, sapendo che presto ne avrebbe pagato le conseguenze.

"I tuoi... poteri?" Harry spalancò gli occhi. "Ma come...?"

Louis si morse un labbro. Non voleva rovinare ancora la memoria che Harry aveva del proprio padre, ma lui stava insistendo. "Ricordi quando ho detto che la prigione aveva indebolito i miei poteri? Beh, ecco, non li ha indeboliti: li ha semplicemente presi. O non tutti, quantomeno. Lo avrebbe fatto se fossi rimasto lì ancora."

"La prigione è dotata di un incantesimo del genere?" Harry era confuso, chiaramente, visto che il padre non gli aveva mai rivelato di aver fatto un incantesimo di assorbimento dei poteri alla prigione del regno. "Per questo sei... trasparente!" Osservò, facendo inarcare un sopracciglio a Louis.

Trasparente? Louis non era trasparente. Anzi, era sicuro che il suo colorito fosse ottimo. "Che intendi dire, principino?" Chiese, schioccando le dita e facendo comparire uno specchio tra le sue mani per osservare la sua pelle, perfettamente olivastra come al solito.

"Con gli occhi della magia." Spiegò Harry, e Louus cominciò a capire cosa volesse dire. "Quando l'altro giorno ho fatto illuminare i miei occhi di rosso ho potuto vedere la tua aurea magica ed era quasi scomparsa."

Louis annuì. "Oh, beh, sono cose che capitano."

"No, non devono capitare." Decise Harry, imbronciato. "Per una strega essere privata della propria aurea magica è comparabile a rubarle l'anima. Limitare i poteri è okay, assorbirli non lo è." Sembrava davvero arrabbiato, e Louia non potè fare a meno di pensare che la rabbia lo rendeva sexy... se non era rivolta a lui, ovvio. "Appena avremo sconfitto Amaris mi occuperò personalmente di rimuovere questo incantesimo."

Louis roteò gli occhi. "D'accordo, principino, ora però dobbiamo davvero partire: la locanda chiude tra poco."

Harry inarcò un sopracciglio. "Locanda? Vuoi dire che i tuoi poteri sono in una locanda?"

Louia roteò gli occhi. "Idiota, sono le tre del mattino e dobbiamo partire prima che gli altri se ne rendano conto: vuoi per caso dormire per terra? Io potrei anche farlo, dopo cinque anni passati in prigione, ma la tua povera schiena reale potrebbe non sopportarlo." Ironizzò, sogghignando.

Harry sbuffò. "Ma come siamo spiritosi, Tomlinson!"

Louis gli mandò un bacio volante. "Non è così?"

~~~

"D'accordo, devi fare piano." Raccomandò Harry a Louis, sussurrando. "O sveglieremo i ragazzi."

Louis si strinse nelle spalle. "Male che dovesse andare potrei sempre incantarli."

Harry spalancò gli occhi. "No, idiota, tu devi preservare la tua magia rimanente. Non puoi sprecarla per un incantesimo di congelamento."

Louis sbuffò. "Allora li incanterai tu."

"Nessuno incanterà nessuno, Louis!" Quasi urlò Harry, mentre si avvicinava ai due cavalli che li avrebbero accompagnati nel loro viaggio. "Dobbiamo solo fare attenzione a non..."

Proprio in quel momento, Louis pestò uno zoccolo a Fulmine, il cavallo nero che Harry gli aveva regalato per un compleanno, facendolo nitrire rumorosamente.

"... fare rumore." Completò inutilmente Harry, stringendo i denti.

Quando sentirono un grande baccano e le urla dei loro amici che diventavano sempre più vicine, i due si guardarono in panico. "Monta sul cavallo!" Ordinò Louis ad Harry, salendo sul suo. "Dobbiamo essere fuori prima che loro siano qui!"

Harry si guardò indietro, mentre cercava di calmare il suo cavallo per poter salire, e quando vide i loro amici già vicini, sbiancò. "Non ci riesco!"

"Vuoi che li incanti?" Domandò Louis, tamburellando nervosamente le dita della mano sinistra sulla coscia. Se i loro amici li avessero raggiunti non li avrebbero mai fatti partire da soli, e avrebbero insistito per andare anche loro. E Louis non avrebbe potuto sopportare di avere così tanti morti sulla coscienza.

"Sto pensando che sarebbe meglio." Sbuffò Harry, con ancora il suo cavallo imbizzarrito.

Louis si guardò indietro, dove Niall, Liam e Zayn erano praticamente arrivati, e prese una decisione. "Il tuo cavallo mi odierà, ma è importante." Prima ancora che Harry potesse replicare, Louis schioccò le dita e il cavallo bianco di Harry si calmò.

"Lo hai ipnotizzato?" Esclamò Harry, su tutte le furie.

Louis gli sorrise nervosamente. "Puoi sgridarmi quando saremo ben lontani dai nostri tre amici furiosi, per favore?"

Harry roteò gli occhi, non sopportando che Louus avesse fatto un'ipnosi al suo cavallo, ma salì comunque, dandogli il segnale di partire.

"Ehi, aspettate!" Strillò Liam, che il più vicino insieme a Zayn, grazie alla loro super velocità. "Dove credete di andare?"

"Vi spiegherò tutto in una lettera!" Assicurò Harry, ormai parecchio lontano. "Promesso!"

E, detto ciò, oltrepassarono il cancello che separava il palazzo reale dal resto del regno.

Chapter 8: Capitolo sette

Summary:

Harry è geloso.

Chapter Text

"È stato folle!" Esclamò, divertito, Harry, facendo fermare il cavallo davanti la locanda dove avrebbero passato la notte. "Loro erano lì, e poi noi la, e quindi loro..."

Il riccio si interruppe non appena vide la faccia di Louis e arrossì. Non era più abituato a vederlo con quello sguardo, e ciò gli fece venire una strana sensazione allo stomaco che non riuscì a reprimere facilmente. La strega oscura stava sorridendo, sembrava sinceramente felice, ed Harry dovette distogliere lo sguardo per evitare di sorridergli a sua volta. Già aveva rischiato grosso la sera prima, con il ballo, figuriamoci se adesso si mettevano a fare anche gli sdolcinati.

No. Harry avrebbe aiutato Louis a recuperare i suoi poteri (anche se la storia non lo convinceva del tutto: come mai Louis non aveva pensato di catalizzarli da qualche parte per recuperarli in seguito?), avrebbero sconfitto Amaris e, poi, ognuno per la sua strada. Sì, quello era un buon piano.

"Harold? Oi?" Harry venne interrotto dai suoi pensieri quando Louis gli sventolò una mano davanti al viso, con l'aria di chi lo aveva chiamato più volte. "Tutto okay?"

Harry annuì, poco convinto. "Dobbiamo entrare qui?" Decise di cambiare discorso, indicando con un cenno del capo la locanda che gli si poneva davanti.

Okay, Harry non era un tipo snob (per favore. Era letteralmente entrato nella stanza di Louis a sedici anni. Sapete cosa c'è nella camera di un sedicenne? Ecco, sì, quindi dopo quella poteva superare di tutto) ma era abbastanza convinto che l'insegna non dovesse penzolare in quel modo verso sinistra e che i vetri delle finestre dovessero essere di, beh, vetro invece che coperti con delle scatole di cartone.

"Non lasciarti ingannare dai vetri." Suggerì Louis, con l'aria di chi era già stato lì parecchie volte, mentre scendeva dal suo cavallo e lo legava insieme agli altri. "In passato c'è stata qualche sparatoria e, non avendo molti soldi, hanno dovuto riparare come meglio potevano." Sghignazzò, trovando il tutto particolarmente divertente.

"Louia." Sussurrò Harry, scendendo dal cavallo e guardando la sagoma bianca tracciata con il gessetto davanti alla porta di ingresso. "Qua è stata uccisa una persona."

Louis non sembrò stupito da quel fatto: "Una mi sembra riduttivo. Chiederò a Xander personalmente."

Harry dovette metterci tutto se stesso per evitare di riprendere Philip, il suo cavallo bianco, e scappare al trotto verso il palazzo urlando e agitando le braccia. "Chi è Xander?" Domandò invece, perché non conosceva nessuno con quel nome.

"L'oste, ovvio."

"E lo chiami per nome perché... ah, no, niente: ho capito." Harry capì nel momento in cui Louia fece ondeggiare su e giù le sopracciglia e fece un gesto osceno. "Sei disgustoso." Commentò, storcendo il naso al pensiero di James con qualcun altro che non fosse lui.

"E tu sei geloso." Lo prese in giro l'altro, spintonandolo con un gomito. Harry roteò gli occhi al cielo: che idiozia, come poteva essere geloso del suo ex?

Si strinse nelle spalle. "Se questo ti aiuta a dormire la notte..."

Louis si rabbuiò. "Okay, bel tenebroso, entriamo." Ordinò, aprendo la porta. "Dopo di te, my lord." Si esibì in un piccolo inchino, ed Harry lo superò roteando gli occhi al cielo.

Si pentì immediatamente di averlo fatto. La prima cosa che colse fu un odore penetrante di birra stantia, misto al forte aroma di sudore impregnato nell'aria. La locanda, con le sue pareti sbiadite e le travi del soffitto scricchiolanti, emanava un'atmosfera cupa e pesante. Dentro, l'ambiente era avvolto da urla di ogni tipo e dal rumore causato dallo scontro dei boccali colmi di birra tra uomini barbuti con facce segnate dal tempo.

Alcuni giocatori d'azzardo, con lo sguardo fissato sul tavolo davanti a loro, stringevano le loro carte con ansia, mentre altri sorseggiavano il loro liquore con espressioni vuote, come se cercassero di affogare i loro pensieri. Altri ancora, con occhi maliziosi, si scambiavano donne con sguardi vuoti, trattandole come semplici oggetti di piacere.

Nell'angolo più buio della locanda, una rissa era appena scoppiata, con uomini che si picchiavano selvaggiamente sopra a uno steso a terra, immobile e forse già privo di sensi. Il suono dei pugni che colpivano la carne si mescolava al gemito soffocato di chi era colpito, creando un'atmosfera di violenza e disperazione che permeava l'intero locale.

Ogni angolo di quel sudicio luogo gridava vi farò pagare pochi spiccioli, ma vi beccherete sicuramente una malattia venerea!, e la voglia di Harry di scappare era sempre di più.

Come diavolo era venuto in mente a quell'idiota di Louis di portarlo lì? Lo voleva uccidere, forse? Quello non era né il posto adatto ad Harry, che amava davvero tanto il suo comodo materasso che sapeva di ammorbidente alle rose, né quello adatto a Louis che, a dispetto della sua condizione sociale, era sempre stato un tipo molto schizzinoso.

"C'era l'osteria di Betty, venti metri più indietro, che era molto meglio di questa." Sussurrò Harry all'orecchio di Louis, quando quest'ultimo gli chiese cosa pensasse della locanda di questo Xander.

La strega oscura sbuffò. "Puoi essere così stupido?"

"Ma come ti permetti?!" Harry gonfiò il petto, offeso. Il giorno prima gli dice di provare ancora qualcosa per lui e, adesso, lo stava insultando? Che incoerente. "Ti ricordo che io..."

"Sei il re di Alvagar e potresti rispedirmi in prigione con uno schiocco di dita, sì, sì, lo so." Louis lo disse come se fosse una vecchia battuta sentita mille volte e questo, se possibile, rese Harry ancora più nervoso.

"Ebbene, mi vuoi dire cosa ci facciamo qui?"

"Guardati intorno, principino." Louis gli posò le mani sulle spalle, ed Irwin dovette trattenere un brivido: freddo, forse? "Vedi qualche duca o lord che potrebbe denunciarmi in meno di due secondi, qui?"

Harry si guardò attorno, guidato dalle mani della strega oscura: no, niente del genere. Quella locanda era piena di probabili ladri, fuggitivi, o addirittura assassini, quindi a nessuno sarebbe venuto in mente di denunciare qualcuno perché, semplicemente, non gli sarebbe convenuto. Dunque, era l'unico posto dove un ricercato, nonché attuale nemico del regno, e il re potessero sostare per la notte senza temere di svegliarsi poi in una cella. "L'idea non è male," si congratulò Harry, anche se gli venne molto difficile. "Ma se vengo ammazzato qua dentro giuro che infesterò il tuo sonno per sempre."

Louis gli diede una pacca sulla spalla. "Non lo permetterò."

"Cosa? Che io infesti il tuo sonno?" Harry si girò verso di lui e mise le mani sui fianchi per far trasparire la sua disapprovazione. "Beh, signorino, è proprio quello che farò se..."

Louis sbuffò. "Non permetterò che ti uccidano, idiota."

"Oh." Harry arrossì, ritenendosi stupido per non esserci arrivato prima.

Proprio mentre il riccio stava cercando di formulare una risposta più intelligente di quella che aveva appena enunciato, un uomo dai capelli rossi si avvicinò a loro spalancando le braccia. "Sto forse sognando? Louis Tomlinson ed Harry Styles, nella mia locanda?!" Esclamò, sorridendo e mostrando i denti. Harry notò che uno di loro era dorato. Deglutì.

"Ci serve soltanto un posto dove passare la notte, Connor." Disse sbrigativamente Louis, guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno avesse captato i loro nomi.

"Posso accettare te, ma non lui." Disse Connor, squadrando dalla testa ai piedi Harry, che mise la mano sulla spada, per sicurezza. Louis gli afferrò il polso, sussurrandogli un rilassati che non rilassò per niente Harry. "Non accetto gli sporchi snob!"

E adesso sì che gli occhi di tutti erano puntati su di loro. Per Harry quello sarebbe stato il momento perfetto per levare le tende, ma Louis non era chiaramente dello stesso avviso. "Va bene, signori, lo spettacolo è finito." Esclamò, aprendo le braccia con fare teatrale.

La maggior parte delle volte, quando Louis non sapeva che fare, le sue doti da attore che aveva migliorato negli anni si facevano sentire: i nemici rimanevano spesso confusi dalle sue parole, dandogli il tempo di pensare ad un piano migliore. Fortunatamente, il piano migliore, arrivò proprio in quel momento:

"Cinque spiccioli di mancia alla cassa non sarebbero sgraditi, eh." Si intromise una nuova persona, arrivando vicino a loro. L'omone, bello come un vichingo, con i suoi capelli rossi lunghi fin sotto le spalle, la barba ordinata e muscoli che si tendevano ad ogni movimento, strinse Louis in un abbraccio e fece un inchino dinanzi ad Harry, che gli sorrise. "Sire."

"Xander, bello mio!" Esclamò Louis, sorridendo a sua volta. "Hai visto? Sono evaso!"

"Ma hai il re alle calcagna!" Aggiunse Xander, facendo ridere Louis. Harry avrebbe voluto specificare che era più il contrario, ovvero che era Louis alle sue calcagna, ma decise di far godere a Louis il momento con il suo... qualsiasi cosa fosse per lui Xander, pft.

"Hai intenzione di ospitarli?" Domandò Connor, con aria sprezzante.

Xander roteò gli occhi e lo spinse verso il retro della locanda. "Vai a finire i compiti, ragazzino." Non appena il ragazzino fu andato via, Xander si scusò con loro. "Mio nipote è un idiota. È qui perché mia sorella me lo ha appioppato mentre è in vacanza con suo marito. Ma, comunque, una cosa giusta l'ha detta." Si sporse verso di loro e sussurrò in modo tale che solo i diretti interessati potessero sentire. "Che ci fanno qui due come voi?"

Louis stava quasi per rispondere, ma Harry stavolta fu più veloce. "Vacanza." Si strinse nelle spalle.

"Con un fuggitivo?" Xander non era chiaramente stupido.

"È il mio ex." Specificò Harry, sfoggiando il suo migliore sorriso falso.

Xander guardò Harry, poi Louis, e poi di nuovo Harry ed infine sembrò collegare. "Oh!" Realizzò, guardando Louis. "Era lui il ragazzo per cui piangevi cinque anni fa?"

Louis spalancò gli occhi, voltandosi verso Harry per capire se avesse sentito. Aveva sentito eccome, visto il suo rossore. Perciò, la strega oscura chiuse gli occhi, sospirando. "Siamo qui per una camera, Xander, puoi darcela o no?" Domandò, battendo impazientemente le dita sul bancone.

"Per il mio re e il suo ex posso fare di tutto!"

"Ti ringrazio." disse Louis, sollevato. "Bene, allora... Harold, vai a controllare i cavalli."

Harry aggrottò le sopracciglia. "In che senso?"

"Controlla se li hai legati bene." spiegò con ovvietà e, sul serio, da quando era lui che dettava ordini? Sino a prova contraria, il re era ancora Harry.

"L'ho appena fatto." gli fece notare, le sopracciglia sempre più incurvate: che diavolo stava succedendo?

"E controlla di nuovo!" Louis sbuffò, annoiato. "Non vorrei che qualche malintenzionato ci rubasse Fulmine e Philip."

Harry lo guardò con confusione, sbattendo le palpebre più volte. Con uno sbuffo si voltò ed uscì dalla locanda, borbottando parole qua e là, tutte nei confronti della strega oscura che, inspiegabilmente, gli aveva rubato il cuore.

Controllato che i cavalli fossero stati, in effetti, legati bene, Harry tornò all'interno della locanda, dove vide Louis e il locandiere intenti a chiacchierare tra loro con complicità. Harry si avvicinò all'ex e gli poggiò un braccio su una spalla. "I cavalli sono a posto." lo informò, sorridendo in modo civettuolo.

"Quante camere, quindi, ragazzi?" chiese l'uomo, con uno strano sorriso sul volto.

"Una andrà bene." rispose Louis, guardando Harry per assicurarsi che a lui andasse bene.

"Due letti." specificò Harry, scoccandogli un'occhiataccia, perché aveva ancora una certa dignità. Non si sarebbe certamente buttato subito tra le braccia di Louis solo perché stava facendo il carino con lui.

"Oh, mi dispiace, amici miei!" disse Xander, portandosi una mano sul petto. "Ma sono terminate!"

"Oh, no!" sospirò Louia, battendo il pugno sul bancone con un gesto esagerato.

"Sono terminate?" chiese Harry, alzando un sopracciglio.

"Sì, signore." confermò l'oste, tristemente.

Harry si guardò intorno e gli indicò la stanza. "Sul vostro tabellone c'è scritto che la locanda dispone di venti camere." Gli fece notare. "E nella locanda ci saranno sì e no una decina di persone."

Xander non vacillò. "Perché sono tutti nelle loro camere."

"Il sole è appena tramontato." continuò, scettico.

"Harold, per Zeus, perché stai mettendo in dubbio le parole di Xander?" lo riprese Louia, poggiandosi una mano sul fianco in modo petulante.

"Non c'è letteralmente nessuno!" ripeté, ancora una volta, perché essere ammazzato in un modo così idiota era decisamente troppo anche per loro.

"Stanno dormendo, no?" rispose la strega, con una scrollata di spalle.

"M-ma... insomma, è..." balbettò, a stento. "Non ti sembra strano?"

"No." scosse la testa Louis, ritornando a guardare l'uomo, che continuava a sorridergli leggermente. "Avete una camera con un letto matrimoniale?"

"Sì, ne abbiamo quante volete." ed Harry lo vide subito dopo ammiccare con l'occhiolino.

Louia sembrò non notare assolutamente niente e, anzi, afferrò la chiave della loro camera e si avviò verso le scale che l'uomo gli aveva indicato. Harry lo seguì a ruota senza mai togliere gli occhi da quell'uomo bello e apparentemente gioviale, che continuava a guardarli con aria parecchio strana. Gli sorrideva, in continuazione e, ad un certo punto, si poggiò la mano sul cuore.

Qualche passo dopo, finalmente, giunsero di fronte alla loro camera e, usando la chiave appena ricevuta, entrarono al suo interno. La stanza era avvolta da un'atmosfera rustica, con pareti di pietra grezza illuminate da candele incastonate in antichi portacandele di ferro battuto. Il soffitto a volta conferiva un'aria di mistero e fascino all'ambiente. Una grande finestra con tende di velluto rosso permetteva alla luce della luna di filtrare delicatamente, illuminando il pavimento di legno logoro.

Immediatamente Harry si precipitò nel bagno per farsi una veloce doccia, non sopportando su di sè l'odore del sudore dovuto al lungo viaggio che avevano fatto a cavallo. Non appena ebbe finito fu il turno di Louis, e quando furono entrambi puliti e pronti per andare a letto si sdraiarono sotto le coperte.

Louis accese la luce della stanza con uno schiocco di dita e si girò verso Harry. "Era da tanto che non dormivamo così." Disse, con un sorriso ebete stampato in faccia.

"Sta zitto." Sbuffò Harry, ringraziando la poca luce. "Sono già abbastanza nervoso di mio."

"Perché sei nervoso?" Domandò Louis, mettendo un gomito a sorreggere la testa. "Più del normale, intendo."

Harry gli rivolse un'occhiataccia. "Penso che il tuo amico ci ucciderà nel sonno." piagnucolò, riferendosi a Xander e alle occhiate che aveva lanciato loro. "Anzi, ne sono certo."

"Oh, per favore, Harold." si lamentò Louis, lasciando cadere la testa sul cuscino. "Xander è sempre molto gentile."

"Ah sì?" Harry inarcò un sopracciglio.

Louis annuì. "Sì, mi ha accolto quando..."

"Più di me?" Lo interruppe Harry, con un pizzico di gelosia.

Louia sembrò confuso da quella domanda, tant'è che sbattè più volte le palpebre. "Cosa?"

"Anche io sono gentile con te. Anzi, gentilissimo." Sottolineò stupidamente Harry e, sul serio, perché lo stava dicendo? Era forse la paura di essere ucciso nel sonno che lo portava a confessarsi? "Concordi?"

"Beh, immagino di non poter dire il contrario... visto il tuo sguardo in questo momento." Mormorò Louis, sembrando impaurito. "Aspetta..." si mise seduto a gambe incrociate. "Sei... geloso?"

Harry assottigliò gli occhi. "Di te e di lui? Perché dovrei?"

"Perché lui è bello e mi ha avuto." Sogghignò Louis, passandosi una mano nei capelli.

"Ho entrambe le caratteristiche." Gli ricordò Harry, prendendo ormai quella questione come una sfida personale. "In più, sono ricco sfondato. E ti conosco da quando avevi sedici anni. So cucinare. E ho un castello. E tante altre cose che ti piacciono. Ho vinto."

"Adorabile." Louia rise, facendogli una carezza sul volto che stranì parecchio Harry. "In ogni caso, non lo amo."

Harry finse di essere indifferente a quella affermazione e si trattenne dal dire un e menomale!, perciò decise semplicemente di annuire. "Lo so."

"Tu..." Louis pensò a lungo a come formulare la domanda. "Hai avuto altri uomini dopo... uhm, di me?" Domandò alla fine, mordendosi un labbro.

Harry arrossì. "Potrei essere andato a letto con tutto il regno e a te non dovrebbe importare." La risposta era no, comunque.

Louis annuì, capendo. "Be', Harry, sono felice per te. Era ora che andassi avanti."

Quella frase, per qualche motivo, ferì Harry più del previsto. Non sapeva perché continuasse a sperare in un cambiamento da parte di Louis ma, ormai, era abbastanza ovvio che fosse arrivato ad un punto di non ritorno. Ogni due passi avanti ne faceva sei indietro, ed Harry era esausto.

"Già." Commentò, cercando di far pronunciare il monosillabo abbastanza scortesemente così da fargli capire tutti gli insulti che avrebbe voluto rivolgergli contro.

"Haz, io..."

"Buonanotte." Lo interruppe Harry, schioccando le dita per spegnere la luce e dandogli le spalle.

Chapter 9: Capitolo otto

Summary:

Louis è geloso.

Chapter Text

«Caro Harry,
sono felice di sentire che tu stia bene, tuttavia mi dispiace per la tua assenza.
Ovviamente farò come mi hai richiesto.
A presto,
tuo zio Nestor.»

Harry sorrise vedendo la lettera che suo zio gli aveva spedito. Nello stesso momento in cui lui e Louia avevano deciso di partire da Alvagar, Harry aveva ritenuto opportuno non lasciare il regno senza un capo: per questo motivo aveva inviato una lettera a suo zio Nestor, fratello di suo padre, nonché unico membro della sua famiglia che gli rimaneva.

Louis, fino a quel momento dormiente, sbadigliò. ''Oi, perchè sei già sveglio?''

Harry sobbalzò nel sentire la voce del suo ex, non essendo più abituato a sentirla vicino a sè la mattina. "Posta". Rispose, gelido, ancora un po' arrabbiato per quanto successo la sera prima.

Louis, nonostante fosse mezzo addormentato, con un gesto veloce gli prese la lettera dalle mani, ignorando le proteste del re. Non appena ne lesse il contenuto si rabbuiò. "Perchè hai chiesto aiuto a tuo zio?"

"Perchè è l'unica persona di cui mi fido abbastanza per governare il mio regno mentre io non ci sono."

Louis si morse un labbro. "Sei sicuro che sia... ehm... uno a posto?"

Harry inarcò un sopracciglio. Che genere di domanda era?! "Hai conosciuto anche tu mio zio, e mi sembrava che andaste piuttosto d'accordo."


"Era così. Fino a che..."

Harry sbuffò sonoramente. Louis doveva avercela con Nestor perché aveva assistito personalmente all'uccisione di Gemma da parte di Louis, e quindi era stato proprio lui a chiamare le guardie. In ogni caso, se era vero quanto sosteneva Louis, ovvero che non era stato lui ad uccidere la principessa, perché avercela tanto con suo zio? "Mi fido di lui. Discussione chiusa."

Louis sospirò restituendogli la lettera. "Va bene, adesso preparati, però, che oggi abbiamo tante cose da fare... ma prima esigo la colazione!"

Harry sbuffò all'idea di dover scendere giù e dover rivedere Xander, Connor e tutti i loro clienti. E, soprattutto, non aveva proprio voglia di rivedere Xander provarci spudoratamente con Louis.

Louis, vedendolo in quel modo, sghignazzò.

~~~


"Xander, ti ringrazio per la tua ospitalità." Lo ringraziò Harry, poco dopo, stringendogli la mano. "Ti assicuro che verrai ricompensato generosamente per questo tuo buon cuore." Un po' meno per aver rubato il mio ex, sottintese nel suo sorriso falso. Se ne pentì immediatamente: insomma, a chi importava con chi stava Louis?!

Louis roteò gli occhi e strinse il suo amico in un abbraccio. "Grazie mille, Xay, è stato un piacere rivederti!"

Xander gli sorrise. "No, per me è stato un piacere rivedere te e conoscere il famigerato Harry Edward Styles!” Replicò, facendo un occhiolino a Louis per qualche motivo che Harry non comprese. Che fosse un modo per dirgli che era pazzo di lui? E che avrebbe volentieri fatto qualcosa con lui se Harry non fosse stato in mezzo? Harry stava impazzendo.

Dopo altri convenevoli e promesse di rivedersi al più presto finalmente uscirono dalla locanda, per la gioia di Harry.

~~~

Trascorsi dieci minuti di silenzioso cammino, Louis sbuffò. "D'accordo, cosa ti prende?" Domandò, scortesemente, perché non poteva più sopportare l'aura magica di Harry, solitamente dorata, diventare viola, segno di gelosia.

Harry gli scoccò un'occhiataccia "Smettila di spiare la mia aura."

"Mi piacerebbe, ma è così grossa e viola che non riesco!" Esclamò stizzito quello, infastidito dal comportamento totalmente immaturo del re. "Sei geloso, e il fatto che io non capisca perché mi fa innervosire più di quanto dovrebbe!"

Harry arrossì. "Non sono geloso."

Louis socchiuse gli occhi per evitare di rispondere in modo sarcastico. Sì, Harry era geloso. Ed Harry arrabbiato e geloso non era una buona combinazione in nessun caso, quindi meglio formulare una risposta più idonea: "È per Xander?" Vedendo come l'intensità del viola aumentasse, Louis pensò che forse non era stata una buona idea nominare l'oste. Harry non rispose. E questo non fece altro che accrescere le certezze di Louis. Harry era geloso di lui e Xander insieme.

L'ultima cosa che gli serviva adesso era un altro litigio con il suo ex ragazzo, non ora che sembrava finalmente cominciare a fidarsi di nuovo di lui. Perciò, anche se gli veniva difficile da raccontare, decise di dire ad Harry la verità. Dopotutto, sua madre glielo diceva sempre: «La verità ti paga sempre, amore mio.» Sperò che sua madre avesse ragione.

"Dopo che mi hai lasciato", iniziò a raccontare, attirando l'attenzione del re. "Sono stato male. Ero completamente impazzito, perché l'amore della mia vita mi aveva lasciato." Confessò, con un groppo in gola, rendendosi improvvisamente conto di non aver mai raccontato quella parte della sua vita a nessuno. "Così, andai ad ubriacarmi nella locanda di Xander. Il me ventitreenne pensava che andare a letto con uno più grande fosse un buon modo per superare una delusione amorosa, e così cominciai ad andarci più spesso. Sono sicuro che Xander abbia provato qualcosa per me, ad un certo punto." Spiegò, pensandoci sù. Dopotutto, non capiva il motivo per cui un essere umano sarebbe dovuto essere tanto gentile con lui se non era per interessi personali. "Poi c'è stata la guerra e... beh, sono stato rinchiuso."

L'aura di Harry si affievolì leggermente, diventando di un viola più tenue. Che si sentisse in colpa? "Se non ci fossi stato io, oggi, ci saresti andato a letto?"

Louis si morse un labbro. Se non si fosse mai riappacificato con lui e Louis avesse solamente avuto bisogno di un passatempo al posto di una relazione stabile, sì. La risposta, in quel caso, sarebbe stata decisamente sì, ma quella che Harry voleva sentirsi dire non era chiaramente quella. "Non hai il diritto di farmi quest'interrogatorio." Sbuffò, comandando al cavallo di andare leggermente più veloce così da superare il re. "Mi hai lasciato sei anni fa, ti ricordo."

"Non è un interrogatorio ed io non sono geloso!" Chiarì Harry, arrabbiato. "Io... sono solo... curioso. Sì, ecco, sono molto curioso."

Louis stava quasi per replicare, ma una freccia gli si conficcò nel braccio. "Ahi!" Esclamò, cadendo da cavallo e osservando, in lontananza, i briganti in arrivo.

Harry impallidì. "Louis!" Strillò, vedendo come già stesse cominciando a perdere sangue e come il braccio stesse immediatamente diventando nero.

Non perse tempo ad estrarre la sua spada dal fodero e ad evocare una barriera protettiva attorno a Louis, che intanto cominciò a mormorare a denti stretti degli incantesimi di guarigione che, però, servirono a poco, visti i suoi scarsi poteri e il veleno della freccia che serviva proprio a limitare la magia. "Haz, non farti colpire! Sono frecce magiche!" Gli urlò, mentre stringeva il braccio per il dolore.

Harry, intento a combattere con i briganti, annuì. "Sì, e tu cerca di non svenire, o sarà difficile curarti."

E Louis, a scopo dimostrativo, svenne.

"No!" Urlò Harey, respingendo con forza il penultimo degli uomini. "Chi vi ha mandato?" Gridò verso l'ultimo, il più robusto, chiaramente il capo, a giudicare da come si atteggiava: ghignava, spavaldo, petto in fuori, come se Irwin non avesse distrutto la sua banda dal primo all'ultimo.

"Connor!" Esclamò quello, mostrando un dente dorato nel pessimo sorriso. Harry serrò la mascella. "Ci ha promesso tanto oro se vi avessimo ucciso!"

Harry si strinse nelle spalle. "Mi dispiace", disse, facendo un incantesimo di stordimento anche all'ultimo nemico, che venne balzato via da una forza improvvisa, finendo a terra, svenuto. "Ma credo non vi abbia informato bene dei miei poteri."

E, detto questo, si avvicinò al corpo di Louis per controllare se respirasse ancora. "Grazie al cielo, sei vivo! Hai bisogno di cure!" Esclamò, non appena quello aprì gli occhi, sentendosi prendere in braccio.

"No, mamma, non ne ho bisogno..." biascicò la strega, chiudendo nuovamente gli occhi per la troppa stanchezza.

Harry sbiancò. Doveva trovare immediatamente un medico disposto a curare un nemico di stato.

~~~

Harry si stava pentendo in quel momento di non aver portato Niall con sè. I poteri curativi dei druidi erano i migliori in circolazione, e questo non lo avrebbe costretto a vagare con il peso di Louis sulle spalle (letteralmente) per tutto Alvagar.

Non poteva fermarsi in una casa qualunque, visto che Louis era ancora un nemico di stato e che lui era il re, quindi era più stressato del normale, dunque c'era solo un posto dove poteva andare. Si sentiva leggermente in colpa a presentarsi da lei dopo anni senza nemmeno sentirsi, ma essere un re era davvero impegnativo e non sempre aveva tempo per gli svaghi. Sperò solo che non fosse rancorosa.

"Taylor!" Urlò, bussando forte alla porta di casa della sua amica di infanzia. "Apri, ti prego, ho bisogno di aiuto!"

Quando sentì dei passi avvicinarsi alla porta si permise di rilassarsi. "Harry Styles!" la ragazza dai capelli biondi con ciocche rosa e viola assottigliò gli occhi verdi, con l'aria di chi stava cercando di inquadrare chi fosse il ragazzo che teneva in braccio. Non appena ebbe realizzato, spalancò gli occhi. "... che chiede il mio aiuto per guarire un nemico di stato."

Harry prese a tremare. Non c'era tempo per le prese in giro: poteva sentire la magia di Louis indebolirsi sempre di più. "Giuro che ti spiegherò tutto
ma devi aiutarmi, per favore, lui sta morendo!" Disse, piangendo, mentre con quel poco di energie che gli erano rimasti cercava di infondere a Louia serenità.

Taylor si spostò una ciocca di capelli biondi dalla fronte e sbuffò, aprendo di più la porta per far entrare Harry. Subito gli indicò un letto dove poterlo sistemare e Louis iniziò a lamentarsi non appena Harry smise di infondergli serenità. Il veleno delle frecce doveva fare un male atroce, ed Harry non poteva sopportare di vederlo soffrire, così si avvicinò a letto... per venire scansato da Taylor.

"Lo curo io." Disse la Bandrui, spingendo Harry verso il piano di sopra, dove c'era un altro letto. "Tu riposa, o dovrò curare tutti e ​​due."

Harry annuì, tirando su col naso e guardando un'ultima volta il volto di Louis, ora non più sofferente grazie alle bende che Taylor gli stava mettendo ovunque.

~~~

Louis non sapeva cosa fosse successo. Si ricordava solo di essere stato attaccato da dei banditi e di essere svenuto. Non sapeva come fosse arrivato in quel letto di quella baracca, che sicuramente non era nè sua, nè tantomeno di Harry. Però sapeva che voleva uccidere la biondina.

Che storia era mai questa?! Lui era mezzo morto su un lettino, con bende colme di infusi alle erbe ovunque ed una Bandrui stava flirtando con una Harry?

E sì, stavano flirtando: lei gli toccava il braccio mentre parlavano e lui sorrideva passandosi la mano nei capelli ricci per spettinarli un po', come il peggiore degli adolescenti. E- oh no, ora lo stavano guardando.

"Finalmente sei sveglio!" Esclamò Harry, allontanandosi dalla Bandrui e rivolgendo nuovamente tutte le attenzioni a lui, come sarebbe dovuto essere. "Come ti senti? Stavo giusto dicendo a Taylor che se stai meglio..."

Louis non sapeva come continuasse quella frase, ma sapeva altre due cose: la prima era che il nome Taylor lo irritava. La seconda era che, forse, se avesse finto di stare ancora male, Harry lo avrebbe coccolato. Perciò, da bravo attore quale era, tossì. "Mi sento morire, sono distrutto, io sto-..."

"Benissimo." Sbuffò Harry, incrociando le braccia al petto e guardandolo con gli occhi di chi lo stava chiaramente rimproverando. "Vedo la tua aurea: è gialla, quindi stai bene."

"L'aurea sta mentendo." Si imbronciò Louis.

"Se per quello è anche verde, adesso, quindi sei tu quello che sta mentendo."

Louia si finse offeso. "Sai che spiare la mia aurea è violazione di privacy?"

"Oh senti chi parla! Devo ricordarti che..."

"Va bene, piccioncini!" Intervenne la bionda, massaggiandosi il ponte del naso, ottenendo occhiate piuttosto offese dai due. "Questo battibecco era divertente all'inizio, ma ora è diventato noioso."

"Non stiamo insieme." Le ricordò Harry, imbronciato.

Louis si mise una mano davanti alla bocca come per sussurrare un segreto a Taylor. "Lo siamo stati." Sussurrò, ma non abbastanza piano perché Harry non potesse sentirlo.

"Lo so." Sussurrò Taylor a sua volta, copiando il gesto di Louis.

Louis spalancò gli occhi. Inaspettato. "Oh. Buono a sapersi."

"Taylor, tesoro, ti ringrazio per averci aiutato." Harry intervenne a salvare Louis da quella situazione imbarazzante, stringendo in un abbraccio la Bandrui. E- quel nomignolo? Cosa diavolo era quel nomignolo?!

"Figurati, Haz, lo sai che farei di tutto per te."

Louia sussultò. Come si permettevano di flirtare davanti a lui? Era una mancanza di rispetto, ed Harry stava solo cercando di farlo ingelosire. Per forza.

Harry svegliò Louis dai suoi pensieri dandogli una gomitata, come per incitarlo a salutare Taylor, e lui si alzò dal lettino per ringraziarla. "Ehm... grazie per avermi salvato la vita, immagino."

"Grazie a te per avermi fatto rivedere Harry." Disse lei, sorridendo, e oh santo cielo, Louis avrebbe potuto vomitare in quell'esatto momento. Proprio lì, sui suoi capelli biondi con ciocche rosa e viola. Eugh. Sembrava un unicorno.

"Va bene, ora possiamo andare!" Esclamò Louis, interrompendo l'ennesimo abbraccio che i due avevano fatto nel giro di due minuti. "Su, su, Harold, il viaggio è lungo!"

Harry si corrucciò. "Dove dobbiamo andare adesso?"

Louis lo prese per un braccio, trascinandolo fuori dalla casa di Taylor, e salutandola con il suo migliore sorriso finto mentre agitava le dita della mano destra. "Ma come, non ti ricordi? Dobbiamo andare ad... ehm... Sfinrhyt!" Inventò sul momento, facendo inarcare un sopracciglio al re.

"Mai sentito."

Louis emise un suono di rimprovero facendo schioccare la lingua e agitando l'indice davanti al suo volto. "Dovresti conoscere meglio il tuo regno, Styles! Come fai a non conoscere la famosissima Sfinrhyt?"

Harry assottigliò gli occhi. "Perché non esiste, ecco perché."

"Esiste." Louis lo guardò male. "Sei tu ignorante."

Harry sospirò. Prevedeva un luuuungo viaggio.

Chapter 10: Capitolo nove

Summary:

Entra in scena Johanna Tomlinson (feat. la tensione sessuale tra Harry e Louis).

Chapter Text

Harry non aveva bisogno di spiare l'aura di Louis per capire che l'effetto delle cure di Taylor stesse cominciando a svanire.

Innanzitutto, si stava massaggiando il braccio, facendo una smorfia di dolore ogni volta che urtava un punto particolarmente sensibile. Poi aveva una carnagione che non prometteva nulla di buono, respirava a stento e, infine, la sua aurea era blu. Sì, Louis stava decisamente male.

Taylor lo aveva guarito temporaneamente, ma quel tipo di veleno era difficile da eliminare del tutto, soprattutto quando una persona era già debole in partenza -come Louis in quel momento. Harry sperava che la magia di Taylor potesse essere abbastanza potente da far resistere Louis per almeno altri due giorni, così da arrivare al castello e ricevere una trasfusione di magia oscura, ma non aveva resistito più di sei ore.

"Oi, vuoi riposarti un po'?" Domandò dopo un po' il re, perché okay che era arrabbiato per l'atteggiamento che aveva avuto con Taylor, ma non era un mostro totale. "Lì in fondo alla via c'è la casa di..."

"Non andremo da lei." Rispose Louis a denti stretti, smettendo di massaggiarsi il braccio solo per voltarsi verso Harry. "Sarebbe capace di ucciderti solo con lo sguardo." Gli ricordò, facendo ridacchiare il re, indicando con un cenno del capo l'ingresso per la Foresta Oscura.

"Allora entra solo tu. Riposa per la notte ed io... io mi accamperò qua fuori."

Louia lo fulminò con lo sguardo. "Non ti ho fatto entrare qui da solo quando avevi tredici e non mi importava un fico secco di te e pensi che addirittura ora ti farei rimanere una notte? No, Harold, mi dispiace ma no. Proseguiamo."

Harry superò il cavallo di Louis e gli si mise davanti, bloccandogli il passaggio. "La tua magia è debole, e questo si riflette sul tuo corpo. E il fatto che tu sia stato avvelenato più di sei ore fa certamente non aiuta."

"Non ho bisogno di dormire." Disse, dovendo soffocare uno sbadiglio. "Il sonno è sopravvalutato."

"Anche la tua intelligenza lo è." Borbottò Harry a voce bassa.

"Ehi!" Louis si accigliò. "Tratti così un moribondo?"

Harry roteò gli occhi al cielo. "Okay, scusami, è stato scortese, ma non saresti moribondo se entrassi adesso nella Foresta!"

"Non entrerò nella Foresta!" Louis incrociò due braccia al petto, voltandosi dal lato opposto, offeso.

"Invece ci entrerai." Si pizzicò il ponte nasale con due dita, esasperato.

"Non lo farò!"

"Louis William Tomlinson," tuonò Harry, "Ti sto ordinando di entrare immediatamente nella Foresta!"

Louis sbattè le palpebre più volte. Lui era la strega oscura più potente del regno, i genitori raccontavano ai bambini la sua storia per spaventarli, avrebbe potuto distruggere quel regno con uno schiocco di dita ma, comunque, fece ciò che Harry gli aveva ordinato.

~~~

"Madre." Salutò Louis quando la signora Tomlinson aprì il portone della loro umile casa. "È passato un po' di tempo dall'ultimo volta che ci siamo visti, no?"

La signora, assolutamente non anziana poiché aveva avuto Louis da ragazzina, spalancò gli occhi azzurri identici a quelli del figlio. Era ancora una bella donna, nonostante i suoi cinquanta anni, e ad Harry faceva tanta paura quanta gliene faceva quando aveva tredici anni. "Louis... tu... prigione..." farfugliò, confusa, e fu allora che i suoi occhi si posarono su Harry, gelandosi. "Tu." Disse, in modo sprezzante.

"È un piacere anche per me rivederla, Johanna." Harry fece un breve inchino che fece sorridere leggermente Louis. "La trovo sempre splendida."

La donna assottigliò gli occhi. "Le tue doti da adulatore non funzionano più con me, Harry Styles… ma vedo che con mio figlio invece sì." Osservò, puntando i suoi occhi arrabbiati su Louia, che aveva intanto abbassato la testa.

"Beh, se proprio vuoi saperla tutta, madre, è il contrario." Harry gli diede una gomitata su un fianco per poi procedere a scusarsi con la madre di Louis.

"Io e suo figlio ce le siamo già date di santa ragione anni fa." Le ricordò, severo. "Adesso, però, siamo qui perché Amaris è viva, è scappata dal Tartaro e vuole uccidere Louis." Lo sguardo di Johanna Tomlinson si raggelò. "Inoltre, Louis ha metà dei suoi poteri e oh- è anche stato avvelenato meno di sei ore fa. La prego, ci serve un posto dove stare."

Harry sapeva che Johanna Tomlinson non fosse una donna cattiva. Aveva dato un'educazione a Louis e gli aveva insegnato che per non disprezzare gli altri dovevi innanzitutto non disprezzare te stesso, ovvero quello che aveva insegnato Louis ad Harry anni prima, quando suo padre non lo aveva fatto. Era bella, simpatica, severa e protettiva al punto giusto: era una forza della natura, ed Harry era sicuro che lei e sua madre, in un altro universo, sarebbero potute essere ottime amiche. Aveva sempre trattato Harry come un secondo figlio, non mostrandosi diffidente nemmeno per un attimo, al contrario del marito -ma lui era un caso a parte, vista la sua... ehm, condizione.

Comunque, ad Harry sarebbe piaciuto riprendere il rapporto con la madre di Louis... se solo avesse smesso di guardarlo come se fosse stato lui a ridurre il figlio in quello stato.

"Xander e Connor non vi possono ospitare?" Propose la donna, lo sguardo ancora diffidente.

"Connor ci ha venduto ai banditi." Disse Harry, arricciando le labbra.

Lei sospirò. "Peccato. Xander è un così bravo ragazzo."

Harry assottigliò gli occhi. "Non so se ha ben capito, Johanna, che a suo figlio rimangono più o meno tre ore di vita, quattro se sta immobile, e l'unica cosa che può salvarlo al momento è una trasfusione di magia, che solo lei, in quanto strega oscura più vicina, può fare." Strinse i pugni, nervoso. "Con tutto il rispetto, signora Tomlinson, ma che diavolo di discorsi sono questi?"

Johanna osservò Harry con attenzione mentre lui esprimeva la sua preoccupazione per Louis. Notò la tensione nei suoi pugni serrati e il suo sguardo agitato, e in quel momento si rese conto che Harry non stava solo cercando un modo per salvare suo figlio, ma stava anche dimostrando preoccupazione per lui. Quella sincera manifestazione di preoccupazione toccò Johanna nel profondo, facendola riflettere sul legame speciale tra Louis ed Harry. Forse era ora di mettere da parte l'ascia di guerra.

"Harry." La donna stava ridacchiando mentre apriva la porta abbastanza da farli entrare. Rideva proprio come Louis: i suoi occhi si assottigliavano e vi si formavano delle adorabili rughette ai lati. "Ti ho già detto mille volte di non darmi del lei, o mi fai sentire vecchia!"

Harry non aveva capito niente di ciò che era successo, ma in qualche modo aveva funzionato. Entrò in modo goffo ed imbarazzato, salutando la donna con un baciamano, mentre Louis si illuminò. "Grazie, mamma." Le sussurrò, abbracciandola.

~~~

"Ora, Louis, di grazia, mi spieghi per quale motivo sei vestito così?" Domandò Jay, severa, non appena vide scendere suo figlio verso la sala da pranzo, dove lei ed Harry stavano chiacchierando.

La donna lo aveva curato e gli aveva fatto una leggera trasfusione di magia, che lo avrebbe tenuto in vita per almeno un mesetto, se non avesse sforzato troppo i suoi poteri, e poi gli aveva consigliato di farsi una doccia perché, a quanto pare, puzzava di erbe curative e, adesso, la strega oscura stava scendendo le scale vestito in un modo che Jay chiaramente non approvava, mentre Harry... beh, Harry stava avendo qualche problemino di troppo.

Era vestito tutto di nero, come sempre, ma il problema era un altro: i pantaloni di pelle che portava erano tanto stretti che Harry pensò gli fossero stato cuciti addosso. E, oh santissimo cielo, la maglietta. Perché diavolo quell'idiota non aveva abbottonato del tutto la maglietta? I suoi pettorali erano in bella vista, così come i suoi tatuaggi. Per non parlare degli anelli che portava alle dita (ad un normale essere umano sarebbero servite due mani in più per tutti quegli anelli ma, beh, lui era Louis Tomlinson) o della matita nera che gli contornava gli occhi, mettendo in risalto quel bel blu di cui Harry si era innamorato tanti anni prima.

"Oh, madre, non ti piaccio?" Chiese, retoricamente, aprendo le braccia e mettendo in mostra il sedere. Harry deglutì e distolse lo sguardo. Louis, ovviamente, sogghignò. "Per fortuna, però, ad Harry sì, e anche molto."

Harry gli mandò un'occhiata così arrabbiata che persino lui si sarebbe spaventato, al suo posto. "Non so tu, ma io lo preferivo quando era mezzo morto, prima." Disse, a denti stretti, verso Jay, che ora stava ridendo.

"Va bene, ragazzi, io ora devo andare al mercato per comprare alcuni ingredienti per la cena." Comunicò Johanna, continuando a ridere mentre si alzava dal divano per prendere il cesto dove poneva gli ingredienti. "Non distruggetemi casa o io distruggerò voi." Minacciò prima di lasciare la capanna.

~~~

Harry sapeva che sarebbe successo qualcosa. Semplicemente non pensava qualcosa di così grande. Lo sapeva dal primo momento in cui aveva guardato Louis, che lo stava già guardando, e aveva deglutito. "Smettila." Disse, distogliendo di nuovo lo sguardo perché si sentiva in soggezione.

Louis spalancò gli occhi, guardandosi attorno perché incredulo. "Ho solo respirato!"

"No, hai respirato mentre mi guardavi." Corresse Harry, roteando gli occhi. "Ed era molto simile ad un sospiro."

Louis si massaggiò il ponte del naso. "Va bene, Harry, scusami tanto! In futuro eviterò di respirare vicino a te sperando di non morire nel mentre!" Disse, alzando la voce nell'ultima parte. "Senti- perché non te ne ritorni dalla tua bella Bandrui e vedete di fare tanti bambini insieme, invece di fare il poliziotto del respiro?"

Harry spalancò gli occhi, incredulo. "Che diavolo c'entra Taylor?" Gli chiese, per poi scoppiare a ridere non appena ebbe realizzato. "Sei geloso di Taylor? Taylor la Bandrui?"

"Non sono geloso." Si imbronciò. "Semplicemente non credo che sia stato carino, da parte tua, flirtare con lei mentre io ero moribondo sul suo letto."

Harry spalancò la bocca. "Tu dici a me di non flirtare con lei quando tu stavi chiaramente flirtando con Xander?"

"Primo, non stavo flirtando: ero solo gentile."

"Beh, anche io ero solo gentile con Taylor!"

"Con Xander è diverso, lo sai che non mi piace." Louis incrociò le braccia al petto.

"Beh, se vuoi saperla tutta, a Taylor piacciono le ragazze."

Calò un imbarazzante silenzio per qualche secondo. Succedeva spesso da quando Louis era tornato. "Oh." Louis arricciò le labbra, indeciso se scusarsi o se scoppiare a ridere. Ovviamente non fece nessuno dei due: "Questo non toglie il fatto che tu stessi chiaramente flirtando con lei."

"Per Zeus, Louis, dimmi: come potevo flirtare con lei se so che a lei non piacciono i ragazzi?!" Domandò Harry, esasperato da quella situazione.

"Beh, a te le ragazze non dispiacciono!" Esclamò, arrabbiato. "Non è colpa mia se in questi cinque anni ti sei divertito."

"Louis, ti prego." Harry fermò in principio un'imbarazzante scenata di gelosia con una mano. "Se io uscissi da questa porta e dicessi solamente il tuo nome, sono sicuro che almeno tre quarti di Alvagar si presenterebbe, chiedendo una replica di ciò che avete avuto chissà quanto tempo fa."

"Non mi descrivere come un poco di buono!" Sbottò Louis, avvicinandosi a falcate verso Harry, che indietreggiò a tal punto da sbattere la schiena al muro. "Solo perché sono stato con tante persone non vuol dire che tutti mi facessero provare gli stessi sentimenti che provavo con te!" Harry abbassò la testa a disagio per la troppa vicinanza. "Anzi, a dirla tutta, sei sempre stato l'unico in grado di farmi provare quei sentimenti."

Harry deglutì, alzando il mento per reggere il confronto con gli occhi di Louis, mentre questo gli tracciava i contorni del volto con un dito. Il re si abbandonò completamente al suo tocco, sospirando, perché gli era mancato fin troppo essere toccato da qualcuno... anzi, essere toccato da Louis.

"Lo senti cosa mi fai, principino?" Louis gli prese la mano e la portò sul proprio petto, all'altezza del cuore, che in quel momento stava battendo tanto velocemente che sembrava che stesse per esplodere. "Solo tu."

Lo guardò, in tesa di una risposta che non arrivò. Harry non sapeva cosa dire. Era una persona tendenzialmente timida, ma non gli era mai capitato di rimanere senza parole. "Dimmi che anche tu senti lo stesso, ti prego..." sussurrò Louis, ad un centimetro dalle sue labbra. "Se non è così, dimmelo e basta, ed io non ti sfiorerò mai più, ma, almeno, rispondimi."

Harry non riusciva a parlare. Era sicuro che se avesse provato non gli sarebbe uscita la voce. Si sentiva la gola secca, eppure aveva bevuto poco prima. Improvvisamente, si sentiva debole, come se stesse per svenire. Era sicuro di non provare più niente per Louis, ma allora perché in quei giorni era stato irascibile nel vederlo con Xander? Perchè si era preoccupato quando era stato in fin di vita? E perché, adesso, il suo cuore batteva così forte solo perché lui gli era vicino?

"Per favore..." pregò, con voce sottile, voltandosi dall'altra parte per l'imbarazzo. Solo qualche giorno prima lo aveva umiliato, sulla Torre, dicendogli che non provava più niente per lui, e adesso era lì a scongiurarlo di baciarlo.

La strega oscura, contrariamente a quanto Harry si sarebbe aspettato, non lo fece subito. Nonostante l'evidente shock iniziale, inarcò un sopracciglio, stupito. "Sei sicuro? Guarda che poi non... non si torna indietro."

Harry annuì, bisognoso. Se non lo avesse baciato subito era sicuro che sarebbe diventato pazzo. "Fallo, Louis!”

E, a quel punto, con un sorriso a trentadue denti, Louis si avventò sulle sue labbra, in un bacio che sapeva di bei ricordi.

Oh, come gli era mancato! Sembrava che fossero passati secoli, mentre in realtà erano appena sei anni che non si sfioravano. Le labbra di Harry erano ancora morbide come le ricordava, e il principe non aveva perso l'abitudine di tirargli i capelli mentre Louis gli mordeva le labbra.

Non stavano più pensando. Improvvisamente, in quella stanza, c'erano davvero solo loro due: tutte le preoccupazioni per Amaris, la guerra imminente, le gelosie, erano sparite nel momento in cui le loro labbra avevano colliso di nuovo.

Louis dovette però ritornare alla realtà quando il re cominciò a sbottonargli la camicia. "Frena, tigre. Voglio capire se-." Disse, sorridendo e allontanandosi dal suo viso quel tanto che gli bastava per guardarlo negli occhi. "Quando domattina penserai a tutto questo non ci parleremo più?"

La strega bianca si morse un labbro. "Proverò... proverò a non scappare."


Louis rise, appoggiando la fronte alla sua. Avrebbe voluto ringraziarlo per avergli dato una seconda chance, perché sapeva benissimo di non meritarsela. Cinque anni prima aveva scatenato guerra ad Alvagar, seminando morte, panico e distruzione nelle terre appartenenti all'uomo che più amava. E tutto solo perchè qualcuno lo aveva manipolato.

Stavolta non sarebbe stato così stupido. No. Stavolta avrebbe cavalcato l'onda e si sarebbe lasciato guidare dall'istinto, sì, ma dal suo. Per questo motivo ritenne che ritornare a baciare Harry fosse un buon modo per sigillare un nuovo patto di una promessa di non-abbandono reciproco.

Chapter 11: Capitolo dieci

Summary:

Louis odia Harry.

Chapter Text

Louis era sicuro di ricordare ogni cosa che preferisse Harry. Per esempio, sapeva che amava abbracciarlo durante la notte, che gli piaceva accarezzare il petto di Louis, che preferisse dormire sul suo petto piuttosto che sul suo lato del letto, e tante altre cose.

Per questo motivo andò in panico quando nessun boccolo profumato di rose gli solleticò il naso, al mattino, nessuna mano gli accarezzò il petto e, soprattutto, quando non sentì nessuna presenza accanto a sé.

Aprì gli occhi di scatto, mettendosi seduto a gambe incrociate sul letto dove avevano giaciuto, e cercando di ricordare se Harry gli avesse detto qualcosa mentre lui era ancora addormentato. No, niente di niente. Ne era sicuro.

Prese un lungo respiro. Starà preparando la colazione. Pensò, vestendosi immediatamente e scendendo giù, in cucina, sperando di trovare il suo principino di spalle, con qualche ingrediente sano per la sua colazione nutriente. Ovviamente non fu così. La cucina era vuota.

La realizzazione colpì Louis in pieno petto. «Proverò a non scappare», aveva detto. Tutto quello che Louis aveva pensato la sera prima si era rivelato un mucchio di cavolate: a quanto pare, Louis era l'unico a provare ancora qualcosa per lui. E, ancora una volta, Harry Styles non solo aveva infranto una sua promessa, ma anche il suo cuore.

~~~

Louis adorava Gemma Styles, e la cosa era chiaramente reciproca. La ragazza non era una persona che non potevi adorare: era tale e quale al fratello… solo che lei era più cazzuta: insomma, se si pensa che a soli sedici anni si era ribellata al padre che la voleva promettere ad un trentenne, l'idea è abbastanza chiara.

Louis l'aveva conosciuta qualche giorno dopo che lui ed Harry si erano dati il ​​loro primo bacio. Infatti erano nella camera di quest'ultimo, sdraiati sul suo letto, i nasi che si sfioravano, alternando chiacchiere a dolci baci.

Gemma era entrata nella camera del fratello minore proprio nel momento in cui Louis era salito sul suo grembo e lei era rimasta bloccata sulla porta. Harry, per la paura, aveva spinto Louis giù dal letto che aveva emesso un gemito di dolore, che a quanto pare sbloccò Gemma dal suo stato di trance.

«Il tuo amico si è fatto male.» era stata l'unica cosa che aveva detto. «Dovresti aiutarlo.»

«Non è un mio amico.» Harry si era coperto il petto con il lenzuolo. Louis stava quasi per scappare via e piangere, sentendosi tradito, quando il minore aveva aggiunto: «È il mio ragazzo.»

Gemma aveva annuito. «Voglio parlarti.» aveva detto poi, indicando Louis con il mento.

Louis l'aveva seguita fuori dalla stanza, aspettandosi una sfuriata e qualche maledizione, ma aveva solo ottenuto un abbraccio e un "grazie". «Grazie per cosa?» aveva chiesto, accigliato.

«Mio fratello è più felice negli ultimi tempi e ho finalmente capito il perché.» aveva spiegato la ragazza. «Se lo merita un ragazzo che lo faccia sentire amato e felice, vista la situazione in famiglia. È un po' cretino, ma è fedele alle persone che ama, stai tranquillo.»

"Fedele." Borbottò Louis, sprezzante, fissando il fuoco. "Su una cosa avevi ragione, Gems: è proprio un cretino." Disse, asciugandosi una lacrima con il dorso della mano. Era raro che piangesse, ma da quando era scappato di prigione gli succedeva spessissimo. E la causa era sempre la stessa. "E a pensare che io ho fatto tutta questa storia dei poteri per-..."

"Inveirgli contro quando lui non può rispondere non ti aiuterà." Lo interruppe sua madre, spuntando improvvisamente da dietro la poltrona sulla quale lui era seduto. "Meglio avere un bel confronto faccia a faccia."

"Cosa c'è da confrontare, mamma?" Louis si girò verso di lei, con gli occhi arrossati dal pianto e la matita degli occhi ormai colata. "È un sentimento chiaramente non corrisposto."

"Non dire così: sai che Harry ti vuole bene." Sua madre gli appoggiò una mano su una spalla, stringendogliela come per infondergli coraggio.

"Sì. Lui mi vuole bene." Annuì Louis, mordendosi un labbro per impedire ad altre lacrime di uscire. "Ma io lo amo."

Jay rimase spiazzata dalle parole del figlio. Sapeva che Harry fosse speciale per lui, e proprio il giorno prima si chiedeva quanto tempo Louis ci avrebbe messo per realizzare che ciò che provava per il re non era più solo attrazione fisica mista ad affetto, ma non immaginava che suo figlio lo avrebbe ammesso con così tanta facilità. Non sapendo cosa dire si avvicinò al figlio e lo abbracciò, lasciandolo singhiozzare sul suo petto mentre gli accarezzava i capelli, come quando era bambino.

~~~

Johanna non era la migliore quando si parlava di sentimenti. Fosse stato per lei, avrebbe fatto un incantesimo di memoria a Louis per fargli dimenticare Harry, ma non poteva fare questo al suo bambino. Però non poteva nemmeno sopportare di vedere Louis, il suo frizzante, monello e sempre allegro unico figlio maschio, come un vegetale, seduto sul divano a fissare il vuoto. Le uniche volte in cui lo aveva visto così era stato anni prima: una volta, quando suo marito li aveva abbandonati per andare a gestire il suo regno, e l'altra volta, quando Harry lo aveva lasciato.

Louis aveva sprecato fin troppe lacrime per quella strega bianca, a detta sua. Quanto avrebbe voluto trovare il re e... un attimo. Lei poteva! "Louis, vieni qua." Non ottenne nessuna risposta, perciò: "Louis William Tomlinson, vieni subito qua o giuro che ti pentirai di essere scappato dalla prigione di Alvagar!" Ordinò, con tono minaccioso, ottenendo però il risultato sperato. Si trattenne dal sogghignare.

Louis si alzò dal divano e si sedette al tavolo insieme a lei, aspettando che dicesse qualsiasi cosa. "Quindi? Cosa volevi? Solo farmi cambiare posizione?"

Johanna roteò gli occhi. "Ho un'idea per trovare quel cretino del tuo fidanzato."

Louis le scoccò un'occhiataccia. "Non è il mio fidanzat-..."

La madre lo ignorò e passò a spiegare la sua idea, non prima però di aver schioccato le dita e aver fatto comparire una sfera di cristallo. "Non la uso da secoli, ma dovrebbe ancora funzionare." Spiegò al figlio, iniziando poi a recitare una formula a bassa voce per trovare il re.

James osservò, curioso e tranquillo, sicuro che non avrebbe funzionato, fino a quando l'immagine del suo principino apparve sul cristallo trasparente della sfera magica. Era vestito esattamente come la sera prima, solo che aveva un'espressione stressata e, come se le disgrazie non fossero già abbastanza, suo zio Nestor gli stava dicendo qualcosa. "Non puoi alzare il volume?" Chiese alla madre, curioso di sapere cosa mai tra le cose che gli stava dicendo poteva recargli tanta preoccupazione.

"L'hai presa per una radio?" Domandò sarcastica Johanna, arricciando le labbra. "Questo gioiellino ha pur sempre duemila anni, quindi devi ringraziare se funziona ancora."

Louis roteò gli occhi e annuì, alzandosi dal tavolo. "Va bene, va bene, ho capito."

Jay si accigliò. "Dove stai andando?"

Louis sogghignò e Jay giurò di riuscire a scovare un barlume di speranza nei suoi occhi. "A riprendere il mio fidanzato, no?"

Chapter 12: Capitolo undici

Summary:

Harry odia Louis.

Chapter Text

La lettera di suo zio Nestor era stata come un fulmine a ciel sereno.

Harry stava dormendo, come non faceva da tempo, sopra il petto di Louis quando sentì un tonfo sulla finestra della camera di quest'ultimo. Lentamente si mise in piedi per controllare cosa avesse sbattuto contro il vetro e sbiancò quando riconobbe il gufo di suo zio.

Immediatamente aprì la finestra e slegò la lettera che l'animale portava legata alla zampa, leggendo con una preoccupazione che andava soltanto ad aumentare.

Il succo era che, poiché non si trovavano Liam e Zayn, erano stati probabilmente rapiti da Amaris e lui sarebbe dovuto tornare immediatamente al castello.

"Lou." Scosse leggermente il ragazzo ancora addormentato, sapendo già di star perdendo in partenza: svegliare Louis era pressoché impossibile. "Louis, tesoro, svegliati."

Louis mugolò qualcosa e si girò dal lato opposto. Harry arricciò le labbra e sospirò. Aveva sempre avuto il sonno pesante, e se avesse ancora tentato inutilmente di svegliarlo avrebbe solo perso tempo prezioso. C'era soltanto un modo per assicurarsi che Louis non pensasse male di lui, una volta svegliatosi.

Con uno schiocco di dita fece comparire una penna e un foglio e cominciò a scrivere la sua lettera di scuse, dicendogli che lo avrebbe potuto raggiungere una volta tornato.

Gli fece una carezza sul volto, gli lasciò un bacio sulla fronte, abbandonò la lettera sul cuscino accanto a lui e poi se ne andò.

... non sapendo che il gufo di suo zio gli avrebbe preso la lettera.

~~~

"Sire! Finalmente siete qui!" Piagnucolò Niall, avvicinandosi al re, cominciando a slegarlo da Philip.

"Niall." Salutò Harry, serio come non mai. "Sapresti dirmi dove si trova mio zio?"

Lo sguardo di Niall si rabbuiò. "Ecco, sire, a proposito di lui io penso che..."

Harry strinse i pugni. Sapeva che suo zio non fosse esattamente la persona più empatica al mondo, ma non capiva perché la maggior parte delle persone che lo circondavano odiassero Nestor. "Ti ho chiesto dove si trova, non cosa ne pensi."

Il druido impallidì. Il suo re non era certamente famoso per essere scortese. "Nelle sue stanze, sire." Si inchinò, sperando così che il re capisse che era dispiaciuto.

"Grazie." Fu ciò che disse prima di allontanarsi per cercare suo zio.

Quando lo trovò, Nestor era veramente nelle sue stanze, alla scrivania.

"Zio." Salutò, andandogli incontro e stringendogli la mano in segno di saluto. "Cosa è successo?"

Lo zio assunse un'espressione dispiaciuta. "Una catastrofe, nipote mio, una catastrofe! Avevano detto che avevano scoperto qualcosa, quindi erano usciti per cercarti e... solo i loro cavalli hanno fatto ritorno."

Harry impallidì. "D'accordo, zio, grazie per il tuo prezioso aiuto durante la mia assenza. Ma ora è tempo che io ritorni al mio posto." Decise, facendo per andarsene.

Nestor, però, lo afferrò per il polso, uscendo dalla tasca uno specchio. "Nipote caro, prima c'è qualcosa che devi vedere..." con una faccia dispiaciuta gli passò lo specchio, che Harry afferrò.

Sapeva che oggetto fosse: era un cimelio di famiglia, uno specchio che mostrava la vera natura delle persone e i loro segreti più oscuri. Ecco perché rimase sconvolto nel vedere Louis strappare la lettera che Harry gli aveva lasciato e sogghignare. "Zio... cosa vuol dire, ciò?"

Lo zio, lisciandosi i baffi neri, sospirò. "C'è dell'altro, nipote caro."

Harry riportò lo sguardo sullo specchio e, subito dopo, desiderò di non averlo mai fatto.

~~~

Quando Louis arrivò al castello cercò di farlo nel modo più silenzioso possibile, onde evitare che qualcuno si accorgesse del suo arrivo.

Ma Niall era sempre lì. Ovviamente. "Niall." Salutò, con un cenno del capo, scendendo dal suo cavallo nero e optando di passare davanti al servitore con nonchalance, sperando che non si accorgesse di nulla.

"Louis, menomale che siete qui." E, okay, sentire questa frase da Niall -lo stesso che qualche giorno prima lo aveva probabilmente maledetto un centinaio di volte per un dispetto che Louis gli aveva fatto- lo scioccò più del previsto. "Prendete il medaglione e recuperate i vostri poteri, sento che presto ci sarà uno scontro."

Louis spalancò gli occhi. Ovviamente quel genietto sapeva. A quel punto, lo afferrò per un polso e lo portò in un posto lontano da occhi indiscreti. "Quindi lo hai capito."

"Anche un bambino ci sarebbe arrivato. L'avete fatta franca solo perché vi siete approfittato dell'ingenuità di Harry." Lo rimproverò Niall, però con uno sguardo divertito. "Ma, sul serio, un medaglione, Louis?"

Louis roteò gli occhi. "Okay, non è colpa mia se quella dannata prigione mi stava risucchiando i poteri e l'unico modo per sopravvivere era catalizzarli dentro un oggetto."

"Il medaglione di sua sorella." Specificò Niall, massaggiandosi le tempie.

"Era l'unica cosa che mi avevano lasciato tenere…” Borbottò.

"Ma se avevate i poteri tutto il tempo con voi perché diavolo gli avete detto di andarli a cercare?"

Louis abbassò lo sguardo, arrossendo. "Sei più intelligente di così, Niall."

Il druido roteò gli occhi. "Ricevuto. Volevate passare più tempo con lui." Quando Louis arrossì in maniera violenta, il servitore sorrise. "Ora, però, dovete riprendere in mano la situazione... che è più grave del previsto."

Louis spalancò gli occhi. "È successo qualcosa ad Harry?"

Niall inarcò un sopracciglio. "No- cioè... un attimo! Voi non sapete perché Harry è tornato, non è vero?"

"Dovrei saperlo?" Ora era Louis ad inarcare le sopracciglia. Come diavolo avrebbe dovuto sapere il perché Harry fosse tornato al castello?

Niall scosse la testa, decidendo che i loro problemi di coppia li avrebbero risolti dopo. "Vabbè, comunque: Liam e Zayn sono in pericolo. Tutti noi lo siamo."

I pugni di Louis si strinsero. "Cosa ha fatto loro quel bastardo?" Quasi ringhiò, facendo indietreggiare Niall.

"Avevamo capito le sue intenzioni." Spiegò Niall. "Quindi volevamo incastrarlo. E mentre Liam e Zayn stavano venendo a cercarvi, lui li ha trovati, li ha presi e li ha portati nelle segrete, mentendo ad Harry per fare in modo che tornasse subito al castello."

Il labbro di Louis prese a tremare. "È una trappola. Dobbiamo avvertire Harry."

Niall scosse la testa e alzò le mani in aria. "Oh, andate avanti e provateci voi. Ieri mi ha quasi mangiato quando gli ho nominato quel traditore. Dovrebbe essere nella sala del Trono."

"Ricevuto: vado e torno." Si congedò Louis, prima di correre verso la sala del Trono. "Haz, Harry!" Strillò, non appena ebbe visto il suo principino seduto sul suo trono.

"Perché sei qui?" Gli occhi di Harry non lasciavano trasparire nessuna emozione, e questo gli fece molta paura. "Non avevi strappato la lettera?" Sputò, acido.

"Ma di quale lettera stai parlando?" Domandò Louis, scuotendo poi la testa perché non era importante per il momento parlare di loro. "Senti, tesoro, parleremo dopo. Niall mi ha detto tutto." Si avvicinò alla strega bianca che, invece, per qualche strano motivo, indietreggiò. "E dobbiamo parlare di tuo zio Nestor. Penso che abbia fatto un patto con Amaris."

Harry, per qualche motivo, scoppiò a ridere. Stavolta fu Louis ad indietreggiare. "Incredibile come gli anni passino ma tu riesca sempre a fregarmi! Complimenti, Louis!" Disse, continuando a ridere in modo isterico.

"Cosa... cosa intendi dire?"

"Intendo dire che sei ancora un attore meraviglioso, tesoro." L'ultima parola la disse in modo sprezzante, quasi come se lo stesse prendendo in giro. "Ami sempre far cadere la colpa sugli altri, non è vero? Non ho ucciso io Isabelle, non dici questo da cinque anni? E pensare che ti stavo anche credendo!" Disse, alzandosi dal suo trono, cominciando a camminare verso di lui. "Tuo zio ha fatto un patto con Amaris, hai detto adesso. Ed io sono stanco di crederti."

Louis spalancò gli occhi. "Haz… cosa stai blaterando?"

"Mio zio, quello che tu incolpi, mi ha mostrato la tua vera natura!" Il labbro di Harry tremò mentre con uno schiocco di dita faceva comparire uno specchio. "Questo specchio mostra la vera natura di tutte le persone! Ed io- io ti ho visto mentre facevi un patto con Amaris!"

Fu Louia, stavolta, a cominciare a ridere. Che diavolo di storia era mia quella? "Tu sei totalmente fuori di testa." Decise, strabuzzando gli occhi. "Io?! Un patto con Amaris? Piuttosto preferisco baciare la Bandrui!" Gli occhi di Harry si illuminarono di dorato per una frazione di secondo. "Quel bastardo di Nestor avrà manomesso lo specchio, te lo dico io!"

"Oh, certo." Harry, adesso, lo stava guardando con odio puro. Louis era sicuro che non avrebbe mai più rivisto quella parte di Harry ma, a quanto pare, si sbagliava. E pensava anche che non avrebbe mai più rivisto i bracciali che sopprimevano la magia, ma quella sembrava essere la giornata degli errori.

Con uno schiocco di dita Harry li fece comparire ai suoi polsi e Louis impallidì. "Harry... ma cosa...?!" Urlò, provando a liberarsi.

"Ti prego, Louis, vai via." Lo pregò il re, con le lacrime agli occhi. "I bracciali ti toglieranno la magia a poco a poco, così sarai libero di scappare senza creare ulteriori danni al mio regno."

"Harry, ti prego, lasciami spiegare-..."

"Vai. Via." Ordinò Harry, gli occhi verdi adesso totalmente dorati, mentre gli indicava la porta.

Louis tirò su col naso. "Non ti puoi liberare così facilmente di me, Harry Styles!" Urlò, al di fuori della sala del trono, anche una volta che il portone venne chiuso dalle guardie. "Io tornerò da te, qualsiasi sia il prezzo da pagar-..." ma Louis non riuscì a finire la frase, perché qualcuno alle sue spalle gli colpì la nuca.

Chapter 13: Capitolo dodici

Summary:

Louis, Liam e Zayn sono in trappola.

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Un forte dolore allo stinco risvegliò Louis, che però era ancora restio ad aprire gli occhi. Aveva paura di quello che poteva trovarsi davanti.

"Apri gli occhi, deficiente, lo so che sei sveglio." Quando sentì la voce di Liam che lo insultava, però, decise di aprirli.

Lo scenario non era così brutto come pensava. Okay, è vero, aveva le mani legate in avanti, i soppressori, ed era chiuso in quelle che, nel castello, chiamavano le segrete ma, almeno, si trovava con Zayn e Liam... che ce l'aveva con lui -niente di nuovo, comunque, quantomeno.

"Aho." protestò Louis, piegandosi in avanti per massaggiarsi la gamba. "Mi hai perforato uno stinco con quelle tue unghiette da lupetto."

"Lo ha fatto anche a me," lo tranquillizzò Zayn, scoccando un'occhiataccia al lupo. "E non per svegliarmi."

"Te lo lo meritavi." sbuffò Liam. "Guarda in che situazione ci troviamo, per colpa tua!"

"La colpa è tua se ti trovi in questa situazione." Gli ricordò Zayn, sbuffando. "Sei tu che hai deciso di seguirmi."

"Per tutti gli dei, Zayn! Tu sarai la causa della mia fine! Come diavolo ti è venuto di andare da solo nel bosco per cercare i due idioti? Pazzo! Anche il più idiota non l'avrebbe fatto!"

"Va bene, piccioncini." Louis decide di interrompere il litigio tra i due, "La situazione è già abbastanza stressante senza che voi facciate le vostre solite litigate da innamorati."

"Noi non siamo innamorati!" Urlarono all'unisono, facendo sogghignare Louis.

"No, certo che no." Borbottò, sturandosi le orecchie con un dito a causa dell'urlo dei due. "Ora, però, possiamo pensare ad un piano per uscire da qui?"

"Sei una strega, fa' qualcosa!" Propose Liam e, oh, facile per lui. Non era lui ad avere dei soppressori e metà delle sue forze.

"Mi piacerebbe tantissimo, tesoro," gli sorrise in modo falso. "Ma si da il caso che il vostro amichetto abbia pensato che io sia il cattivo di tutta questa situazione e che mi abbia messo dei soppressori della magia!" Spiegò, aumentando il tono della voce ad ogni parola.

"Aspetta-," Zayn si accigliò, "Harry ti ha rinchiuso qui dentro?"

"No. Lui mi aveva detto di andare via." Sbuffò Louis. "Ma qualcuno mi ha colpito alle spalle. Scommetto tutto quello che volete che è stato..."

"Io." Parlò la voce di Nestor alle loro spalle.

"Codardo!" Ringhiò Louis, mettendosi in piedi per avvicinarsi alle sbarre della cella. "Ringrazia che io sono qui dentro e tu sei là fuori, o saresti un uomo morto!"

Nestor rise. "Ora come ora non riusciresti ad evocare nemmeno una sigaretta."

Zayn mostrò i denti, affiancando Louis insieme a Liam. "Cosa vuoi, brutto vecchio decrepito?"

"Piano con le parole, ragazzino." Minacciò lui. "O giuro che vi uccido seduta stante."

Liam posò una mano sulla spalla del ragazzo, che si tranquillizzò visibilmente.

"In ogni caso, sono venuto a riproporre il mio accordo." Spiegò il vecchio, lisciandosi i baffi. "Giuratemi fedeltà ed io vi lascio liberi." Con la mano destra sventolò le chiavi che teneva al collo. "Non fatelo ed io vi uccido."

Liam assottigliò gli occhi. "Non puoi. Harry ci sta cercando. E se ci dovesse trovare morti..."

"Penserà che sia stata Amaris." Nestor si strinse nelle spalle. "Harry non lo ammette a se stesso, ma in cuor suo sa che siete già morti." Spiegò, tenendosi però sempre a debita distanza dalle sbarre della cella. "Avanti, ragazzini, dovete solo giurare fedeltà assoluta a me e ad Amaris. Il vostro amico druido lo ha già fatto."

I tre spalancarono gli occhi. "Cosa hai fatto a Niall?!" Louis strinse i pugni, avvicinandosi alle sbarre e facendo allontanare la strega bianca.

"Oh, niente. Era solo rinchiuso anche lui, prima che mi giurasse fedeltà con il giuramento solenne. Sai, quello che se infrangi muori." Specificò, giusto per rincarare la dose.

"Niall ha giurato?" Domandò Louis, accigliandosi, perchè quella storia non riusciva proprio a bersela.

"Oh sì. Ed è libero. Siate anche voi intelligenti, ragazzini."

Zayn sorrise, passandosi una mano in mezzo ai capelli corvini. "Vieni più vicino." Sussurrò sensualmente, facendo ghignare Nestor, che si avvicinò. Era talmente stupido da non capire nemmeno gli inganni, quando ne vedeva uno. "Ancora più vicino, sù, non essere timido..." Quando la strega fu abbastanza vicina, Zayn non esitò ad allungare il braccio magro fuori dalle sbarre e a mollargli un pugno dritto sul volto.

"Bastardo!" Urlò quello, stringendosi il naso e massaggiandoselo. "Vai all'inferno!"

Zayn sorrise e si esibì in un inchino. "Dopo di lei, mio signore."

L'uomo, con un grugnito, se ne andò, lasciando Liam e Zayn sconvolti.

"Tu sei pazzo." Decise Liam, scuotendo la testa. "Sei assolutamente pazzo."

Louia era assolutamente d'accordo. Se prima avevano una possibilità di salvarsi, adesso Zayn le aveva bruciate tutte, solo per dare un pugno sul naso a quello scarto della società. "Credo che tu ci abbia appena condannati a morte." Louis arricciò le labbra, e lui si strinse nelle spalle.

"O forse ci ho salvati?" Disse, sollevando delle chiavi con un sorriso da monello.

"Oh mio Dio, Zay, come diavolo hai fatto?" Liam spalancò gli occhi e Louis si coprì la bocca con le mani, scioccato.

"L'idiota le aveva penzolanti al suo collo, e quando gli ho dato il pugno gliele ho strappate dalla collana." Si strinse nelle spalle, passandosi una mano tra i capelli.

Liam sbattè più volte le palpebre. "Potrei letteralmente baciarti, in questo momento." Sussurrò, come in uno stato di trance.

Zayn arrossì e distolse lo sguardo. "Non essere sciocco, Liam."

Louis roteò gli occhi. "D'accordo, ora possiamo uscire di qui? Che devo andare a complimentarmi con Niall il prima possibile."

Zayn strinse i pugni. "Perché dovresti mai complimentarti con lui? Ci ha traditi!"

"No, non lo ha fatto." Spiegò Louis, ridacchiando, e stupendosi di quanto fosse ignorante il vampiro.

Zayn si accigliò. "Che intendi dire? Ha fatto il giuramento! Se non lo rispetta, muore!"

"Per Zeus, Malik, ma come diavolo facevi ad essere promosso ogni anno in Conoscenza Delle Creature Magiche?" Sbuffò Louis.

"Copiava da me." Spiegò Liam.

"Copiavo da lui." Confermò Zayn, facendo scuotere la testa a Louis.

"Beh, allora, Liam, dovresti sapere che i druidi non possono essere incatenati a nessun tipo di stregoneria, se non da magia fatta da altri druidi."

Liam spalancò gli occhi, sbattendosi un palmo sulla fronte. "È vero! I druidi sono immuni agli incantesimi delle streghe!"

Zayn spalancò la bocca. "Quindi... Niall ha ingannato Nestor?"

Louis annuì, più fiero che mai del piccolo biondino. "A forza di passare tanti anni con il sottoscritto sta imparando."

Liam lo spintonò, ridendo, per inserire le chiavi nella serratura. "Va bene, come dici tu, ma adesso levati che devo farci uscire di qui."

Quando, con un scatto, le porte della cella si aprirono, i ragazzi si dovettero trattenere dall'esultare. "Penso che dovrai dare ancora qualche pugno, Zay." Riflettè Louis, guardando le guardie che sorvegliavano l'uscita delle segrete.

"Stavolta apprezzerei un aiuto." Disse lui, ghignando.

"Ovviamente, ma prima forse vi converrebbe liberarmi da questi ehm... cosi." Suggerì, avvicinando i polsi a Liam.

Quest’ultimo non ci pensò due volte a farsi spuntare gli artigli e spezzare i soppressori. "Ora andiamo a picchiare qualche guardia!"

Chapter 14: Capitolo tredici

Summary:

Louis racconta la verità.

Chapter Text

Una volta che anche l'ultima guardia fu k.o., Louis sospirò, soddisfatto. Le sue nocche si erano spaccate, così come il suo labbro, e i suoi vestiti erano pieni di sangue, ma era sempre divertente mettere fuori gioco qualche idiota. E chiunque seguisse gli ordini di Nestor piuttosto che quelli di Harry... beh. Louis guardò l'ultima guardia, con un braccio spezzato e il naso rotto e sogghignò. "Ah, ragazzi, non mi sentivo così bene da secoli."

Liam lo affiancò, pulendosi le mani sui pantaloni con soddisfazione. "Okay, ci siamo divertiti ma adesso che ne dici di andare a parlare con il tuo fidanzatino e convincerlo che ciò che gli rimane della sua famiglia, ovvero Nestor, fa schifo?"

Louis sospirò. Non sapeva come Nestor avesse fatto a manomettere lo specchio, ma Harry sicuramente lo odiava, in quel momento, e inoltre i suoi poteri erano ancora catalizzati nel medaglione, quindi in caso di attacco non avrebbe potuto fare un granché. "Devo per forza?"

"Sì." Esclamò Zayn, spingendolo verso la camera da letto del re. Era già stanco di quella situazione ed Harry non era nemmeno il suo fidanzato. "Assolutamente sì."

~~~

"Zio, dovremmo mandare una pattuglia nella zona est del bosco per controllare che Liam e Zayn non siano lì. Adesso che anche Louis è stato rapito dobbiamo occuparci anche di lui, anche se una parte di me mi suggerisce di lasciarlo perdere. Niall, prepara i cavalli e-..." il discorso di Harry venne interrotto dal bussare alla porta.

"Sarà Agatha con il cibo." Riflettè Nestor, alzandosi dalla scrivania del nipote. "Vado io." Ovviamente, era chiaro che Nestor non si aspettasse di trovare le persone che aveva appena imprigionato proprio davanti a lui, vista la faccia che fece.

"Bel naso." Esclamò Zayn, non appena Nestor ebbe aperto la porta, prima di stordirlo nuovamente con un pugno tanto potente da farlo svenire e cadere per terra.

Harry, sentendo suo zio urlare, accorse alla porta e sbiancò quando si trovò davanti Louis, Liam e Zayn. "Voi... Amaris non vi aveva rapiti?" Disse, confuso, e poggiando una mano sulla sua cintura, dove teneva il suo coltello.

Louis passò sopra al corpo svenuto di Nestor, premurandosi di pestargli per benino le caviglie. "Se tuo zio ha cambiato nome e sesso, allora sì, principino: Amaris ci ha rapiti."

Harry sbattè le palpebre, incredulo, facendo avanti e indietro con lo sguardo dai suoi amici al corpo di suo zio. "Non è possibile..." sussurrò. "Voi mi state mentendo! Lui- lui vi ha fatto un lavaggio del cervello!" Esclamò, indicando Louis, uscendo un coltello dalla sua cintura.

"Un coltello?" Louis vi si avvicinò, con le mani in aria. "Piccolo, ci stai provando con me?" Sogghignò, ancheggiando.

"Stai indietro, o ti uccido!" Urlò, puntandoglielo contro.

Louis sbuffò, odiando quanto a volte Harry diventasse anche più drammatico di lui. "D'accordo, puoi uccidermi dopo? Prima vorrei spiegarti cosa è successo."

"Devi fidarti, Haz." Suggerì Liam, rassicurante.

Harry spalancò le braccia. "Come faccio a fidarmi? La sua faccia è ricoperta di sangue!"

Louis si guardò nello specchio che aveva di fronte: dannazione, quando aveva dato fatto infilzare una guardia nell'armatura di decoro un po' del suo sangue gli era finito sulla faccia. "Non preoccuparti: non è mio!" Esclamò, passandosi una manica sulla faccia per togliere un po' di sangue.

"In che modo questo dovrebbe rassicurarmi?!" Strillò Harry, chiaramente sull'orlo di una crisi di nervi.

"Speravo ti tranquillizzassi, ma a quanto pare faccio schifo con le rassicurazioni!" Urlò a sua volta Louis, voltandosi verso Zayn che ridacchiò. "Ehm, tipo, perché non ti siedi? Così inizio a spiegarti la situazione, sì, ecco." Suggerì, avvicinandosi cautamente al re.

Harry non obbedì.

"Sire, vi consiglio di ascoltare Louis." Intervenne per la prima volta Niall, con grande sgomento di Harry. "Fidatevi di me, sire."

Harry assottigliò gli occhi. Liam, Zayn e Niall dalla parte di Louis? Stava davvero crollando il mondo. "Non ho intenzione di sedermi, però. Ora inizia a parlare, o giuro che ti uccido." Minacciò Harry, facendo sogghignare Louis.

"Amo quando diventi violento."

"Louis."

"Okay, okay!" Louis alzò le mani in segno di resa, e poi iniziò a parlare. "Bene, tutto è iniziato quando tuo zio Nestor ha ucciso tua sorella."

Niall, Liam e Zayn si diedero una mano sulla fronte simultaneamente, mentre Harry barcollò verso il letto, prendendosi la testa tra le mani.

"Ehi, io ti avevo detto di sederti!"

"Louis, non potresti essere più diplomatico e meno pragmatico?" Suggerì Liam, a denti stretti, vedendo come Harry fosse sul punto di piangere.

Louis si posò una mano sul petto, come se si fosse sentito offeso dall'affermazione. "Perché la gente pensa sempre che io sia bravo con la diplomazia? Nessuno si ricorda di quella volta in cui ho letteralmente dichiarato guerra ad Harry perché mi sentivo tradito?" Harry cominciò a singhiozzare e Louis spalancò gli occhi, "Dio, credo di essere troppo sobrio per questa merda."

~~~

Louis sapeva che avere un druido per amico si sarebbe rivelato utile, prima o poi. Oltre ad essere creature straordinariamente potenti, erano anche furbissime e dotate di incantesimi che le streghe si sognavano, come quello per poter far vedere ad una persona i ricordi di un'altra, come una specie di connessione Bluetooth.

Al druido era venuta quell'idea soltanto a metà racconto di Louis, quando si era accorto che la strega tendesse a togliere le parti più cruente per non far soffrire troppo Harry.

«Eh, no, dovete dirgli tutto.» Lo aveva rimproverato il druido, che evidentemente, in quel momento, stava frugando tra i ricordi di Louis per assicurarsi che non stesse mentendo. All'occhiata scioccata di Louis, Niall aveva sbuffato. «Sì, anche la parte in cui Nestor la uccide. Sennò è tutto inutile, Louia.»

Circa venti minuti dopo, una volta che i ricordi furono finiti, Niall staccò l'incantesimo di connessione tra le loro menti, e allora Harry si diresse a falcate verso Louis, con i pugni stretti ed uno sguardo indecifrabile.

"Oh miei dei, che diavolo hai visto?" Piagnucolò Louis, indietreggiando fino a che non fu con la schiena al muro. Non sapeva cosa Harry avesse visto, ma sicuramente non poteva essere nulla di buono visto il suo sguardo. "Haz, ti prego, possiamo parlarn- mph."

Louis dovette smettere di parlare perché Harry gli aveva afferrato il colletto della maglietta e lo aveva avvicinato a sè per trascinarlo nel bacio più passionale di sempre, davanti agli occhi felici dei loro amici.

"Immagino..." sussurrò Louis, sornione, quando Harry si separò dalle sue labbra. "Che mi credi, adesso?"

Harry appoggiò la sua fronte a quella di Louis, sorridendo, nonostante le lacrime gli stessero solcando le guance. Non doveva essere facile vedere tutto ciò che aveva visto, per questo Louus non era stato tanto favorevole al mostrare, piuttosto che il raccontare. "Certo che sì, idiota."

Louis sarebbe rimasto in quella bolla di sicurezza e felicità con Harry per sempre, ma ovviamente Niall doveva sempre essere come il prezzemolo. "Bene, ehm, odio interrompervi." Parlò Niall, sembrando parecchio nervoso mentre osservava il corpo di Nestor che stava riprendendo conoscenza. "Ma che dobbiamo fare con lui? Si sta svegliando."

"Posso stordirlo di nuovo." Si propose Zayn, stringendosi nelle spalle e facendosi avanti per dargli un calcio diritto in faccia, quando Harry lo bloccò.

"No, Zay. Ho un'idea migliore." Ghignò. "Voglio che lo stronzo paghi per tutto il male che ha causato alla mia famiglia."

~~~

Louis non sapeva cosa stava facendo. Sua mamma gli aveva insegnato che con la violenza non si otteneva mai nulla, ma lui era disperato. Sperava che presentandosi con un esercito di streghe oscure Irwin avrebbe capito che era disperato, ma fu una mossa stupida.

Era ancora ingenuo. Aveva ventitré anni, quindi non era molto piccolo, ma era innamorato. E Nestor, lo zio di Harry, era sempre così dolce con lui, al contrario del fratello, il padre di Harry, che non aveva mai sopportato di vederlo sempre orbitare attorno ad Harry. Nestor era diventato, per lui, una specie di consigliere. E anche quella volta fu lui a consigliargli di dichiarare guerra ad Alvagar, dicendo che Harry, sotto minaccia, avrebbe ceduto e avrebbe riaffermato i diritti delle streghe oscure.

Ma Louis aveva capito che Nestor aveva qualcosa che non andava quando, durante la guerra, lo vide combattere contro la sua stessa nipote.

La guerra aveva portato più distruzione del previsto. Louis aveva ordinato al suo esercito improvvisato di non ferire nessuno, solo di distruggere qualche monumento, giusto per spaventare, ma non tutte le streghe oscure erano come lui.

Stava quasi per dichiarare la ritirata e andarsi a scusare con Harry in persona quando sentì un urlo proveniente da dietro il castello. Quando raggiunse quel punto vide Nestor con la spada puntata alla gola di Gemma, e la ragazza con gli occhi dorati.

«Harry non è stupido e, prima o poi, capirà.» Stava dicendo la ragazza, la voce strozzata a causa della spada puntata alla gola. «Capirà che è solo colpa tua se ora ci troviamo in questa situazione. E che sei stato tu ad aver fatto il lavaggio del cervello a Louis.»

Nestor aveva riso. «E a chi crederà? Al suo ex fidanzato che gli ha dichiarato guerra o a suo zio?»

«Magari non crederà a Louis,» disse lei, con una luce negli occhi colma di determinazione. «Ma a me sì.»

Nestor annuì, accarezzandole i capelli. «Effettivamente è così, cara nipote. Per questo motivo, infatti, sarò costretto ad ucciderti.»

Fu in quel momento che Louis intervenne. Gemma, oltre ad essere una delle poche persone che riusciva a sopportare, lo aveva appena difeso. Nonostante tutto ciò che era successo tra lui ed suo fratello, lei lo aveva difeso. «Ehi, bastardo, perché non te la prendi con me?»

Lo zio aveva serrato i pugni. «Chi si fa i fatti suoi vive cent'anni, non te lo hanno mai detto, ragazzo?»

«Immagina vivere cento anni.» Louis finse uno sbadiglio, «Molto meglio fare un bel po' di sano gossip!» esclamò, lanciandosi contro Nestor.

L'uomo stava combattendo con una spada, mentre Louis preferiva usare i suoi poteri perché sapeva che lui non fosse molto bravo con la magia. E invece, proprio nel momento in cui Louis lo stava per uccidere, qualcosa da dietro fece un rumore.

Nestor aveva usato un incantesimo di duplicazione e aveva moltiplicato la sua figura, così che una combattesse con Louis per distrarlo e l'altra lo uccidesse.

Louis non fece in tempo ad agire perché la maledizione di Nestor gli si avvicinò pericolosamente. Far un incantesimo di scudo non sarebbe servito a niente, perché ormai l'incantesimo era partito, e se si fosse spostato la spada incantata avrebbe preso chi c'era dietro di lui, ovvero Gemma.

Ma, ripensandoci, mentre stava combattendo con il clone di Nestor non ricordava di aver visto la ragazza.

La rivelazione lo investì soltanto nel momento in cui la ragazza si mise davanti a lui per proteggerlo dalla spada.

Gemma strillò, così come Louis e Nestor. Solo che quest'ultimo decise di darsela a gambe, mentre Louis prese tra le mani il magro corpo di Gemma. «Gems...?» Pianse, cominciando subito a mormorare degli incantesimi curativi. «Non riesco a curarti, perché non ci riesco?!»

Lei gli rivolse un sorriso. «È un estratto di loto nero.» spiegò, mentre una lacrima cominciò a rigarle una guancia. «Non c'è cura.»

Un vociare raggiunse i due ragazzi.

«Non è giusto, dovevo morire io, non tu!» pianse, continuando però ad alleviarle quantomeno il dolore. «Perchè? Perché? Perché, Isa?!»

«Perché tu devi chiarire con mio fratello.» disse, la voce rauca, il suo solito sorriso era presente anche mentre stava soffrendo. «Stanno venendo a prenderti, Lou. Devi scappare.»

«Non mi importa.» scosse la testa, piangendo. «Non ti lascerò morire da sola.»

Gemma riuscì a continuare sorridere e si agitò un po' per uscire qualcosa dalla tasca. «Dallo a mio fratello quando vi rivedrete, Louis. Ti prego.»

«Mi rinchiuderà in prigione a vita, non lo rivedrò mai più, Gems.» disse, accarezzandole i capelli. «E quando saprà che è colpa mia se sei morta...»

Lei gli si aggrappò alla giacca. «Non è colpa tua, mi hai sentito? Ora prendi questo.» ordinò, mettendogli un medaglione in mano. «A tempo debito vi tornerà utile.»

«Gemma...»

«Ora, io sono stanca. Lasciami dormire, Louis.»

«No, Gemma, non chiudere gli occhi! Non chiuderli! Forse Niall può...»

«Prenditi cura di Harry, Louis.» Sussurrò. «Per favore.» fu l'ultima cosa che gli disse, prima di chiudere gli occhi per sempre.

Quando Nestor arrivò, portandosi dietro Harry, urlò a Louis, indicandolo: «Assassino! Ha assassinato la principessa!»

Louis non protestò nemmeno quando le guardie lo accerchiarono per arrestarlo. Pregò soltanto che non gli togliessero il medaglione. Doveva ancora parlare con Harry e dirgli che non era colpa sua. «Harry, ti prego, ascoltami. Non sono stato io ad-…»

«Arrestate l'assassino.» Fu l'unica cosa che disse Harry, mentre piangeva sul corpo di sua sorella.

Chapter 15: Capitolo quattordici

Summary:

Harry e Louis lottano contro Nestor.

Chapter Text

"Harry, nipote caro, qual è il motivo per il quale mi hai convocato qui, dietro il castello?" Domandò Nestor, una volta che ebbe raggiunto Harry.

"È una così bella giornata, zio." Spiegò il re, camminando con nochalance con le mani dietro la schiena. "Louis, Liam e Zayn sono tornati in cella per aggressione ad un membro della famiglia reale e questo posto mi riporta alla mente tanti ricordi. Non sono sicuro che siano di quelli belli." Guardò lo zio, che deglutì. "A te non viene in mente nulla, zietto caro?"

Lui scosse la testa, cominciando a sudare freddo. "No, Harry. Niente di niente."

"Peccato." Affermò Harry, non sembrando veramente dispiaciuto. "Vabbè, vorrà dire che dovrò rinfrescarti un pochino la memoria: tu che dici, zietto caro?" Quello annuì, deglutendo. "Non è qui dove hai minacciato di morte mia sorella, hai quasi ucciso Louis e poi hai ucciso lei?"

Potè vedere il momento in cui lo zio capì che lui sapeva. "Harry- ma cosa stai dicendo? Io non ho mai fatto nulla del genere!"

Harry emise un suono di disapprovazione facendo schioccare la lingua sul palato. "No, zietto, non fa bene mentire. Perché non mi vuoi dire la verità? Oh, ci sono, ci sono!" Assottigliò gli occhi così tanto da far scomparire il verde dai suoi occhi. "Hai paura che io scopra che tu hai fatto un patto con Amaris, d'accordo!" Disse, alzando le mani in segno di resa.

Nestor strinse i pugni. "Ragazzino, attento a come parli."

"Oppure mi uccidi?" Domandò, ad un pelo dal suo naso, mettendo sù i suoi migliori occhioni da cucciolo. "... zietto caro?"

Nestor fu veloce a sguainare la spada, ma Harry di più. Il re gli fece volare via la spada e lo graffiò sulla gamba, facendo cadere a terra per il dolore. "Stai avendo dei flashback, zietto?"

L'uomo raggiunse, strisciando per terra, la propria spada e si rimise a piedi a fatica. "Non ho mai sopportato i bambini, lo sai?" Disse, prima di fare un affondo che Harry riuscì a parare in tempo. "Né tantomeno tu e tua sorella, che mi stavate togliendo la possibilità di avere un mio trono!"

Ma certo. Il problema era proprio quello! Nestor aveva manipolato Louis a scatenargli guerra così che il popolo si fosse ribellato al suo legittimo re, Harry, così da far salire al trono Nestor.

"Tu sei malato." Disse Harry, abbassandosi per schivare un colpo. "Hai ammazzato mia sorella e fatto ricadere la colpa su Louis!"

"Lui ha dichiarato guerra ad Alvagar!"

"Perché tu lo hai manipolato!"

"Beh, hai ragione." Una voce alle sue spalle lo estensione: lo zio stava usando di nuovo l'incantesimo di duplicazione.


Adesso due Nestor stavano combattendo contro Harry, che riusciva comunque a gestire entrambi. Purtroppo non durò molto perché, ben presto, Nestor gli fece volare via la spada.

Harry gli lanciò contro un incantesimo che lo zio riuscì ad evitare (ovviamente aveva uno scudo protettivo attorno a sè) e, allora, decise di passare al piano B. Avrebbe preferito non arrivare a quello, perché uscire con le mani sporche di sangue non era nei suoi piani, ma lo zio non gli stava dando altra chance.

"Sai, zietto caro, non sei l'unico a saper giocare sporco." Ghignò, prima di schioccare le dita e far comparire Louis.

"Ciao Nes." Salutò Louis, affiancando Harry e stringendogli la vita con un braccio. "Vedo che il tuo naso diventa sempre più simile a quello di Dante Alighieri: adorabile."

Nestor ghignò. "Vedo che tu continui ad essere il cagnolino di mio nipote."

"Uffa!" Piagnucolò Louis, sbattendo i piedi per terra proprio come avrebbe fatto un bambino. Harry sorrise, amando il modo che Louis di affrontare i nemici. "Perché tutti pensano che sia io il cagnolino di Harry e non il contrario? Si dà il caso che sia lui quello con il collare quando noi.."

"Va bene, basta così, tesoro." Lo zittì Harry, posandogli un dito sulle labbra. "Evita, d'accordo?"

Louis annuì, e ritornò a fissare Nestor con disgusto. "Comunque, dovresti migliorare il tuo incantesimo di duplicazione." Suggerì, arricciando le labbra.

Quello inarcò un sopracciglio. "Che vorresti dire?"

Louis, con un gesto del mento, indicò Liam e Zayn che, dietro di lui, stavano strozzando il suo clone fino a farlo esplodere in una nuvola di fumo nero.


Nestor, arrabbiato, ne fece comparire un altro, che Niall non perse tempo a trafiggere con il suo pugnale, esibendosi anche in un finto sbadiglio. Louis sorrise, fiero del druido.

"Mi dispiace, zietto, ma credo che tu sia spacciato." Harry si strinse nelle spalle, prima di lanciarsi all'attacco con Louis verso Nestor.

Ormai era una lotta tra loro tre, con un vantaggio per i due ragazzi. Loro, al contrario dello zio, erano abituati a lottare senza armi ed incantesimi (fu probabilmente l'unica volta che Louis ringraziò la scuola) mentre Nestor aveva entrambi gli occhi neri e un labbro spaccato.

"Lascialo a me." Ordinò Harry a Louis, e quello si fece da parte, sogghignando. Harry, a passi lenti, si avvicinò allo zio, sollevandolo con i suoi poteri da terra.

"Ti- ti prego, risparmiami!" Frignò quello, dimenandosi in aria. "Io- posso p- posso aiutarvi!"

"Non mi serve l'aiuto di un traditore." Harry aveva gli occhi pieni di rabbia e, oh, wow, Louis stava amando quel lato di lui. Emanava potenza da tutti i pori e Nestor lo percepiva: per questo tremava come un foglia.

Harry non aveva attorno a sé un alone di oscurità come invece aveva Louis, né tantomeno aveva evocato delle ombre per imprigionarlo: era una strega bianca, ed una delle loro caratteristiche era il controllo della vegetazione. Il re non ebbe nemmeno bisogno di parlare che dei rampicanti si sollevarono lungo tutto il corpo di Nestor, stringendo sempre di più.

"Per favore, Harry... io... mi sono pentito!" Sussurrò, con voce strozzata, "Tua mamma non vorrebbe che uccidessi qualcuno, no?" Oh no. Louis sapeva che Harry fosse troppo buono e che con una frase del genere si sarebbe lasciato intimidire. Proprio mentre stava per urlargli di non fidarsi, Nestor fece un incantesimo non verbale di blocco sia a lui che agli altri.

Dannazione, quel tipo pensava proprio a tutto!

Harry, dal bravo, stupido, ingenuo eroe che era, schioccò le dita e i rampicanti allentarono la presa sullo zio. "Vai via. Non voglio vederti mai più." Ordinò, serrando la mascella e girandosi di spalle per andarsene.

Ma lo zio ovviamente ne approfittò. Non appena Harry fu completamente di spalle, Nestor estrasse un pugnale di scorta dal suo stivale e lo lanciò verso il nipote.

Louis si stava sentendo male. Era la stessa scena di tanti anni prima: Nestor che ammazzava uno dei suoi nipoti e Louis che non poteva fare niente. Se avesse almeno potuto urlare… non era nemmeno riuscito a dire ciò che provava ad Harry, ed ora lui era...

Vivo. Era dannatamente vivo, e aveva bloccato il pugnale con un incantesimo di lievitazione.

"Cosa...?!" Urlò Nestor, sorpreso dai riflessi del ragazzo. "Come hai..."

"Hai mai sentito parlare del diaìsthisi, il sesto senso degli Styles da generazioni?" Domandò Harry, lasciando cadere il pugnale per terra. Lo zio cominciò ad indietreggiare, spaventato, fino a che non inciampò su un masso, cadendo all'indietro. Il diaìsthisi era una mossa che Nestor non aveva saputo prevedere. "Sembra un miracolo che abbia deciso di manifestarsi proprio a me, l'ultimo della stirpe Styles, ma lo sembra anche il fatto che mio padre non te ne avesse mai parlato." Inarcò un sopracciglio. "Forse ho sottovalutato mio padre: era più intelligente di come voleva apparire, dopotutto, no?"

"Nipote... tu..."

"Riposa in pace, zio." Sentenziò Harry, rialzandolo da terra con i suoi poteri e scaraventandolo verso le mura del castello. L'uomo cadde per terra, morto, e con lui anche l'incantesimo che aveva fatto a Louis, Liam, Zayn e a Niall.

Il re rimase a fissare il corpo dello zio per lunghi minuti, fino a che Louis non gli ebbe posato una mano sulla spalla. "È stata la cosa giusta."

Harry tirò su col naso. "Lo so." ma scoppiò comunque a piangere.

Louis a volte dimenticava che Harry non era cresciuto nella Foresta Oscura, dove spesso dovevi uccidere per poter sopravvivere un giorno in più, e quindi non era abituato ad uccidere qualcuno. Harry era puro. Era l'estate. Era il sole. Non era abituato all'oscurità, l'inverno, la luna di Louis.

Quegli elementi non erano fatti per stare insieme.

Eppure, a quanto pare, si amavano comunque. Perciò, Louis lo abbracciò e lo lasciò piangere sul suo petto per ore e ore.

Chapter 16: Capitolo quindici

Summary:

Harry non sa elaborare il lutto.

Chapter Text

Louis era sinceramente stanco di quella situazione. Insomma, lui era estraneo a tutto l'ambiente regale eccetera, quindi stava già facendo uno sforzo enorme a vivere nel castello invece che, magari, nella sua umile casetta all'interno della Foresta. E, in più, Harry era anche una dannata spina nel fianco.

D'accordo, aveva ucciso suo zio e Louis era abbastanza sicuro che non dovesse essere una bella cosa. Insomma, per quanto Louis volesse uccidere la maggior parte dei fratelli di suo padre, non lo aveva mai fatto (anche perché erano molto più potenti di lui, quindi avrebbero potuto spazzarlo via con un soffio), quindi non era proprio che sapesse come si sentisse Harry. Però sapeva che, solitamente, dopo un lutto personale, si piangeva (o forse non vale quando sei tu ad uccidere la persona in questione? Louis non lo ha mai sperimentato personalmente, sinceramente), ed Harry... beh, sì, piangeva di notte, quando era convinto che nessuno lo avrebbe potuto sentire, ma il problema era che poi, di giorno, diventava letteralmente insopportabile.

«Louise, per favore, tesoro, aggiusta quella lampada più a destra.» Ordinava in continuazione ai suoi domestici e, d'accordo, aveva sempre avuto quella vena da perfettino... ma così era sinceramente troppo: «No, Maurice, così il quadro è storto. Sì, guarda: adesso te lo dimostro.» E aveva tirato fuori un righello (di nuovo, ma che diavolo?! Louis era abbastanza sicuro di non vederne uno dalla seconda media) e aveva dimostrato al domestico che aveva ragione lui per una differenza minima. Louis aveva sospirato rumorosamente e Maurice aveva chiesto un giorno libero.

Quindi, non solo la notte doveva sorbirsi i pianti soffocati del re, perché le pareti delle stanze erano probabilmente fatte di cartapesta, ma di giorno doveva anche vederlo mentre si atteggiava in un modo che non gli donava assolutamente. Ah, e poi, stava ignorando Louis -e stavolta lui non aveva nemmeno fatto niente di male! Liam gli aveva detto che, forse, Harry gli stesse dando la colpa della morte di suo zio, ma per Louis quel ragionamento non aveva senso: suo zio si era solo servito di Louis per attuare i suoi piani malefici, ma Louis non aveva mai capito di essere al centro delle sue strategie, quindi lui non si sarebbe mai incolpato. Per questo, immaginò che sotto ci dovesse essere qualcos'altro, anche perché Irwin lo guardava e i suoi occhi si riempivano di lacrime.

Comunque, venendo alla somma delle cose: Louis avrebbe dovuto fare qualcosa. Solo che non era mai stato bravo a consolare le persone e il suo breve periodo che aveva trascorso da fidanzato si era concluso nel peggiore dei modi, quindi non era nemmeno in grado di potersi definire un ottimo amico/fidanzato/compagno/qualsiasi cosa fossero lui ed Harry in quel momento. Cioè, era abbastanza sicuro di essere un dieci su dieci, ma non era sicuro che il re sarebbe stato dello stesso avviso. No, assolutamente no. Probabilmente era come diceva Liam e il ragazzo lo odiava solo perché lo aveva convinto che suo zio fosse un traditore... e Louis era sicuro che Harry, in quel momento, stesse odiando anche un po' se stesso.

Di questo era un esperto. Cioè- no, aspettate, ha formulato male il pensiero: non era la prima volta che Harry affrontava una crisi a causa dell'odio che provava per gli altri e, soprattutto, per se stesso, visto che quando erano dei ragazzini era stato proprio lui ad insegnargli che per amare gli altri avrebbe dovuto, innanzitutto, amare se stesso. Quindi, era un esperto nel rubare frase filosofiche a sua mamma per insegnarle al ricciolino. Ecco, sì, suona sempre male ma almeno adesso è divertente... e anche vera.

Ecco perché Louis aveva deciso di andare a parlare con l'unica persona che gli avrebbe offerto cibo e una frase filosofica che avrebbe riutilizzato con Harry facendogli pensare di essere dannatamente intelligente.

Stava giusto per uscire dalla sua camera quando Harry irruppe in essa. "Devo parlarti." Annunciò il re, con un'aria di sufficienza tale da nascondere il fatto che, fino a sei ore prima, stesse piangendo sommessamente nella sua camera.

Louis inarcò un sopracciglio, appoggiandosi alla porta della propria camera. "Oh ciao Harry sì io sto bene, e tu? Sono contento di sentire che hai sempre spazio per un po' di educazione per il tuo caro amico Louis!" Okay, forse era stato un po' scortese ma, insomma, Harry non gli parlava da giorni e pretendeva di riattaccare bottone con lui senza nemmeno un po' di sana buona educazione? No, grazie tante. Era cresciuto nella Foresta, d'accordo, ma con dei sani principi.

Il re sbuffò. "Perché sei così scortese con me, Lou? Che ti ho fatto?"

Ah-ah. Gli stava chiedendo cosa gli avesse fatto. Esilarante, Harry, un punto per te nella classe di simpatia. Avrebbe potuto stilare un elenco in diretta, o addirittura chiamare il suo psicologo per illustrare ad Harry tutti i motivi per i quali gli aveva risposto in modo scortese (okay, ora stava esagerando, forse. Amava essere drammatico), ma decise semplicemente di sospirare e di stringersi nelle spalle. "Non so, tu come reagiresti se la persona con cui sei andato a letto meno di un mese fa improvvisamente, adesso, ti ignora e poi si presenta casualmente nella tua stanza dicendo di volerti parlare tenendo su una faccia funerea e senza nemmeno salutarla?"

Harry gli sembrò come un cervo sulla strada davanti ad un camion. "Scusami se, dopo aver appreso che mio zio ha rovinato la mia famiglia, l'ho ucciso e i sensi di colpa mi stanno divorando."

Beh, Louis si sentì un poco orrendo. Un poco, però, perché Harry aveva sempre torto, secondo lui. "Le buone maniere non andrebbero comunque dimenticate, pft."

Harry annuì. "D'accordo. Scusami se sono venuto a chiederti aiuto senza salutarti, e scusami se la mia presenza ti urta, quando non siamo in camera da letto." Quando Louis si accigliò, non capendo cosa Harry volesse dire, lui proseguì: "Dopotutto, io, per te, sono solo la persona con cui sei andato a letto, no?"

Louis sbuffò, sbattendosi una mano sulla fronte. "Oh miei dei, Harry, ti prego. Non ricominciare a fare le paranoie, perché fa male alla pelle,
tesoro." E- che diavolo?! Che cosa stupida. Non era questo ciò che avrebbe voluto dire. No, assolutamente. Avrebbe voluto cullarlo tra le sue braccia e dirgli che era normale sentirsi sbagliato e che Louis sarebbe stato ben felice di offrirgli una spalla su cui piangere ma no, doveva sempre rovinare tutto, lui.

Però Harry aveva deciso di contrattaccare, perdendo l'espressione da cervo. "Così, adesso, sono anche paranoico? Oh, grazie tante, Louis! Ti prego, non smettere di parlare perché ogni volta che apri bocca dici una cosa sempre più carina nei confronti dell'unica persona che non ti ha abbandonato nonostante tutti dicessero che tu fossi un idiota." Il re tirò su con il naso, gli occhi lucidi. "E- sai che c'è? Dopo anni di conoscenza mi sento nelle condizioni di dire che avevano ragione." Harry si morse un labbro nel momento stesso in cui ebbe finito di dire la frase.

Louis, invece, si sentì come se lo avessero pugnalato dieci volte sul cuore. "Okay. Se hai finito, io vorrei- ecco, sì, tornare nella mia stanza." Replicò, con la voce incrinata, chiudendogli la porta in faccia e decidendo di ignorare tutte le sue buone intenzioni di chiedere un consiglio a sua mamma per fare stare meglio Harry.

Chapter 17: Capitolo sedici

Summary:

Harry e Louis chiariscono.

Chapter Text

Louis stava dormendo meravigliosamente. Del tipo, un sonno senza sogni come non gli capitava da tempo e- qualcuno ovviamente doveva interromperlo, bussando alla sua porta.

Per i primi tre minuti ignorò bellamente quel suono, pensando che fosse un uccello alla sua finestra, ma fu costretto ad alzarsi quando il bussare si fece più insistente.

Sbadigliò e, per un istante, pensò che forse era il salvatore che gli dei finalmente gli avevano mandato per liberarsi di tutto quel circo in cui stava vivendo ultimamente. Aprì la porta e no. Non era sicuramente il suo salvatore.

Harry era in piedi, di fronte a lui. Indossava il suo pigiama bianco ei suoi capelli ricci erano scompigliati. C'era qualcosa di strano nella sua postura, solitamente eretta e composta, e quando alzò lo sguardo, Louis si ritrovò a deglutire, perché i suoi occhi color smeraldo erano più intensi che mai, più accentuati per colpa delle lacrime che vi erano dentro.

"Ciao," disse, la sua voce era bassa e smorzata. Si morse il labbro, deglutendo.

"Ciao," rispose Louis, completamente stupito. Non sapeva cosa dire. Harry stava piangendo ed era venuto da lui dopo un'intensa litigata in cui si erano urlati contro schifezze a vicenda. "Cosa... ehm, cosa ci fai qui?" Si maledì per non aver sentito piangere. Sicuramente il ragazzo stava singhiozzando ripetutamente da molto tempo e Louis, al contrario di tutte le altre sere, a causa del suo sonno pesante, non se ne era minimamente reso conto.

"Non sapevo dove altro andare." Confessò, lasciando le braccia molli, invece che incrociate al petto come lo erano state nelle settimane precedenti. "Non ce la faccio più. Scusami, per favore." Gli stava chiedendo di perdonarlo, per una stupide lite avvenuta ore prima, chiedendoglielo anche per favore. Louis avrebbe voluto soffocarsi con un pugno.

Con un braccio gli cinse la vita per avvicinarlo a lui, lasciando che il re posasse la testa nell'incavo tra collo e spalla. Quando il minore emise un singhiozzo sottomesso, Louis si dimenticò immediatamente del perché fosse arrabbiato con lui. Sembrava così debole e fragile in quel momento, lì, tra le sue braccia, eppure Louis sapeva che Harry avrebbe potuto scalare l'Everest ballando la polka e scagliando incantesimi, se avesse voluto. Questo lo distrusse ancora di più.

"Va tutto bene, piccolo, va tutto bene." Lo rassicurò, passandogli sulla schiena la mano con movimenti circolari. "Ti va di raccontarmi cosa è successo?" Domandò, allontanandolo dall'abbraccio per poterlo guardare in faccia.

Harry annuì debolmente. "Ogni notte sogno la stessa cosa. Sogno lo sguardo di mio zio nel momento in cui l'ho ucciso e poi lui che mi dice sempre la stessa frase." Tirò su col naso. "«Presto anche tu soffrirai.» e poi..." Louis lo incitò con un gesto a continuare. "E poi, vedo te. Morto, tra le mie braccia. E la cosa peggiore è che ti ho permesso io di morire, Louis... in pratica ti ho ucciso io: è ciò che mi ripete mio zio nel sogno ed io non quindi nemmeno perché!"

Louis deglutì. C'era una differenza tra il sapere che Harry, un giorno, lo avrebbe ucciso perché quest'ultimo lo minacciava sempre quando era arrabbiato con lui, e il sapere che un giorno Harry lo avrebbe ucciso davvero perché il re, un veggente, proprio come lui, lo aveva sognato. Era molto da digerire in una sola serata. E non riuscì a immaginare cosa stesse passando il minore negli ultimi tempi: cosa si provava a vedere se stessi uccidere qualcuno di importante? "Non ti preoccupare, piccolo." Lo rassicurò Louia, riportandolo nell'abbraccio e lasciandogli qualche bacio tra i ricci profumati di vaniglia. "Io sono qui, e tu non mi hai ancora ucciso... nonostante mi minacci sempre di farlo."

Avrebbe voluto suscitare una risata in Harry, ma soltanto riuscì a fare aumentare il suo pianto. "Louis, non capisci! Io- sembrava così vero! Mi dispiace, Louis- io non-..."

"Ssh, Harry." Lo zittì la strega. "Va tutto bene, d'accordo?" Harry tirò su con il naso, non completamente convinto. Allora, Louis lo prese in braccio come una principessa e lo portò sul letto, sistemandolo accuratamente sotto le coperte e sdraiandosi accanto a lui. Con uno schiocco di dita spese tutte le luci della stanza, eccetto quella più vicina al suo letto, così da permettergli di guardare ancora il suo bel principino in faccia.

Era incredibile come Harry fosse ancora bellissimo nonostante le lacrime e, anzi, esse gli rendevano i suoi occhi ancora più luminosi. Si strofinò il naso, arricciandolo, e arrossendo non appena notò Louis fissargli con intensità le lentiggini che, oh, diavolo, avrebbe potuto contare... se non fosse che lo aveva già fatto quando erano più piccoli ed erano soliti a dormire ogni sera insieme .

Capendo di averlo imbarazzato, con un ghigno, si girò a guardare il soffitto, venendo subito seguito da Harry. "Lou?" Domandò Harry, la voce meno tremolante di prima. Louis girò lentamente il volto nella sua direzione per incitarlo a continuare. "Mi spiace per averti dato dell'idiota. Io sono stato un idiota."

Louis  sorride, girandosi a guardare di nuovo il soffitto. "Sì, lo sei stato." Con la coda dell'occhio vide Harry serrare le labbra, allora si girò di nuovo verso di lui. "E a me dispiace averti dato del paranoico."

Harry sbuffò. "Non è di questo che dovresti scusarti: lo sono davvero, la maggior parte delle volte."

Louis inarcò un sopracciglio, avendo comunque capito dove il re volesse andare a parare. "Ah sì? E allora di cosa dovrei scusarmi?" Domandò, mettendosi di fianco, appoggiandosi su un gomitolo per sorreggersi la testa.

Harry arrossì. "Io... ehm... sono davvero solo una persona con cui sei andato a letto?"

La strega oscura alzò un angolo della bocca, sospirando. "Tu che dici, Styles?" Chiese, retoricamente, accarezzandogli l'angolo delle labbra con l'indice e facendosi sempre più vicino.

"Io dico che..." Harry dovette interrompersi per mordere il proprio labbro, poiché Louis ormai aveva fatto scendere le dita verso la maglietta del suo pigiama, cominciando abilmente a sbottonarla con solo una mano (trucchetto imparato dai barbari: Louis doveva loro almeno questo).

"Continua." Lo spronò Louis, sorridendo in modo furbo e amando come il ragazzo reagisse al suo tocco ancora come sei anni prima. "O ti sto distraendo?"

"Forse... tu..." quando Louis, però, avendo sbottonato la maglietta, cominciò a tirargli i ricci, facendo in modo che il suo collo si flettesse all'indietro, Harry si girò di scatto verso di lui. "Oh, al Diavolo!", prima di avventarsi sulle sue labbra.

Louis non sentiva il suo sapore da settimane, ed era ironico pensare che, per un tempo, aveva avuto l'occasione di poterle assaggiare ogni qual volta ne avesse avuto voglia. Si mise a cavalcioni sul re, continuando a tirargli i capelli mentre Harry gli mordeva le labbra. "Beh, devo dire che tu, Harry Styles," mormorò tra un bacio e un altro, con grande disapprovazione della strega bianca che non voleva fare altro che quello. "Sei sicuramente una buona compagnia per la notte..." ammise, attirando l'attenzione del re, che finalmente smise di baciarlo per ascoltare. "Ma non sei assolutamente solo quello, pensavo di avertelo fatto capire molto bene in questi anni."

E gli occhi di Harry sembravano letteralmente brillare. "Davvero?"

Louis annuì. "Avevi dubbi?" Domandò, scendendo dal suo grembo e mettendosi nuovamente al suo fianco.

"Beh, sai, occasionalmente... tipo quando mi scateni guerre di ribellione contro non so proprio cosa pensare di te." Lo prese in giro Harry, guadagnandosi un cuscino in faccia. "Scusami? Sapevi che colpire il re è un reato?" Disse, fingendosi orribilmente offeso e agguantando un cuscino.

"Sarebbe reato anche dormire con un nemico del regno, ma a quanto pare sei pieno di sorprese, tesoro." Disse, facendogli un occhiolino e abbassandosi per schivare una cucinata. "Oh, ho sempre adorato i cattivi ragazzi!" Ammise, facendo un sospiro esagerato e lanciandogli anche lui un cuscino.

Presto, quel lanciarsi di cuscini, divenne una vera e propria guerra (molto più soffice di quella che avevano già dovuto sopportare. E stavolta l'aveva dichiarata Harry, ci terrebbe a sottolineare Louis), alla fine della quale la stanza di Louis fu piena di piume, così come loro.

"Dio, non mi divertivo così da secoli." Ammise Harry, ridendo come un matto quando Louis dichiarò la resa perché un cuscino era sopportabile, ma dieci cuscini incantati era troppo anche per lui.

Louis annuì, assolutamente d'accordo, anche se era la seconda volta nella sua vita che perdeva una guerra contro Harry. Si fermò a guardare quest'ultimo, che aveva ancora una piuma incastrata tra i boccoli. "Hai- uhm- aspetta..." si avvicinò per togliergliela dai morbidi riccioli e non perdendo occasione, ovviamente, di passargliela sotto il naso, facendoglielo arricciare. 

"Oh, insomma! Ma sei proprio insopportabile!" Strillò Harry, fingendosi infastidito dal comportamento infantile di Louis.

Quest'ultimo gli prese la mano. "E tu sei bellissimo." Gli scappò, velocemente come se non avesse potuto controllare l'istinto di rivelare quell'informazione.

Harry abbassò lo sguardo e arrossì. "Grazie."

"E di cosa?" Louis inarcò un sopracciglio, non totalmente sicuro se ad un complimento se dovesse rispondere con grazie.

"Di tutto." Ammise Harry, accarezzandogli il palmo della mano con il pollice. "Di essere sempre così paziente. Di avermi aiutato. E anche del complimento, va bene." Disse, facendo ridere sia lui che Louis.

"Per te farei di tutto." Gli ricordò Louis, serio, facendolo annuire.

"Lo so. E anche io."

"Cosa? Anche tu faresti di tutto per me o anche tu pensi che io sia bellissimo?" Domandò quello, fingendosi onestamente confuso.

"Oh miei dei!" Esclamò Harry, esasperato. "Tu hai proprio bisogno che il tuo ego venga alimentato ogni due secondi, non è così?"

Louis si strinse nelle spalle, scrollandole. "Fortunatamente ci sei tu che me lo sgonfi ogni volta che ne hai l'opportunità con frasi del genere."

"Beh, dovresti stare attento, signorino." Gli consigliò Harry: "O potresti diventare un palloncino pieno di ego e volare via!"

"Proprio come zia Marge!" Esclamò Louis, divertito, sperando di causare risate in Harry. Quando ciò non successe, indignato, tolse la sua mano da quella di Harry. "Sono passati sei anni e non hai ancora visto Harry Potter, Harry? Davvero?!" Strillò, mettendosi in piedi, seriamente scioccato perché gli aveva consigliato di vedere quel capolavoro, che risaliva a secoli prima, già da anni e lui non lo aveva ancora fatto. “Portate lo stesso nome!”

"Mi dispiace?" Si scusò Harry.

"Sai un sacco di cose inutili sulla letteratura ma non hai mai visto Harry Potter?!" Strillò, sembrando sul punto di scoppiare.

Harry gemette e seppellì la testa tra le mani. Aveva seriamente dimenticato quanto Louis fosse nerd e malato di tutte le cose che creavano gli umani, ritenendo che fossero geniali («Irwin, pensaci! La Rowling è un'umana, ma ha creato un universo magico parallelo tutto suo! Non è geniale?») "Giuro che un giorno li vedrò tutti, promesso! Ora puoi sederti e spiegarmi chi è questa Zia May, o quello che è?!"

"QUELLA È DI SPIDERMAN!" Urlò Louis, probabilmente abbastanza forte perché tutto il castello lo sentisse.

Chapter 18: Capitolo diciassette

Summary:

Louis vuole sposare Harry.

Chapter Text

"Quindi? Come va con Harry?" Beh, cavolo, okay. Quello non era esattamente il modo più adatto per iniziare una conversazione, soprattutto di prima mattina, quando Louis ricordava a malapena il suo nome.

Louis non voleva essere realmente lì, infatti Zayn lo aveva invitato ad allenarsi con lui in seguito ad un ennesimo litigio con Liam. In sostanza, stavano praticando insieme, ma Liam usava l'arco con le frecce e, davvero, non ci sarebbe stato nessun problema se fossero state di normale legno (dopotutto, Zayn, in quanto vampiro, aveva un processo di guarigione molto veloce) ma, in realtà, erano di quercia bianca e Zayn era sicuro al 99.9 per cento che fosse una leggenda, quella del paletto di quercia bianca infilzato nel cuore, ma la ragazza lo aveva quasi impalato già tre volte con le sue frecce e siccome c'era sempre quello o.1 per cento di probabilità, aveva deciso di cambiare compagno di allenamento. E quindi aveva trascinato Louis, che stava intrattenendo un'amabile conversazione con Harry durante la colazione, nel campo di allenamento del castello.

"Scusami?" Domandò Louis, strabuzzando gli occhi, e schivando un colpo della spada di Zayn.

"Beh, sai com'è, vi ho visti parlare di nuovo stamane ed Harry non sembrava più Liam quando si avvicina la luna piena."

"Okay, ma abbassa la voce." Suggerì Louis, perché con un lupo mannaro per amico non si poteva mai sapere. "E poi, sì, abbiamo fatto pace ieri notte." Zayn ammiccò con le sopracciglia, facendo scontrare la sua spada con quella di Louis e provocando un rumore metallico. Louis sbuffò. "Niente di ciò che stai pensando. Abbiamo soltanto scambiato qualche bacio."

Zayn sbattè le palpebre. "Abbiamo soltanto scambiato qualche bacio." Lo prese in giro, imitando il suo accento in un modo che fece rabbrividire Louis.

"Ehi." Disse, indignato, Louis. "Io non parlo così."

Il vampiro lo ignorò. "Quello che intendo dire è: perché non ti dai una mossa con lui?"

Louis sbuffò. "Tu non dovresti stare dentro casa con questo sole?" Borbottò.

"Amico, sai già che è solo una leggenda."

"E tu sai che è una leggenda anche quella del paletto di quercia bianca nel cuore, e intanto hai deciso di disturbare me stamattina." Louis assottigliò gli occhi.

"Stai cambiando argomento." Zayn roteò gli occhi, bloccandolo ancora prima che ricominciasse a parlare. "Sì, lo stai facendo. Non dire che non è vero." Lasciò cadere la sua spada per terra e si diresse verso una panchina, facendo cenno alla strega di seguirlo. "Non voglio suonare come quei genitori che chiedono a quando il secondo figlio?, una volta che hai appena fatto il primo ma, sul serio, amico: stiamo aspettando che tu chieda ad Harry di sposarlo da secoli. E, così, secondo me, anche Harry."

Louis inarcò un sopracciglio. "Primo, non è vero. Secondo, che mi dici di te e Liam? Perché non ti occupi della tua vita sentimentale, invece che della mia?"

"Perché la mia è un sogno irrealizzabile: lui è sempre troppo arrabbiato con me, come non lo è con nessuno di voi." Sospirò, scoraggiato.

"Questo perché gli piaci, idiota." Sbuffò Louis, dandogli una pacca di incoraggiamento sulla spalla. "Benvenuto nel mondo impossibile dell'amore!"

"Perché parlate di amore?" La voce di Liam alle loro spalle li fece sobbalzare e ad entrambi si gelò il sangue quando si resero conto che, potenzialmente, il ragazzo aveva potuto sentire tutto.

"Non dovevate allenarvi, voi due?" Aggiunse Harry, apparendo accanto a lei.

"Stavamo facendo una pausa." Spiegò Louis, in modo tranquillo. "E- non stavamo parlando di amore." Zayn annuì.

Liam roteò gli occhi. "D'accordo, romanticoni." Li prese in giro. "Però temo che dovrete interrompere la vostra sezione di gossip giornaliera perchè io ed Harry reclamiamo il vostro aiuto singolarmente."

I due sospirarono e, dandosi una pacca sulla spalla a vicenda, si alzarono, dirigendosi rispettivamente verso i futuri partner.

~~~

"Non capisco proprio perché Liam e Zayn non si mettano insieme." Disse Harry, ad un certo punto, durante la loro seduta in biblioteca.

In pratica, il re aveva scoperto un nuovo incantesimo per rinforzare le barriere, ma voleva prima avere il parere di Louis, che aveva più manualità con gli incantesimi di protezione. Quindi, eccoli là, a sfogliare polverosi grimori, mentre Louis cercava di non starnutire perché altrimenti Harry avrebbe ricordato della sua allergia alla polvere e avrebbe chiesto a qualcun altro di aiutarlo.

Louis inarcò un sopracciglio. "Liam ha paura di rimanere intrappolata in una relazione tossica come quella con Mark," rabbrividirono entrambi al ricordo dell'ex di Liam, un mutaforma che non mutava solo l'aspetto ma anche il carattere. "Mentre Zayn ha paura di lei e basta."

Harry rise coprendosi la bocca con un palmo. "Peccato, perché sono proprio fatti l'uno per l'altro. Spero che un giorno si sposino."

A quello, Louis innalzò le sopracciglia. Aveva ancora in mente le parole di Zayn sul matrimonio e non riusciva a togliersi dalla testa l'idea di lui ed Harry con le fedi nuziali. "A te piacerebbe sposarti?"

Harry scrollò le spalle. "Beh, dipende da molti fattori: se è una persona che conosco da due minuti, come quella Yolanda che mi aveva presentato mio padre," Louis rabbrividì alla menzione della fata con la quale l'ex re di Alvagar aveva provato ad accoppiare suo figlio. "La risposta è assolutamente no." Disse, sorseggiando il suo thè.

Louis annuì, comprensivo. "E se fossi io?" Domandò, prima ancora che riuscisse effettivamente a formulare in modo non spaventosamente patetico la domanda.

Harry sputò il suo thè addosso a Louis, che con uno schiocco di dita ripulì subito dalla sua camicia. "Perdonami?" Domandò, arrossendo.

Louis si diede mentalmente una sberla sulla fronte. "Intendevo dire: se fosse qualcuno che conosci da tempo?"

Harry annuì, sembrando di capire il suo discorso. "Il punto è sempre quello, Lou." Gli spiegò. "Per esempio... uhm, ah, sì! Nonostante lo conosca da anni, non sposerei mai Zayn. Primo, perché ho paura di Liam." Louis ridacchiò, assolutamente d'accordo. "E, secondo, vorrei passare la mia vita con qualcuno che amo, che sappia come prendersi cura di me quando sono malato, che sappia asciugare le mie lacrime, che sappia quali canzoni o quali piatti mi piacciono..." elencò, tenendo il conto sulle dita.

"Ami l'insalata di tonno con i cetriolini sottaceto. Tendi sempre a rubare i miei, e a me va assolutamente bene perché li odio." Disse Louis, senza nemmeno volerlo.

Harry sbattè le palpebre, facendo un sorriso tra il confuso e lo stupito. "Sì, è esatto. Ma come...?"

Louis si strinse nelle spalle. "Non ero sicuro di sapere quale fosse il tuo piatto preferito, ma la memoria muscolare è qui per un motivo, perché non sapevo cosa stessi dicendo fino a che non l'ho veramente detto."

Harry rise, arrossendo. "È bello che ti ricordi queste piccolezze di me." Sussurrò, prendendo la mano di Louis tra le sue. "E, comunque, se dovessi scegliere preferirei te al posto di Yolanda."

Louis  spalancò gli occhi. Cosa diavolo doveva significare, quello? Che Louis era molto più carino della mutaforma? Grazie tante, già lo sapeva. Era nato naturalmente bellissimo. Oppure Harry gli stava dicendo che voleva sposarlo?

Deglutì, confuso. "Fantastico ma, ehm, scusami, Haz, ma mi sono appena ricordato che Zayn mi ha chiesto un favore per... aggiustare una cosa." Disse, frettolosamente e scomparendo immediatamente dalla vista di Harry.

Chapter 19: Capitolo diciotto

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"Tu!" Strillò Louis, aprendo le porte delle stanze di Zayn. "Specie di idiota di un succhia sangue! Stavo parlando con Harry e per colpa di quel pallino che mi hai messo in testa ho fatto la figura del cretin-..." dovette bloccarsi, però, non appena vide Liam e Zayn ad una pericolosa distanza, ed entrambi con le labbra rosse e gonfie. "Oh." Sussurrò, facendo andare gli occhi sui pantaloni quasi tolti di Zayn. "Oh!" Esclamò, stavolta con il suo solito ghigno stampato in faccia.

I due, completamente paralizzati, sembravarono risvegliarsi in quel momento dallo stato di trance e si ricomposero velocemente, sciogliendo le loro mani dall'intreccio e sedendosi ai poli opposti del letto di Zayn, rossi in faccia.

"Io-... penso di dover andare." Annunciò Liam, passando davanti a Louis e venendo riportato sul letto da questo ultimo con un po' di magia.

Louis schioccò la lingua sul palato mentre lui assumeva un'espressione confusa. "Ho la sensazione che ci sarà bisogno del tuo aiuto, qui. È una cosa veloce, o almeno credo, e poi me ne vado, così potete finire..." indicò con dei gesti confusi delle mani lo spazio tra loro. "Be', qualsiasi cosa steste facendo prima che io vi interrompessi."

Zayn sospirò, rivestendosi. "Hai chiesto ad Harry di sposarlo?"

"Non ancora!" Strillò Louis, contemporaneamente a Liam e Zayn che strillarono, rispettivamente un: "Cosa?!" ed un: "Quindi hai intenzione di farlo!"

"Oh miei dei, lasciatemi finire!" Louis si massaggiò le tempie. "Beh, abbiamo parlato di cosa vuol dire sposarsi con qualcuno e lui ha cominciato ad elencare tutte le caratteristiche che dovrebbe avere il suo marito ideale e poi ha anche detto che se dovesse scegliere sposerebbe me."

Entrambi gli amici spalancarono gli occhi, cominciando poi a strillare dalla gioia. "Ma è fantastico!" Cinguettò Liam. "Devo dire a Niall di preparare le nozze!"

"Fermo." Ordinò Louis, roteando gli occhi. "Non gli ho ancora chiesto di sposarmi."

"Ma ti ha praticamente detto che ti sposerebbe!" Gli ricordò Zayn.

"Senti, ho avuto paura!" Urlò Louis, sospirando simultaneamente ai tre amici. "Quindi? Che facciamo?"

"Vuoi proporti?" Domandò Liam, serio come non mai.

Louis si morse un labbro. "Non è troppo presto? Insomma, non siamo nemmeno ritornati insieme ufficialmente."

I due amici si scambiarono uno sguardo scioccato. "Non state insieme?!"

Louis sbuffò. "No! Andiamo, ragazzi, tenete il passo." Sì massaggiò le tempie, esasperato. 'Mi sto lamentando proprio di questo!"

"Okay, aspetta- quindi voi non state nemmeno insieme e tu-," Liam indicò Zayn, "Gli parli di matrimonio?!"

Zayn si strinse nelle spalle. "Quale miglior modo per tornare insieme adesso?" Ammiccò, facendo sospirare Louis.

"Posso davvero spuntare e all'improvviso chiedergli di sposarmi?"

"NO!" Urlò Liam, sbattendosi una mano sulla fronte. "Tesoro, dovreste prima rimettervi insieme."

Zayn si voltò verso di lui, approvando chiaramente l'idea. "Mi piace, sì! Tu hai sempre le migliori idee!"

James annuì, battendo le mani. "Vedi? Sapevo che un aiuto da cervelloni sarebbe stato utile qui."

"Ehi." Minacciò il lupo. "Questo potrebbe essere offensivo." Quando vide lo sguardo preoccupato di Louis, scoppiò a ridere. "Scherzo." Confessò, facendolo sospirare.

"Menomale, perché non ho tempo per questo." Louis cominciò ad elencare, tenendo il conto sulle dita. "Devo andare a scrivere un discorso per Harry e faccio letteralmente schifo con le parole, quindi potrebbe prendermi tutta la mattinata e devo anche cucinare per Harry e-..."

"Louis?" Lo bloccò Zayn. "Tu fai letteralmente schifo a cucinare."

"Prendere un vestit-... scusami, Zayn?" Si fermò, portandosi una mano al petto per dita offeso. "Ho cucinato dei pancake che, contro ogni mia e sicuramente vostra aspettativa, non hanno ucciso nessuno, quindi direi che so cucinare abbastanza bene."

"Va bene," sospirò Zayn. "Non dire ad Harry che te l'ho detto, ma lui li aveva ritoccati, quei pancake, perché i tuoi avrebbero probabilmente fatto spuntare un terzo occhio nel migliore dei casi."

Louis tirò su col naso in modo drammatico. "D'accordo. Fingerò che quest'informazione non mi abbia per niente rovinato il piano della giornata e userò qualche incantesimo per imparare a cucinare."

"E non dimenticarti il ​​posto dove vedervi!" Gli ricordò Liam, facendolo sogghignare.

"Lo farò nel posto dove ci siamo incontrati per la seconda volta: quando abbiamo iniziato veramente a parlare."

"La Torre?" Zayn spalancò la bocca, "È un po' troppo luminoso per qualcuno che vuole passare inosservato, non credi?"

Louis roteò gli occhi al cielo. "Sono o non sono una strega oscura, Zayn?"

Il vampiro spalancò gli occhi. "Puoi- puoi davvero controllare il buio?!"

Sia Liam che Louis lo guardarono come se avesse avuto tre occhi. "...non lo sapevi?"

"NO!" Confessò, sembrando sull'orlo di una crisi di nervi. "Pensavo che, tipo, tu ed Harry aveste gli stessi poteri solo che lui era nato nella parte agiata del Regno e tu in quella meno."

Liam si massaggiò il ponte del naso con due dita. "Quindi non hai nemmeno idea del fatto che Louis controlla le creature notturne mentre Harry quelle diurne, giusto?"

"COSA HAI DETTO CHE FANNO?!"

Liam sospirò. "Va bene, Lou, tu vai a preparare il discorso per Harry. Io rimango qui a dare ripetizioni di Conoscenza Delle Creature Magiche a Zayn."

"Oh mio Dio, Harry è una specie di Biancaneve!" Strillò quello, eccitato, facendo sbattere una mano sulla fronte a Liam.

"Credo che ci sarà molto lavoro da fare." Borbottò, mentre Louis usciva dalla camera ridecchiando.

"Come mai tanta allegria?" Domandò Harry, confrontando improvvisamente alle sue spalle e facendolo letteralmente saltare in aria.

"Divino Zeus, Harry, dovresti smettere di comparire alle mie spalle." Sospirò Louis, portandosi una mano sul petto. "Comunque, niente di importante. Ah, e stasera ti vengo a prendere alle sette in punto."

Harry inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto. "E dove andiamo? A 'cercare i tuoi poteri'? No, perché l'ultima volta non è finita molto bene, eh..." Disse, con tono chiaramente ironico, e Louis dovette mordersi un labbro.

Poteva aver tralasciato di dire ad Harry che i suoi poteri fossero stati catalizzati nel medaglione di sua sorella che ora lui custodiva gelosamente in una stanza delle segrete. E poteva aver tentato di rubare le chiavi un paio di volte, cadendo miseramente. Insomma, Louis avrebbe fatto di tutto pur di non ridicolizzarsi davanti ad Harry rivelandogli il vero motivo per il quale, tempo prima, avevano intrapreso quel viaggio.

Louis roteò gli occhi. "Non posso portare il mio primo e unico amore a cena fuori?" Disse, come se fosse la cosa più normale del mondo, ma sapendo benissimo l'effetto che avrebbe avuto sull'altro.

"OH." Harry arrossì e cominciò a guardare in basso. "Cioè, se vuoi veramente... intendo, ehm, tipo, grazie, credo?"

Louis ridacchiò. "Sei adorabile quando sei impacciato." Confessò, prima di stampargli un bacio su una guancia. "Sii puntuale, mi raccomando. Sai che odio aspettare." E dopo avergli fatto un occhiolino e averlo lasciato completamente in piedi nel corridoio, se ne andò.

E a quel punto si permette di andare in panico.

Chapter 20: Capitolo diciannove

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Dire che Harry era confuso sarebbe un eufemismo. Mentre vagava dentro la sua cabina armadio, in cerca di qualcosa di carino ma non troppo appariscente, nella sua testa si ripetevano solamente le parole di Louis. Cosa diavolo voleva dire con primo e unico amore? E lo scopo di questa cena qual era? E cosa avrebbero mangiato? Ah, no, stava divagando. Aveva bisogno di tornare sul focus principale.

Louis era tornato da forse nemmeno due mesi e già lui gli sbavava dietro. Era imbarazzante. Aveva passato tutto il pomeriggio a modellare i suoi boccoli come non aveva fatto nemmeno per la sua incoronazione, e l'outfit che aveva scelto non lo convinceva più, quindi si era dovuto cambiare, optando per una camicia beige sbottonata sul petto e per dei normalissimi skinny jeans neri. Concluse il tutto mettendo un filo di eye-liner per valorizzare i suoi occhi verdi proprio nel momento in cui sentì bussare alla porta. Si avvicinò allo specchio, controllandosi un'ultima volta giusto perché aveva una strano sentimento nel petto, probabilmente emozione, pensò, poiché non usciva da solo con Louis da secoli.

"Harry?" Domandò Louis, da dietro la porta, con tono preoccupato. "Sono passati cinque minuti. Se- se non vuoi più venire va bene lo stesso, eh."

Harry sospirò nervosamente, stirandosi la camicia con le mani. Non era la prima volta che sentiva un brutto presentimento, ma la maggior parte delle volte lo attribuiva alle sue capacità da veggente non troppo allenate. Però, quella volta, la sensazione era similissima a quella provata il giorno in cui Louis gli aveva dichiarato guerra.

"Principino, ora mi stai facendo preoccupare." Continuò Harry, adesso sembrava ancora più in ansia. "Se non esci entro due minuti giuro che entro perché sto- woah." Si interruppe quando finalmente Harry si decise ad uscire, appoggiandosi alla porta e facendo sollevare leggermente la camicia, dove lo sguardo di Louis si posò.

Il re tossì, riportando gli occhi di Louis sui suoi. "I miei occhi sono qui, Louis." Ghignò allo sguardo spaesato della strega oscura che arrossì -il che era abbastanza casuale come evento, visto che Louis arrossiva raramente.

"Beh, scusami se stai benissimo." Tentò Louis, facendo ridere di cuore Harry. "Ehi! Perché ridi? Non è molto carino, ora dovresti dirmi che anche io sto bene e poi possiamo avviarci alla nostra cena."

Harry scosse la testa, divertito. "Sei bellissimo anche tu, Louis." Disse, facendo un piccolo inchino. "Ora possiamo andare, my lord?" Usò l'appellativo proprio per far sbuffare Louis, e gli affidò il braccio per essere preso a braccetto. Louis non era chiaramente d'accordo, visto come gli schiaffeggiò il braccio per afferrargli la mano.

"Odio stare a braccetto: mi fa sentire un novantenne." Sbuffò il ragazzo. "So che tu sei stato abituato a questo per- tutte queste cose da reale eccetera, eccetera, ma oggi dimentica di essere il re Harry Edward Styles. Oggi sei solo Harry."

Harry roteò gli occhi, afferrandogli comunque la mano. "Pensavo che avresti usato un appellativo stupido come principino o qualcosa del genere."

"Posso sempre farlo, visto che ti piace particolarmente." Lo stuzzicò Louis, e quando Harry aprì la bocca per dire che aveva torto, Louis lo bloccò con un dito. "E non dire che non è vero perché vedo perfettamente come arrossisci quando lo dico, principino." Minacciò, scandendo l'ultima parola e ottenendo l'effetto desiderato.

"Ti odio, lo sai?" Borbottò Harry, completamente rosso in volto.

Louis sorrise. "Tutto reciproco, piccolo."

~~~

"Oh miei dei, Louis- è stupendo!" Harry era rimasto letteralmente senza fiato nel vedere cosa Louis avesse preparato per lui. La Torre dell'orologio, dove Louis aveva organizzato tutto, era completamente al buio, se non per qualche lucciola che Louis aveva richiamato a sè. Un tavolino di legno per due, decorato con una tovaglia elegante, era stato apparecchiato con qualsiasi tipo di pietanza, lasciando Harry scioccato perché non sapeva che Louis sapesse cucinare. "Hai- hai fatto tutto tu?" Domandò, con gli occhi che brillavano in un modo spaventosamente simile a quando Louis, a sedici anni, gli mostrava come le creature notturne rispondessero a qualsiasi suo ordine.

Louis annuì, gonfiando il petto. "Per il cibo ho usato un incantesimo- cioè, uno di quelli che ti insegnano a cucinare, sai, tipo una specie di corso accelerato."

Harry ridacchiò, accarezzandogli la spalla. "Sembra tutto delizioso, ma credo che dovrò assaggiarlo per deciderlo... quindi che ne dici se ci mettessimo a tavola, uhm?" Louis non se lo fece ripetere due volte e, da bravo gentiluomo qual era, spostò la sedia per far accomodare Harry, che lo ringraziò con un cenno del capo. Poi, si sedette di fronte a lui, dando inizio alla loro cena.

~~~

"Quindi li hai proprio trovati nella stanza di Zayn che si baciavano?!" Harry aveva trovato il racconto del bacio tra Liam e Zayn parecchio divertente, tanto che si stava quasi affogando con il vino per ridere.

"Giuro! Completamente avvinghiati e, oh! Zayn era quasi nudo!"

"Oh miei dei!" Scoppiò a ridere Harry, portando una mano alla bocca per coprire il sorriso.

Louis si accigliò a quello. "Ehi. Non coprirla." Consigliò, prendendolo per il polso e allontanando la mano dalla sua bocca. "A me piace il tuo sorriso."

Harry arrossì. "Sei troppo gentile, questa sera. Cosa hai?"

Stavolta fu Louis ad arrossire e abbassò lo sguardo. "Che intendi?"

"Beh, mi hai invitato in una cena super-romantica nel posto dove abbiamo approfondito la nostra amicizia," iniziò ad elencare Harry, tenendo il conto sulle dita. "Ti sei vestito bene -e non fare quella faccia: di rado ti ho visto vestito in modo così elegante-, e sei stato adorabile tutta la giornata."

Louis sbuffò. "Volevo stare un po' solo con te, visto che puntualmente veniamo interrotti da qualcuno; mi sono vestito bene," con le dita mimò delle virgolette in aria, "Perché sapevo che tu lo avresti fatto e non volevo farti sentire a disagio ed, infine, tesoro, ti prego. Io sono sempre adorabile."

Harry rise, roteando gli occhi. "D'accordo, mister adorabile, allora sai anche spiegarmi il perché di tutti quegli strani discorsi sul matrimonio di stamattina, no?"

Louis spalancò gli occhi. Bene, ecco, quello era stato inaspettato. Era convinto che Harry non avesse notato che tutte quelle domande avevano un senso, ma eccolo lì a chiedergli di spiegargliele. "Oh. Li hai notati." Affermò flebilmente, facendo annuire Harry.

"Ovviamente, pensi che io sia stupido?" Lo prese in giro Harry, sporgendosi un po' più sul tavolo per avvicinarsi a Louis. "C'è qualcosa che devi dirmi, Tomlinson?" Lo stuzzicò, reggendo la testa con il braccio appoggiato al tavolo e facendo i suoi soliti occhioni da cerbiatto.

La strega oscura prese un lungo sospiro. "Va bene, Styles. Avrei voluto aspettare almeno il dessert, ma tu sei così dannatamente intelligente che hai capito tutto, come sempre." Aggiunse alla fine, sussurrando. Harry ridacchiò. "Ho preparato un discorso e lo avevo anche imparato ma sinceramente ora che sei qui davanti a me, con le mie gambe che tremano nonostante io sia seduto, nella mia testa non ho altro se non una domanda che mi porto dentro da fin troppo tempo..."

Harry ridacchiò. "Poverino." Lo prese in giro, per smorzare la tensione, ma era chiaro che la sua voce stesse tremando e che i suoi occhi fossero lucidi. "Ma, ti prego, continua. Sono proprio curioso di sentire quella domanda, così magari posso darti una risposta."

Il sorriso di Louis fu impagabile, ed Harry non aveva nemmeno ascoltato la sua proposta di fidanzamento. Si schiarì la voce. "Dunque. Io pensavo che-..."

Purtroppo, però, Louis aveva detto bene. Era proprio vero che venivano puntualmente interrotti da qualcuno, perché proprio in quel momento Niall li raggiunse, sembrando parecchio affaticato e preoccupato. "Sire! Louis!" Urlò, piegato in due per l'evidente corsa che aveva fatto.

"Niall?" Harry distolse immediatamente l'attenzione da Louis, e si avvicinò al druido, cercando di capire cosa fosse successo per renderlo tanto allarmato. "Che succede? Calmati, amico, o ti verrà un infarto."

"Castello. Voi. Dovete venire. Subito." Parlò a stento, ancora piegato in due e respirando a fatica.

Louis gli passò un bicchiere d'acqua che bevve tutto d'un sorso e lo fece accomodare su una sedia. "Ora che ti sei calmato un poco ti va di dirci qual è il problema?"

Niall annuì, sembrando ancora terribilmente spaventato. "Il medaglione di vostra sorella." Disse, guardando con la coda dell'occhio Louis, che cominciò a tremare. "È- è stato rubato." Il medaglione di Gemma, dove erano catalizzati i poteri di Louis, era scomparso. E l'unica persona in grado di passare inosservata nelle segrete del castello era... ma no, impossibile. Le barriere magiche non glielo avrebbero mai permesso.

Harry strinse la mano di Louis. "D'accordo. Andremo subito a cercare il colpevo-..."

"Sire." Lo fermò Niall, afferrandolo per un braccio, "C'è dell'altro." La strega bianca si bloccò, spaventato. "Sono le barriere magiche."

Harry inclinò la testa, confuso. "Le barriere magiche? Che hanno?"

Niall cominciò a tremare. "Sono cadute."

Chapter 21: Capitolo venti

Summary:

Entra in scena Ade.

Notes:

TW: descrizione di un attacco di panico.

Chapter Text

Quando sei un adolescente con i genitori divorziati e nessuno a scuola vuole parlare con te perché ti temono troppo, ti rendi conto che leggere non è poi così male... anche se si tratta dell'«Etica Nicomachea» di Aristotele: Louis aveva cominciato a documentarsi sulla filosofia da quando aveva tredici anni e, a sedici, ne sapeva più del suo professore. Certo, Aristotele non era sicuramente il suo filosofo preferito, ma aveva sicuramente un modo di ragionare... interessante. Per esempio, sosteneva che l'uomo saggio fosse colui che, sulla base delle virtù, era capace di scegliere, tra i diversi modi di agire, quello che lo avrebbe condotto al bene.

Per tanto tempo Louis era stato convinto che non esistesse un «uomo saggio», così come lo intendeva Aristotele. Poi aveva conosciuto Harry.

Harry non solo sapeva scegliere la via che lo avrebbe condotto al bene: lui era IL bene. La strega bianca infatti, al contrario di Louis, che seguiva una specie di carpe diem tutto suo, ragionava molto sul da farsi; aveva sempre un piano B per tutto, e se quello non funzionava ne aveva uno di scorta, e poi quello di scorta alla scorta e poi quello di scorta alla scorta della scorta, e via dicendo. Non faceva mai trapelare nessuna emozione: la sua poker face era qualcosa di indescrivibile, come se il ragazzo ci avesse studiato sù per anni (e, conoscendo il defunto padre, ciò era molto probabile). In poche parole, trovava sempre un modo per risolvere le situazioni senza danneggiare nessuno, pensando lucidamente.

Eppure, quella sera, Louis giurò di vedere un barlume di paura attraversare gli occhi di Harry nel momento in cui ebbe realizzato cosa stesse succedendo.

Amaris aveva distrutto le barriere magiche che Louis in persona si era occupato di rafforzare, giorni prima, e adesso era dentro le mura di Alvagar, diretta probabilmente a Palazzo. La stanza cominciò a girare, per Harry, e delle gocce di sudore gli scesero lungo la fronte.

"Sire?" Domandò Niall, avvicinandosi al suo re per assicurarsi che stesse bene.

Era come se un elefante fosse seduto sul suo petto, rendendogli così impossibile respirare. Era affaticato come se avesse corso per miglia, tremava e stava sudando freddo. Sapeva bene cosa gli stesse capitando: era attacco di panico. E la cosa ironica era che non ne aveva uno da tempo. Era convinto di essersene liberato. E invece.

"Sto bene." Gracchiò, afferrando la propria camicia con la mano destra nel tentativo di massaggiarsi il petto. "Niall, schie- schiera l'esercito a protezione del castello, e- diamine, mandate una lettera ai villaggi vicini: abbiamo bisogno di più combattenti possibili perché..." respirò a fatica, mentre Louis osservava la scena, preoccupato, non sapendo cosa fare se non reggerlo e asciugargli la fronte sudata con un fazzoletto. "Ho- l'impressione che non sarà una guerra facile."

Niall annuì e, senza aggiungere altro, si congedò. Solo allora Harry si permise di stare veramente male.

"Louis." Singhiozzò, poggiando il capo sul petto del maggiore, che prese ad accarezzargli la schiena con dolci movimenti circolari. "Ho paura."

"Respira, piccolo mio, d'accordo?" Provò a tranquillizzarlo Louis. "Andrà tutto bene. Amaris cerca me, giusto? Quindi..."

"No!" Protestò Harry, incatenando i suoi smeraldi verdi ai suoi zaffiri blu. "Non puoi sacrificarti per Alvagar!"

Louis sbuffò una risata. "Magari non mi vuole morto. Magari vuole solo usarmi o... qualcosa del genere, ecco."

Harry scosse la testa, adesso il respiro tornato regolare. "Non esiste. Tu- rimarrai qui, al mio fianco."

"Se è ciò che desideri..." non appena Harry gli si fiondò tra le braccia, Louis si morse un labbro.

La sua mente pensò rapidamente a cosa fare e tutte le sue idee portavano ad un'unica persona. Louis scosse la testa. Ah, no. Non importava se fosse potenzialmente una delle poche persone a poter dare una mano con Amaris: non lo avrebbe mai disturbato dal suo regno dopo che non lo sentiva da quando aveva sedici anni. No. Mai. Nemmeno per sogno.

Però, Harry stava ancora singhiozzando sulla sua spalla. Il giovane e bello re di Alvagar aveva paura di combattere una guerra che già sapeva che avrebbe perso. E Louis era orgoglioso, sì, da morire, ma il suo amore per Harry era di più. E avrebbe fatto di tutto per lui.

"Piccolo- ehi, piccolo." Louis lo allontanò dolcemente da lui. "Ascoltami un secondo, okay? Ho un'idea che potrebbe salvarci tutti, ma ho bisogno di allontanarmi da te per un po', d'accordo?"

Harry spalancò gli occhi e cominciò a scuotere la testa. "No, Louis! Avevi promesso che saresti rimasto!"

"Tornerò." Promise Louis, serio come non mai. "Ma avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile per affrontare Amaris, e credo che sia il momento che qualcuno svolga il suo ruolo."

Gli occhi di Harry, se possibile, si spalancarono ancora di più. "Vuoi chiedere aiuto ad Ade?!" Domandò, come se Louis fosse impazzito improvvisamente. E probabilmente lo era. "Pensi che ti dirà di sì?"

Louis scrollò le spalle. "Mi deve qualcosina."

Harry tirò su col naso e si sporse in avanti per far sfiorare le loro labbra in un bacio che sapeva di speranza. "Torna da me." Disse infine, appoggiando la sua fronte a quella della strega oscura. "O penso che non potrei andare avanti."

Louis deglutì. Già, nemmeno lui sarebbe andato avanti se avesse mai perso Harry. Ma non poteva permettersi il discorso strappalacrime proprio in quel momento. "Lo faccio sempre, no?" Sogghignò, provocando in lui un sorriso che riuscì a scaldargli il cuore. "E poi, ti devo ancora chiedere quella cosa." Aggiunse, facendogli un occhiolino e allontanandosi.

Harry arrossì e abbassò lo sguardo.

Proprio mentre stava per uscire, ritornò indietro per rubargli un ultimo veloce bacio. "Promettimi che sarai il re bravissimo quale sei mentre io non ci sono e che guiderai l'esercito in battaglia." Sussurrò, accarezzandogli il volto. "E cerca di sopravvivere, principino."

"Lo faccio sempre, no?" Lo scimmiottò Harry, ma la battuta non gli venne molto bene vista la lacrima che gli rigò il volto.

Louis sorrise e, con quelle parole in testa, andò via. Ora iniziava la parte difficile.

~~~

Trovare il rifugio di Ade non fu difficile, ma lo fu entrarci.

Il dio aveva quest'odiosa ossessione per i cani a tal punto da cercarne uno a tre teste che aveva poi chiamato Cerbero -il perché Louis non lo sapeva e non voleva saperlo. E, parliamoci chiaro: Cerbero non era mai stato simpatico a Louis... ed era tutto molto reciproco, ovviamente. Non appena lo vedeva, il cane cominciava a ringhiargli e a sbavargli addosso quintali di saliva tali da riempire una piscina. Disgustoso, già, ma solitamente Louis lo ipnotizzava, quindi non c'erano molti problemi.

Stavolta, però, i suoi poteri erano in un medaglione che, oh, guarda caso: Amaris aveva rubato. Una cabarettista, quella donna, eh?

Quindi, Louis si avvicinò a Cerbero a passi lenti, tenendo le mani davanti il corpo. "Da bravo, Cerberino... voglio solo vedere il tuo padrone." Il cane abbaiò al soprannome. "D'accordo, ti chiamerò Cerbero, ma ho bisogno che mi facciate-," scosse la testa, confuso. Erano tre teste ma un solo corpo. "Che mi faccia, tu, passare."

Il cane non si mosse. Ovviamente.

"Okay, ragazzone, cosa vuoi?" Louis scrollò le spalle. "Posso evocare un osso di pollo, ci sono! Ti piace il pollo?" Cerbero ringhiò. "Giusto, dannazione, sei allergico al pollo. Ehm- che ne pensi del-..." non riuscì però mai a finire le frase perché il grosso cane a tre teste gli si lanciò di sopra. "Aiuto!" Strillò Louis, riuscendo solamente ad evocare qualche incubo nella testa del mostro. Solitamente con gli umani funzionava meglio, visto che avevano effettivamente degli incubi. Con gli animali un po' meno, ma almeno li confondeva.

E, infatti, Cerbero smise di provare a strappargli la maglietta. Solo dopo che vide che il cane guardava qualcosa -o meglio, qualcuno- dietro di lui Louis capì cose fosse successo e grugnì. "Urli ancora come una femminuccia, vedo." Commentò l'uomo dietro di lui, annullando tutti i suoi dubbi.

"E tu preferisci ancora le entrate ad effetto piuttosto che un normale oh, ciao, Louis! Come va?, vedo." Louis si girò, vedendo Ade in tutto e per tutto il suo eterno splendore, mentre si passava nervosamente una mano tra i lunghi capelli castani. Ade, nonostante fosse vecchio di secoli, non si arrendeva alla sua età e andava in giro combinato come un trentenne qualunque: indossava dei vestiti totalmente in pelle -chiaramente finta. Louis ha già accennato a quanto il dio fosse un animalista incallito, no?- e amava contornare i suoi ipnotici occhi azzurri con eyeliner nero.

E in quel momento stava sorridendo. Anzi, stava ghignando. Sì, senza dubbio: Ade stava ghignando. A Louis. Argh. Louis lo detestava. "Sono contento di rivederti anche io, figliolo." Disse, avvicinandosi alla strega oscura e offrendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi da terra.

Louis rifiutò l'aiuto e si rimise in piedi da solo, pulendosi i vestiti, ma non prima di aver roteato gli occhi e di aver indirizzato due dita alla gola. "Non ho mai detto di esserlo. Sei tu troppo egocentrico, papà."

Stavolta fu Ade a roteare gli occhi. "Insomma, non ci vediamo da secoli e la prima cosa che fai non appena mi vedi è insultarmi?"

"E la colpa di chi è?" Domandò Louis, sarcasticamente, incrociando le braccia al petto.

"... è la risposta sbagliata dire tua?" Chiese Ade, facendo il labbruccio. "Avanti, figliolo, raccontami un po' cosa hai fatto in questi anni. Ti frequenti ancora con il ricciolino?"

Louis sbuffò. "Per favore, risparmiatelo. Sono qui perché ho bisogno di aiuto."

"Ma davvero?" Domandò ironico Ade, inarcando un sopracciglio e arricciando le labbra. "No, sul serio, proprio non me lo immaginavo! Quando mai un umano viene da un dio, seppur sia suo padre, solo per parlare?"

"Se volevi parlare potevi cercarmi." Gli ricordò Louis, sbuffando. "Mi hai abbandonato quando hai scoperto che mi ero fidanzato con Harry."

"Ecco che ci risiamo." Borbottò Ade, roteando gli occhi. "Come ti ho già detto svariate volte, mio adorato figlio, le due cose non solo assolutamente correlate." Giurò Ade, sembrando offeso dal solo fatto che il figlio avesse anche solo potuto pensare una cosa del genere. "Avevo in programma di lasciare casa già da tempo."

"Oh, questo aggiusta tutto!" Louis roteò gli occhi e incrociò le braccia al petto. "Dico solo: ho bisogno di un aiuto. Poi puoi continuare a fare il padre assente come hai fatto per tutto questo tempo."

"Sai che non posso resuscitare nessuno." Gli ricordò Ade, sembrando particolarmente annoiato. "Nemmeno il tuo pesciolino rosso."

Louis arrossì al ricordo. "Avevo tre anni!"

"È stato comunque divertente." Sghignazzò il dio.

"Giuro che se non fosse per Harry me ne sarei già andato." Borbottò James, annoiato.

L'attenzione del dio venne immediatamente richiamata. "Harry, hai detto? Harry come Harry Edward Styles, il tuo fidanzato, il principe di Alvagar?"

"Primo, non stiamo più insieme. Secondo, ora è re." Spiegò Louis, imbarazzato dal fatto che suo padre si ricordasse di Harry.

"Primo, sì, certo, queste balle raccontale a lui ma non ad un dio. Secondo, ah, vero, quell'idiota di suo padre è ancora in fila per la reincarnazione. E può rimanerci, per me."

Louis roteò gli occhi. "Allora? Mi aiuterai? Sì o no?"

Ade sospirò. "Sì." Louis stava quasi per esultare, quando: "Ma ad una condizione."

Louis si massaggiò le tempie. "Dimmi." Disse, aspettandosi il peggio. Che cosa gli avrebbe chiesto? Di dare da mangiare a Cerbero? Di passare del tempo con Persefone? O peggio, di dare da mangiare a Cerbero insieme a Persefone!

Ade sogghignò. "Devi raccontarmi tutto quello che mi sono perso in questi dodici anni."

Chapter 22: Capitolo ventuno

Notes:

Ciao a tutti!!! Grazie per l’attenzione che questa storia sta ricevendo! Se vi va, potreste passare sul mio profilo Wattpad (meliisbooks) e mettere le stelline? Grazie!!
Ora vi lascio alla lettura ❤️

Chapter Text

"Harry!" Chiamò Zayn, avvicinandosi insieme a Liam frettolosamente ad Harry, che stava combattendo contro un demone. "Finalmente ti abbiamo trovato. Sai-..."

"Sono- un po' impegnato, Za-yn..." gli fece notare il re, facendo un affondo nello stomaco della creatura. I demoni erano creature estremamente subdole: potevano rigenerarsi, il che non era affatto d'aiuto ad Harry, che continuava a tagliare le mani allo stesso demone. L'unico modo per ucciderli era tagliargli la testa, ma quello lì ne aveva sei, quindi Harry era giustamente confuso.

"Se vuoi ti aspetto." Gracchiò ovviamente sarcastico il mostro, occhi completamente neri e voce proveniente direttamente dalle tenebre più buie.

Harry finse un sorriso addolcito. "Che carino, davvero! Mi piacerebbe essere tuo amico!" Esclamò, prima di tagliargli in un solo colpo tutte e sei le teste, approfittando dell'ovvia confusione della creatura. "Ma non credo sarà mai possibile, oops." Si strinse nelle spalle, girandosi verso gli amici che lo osservavano con uno sguardo che era un misto tra lo scioccato e l'impressionato. "Quindi, che succede?"

"Nessuno sta sorvegliando l'entrata dal retro." Spiegò Liam, causando nervosismo in Harry.

"In che senso?"

"Le squadre A1 e A2 si stanno occupando dell'entrata principale, la B2 di quella secondaria, la C1 sta combattendo contro delle dracene in prima linea, mentre la C2 è appena andata in aiuto della B2. E noi stiamo facendo il cortile." Harry stesso aveva assegnato quei compiti. Quindi sapeva benissimo chi era in quale posizione, ma qualcosa non gli tornava:

"Che fine ha fatto la B1?!" Domandò, stringendo i pugni.

Zayn abbassò la testa. "Tutti morti, sire." Harry inspirò. Trenta dei suoi soldati erano appena stati uccisi da un gruppo di creature magiche, tutto perché una strega oscura voleva vendicarsi di un discendente di colui che l'aveva quasi-uccisa. "Quindi, non abbiamo nessuno che combatta contro i ciclopi sul retro."

Harry imprecò. In quello stesso istante, la voce di una ragazza gridò dall'altra parte della strada: "Che ne dite di lasciarli a noi?"

Harry non era mai stato tanto felice quanto spaventato di vedere qualcuno in vita sua. Un gruppo di circa trenta ragazze attraversò il cortile principale, indossando magliette e pantaloni mimetici abbinati a degli stivaletti dorati. Molte avevano un'arma al proprio fianco -spada, arco, qualcuna anche un fucile-, mentre altre era chiaro che stessero usando la magia. La ragazza che guidava il gruppo aveva i capelli biondi con ciocche rosa e viola raccolti in una coda e si distingueva dalle altre per un giacchettino di pelle nera decorato con delle borchie argentate.

"Taylor!" Esclamò Liam, ed Harry gemette quando ebbe realizzato chi fosse.

La ragazza era una delle Bandrui più potenti che conoscesse, ma non era abituata a stare nel campo di battaglia. Non sarebbe durata due secondi, ed Harry non era pronto a perdere anche lei. "Cosa ci fai qua?!" Strillò, avanzando verso l'amica. "E chi sono loro?"

La Bandrui inarcò un sopracciglio, chiaramente infastidita dal fatto che Harry non lo avesse capito prima. "Il mio esercito, no?"

Harry deglutì e strabuzzò gli occhi. "Il tuo- scusami? Penso di aver capito male."

"Okay, hai presente che due anni fa mi sono iscritta in palestra?" Sbuffò Taylor, annoiata dal doverglielo davvero spiegare. Insomma, gli stava pur sempre salvando la vita e lui si preoccupava di chi fossero le sue amiche? Bah. Uomini!

Harry annuì, perché ricordava il particolare. La sua amica gli aveva detto che si sarebbe iscritta in palestra per migliorare la sua forma fisica ed, infatti, era effettivamente fatta più muscolosa.

"Ecco, arrivata lì ho scoperto che La Palestra," fece delle virgolette in aria con le dita, "Era il nome della gang di cui fanno parte queste ragazze. Io sono semplicemente diventata il loro capo."

Il silenzio fu assordante. Liam, Zayn ed Harry si guardarono tra loro, cercando di capire se tutti e tre avessero sentito bene. A giudicare dalle espressioni, sì: avevano sentito benissimo.

Fu Harry a rompere il silenzio, massaggiandosi il setto nasale con indice e pollice. "Okay, tralascerò il fatto che nel mio regno ci sia una gang femminile assolutamente illegale di cui non ero per niente al corrente e che tu ne sia diventata il capo nel giro di due anni, tenendomela nascosta e tutto il resto, e ti dirò semplicemente grazie." Si sporse verso il gruppo di ragazze. "Ed- ehm... grazie anche a voi, immagino."

"Figurati." Taylor si strinse nelle spalle. "Quei ciclopi non sapranno nemmeno chi li ha fatti fuori." E, detto ciò, fece un grido di battaglia che tutte le ragazze assecondarono, prima di allontanarsi correndo.

Harry si voltò verso i suoi amici. "Beh, forse la nostra buona stella ogni tanto fa il suo dovere." Zayn annuì, felice.

"Ma sai chi altro dovrebbe fare il suo dovere?" Disse Liam, corrucciando le sopracciglia. "Louis! Quando diavolo ci mette a parlare con suo padre?"

Harry scosse la testa. "Sai che non si vedono da molto tempo. Magari hanno parecchie cose di cui parlare."

"... oppure è scappato come il codardo qual è." Sbuffò Liam, beccandosi una gomitata nel fianco da parte di Zayn.

"Non aiuti." Sussurrò a denti stretti. "Lo vedi che Harry è già abbastanza preoccupato? Così non aiuti per niente."

Lui borbottò qualcosa di incomprensibile, mentre Harry fece un gesto come per scacciare una mosca. "Lascia perdere, Zay. Lì potrebbe avere ragione. Louis ormai manca da quarantotto ore. Mi sa che ha attuato un suo piano di fuga."

Zayn roteò gli occhi e si avvicinò all'amico, poggiandogli le mani sulle spalle, non prima di lanciare un'occhiataccia a Liam. "Amico, ora ti dico io cosa fare: sei un po' stanco, quindi ora ti vai a stendere giusto quel tempo che ti basta per rigenerarti e poi torni e ammazzi tutti i demoni che vuoi."

"Non sono stanco." Borbottò Harry, perché in realtà non voleva veramente dormire. Aveva paura di sognare di nuovo quella scena, e credeva che non avrebbe potuto farcela.

"Harry, non dormi da mercoledì." Sbuffò Zayn e, prima ancora che Harry potesse dire qualcosa, aggiunse: "Ed oggi è venerdì. Quindi smamma. Al resto ci pensiamo io, Liam e Niall." Promise, spingendo l'amico verso una brandina che era stesa all'interno del castello.

"D'accordo, d'accordo..." sbuffò Harry, soffocando uno sbadiglio.

Beh, forse Zayn aveva ragione. Che male gli avrebbe fatto dormire un po'?

Chapter 23: Capitolo ventidue

Chapter Text

Con grande stupore di Harry, quella sera non sognò di ammazzare Louis. Eppure, lui nel suo sogno c'era comunque.

Louis stava parlando con suo padre. Anzi, sembrava più che stessero discutendo. E in modo anche abbastanza animato: gli occhi di Louis erano colorati di rosso, mentre quelli di Ade quasi totalmente di nero, cosa che disturbò parecchio Harry, tanto da fargli capire che quello non era un semplice sogno, ma qualcosa che stava davvero accadendo.

"Oh santissimo Cerbero!" Imprecò il dio, attirando l'attenzione del cane che guaì in risposta. "Non parlo con te, piccolo." Si rivolse a Louis. "Quando mi hai chiesto un aiuto non immaginavo fosse questo tipo di aiuto."

Louis mise le mani sui fianchi, da bravissimo petulante qual era. "Avevi detto che mi avresti aiutato se ti avessi raccontato cosa ho fatto in questi dodici anni, padre!" Si lamentò, gli occhi che assumevano un colore ancora più scuro.

"Non mi va." Piagnucolò il dio, tappandosi le orecchie per non sentire le proteste del figlio. "Ah-ah, tanto non ti sento!" Lo sbeffeggiò.

Louis fece solo un movimento con il collo, ma bastò per fare in modo che dei corvi apparissero sulle mani di Ade per cominciare a morderlo, costringendolo così a togliere le mani dalle orecchie per scacciarli. "E menomale che eri senza poteri, pft." Borbottò il dio, offeso.

Giusto. Harry si era dimenticato di quel particolare: Louis era debole. Non avrebbe mai potuto affrontare una guerra in quello stato.

"Proprio per questo ho bisogno del tuo aiuto, padre!"

"Non ti presterò i miei poteri, ragazzo." Disse Ade, passandosi una mano nella lunga chioma castana e scompigliandola un po'. "Nemmeno se me lo venisse a chiedere Zeus in persona presterei ad un mortale i miei poteri."

Louis arricciò le labbra. "Tu odi Zeus, non lo faresti a prescindere."

Ade sorrise, in un modo spaventosamente simile a quello di Louis. "Come mi conosci bene." Tornò immediatamente serio. "La risposta resta comunque un grosso e secco no."

Louis sbuffò sonoramente. "Sei un essere meschino, spregevole ed egoista."

Ade sembrò parecchio annoiato dal commento, come se non fosse la prima volta che sentiva qualcosa del genere. "Rubo anime, tesoro, cosa ti aspettavi? Uno striscione con sopra scritto «Bentornato a casa, Louis!!!»?"

Louis si massaggiò il ponte nasale. "Hai ragione, ho sbagliato io a chiedere un aiuto a mio padre."

Il dio sbuffò. "Non capisco proprio perché vuoi salvare questo regno che non ha fatto altro che chiuderti dei portoni in faccia!" Spiegò, incrociando le braccia al petto. Poi, sul suo viso, si formò un sorriso sornione. "Ma forse tu non lo fai per il regno in sè, ma per il tuo principino! Dimmi, tesoro, perchè mai vorresti aiutare colui che ti ha rinchiuso in una prigione?"

Louis arrossì immediatamente e borbottò qualcosa di incomprensibile.

"Louis, tesoro, se parli velocemente e a bassa voce non capisco un accidenti. Ormai ho una certa età, lo sai: scandisci bene le parole, per favore." Lo rimproverò Ade, suonando divertito. "Quindi, perché?"

Louis lo guardò con la migliore delle occhiatacce. "Lo vuoi proprio sentire, eh?"

Ade fece ondeggiare le sopracciglia. "Sì."

"Perché lo amo. Ecco, l'ho detto." Borbottò, incrociando le braccia al petto, e lasciando Harry di stucco.

Harry arrossì. O meglio, pensò di farlo. Non era sicuro se si potesse arrossire durante un sogno. Ecco, insomma, se fosse stato sveglio sarebbe sicuramente arrossito.

Ade sbuffò una risata. "E glielo hai detto?"

Louis, se possibile, diventò ancora più bordeaux. "Possiamo fare la seduta di terapia dopo? Prima vorrei convincerti a prestarmi i tuoi poteri."

Ade assottigliò gli occhi. "Senti, ragazzino, perché non te ne ritorni dal tuo bel modello e insieme cercate il medaglione dove hai catalizzato i poteri? Che poi, non ho ancora capito perché non glielo hai mai detto."

Louis aveva fatto cosa?! Harry era sconvolto. Perché mai Louis avrebbe dovuto catalizzare i suoi poteri nel medaglione di Gemma e tenerglielo nascosto?

La strega oscura sospirò. "Volevo passare del tempo con lui e dopo lui era troppo scosso per aver ucciso suo zio per rivelarglielo."

Ade grugnì. "Sei un pessimo fidanzato."

"Lo so- ehi, non siamo fidanzati." Il dio sghignazzò. "Ti prego, papà, ho bisogno del tuo aiuto." Louis fece gli occhioni dolci e il padre spalancò la bocca.

"È così che fai le tue conquiste nelle osterie? Perché funziona molto bene- oh santissimo cielo, ti prego, dimentica ciò che hai appena sentito." Sia Ade che Louis strabuzzarono gli occhi e poi scoppiarono a ridere in sincronia. "Va bene, senti, ragazzo, ho un'idea migliore. Allora tu ora..."

"Sire, sire!" Urlò qualcuno, all'improvviso, ed Harry sentì come se ci fosse un terremoto. "Svegliatevi, sire." Ehi, ma quella era la voce di Niall! Ah, ecco: il druido lo stava svegliando.

"E andiamo, Niall, stavo per capire quale fosse il piano di Louis e Ade!" Esclamò, aprendo gli occhi e mettendosi subito seduto.

Niall non fece domande ma si limitò semplicemente a scuotere la testa. "Non ho tempo per questo. Dovete sapere una cosa."

Harry annuì, risoluto. "Dimmi tutto."

"Ecco... beh..."

Prima ancora che Niall potesse continuare, un suono raccapricciante squarciò l'aria. Harry socchiuse gli occhi. "Oh santissimo cielo." Sbuffò, uscendo nel cortile e vedendo all'istante un altro esercito di mostri stagliarsi davanti a loro. "Non muoiono mai questi tizi?"

"L'esercito è distrutto. Persino la gang di Taylor è sfinita. Non sappiamo cosa fare." Spiegò Niall, quasi piagnucolando. "Servirebbe un miracolo divino."

Proprio in quel momento, nemmeno a farlo apposta, l'armata di mostri cominciò ad agitarsi e si fecero da parte, come se qualcuno gli stesse ordinando di farlo.

Quando l'esercito di creature del male si aprì abbastanza da poterci vedere qualcosa, il cuore di Harry mancò un battito.

Louis stava avanzando a passo lento e sicuro, guardando diritto proprio verso Harry, mentre tendeva la sua spada in avanti. Emanava oscurità da tutti i pori, e questo spaventò persino i mostri. "Scusami per il ritardo, piccolo, c'era solo un po' di traffico."

Harry sorrise d'istinto, e stava quasi per corrergli incontro, se non fosse che una delle guardie dell'esercito strillò. "Quello è Louis Tomlinson! È qui perché vuole distruggerci!" Scatenando, ovviamente, il panico.

Louis sembrava tranquillo, però, e dopo aver lanciato ad Irwin uno sguardo del tipo lascia fare a me, si schiarì la voce e: "No, idiota. Stavolta sono dalla vostra parte."

Il regno stette zitto per un po', fino a che qualcun altro urlò: "È un traditore in combutta con Amaris!"

Stavolta Louis roteò gli occhi ed Harry gemette, temendo davvero il peggio quando schioccò le dita. Se non fosse che, improvvisamente, il cielo diventò grigio, e nell'aria le tenebre si infittirono. Solo quando Louis si schiarì la voce, borbottando qualcosa di molto simile ad un finiscila di fare l'eccentrico, Ade fece la sua apparizione in tutta la sua bellezza divina.

"Chi ha chiamato mio figlio traditore?"

Chapter 24: Capitolo ventitré

Chapter Text

La prima volta che Harry incontrò il padre di Louis, quasi se la fece sotto dalla paura. Louis gli aveva già accennato del fatto che forse avrebbe potuto conoscere suo padre per nome, ed Harry, da tredicenne innamorato, pensò che magari il suo ragazzo si riferisse ad un attore o a qualche personaggio famoso. Non al dio degli Inferi.

Louis non sembrava molto emozionato di far conoscere ad Harry i suoi genitori, ma Harry lo riteneva un passo importante per la loro relazione, e siccome Louis tendeva a cercare di accontentare sempre il suo piccolo, eccoli lì, davanti casa sua, pronti per entrare.

«Uhm, senti, principino, non devi farlo per forza, eh.» aveva provato a dissuaderlo ancora una volta, non ottenendo però il risultato sperato.

Il tredicenne Harry aveva scosso la testa con convinzione. «Assolutamente no. Per poter continuare la nostra relazione per me è fondamentale sapere chi siano i tuoi genitori.»

Louis aveva roteato gli occhi. «Mia mamma è una strega oscura, proprio come me. Mentre mio padre...» si era mordicchiato il labbro in modo nervoso. «Be', probabilmente lo conosci già di nome.»

Harry gli aveva sorriso. «Bene, allora...» Aveva bussato, felice come non mai di conoscere finalmente i genitori del suo ragazzo, e sorrise felice nel vedere un uomo molto alto aprirgli la porta.

Lui era senza dubbio il padre di Louis: aveva gli occhi blu, anche se non sembravano dolci come quelli di Louis, e i capelli castani li portava lunghi fino alle spalle. Era vestito interamente di nero e i suoi occhi erano contornati da una matita dello stesso colore dei vestiti. Harry non sapeva ancora chi fosse, ma già gli faceva paura.

«E così, tu sei il fidanzato di mio figlio, uhm?» aveva detto il dio, accigliato in un modo esattamente identico a quello che avrebbe fatto tanti anni dopo, quando qualcuno avrebbe chiamato suo figlio "un traditore". «Io sono Ade, il dio degli Inferi.» Ed Harry era svenuto.

~~~

"Quindi?" Domandò il dio, impaziente. "Voglio sapere chi devo distruggere."

Louis sbuffò, avvicinandosi al padre. "Ne abbiamo già parlato: non distruggerai nessuno, sei qui solo per aiutarci con i mostri mentre io cerco i miei poteri."

Ade fece il broncio. "Una mutilazione?"

"No."

"Un graffiettino piccino piccino?" Lo supplicò, continuando a non ottenere risultati.

"Padre." Lo ammonì Louis, stufo.

"Uffa, sei così noioso." Sbuffò il dio. A quel punto i suoi occhi si fissarono in quelli verdi di Harry, che deglutì. "Chi non muore si rivede!" Esclamò. Poi ci ripensò. "Be', nella mia condizione, ti avrei visto comunque." E si mise a ridere per la sua stessa battuta.

Harry rimase immobile e, a pensarci, forse fu meglio così perché se si fosse mosso avrebbe sicuramente fatto d'istinto un passo indietro. Ade non era mai stato d'intralcio per la loro relazione, assolutamente, ed Harry diceva sempre a Louis di adorare suo padre. Eppure, per qualche motivo, la strega bianca preferiva sempre che fosse Louis ad andare da lui e non il contrario.

"Principe... o forse dovrei dire..." s'inchinò al cospetto di Harry, cosa che fece imbarazzare parecchio Harry. "Re Styles."

"Non preoccuparti." Lo rassicurò Harry, cercando di non far trasparire il fatto che fosse pronto a farsela addosso da un momento all'altro. "Sono sempre Harry, per te, Ade."

Ade sorrise, per poi ritornare subito serio. "Ed io per te sono sempre il signor Tomlinson." Disse, minacciosamente.

Louis gli pestò un piede. "Non hai nemmeno il mio cognome. Quello è il cognome della mamma."

"Che ho adottato quando mi sono trasferito da voi." Gli ricordò il dio. Poi si rivolse di nuovo ad Harry. "Faremo la chiacchierata suocero-genero dopo." Promise, facendo arrossire sia Louis che Harry. "Ora io ho dei nostri da ammazzare e voi dei poteri da trovare." E, detto ciò, la terra cominciò a tremare. Delle mani scheletriche ghermirono l'aria mentre i morti si aprivano un varco nel mondo dei vivi. Erano a migliaia, e mentre emergevano, i mostri si innervosivano e cominciavano ad arretrare.

Louis si diresse a passo svelto verso Harry, e quando fu abbastanza vicino aprì le braccia, chiuse gli occhi e... niente. Aprì un solo occhio, solo per vedere Harry fermo allo stesso punto di prima. "Harry? Tutto okay?"

Harry strinse gli occhi. "Mhm, non so, dimmelo tu, Louis." Gli si avvicinò e Louis deglutì per il tono minaccioso che il re stava usando. "Come ti sentiresti se io ti nascondessi di aver catalizzato i miei poteri nel medaglione di tua sorella mentre ero in prigione per poi mentirti, dicendo di non avere idea di dove fossero, e farti andare ovunque solo per stare un po' con te?"

Louis sogghignò. "Be' non ho proprio idea di come mi dovrei sentire visto che tu non sei mai stato in prigione e, per quanto riguarda la parte sulla sorel-..."

Harry gli diede uno schiaffo. Diritto in faccia. "Aho!" Esclamò, massaggiandosi il punto colpito dove ora era stampata la mano di Harry. "Perché diavolo lo hai fatto?!"

Harry sbuffò, avvicinandoglisi ancora di più. "Perché sei un bugiardo, Louis Tomlinson." Gli prese il viso tra le mani. "E ti odio davvero tanto perché mi menti ogni giorno di più." E poi, inaspettatamente, lo coinvolse in un passionale bacio che fece sorridere Louia direttamente sulle sue labbra.

"Quindi ti sono mancato?" Domandò, sornione, beccandosi una spallata.

"Ma stai zitto."

"Mi piacerebbe tanto, ma credo che dovremmo iniziare a cercare il medaglione al più presto se vogliamo vincere questa guerra e per trovarlo hai bisogno di me che parlo, quindi..."

Harry inarcò un sopracciglio. "Pft, tu sai che possiamo fare un sacco di cose con te che non parli."

Louis arrossì. "Oh miei dei, Harold, non è il momento."

"Già, non lo è assolutamente!" Strillò Ade, mentre torceva un braccio dietro la schiena ad una dracena.

"Sono d'accordo con Ade." Disse improvvisamente la voce di Liam alle loro spalle. Quando si girarono videro che non era solo, ma con loro c'erano anche Niall e Zayn. "Allora, ci mettiamo a cercare questi poteri oppure stiamo qui a perdere la guerra contro una codarda che non si è ancora nemmeno fatta vedere?"

Louis sussultò e le mise le mani sulla bocca per impedirle di parlare ancora. "Ma sei forse impazzito?! Amaris potrebbe essere ovunque!"

E, nemmeno a farlo apposta, nel cielo si aprì uno squarcio e improvvisamente sentirono un fastidioso fischio nelle loro teste.

Il giovane Tomlinson ha ragione. Disse una voce suadente nelle loro teste. Sono più vicina di quanto voi pensiate.

"Amaris!" Strillò Louis, rivolto a nessuno in particolare. "Dove hai nascosto il medaglione?" Immediatamente si voltò verso Liam che annuì, iniziando ad annusare l'aria.

La donna fece una risata. No, non te lo dirò, Louis Tomlinson. Però devo ammettere che siete stati bravi. Continuò Amaris, ed Harry si sentì come se lo stesse prendendo in giro. Anche se l'esito della battaglia è ormai segnato.

Harry strinse i pugni.

Sarò caritatevole. Continuò. Vi propongo una tregua di due ore. Riposatevi, curate le vostre ferite, onorate i morti.

"Morti?" Tremò Niall. "Chi è morto?"

Nessuno gli rispose. Meglio così, forse.

Vi chiedo un solo favore: allo scadere del tempo, consegnatemi Louis Tomlinson. O morirete tutti.

Il fischio si concluse, i mostri scomparvero improvvisamente e tutti si guardarono preoccupati. Il labbro di Harry tremava, mentre Louis sembrava osservare la scena con ironia. "Che succede?" Domandò, con nochalance, quando vide che tutti lo stavano fissando.

"Hai sentito che... Amaris cerca te, no?" Gli fece notare Zayn, confuso.

Louis annuì e scrollò le spalle. "E lo sapevamo da prima ancora che si infiltrasse nel castello, quindi non capisco perché siate tutti così sconvolti, sinceramente."

"Perché forse abbiamo due ore per trovare i vostri poteri?!" Sbottò Niall, particolarmente arrabbiato.

Louis roteò gli occhi, "Primo, quante volte devo dirti di darmi del tu, Niall? Secondo, tanto so già che morirò. Harry lo ha sognato. Quindi non capisco il senso di continuare la ricerca."

"Tu..." Liam indicò Harry. "Perché non ce lo hai detto?"

"Perché non sono un bravo veggente!" Disse Harry, le guance rigate dalle lacrime. "Magari la mia visione si sbagliava!"

Louis fece una risata amara. "Sei un veggente, proprio come me. Le tue visioni non si sbagliano mai, tesoro." Si strinse nelle spalle. "Sono destinato a morire. E va bene così, non preoccupatevi. Tutti dobbiamo morire, prima o poi, no?"

Solo a quel punto Harry strinse i pugni e si avvicinò a falcate verso la strega oscura. "Senti, razza di idiota che non sei altro: tu non morirai, capito? A costo di portarti su un altro pianeta, tu. non. morirai." E ad ogni parola dell'ultimo periodo fece corrispondere un bacio. Poi gli si avvicinò all'orecchio e gli sussurrò qualcosa che solo loro sentirono.

Louis sorrise in modo ebete. "D'accordo."

Zayn sbuffò. "Oh no, ora lo hai rincretinito."

Louis scosse la testa. "No, sto bene! Andiamo a cercare i miei poteri!"

Liam, Zayn e Niall guardarono confusi Harry, che si strinse nelle spalle. "Ah boh, io gli ho solo fatto una promessa e lui si è- ehm, emozionato." I tre amici arrossirono, capendo l'allusione e distolsero lo sguardo.

"Okay, quindi, il piano qual è?" Domandò Zayn per cambiare discorso, guardando Harry con la coda dell'occhio.

"Non guardare me, è Louis quello che pensa ai piani." Harry si strinse nelle spalle e Louis annuì.

"Oh, sì. I suoi piani fanno schifo."

Harry si accigliò. "Anche i tuoi, ma tu non li pianifichi e sono improvvisati, quindi fanno schifo per questo."

Louis sembrò d'accordo e non per niente offeso. "Certo, ma sono i miei piani che funzionano. Anche se con qualche scarica di adrenalina in più."

I tre ragazzi si lanciarono un'occhiataccia preoccupata. "Puoi- proseguire?" Domandò Niall, allarmato.

"Certo, caro. Allora, Liam ha individuato la traccia magica di Amaris con il suo fiuto da bravo cagnolino e a noi non resta altro che seguirla." James si strinse nelle spalle. "Piano finito. Tutti a lavoro!" Esclamò poi, battendo le mani per incitarli ad andare avanti.

Niall si girò verso Zayn, con uno sguardo preoccupato. "Moriremo tutti, non è vero?"

Chapter 25: Capitolo ventiquattro

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Trovare il nascondiglio di Amaris fu più facile del previsto. Sembrava come se avesse lasciato appositamente delle tracce per condurli lì, e questo fece in modo che uno strano senso di inquietudine mischiato al nervosismo si stanziasse nel petto di Louis.

"Non... non vi sembra troppo facile?" Domandò, una volta raggiunta la bella villa. Non si aspettava di certo una capanna che stesse cadendo a pezzi, ma nemmeno quella villa enorme con tanto di giardino esterno.

Harry sbuffò. "Per una volta abbiamo le cose facilitate e tu ti lamenti?!" Zayn ridacchiò piano.

"Eppure," intervenne Liam, che sembrava sospettoso tanto quanto Louis. "Quante trappole abbiamo affrontato nelle esercitazioni?"

"Troppe per contarle." Zayn roteò gli occhi.

"E quante volte si presentavano così?"

Harry spalancò gli occhi. "Oh."

"Già! Oh!" Lo scimmiottò Louis, però tenendo un sorriso sulle labbra.

Harry lo spintonò dolcemente e a quel punto cominciarono a spintonarsi entrambi come due bambini, fino a che Louis non lo afferrò per la vita e lo tirò a sé per dargli un bacio che sapeva molto di mi era mancato poterlo fare.

Rimasero tutti senza parole. Se lo avessero fatto qualche anno fa non ci avrebbero nemmeno prestato attenzione, ma in quel momento...

"E menomale che erano in crisi!" Esclamò Zayn, ridacchiando. "Probabilmente avranno una vita sessuale più attiva della mia!" Liam diede uno schiaffetto sul collo all'amico, voltandosi verso di lui come per dirgli di riparare al suo errore.

"Va bene, va bene, piccioncini!" Intervenne il vampiro, facendoli staccare. "Siamo felici che abbiate chiarito e non mi dispiacerebbe nemmeno vedere un film vietato agli adulti dal vivo, ma non di certo tra i miei due migliori amici."

Liam si sbatté una mano sulla fronte e scosse la testa più volte. "Oh santo cielo."

Niall, però, tossicchiò, indicando la serratura già scassinata. "Mentre voi eravate occupati a prendere in giro quei due poveri tesori," lanciò un'occhiata a Louis e ad Harry, che ridacchiarono (il druido era sempre stato un loro grande fan), "Io mi sono messo all'opera e... boom! Ho scassinato la serratura!"

Harry strabuzzò gli occhi. "Non ti chiederò dove hai imparato a farlo."

Niall sorrise. "Non sono sempre stato un servitore, sire."

Harry roteò gli occhi. "Santo cielo, Niall, stiamo per fare una missione suicida: dai del tu a tutti. Sei uno di noi, ormai."

Niall sorrise, felice, e poi prese l'iniziativa ed entrò nella villa, seguito poi da tutti gli altri.

C'era silenzio. Troppo silenzio. E tanto buio. Questo innervosì parecchio Harry. Non aveva paura del buio, naturalmente, ma di ciò che si poteva celare al suo interno. E questo gli ricordò particolarmente di quando suo padre lo metteva in punizione in una stanza a parte, senza cibo e acqua per giorni. Preoccupato, strinse la mano a Louis, che capì subito cosa fosse successo al re. "Niall," Louis lo spintonò. "Luce."

"Ehi!" Protestò Niall, "Anche Harry può fare la luce!"

Louis gli lanciò un'occhiataccia, ma anche se Niall non la potè vedere a causa del troppo buio, fu lo stesso efficace. "Va bene, va bene." Sbuffò, prima di far accendere le sue dita. "Dannato figlio di Ade che mi schiavizza da anni."

Ora tutto aveva più senso. Harry poteva vedeva dove fossero e il silenzio non era più così tanto spaventoso.

Si guardò intorno per capire come orientarsi in quella villa enorme, ma notò che la sala dove si trovavano era completamente vuota. Solo le pareti erano decorate di qualcosa che sembravano... poster?

Si avvicinò ad uno di essi, incuriosito, e fece un salto in aria quanto notò il soggetto ricorrente di quei disegni. Louis.

Guardando con più attenzione si rese conto che non fossero nemmeno disegni, ma fotografie scattate da lontano. In una c'erano lui e Louis, sicuramente più giovani, al supermercato, mentre Louis teneva in mano una melanzana ridendo.

"Lou...?" Disse, allarmato, facendo avvicinare subito la strega oscura. "Credo che ci sia un problema..."

"Che problema ci sarà ma-..." la voce della strega oscura si incrinò non appena il dito di Harry indicò quella fotografia. "Siamo... noi?"

Harry annuì. "Ne ha tantissime. Tutte le pareti tappezzate di tue fotografie, di noi insieme o di te con i ragazzi."

"Oh cazzo." Louis spalancò gli occhi. "Questa tipa é una stalker!"

"Ha seguito ogni vostra mossa..." disse Liam, cominciando a guardarsi attorno, allarmato.

"Ehm, ragazzi?" Ora anche Zayn sembrava spaventato, mentre li attirava dall'altra parte della sala. "Credo che dovreste vedere cosa abbiamo qui..."

Harry quasi svenne. Era una foto, un'altra, ma in cui c'erano Harry, Louis, Liam, Niall e Zayn che stavano parlando fuori da quella casa. Era stata scattata da poco.

"Sapeva tutto, dannazione, lo sapevo!" Ringhiò Louis. "Era troppo facile! Tutto dannatamente troppo facile!"

Come da copione, un battito di mani interruppe la sua sfuriata, seguito poi da una risata sarcastica. "Ma che bravo, giovane Tomlinson." Lo prese in giro Amaris, rimanendo nascosta nella penombra. "Mi chiedevo quando ci saresti arrivato!"

"Vieni alla luce, codarda." Urlò Zayn, sicuramente ancora più agguerrito di prima. "Voglio vedere la faccia dell'essere che ucciderò tra poco!"

"Modera i termini, ragazzino." Disse lei, sprezzante. "Liam, caro, mi chiedo come tu non gli abbia messo prima il collare."

"Oh, il collare gliel'ho messo." Liam ghignò. "Ma certamente non quel tipo di collare che intendi tu."

Louis spalancò gli occhi, incredulo alle parole dell'amico. Non sapeva nemmeno che Liam fosse in grado di fare battute, figuriamoci fare battute a sfondo sessuale.

Harry potè vedere il fuoco negli occhi di Amaris. "Ti ho detto di mostrarti!" Urlò, ancora.

"Come desideri, giovane Tomlinson" Fece un passo verso di loro, venendo così alla luce, e solo in quel momento poterono osservare l'ammaliante essere con chi stavano avendo una conversazione.

I suoi capelli neri erano lunghi fin sotto il seno prosperoso, racchiuso stretto in un corsetto di un abito nero, così come i suoi occhi. Era probabilmente una delle donne più belle che Louis avesse mai visto, e questo lo preoccupò. Le streghe oscure raramente nascevano naturalmente belle, a meno che non discendessero da un'antica stirpe (come Louis, per esempio). Le streghe oscure poco conosciute, che erano diventate famose solo in seguito, a causa di qualche malefatta, rimanevano giovani e belle solo grazie alla vita di altre donne pure e belle, che si prendevano senza nemmeno chiedere.

"A quante donne hai rubato l'anima?" Strillò Louis, stringendo i pugni.

"Mi trovi così bella da doverlo pensare per forza, eh?" La donna fece un sorriso beffardo. "Harry, tesoro, penso che qui, qualcuno, ti tradisca. Oh-oh." Harry serrò la mascella, ma non rispose. "Sai, sei molto simile alla tua bellissima madre." Disse, lasciandoli parecchio confusi.

"Come conosci mia madre?!" Urlò Hrry, tremando al pensiero del motivo per il quale Amaris sapesse chi era stata la sua mamma.

Lei ghignò. "Stai facendo la stessa espressione che fece tua mamma quando provai a rubare l'anima di tua sorella e, in cambio, si offrì lei al suo posto."

Harry indietreggiò, impaurito, cominciando a respirare appena. "Tu- hai..."

Lei sorrise in modo diabolico e ora Louis non era più sicuro di trovarla una bella donna. Ormai riusciva solo a vedere l'essere malefico quale era. "Ucciso tua mamma nonostante fossi nel Tartaro, sì. Oops." Ridacchiò, portandosi una mano alla bocca. Quanto doveva essere potente quella strega per essere riuscita addirittura ad ucciderla dal Tartaro? Fare un incantesimo a distanza era una cosa tanto complicata che solo l'inventore di esso ci era riuscito. A quanto pare, adesso, le persone ad esserci riuscite erano in due.

Louis strinse i pugni. Ricordava bene come era stata Anne Styles negli ultimi giorni della sua vita. Sembrava sempre più debole, stanca e piccola. Nessuno seppe mai, fino a quel momento, quale strega oscura le avesse fatto una maledizione, e lei continuava a dire di non averla vista in faccia. Oh, Anne, pensò Louis, certo che l'hai vista in faccia: stavi solo proteggendo la tua famiglia.

"Meriti di morire!" Urlò Louis, sguainando la spada e fiondandosi verso di lei.

L'essere che si stanziava di fronte a loro ghignò. "Adorabile." Detto ciò, schioccò le dita e scomparve. Ma prima che qualcuno potesse aggiungere qualsiasi cosa, delle Empuse li accerchiarono.

Chapter 26: Capitolo venticinque

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Se combattere contro un'Empusa da solo a quattordici anni per un'esercitazione era stato difficile, combattere contro una trentina di Empuse nella vita reale era stato decisamente proporzionato. Quelle creature erano tremendamente agili, oltre che ipnotiche e ammaliatrici.

Le tentarono tutte, ma il numero di Empuse rimaneva comunque superiore rispetto al loro. Joan provò a controllare le piante per strozzare le Empuse, ed ebbe successo solo su due di loro; Logan si facevano avanti a colpi di pugnale, ma ne aveva prese più o meno quattro ed Eleanoire riuscì a strappare a solo sei di loro degli arti.

Per quanto riguarda James ed Irwin, si stavano occupando del ginocchio di James. Una delle Empuse, la più temibile, lo aveva morso al ginocchio e il veleno aveva cominciato a fare il suo effetto sulla gamba. In effetti, James cadde a terra poco dopo, venendo subito preso da Irwin.

"Idiota," sbuffò il riccio, mentre lo adagiava su un tappeto. "Cosa diavolo pensavi di fare buttandoti da solo su quelle tre Empuse?!"

"Salvare -ahi- tutti... -cazzo- noi." Gemette a denti stretti, facendo roteare gli occhi ad Irwin.

"Non provare mai più a farlo da solo!" E poi, subito dopo, cominciò a mormorare incantesimi di guarigione, facendolo sentire decisamente meglio.

"Woah, grazie, piccolo! Sento come se potessimo combattere di nuovo!" Fece per alzarsi, ma Irwin lo spinse nuovamente a terra.

La strega bianca gli accarezzò la fronte, togliendogli i capelli sudati da essa e lasciandogli un dolce bacio proprio lì. "Sei così testardo che finirai per farti ammazzare davvero, un giorno."

James, scusa. "Se succederà sarà per proteggerti, e allora vorrà dire che ho fatto bene."

Irwin aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma James non seppe mai cosa perché Eleanoire parlò: "Siete adorabili, ma credo che dovreste guardare da questa parte!"

Velocemente entrambi guardarono verso la direzione dalla quale proveniva la voce della ragazza e spalancarono gli occhi quando videro tutti i loro amici legati ad una colonna.

E quando gli occhi di Eleanoire, che stava ancora provando a liberarsi dalla fune, si posarono sopra le teste dei due innamorati, James capì che fosse arrivato anche il loro turno di essere legati alla colonna.

~~~

James stava giusto stilando mentalmente il suo necrologo quando qualcuno cominciò a spingerlo. Era Giovanna.

Lo ignorò per i primi tre secondi, ma al quarto diventò impossibile. "Si può sapere che diavolo stai facendo? Mi stai uccidendo a colpi di gomitate!"

"Sto cercando di salvarci, grazie tante!" Esclamò, indicandogli con lo sguardo il dito che stava disperatamente provando a far illuminare per tagliare la corda.

Se James avesse avuto una mano libera se la sarebbe sbattuta sulla fronte. "Druidi, creature straordinariamente intelligenti!" Sussurrò, in modo sarcastico, ma tanto avrebbe voluto urlargli contro. "Questa corda è fatta di soppressori magici. Il tuo disgustoso ditino da bimbo di Shining, qui, non funziona."

Joan corrucciò le sopracciglia. "Il mio disgustoso ditino da bimbo di Shining vi ha salvato parecchie volte. Non meriterebbe tutti questi spregevoli appellativi."

"Ma non lo sta facendo ora, quindi se li merita eccome!"

Proprio mentre Joan stava per controbattere, un'enorme carro armato irruppe dal muro, facendo un altrettanto gigantesco buco dentro di esso.

"È troppo tardi per unirsi alla festa?" Urlò una voce familiare, facendo capolino dal finestrino. Era Ruby a guidare, mentre accanto a lei c'erano Xander e, sorprendentemente, Arcadia.

Amaris, che stava proprio per ordinare alle Empuse di dissanguare Joan, rimase allibita. "Che diavolo sta succedendo?" Domandò, furiosa, dall'alto della sua balconeta.

"Succede che," spiegò James, fiero di se stesso e del suo piano ben pensato, per una volta, "Non sei l'unica ad avere degli assi nella manica, Amaris." Proprio in quel momento, Arcadia gli si avvicinò per liberarli dai soppressori magici, mentre Xander e Ruby prendevano le armi dal carro armato.

"Non capisco." Commento Irwin, confuso tanto quanto gli altri. "Avevamo un piano B?"

"Pianoforte B?" Domandò Logan, confuso. "Io non sapevo nemmeno che avessimo un pianoforte LA."

James optò per ignorarlo e, finalmente libero dai soppressori, spiegò: "Prima di venire qui ho informato Ade di dove ci stavamo dirigendo, dicendogli che se non avevamo risposto ad uno dei messaggi che mi avrebbe mandato ogni dieci minuti avrebbe dovuto mandare una squadra di soccorso."

"E quindi, eccoci qui." Arcadia si strinse nelle spalle, con lo stesso sorrisetto furbo del figlio. "Per quanto riguarda te, signorinello, parleremo dopo del fatto che tu abbia preferito chiedere aiuto a tuo padre piuttosto che a me."

"Mamma, lui è un dio!"

"Ed io sono una donna!"

Logan ridacchiò sommessamente. "Non fa una piega."

Amaris, però, decise di interrompere quel momento con un urlo. "Basta! Mi avete proprio stancato!" E, prima di volatilizzarsi ancora, battè le mani ed altre Empuse li accerchiarono.

~~~

"Oh no, oh no, oh no, oh no!" Urlò James, lanciando incantesimi a destra ea manca, mentre una delle vampiri lo inseguiva. "Ma non morite mai, stupida creatura?"

Lei si alzò, prima di lanciargli contro un coltello che James schivò prontamente gettandosi a terra. Nel modo di rotolare sul pavimento di legno, un'asse si ruppe e la maglietta di James si strappò.

"Ehi!" Sbuffò la strega oscura. "Dovrai ripagarmela, è di marca!"

L'Empusa alzò gli occhi al cielo, emettendo uno sbuffo divertito. "Voi buoni dovreste imparare a capire quando è il momento di scherzare." Sibilò, avvicinandosi minacciosamente.

James mise il broncio. "Mica sto scherzando: sai quanto costa una di queste robe?" Esclamò, mostrandole la maglietta.

Lei spalancò gli occhi, allibita. "Giuro, sei il primo eroe che incontro con una fissazione per la moda."

James, scusa. "Sai, ne conosco uno anche peggio di me."

L'Empusa sorge. "Ah sì? E chi sarebbe?"

Irwin, da dietro di lei, le fece un fischio, costringendola a girarsi. "Piacere di incontrarti, sono Irwin Bèchalot e amerei approfondire con te la nostra conversazione sulla moda," lei sollevò un sopracciglio, confusa. "... ma non credo proprio che sarai in grado di farlo." E, senza aggiungere niente, con la sua spada le trapassò il collo.

James camminò davanti alle ceneri di ciò che era stata la vampira e si schiarì la voce. "Aveva un terribile modo di vestirsi."

Irwin roteò gli occhi, afferrandolo per il colletto della maglietta sporca di polvere. "Un giorno ti farai ammazzare a forza di essere così sarcastico, lo sai?"

James alzò leggermente il mento, con fare orgoglioso. "Spero che accada il più tardi possibile."

Irwin gli dispiace. "Anche io."

"Però, ora dobbiamo mettere in atto la terza parte del mio piano."

Irwin scosse la testa, confuso. "Woah, stavolta hai pensato in grande! Cosa hai in mente di fare?" Se Louis aveva un pianoforte c'erano due opzioni: o era assolutamente geniale, degno del miglior cattivo in circolazione, o era era una pazzia totale. E a giudicare dalla sua faccia...

Louis gonfiò il petto. "Attirerò a me Amaris e la sfiderò in un duello dove metterò dei premi. Se lei muore, tutti i mostri moriranno, quindi noi saremo liberi. In caso contrario, può ammazzarmi."

Harry spalancò gli occhi. Ovviamente doveva essere la seconda opzione. Discutere con Louis di quanto il suo piano fosse pericoloso sarebbe stato tempo perso, perché tanto Louis avrebbe comunque fatto di testa sua, quindi tanto valeva dargli corda e sperare per il meglio: "E... come pensi di attirarla a te?"

Louis gli fece un occhiolino e, proprio mentre Harry stava cominciando a pensare che, forse, il suo piano non era poi così insensato e da pazzi come aveva fatto credere, Louis mise due mani a coppa davanti alla bocca e urlò: "Ehi, razza di codarda!"

Harry avrebbe voluto soffocarsi con un piede. Anche durante i festival che organizzava la scuola, in cui avrebbero dovuto affrontare dei mostri per passare avanti nelle varie fasi, Louis aveva questa brutta abitudine di prendere in giro i mostri per prendere tempo. Nonostante funzioni nove volte su dieci, Harry non aveva mai approvato del tutto questo metodo perché « Vedrai che prima o poi incontrerai il cattivo isterico che ti ucciderà non appena userai questo tipo di linguaggio », e Amaris era proprio il cattivo isterico in questione. Harry aveva tutti i motivi per essere nervoso.

"Oh, giovane Tomlinson," la voce vellutata della strega oscura sembrava che fosse ovunque, come se fosse nelle pareti. "Con me i tuoi giochi non funzionano. Ti conosco bene. Vi conosco bene."

Louis sbuffò. "Ho notato: sei praticamente una stalker." Indicò tutte le loro foto appese sulle pareti. "Sai che potresti essere denunciato per questo?"

Amaris sorge amaramente. "Non ti smentisci mai, è vero?"

Louis la ignorò. "Ciò che non capisco è perché proprio io e non magari mio cugino Jose. Jose è antipatico. Potevi uccidere lui. Tanto, per quanto mi riguarda, pericolo che mando avanti la stirpe Tomlinson non c'è... a meno che non ci troviamo in una di quelle fan fiction dove anche i maschi rimangono incinti. Ne hai mai letta una? Penso che ad Harry piacerebbe rimanere incinto, sì." Si voltò particolarmente verso Harry, che era pallido, chiaro segno di preoccupazione.

"Ho scelto te perché sei identico!" Strillò la cattiva, e finalmente si mostrerà, comparando proprio al centro della stanza. "Sei identico ad Hector! Il volto, le movenze... persino l'accento è quello!"

Louis arricciò le labbra e, improvvisamente, capì perché Amaris ce l'avesse tanto con lui. "Oh, tu amavi Hector, e lui poi ti ha ucciso."

Amaris alzò un angolo della bocca. "Sei più intelligente di quanto pensassi, Louis Tomlinson. E comunque, sì, è così: Hector è stato il mio primo e ultimo amore. Lo amavo più della mia stessa vita e anche lui mi amava." Cominciò a raccontare la strega, sembrando veramente provata dal ricordo, come se ogni parola per lei fosse un macigno nel petto. "Nonostante fossimo giovani io volevo sposarlo, però lui voleva girare il mondo, esplorare nuovi posti... e pensava che il matrimonio fosse una prigione. Così gli dissi che non poteva andarsene, perché sarei impazzita. Mi promise che non se ne sarebbe andato , ma la mattina dopo lui e tutte le sue cose erano sparite. Così, gli dichiarai guerra."

Louis decise di non fare commenti sulla tendenza che avevano loro streghe oscure a dichiarare guerra ai partner, e apprezzò che nemmeno nessuno dei suoi amici li fece, ma anzi decise di optare per qualcosa che avrebbe fatto sicuramente andare la strega oscura su tutte le furie: "Scusami, ma chi?"

Lei sembra confusa. "Eh?"

Luigi Ghigno. "Chi te l'ha chiesto?"

Era di spalle, rispetto ai suoi amici, perciò non potè vedere le loro reazioni ma, a giudicare dalle imprecazioni sommesse che riusciva a percepire, nessuno aveva apprezzato la battuta.

"Mi dispiace ucciderti, sai." Commentò Amaris, come se stesse realmente valutando la possibilità di risparmiarlo. "Sei un genio, vieni me, dopotutto."

"No, Louis è un genio... tu sei una squilibrata!" Contestò Zayn, incrociando le braccia al petto.

Amaris fece finta di piagnucolare. "Uffa, io volevo divertirmi ma con voi non è mai possibile!"

"Vuoi divertirti?" Urlò Louis, alzando un angolo della bocca. "Allora ho un'idea: combattiamo. Se vinco io, ti uccido."

Amaris inarcò un sopracciglio. "Ma se vinco io, i tuoi amici muoiono e tu, invece di morire con loro, rimani a guardare mentre li sgozzo."

Harry vide il volto di Louis attraversato da una scintilla di paura, ma subito dopo si ricompone. "Ci sto." Esclamò, più sicuro che mai.

Ora, Hrry avrebbe voluto soffocarlo con un piede. Fece per afferrare la spalla di Louis, ma Zayn lo fermò. "È inutile, Harry, non gli farai cambiare idea." Aveva ragione. Se Louis era convinto di poterla sconfiggere non poteva fare altro che osservare da lontano il loro duello e sperare che l'abilità di Louis con la spada non fosse diminuita. Impossibile , pensò Harry: Louis era sempre stato uno dei migliori spadaccini dell'intera scuola. Doveva solo sperare che Amaris invece fosse particolarmente scarsa.

La donna strinse gli occhi, facendoli diventare due fessure totalmente nere, dove l'iride e la pupilla non potevano più essere distinte. "Bene." Sussurrò, sprezzante. Dopo di ciò, fuoriuscì il medaglione dalla sua tasca destra. "Voglio scontrarmi con te. Ma voglio uno scontro alla pari... per quanto possa essere possibile." Louis strinse i pugni. "Perciò, ecco il tuo medaglione." Gli lanciò la collana con la pietra verde al centro, stranamente più luminosa del solito, e Louis la afferrò.

Nel momento in cui Louis cominciò a mormorare le parole per liberare finalmente i suoi poteri dal medaglione, Harry sentì il suo stomaco capovolgersi. Qualcosa gli diceva che lasciarglielo fare sarebbe stato pericoloso, ma Louis era già a metà del processo, ormai. Una volta completato l'incantesimo, Louis lanciò uno straziante urlo, la sua bocca si aprì e vi entrò del fumo verde. In più, Amaris era scomparsa.

"Louis!" Strillò Harry, avvicinandosi nel momento in cui ebbe toccato terra.

"Stai lontano da me," Louis assottigliò gli occhi, che avevano qualcosa di strano, spingendolo lontano. "Harry Styles."

Harry, dall'angolo nel quale Louis lo aveva spinto, spalancò gli occhi. "Ma cosa-...?"

Louis si rimise in piedi ed Harry potè finalmente notare cosa non andasse in lui: gli occhi erano rossi. Ma non rossi come quando rischiava di perdere il controllo, no. Erano proprio iniettati di sangue. Arrabbiati. Furiosi. Aveva già visto quegli occhi da qualche parte: erano gli occhi di Amaris.

Amaris stava possedendo Louis. Ma certo che lo stava facendo. Il suo corpo da mortale era rimasto imprigionato nel Tartaro per millenni, quindi si sarebbe sbriciolato, prima o poi. Lei aveva bisogno di un nuovo ospite, e chi meglio di uno degli stregoni più potenti del regno poteva ospitarla?

"Finalmente potrò fare quello che voglio!" Esclamò Amaris-Louis, fissando Harry con i suoi occhi cattivi. "E inizierò dal punto numero uno della mia lista: uccidere Harry Styles."

Chapter 27: Capitolo ventisei

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Harry non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa fosse successo che Amaris-Louis gli si scaraventò contro, graffiandolo sul volto con la sua spada. "Ma che diavolo?!" Strillò, togliendosi il rivolo di sangue che gli stava rigando la guancia. Non verbalmente evocò una spada che usò per parare i colpi di Amaris.

Amaris ed Harry continuarono a duellare, con ferocia, e Amaris arrivò a ferire più volte Harry, che però non contraccambiò mai il colpo. Era pur sempre il corpo di Harry e non avrebbe mai voluto ferirlo. Anche perché, in cuor suo, sperava che qualcosa di Harry fosse ancora lì dentro.

Taylor e Niall, intanto, avevano già preso il medaglione che Amaris aveva dato a Louis per esaminarlo. Era in tutto e per tutto identico a quello di Gemma... tranne che... "Harry!" Esclamò Taylor, mentre il re schivava un affondo di Louis. "Che pietra è quella incastonata nel medaglione di tua sorella?"

"Avventurina, anche se non capisco come- ehi, Lou, sono io!- possa esservi- woah- utile." Rispose, confuso, continuando a combattere.

"Ah-ah, lo sapevo!" Esclamò Niall. "Questo è un semplice cristallo verde, invece."

Liam si fece avanti. "Cosa?! Quindi volete dire che...?"

Taylor annuì. "Amaris ha dato a Louis un medaglione contraffatto che, invece di restituirgli i suoi poteri, lo ha svuotato della sua anima per fare entrare la sua."

Johanna gemette. "E- come possiamo toglierla? Si può?"

Niall e Tylor si scambiarono uno sguardo veloce e abbassarono immediatamente la testa.

"Ma ci deve pur essere un modo per liberare una persona dalla maledizione!" Esclamò Xander, mentre cominciava a consolare la madre di Louis, che piangeva disperata sulla sua spalla.

"C'è." Confessò Taylor, la testa bassa. "Ma bisognerebbe uccidere l'ospite della maledizione."

Johanna lanciò uno straziante urlo e non potè fare a meno di pensare a quanto fosse perfida Amaris: aveva fatto in modo che, anche volendo, non avrebbero mai potuto vincere la guerra senza ottenere almeno una delle cose che desiderava lei.

Intanto, il duello tra Louis ed Harry continuava. Fu proprio Louis il primo a disarmare Harry, e gli si avvicinò minacciosamente. "E adesso che farai?" Domandò sarcasticamente, con lo sterno che si alzava e si abbassava velocemente, puntando entrambe le spade al collo di Harry, che non potè fare nulla se non evocare uno scudo protettivo.

"Ironico, visto che me lo ha insegnato Louis." Borbottò Harry, senza nessun motivo in particolare.

"Io li facevo molto meglio." rispose Amaris-Louis, facendo spalancare gli occhi ad Harry.

"Hai detto io." Notò, scioccato. "Louis? Sei ancora lì dentro?" Urlò, attirando l'attenzione anche degli altri.

Amaris urlò. "No! Stai zitto, sciocco ragazzino! E fammi finire! Il mio piano iniziale era quello di vendicarmi di Louis Tomlinson ma è importante avere sempre un piano B, no? Anche se avessi distrutto lui ed Alvagar sarei morta dopo pochi anni: il mio corpo stava cominciando a subire le conseguenze dell'oscurità, oramai. Quindi ho deciso di creare un medaglione contraffatto che lo avrebbe completamente svuotato della sua essenza per impossessarmi di lui e sopravvivere ancora grazie alla sua giovinezza. Il vero medaglione, difatti, è custodito dentro la mia essenza, e soltanto uccidendomi potrete recuperarlo. Ma uccidendo me, uccidereste anche il vostro amico."

Harry non aveva ascoltato nemmeno una parte di quel discorso, perché era rimasto fermo all'io. Louis era ancora lì dentro, e stava cercando di comunicargli qualcosa, ne era sicuro.

Se il ragazzo era riuscito a fuoriuscire nel momento in cui Harry lo aveva citato, allora forse... ma certo! Bisognava ricordargli chi era veramente!

Harry deglutì, intrecciando mentalmente le dita. "Ma chi?"

Sul volto di Louis si dipinse un'espressione confusa. "Chi cosa?"

"Te lo ha chiesto?" Completò Harry, causando scompiglio tra i suoi amici.

"È impazzito." Sospirò Niall. "È totalmente impazzito."

Liam, invece, osservava meravigliato. "Nah... io credo che il nostro re abbia trovato una soluzione."

Infatti, improvvisamente, il corpo di Louis venne scosso da un brivido. "Smettila!" Ordinò Amaris, capendo che qualcosa non andasse. "Argh, stupido corpo! Mai più possederò un ragazzino innamorato, mai più!" Promise, avvicinandosi ad Harry pericolosamente.

La sua barriera era ormai caduta e non aveva più le forze per evocarne un'altra. Amaris aveva due spade, e lui nessuna. La spada gli stava pungendo la gola e una lacrima gli scappò.

Ma ad Harry si accese una lampadina. Ragazzino innamorato. Ma sì! Ora sapeva cosa ricordare a Louis.

Velocemente evocò un soppressore di poteri e legò Louis con quello, ignorando le urla che lanciò. Non avrebbe retto per molto, visti i poteri di Amaris, ma Harry sperò che sarebbe durato abbastanza.

Poi chiamò a sè i ragazzi con un gesto e spiegò loro ciò che avrebbero dovuto dire. "Ricordi quando ti abbiamo conosciuto io ed Lì?" Domandò Zayn, tirando su con il naso. Amaris stava ancora urlando. "Mi dicesti subito che dovevamo smettere di bisticciare perché eravamo insopportabili e, piuttosto, avremmo dovuto baciarci."

Liam annuì. "E io ti diedi un calcio tra le gambe."

Improvvisamente, smise di urlare ed agitarsi ed ebbe uno spasmo al braccio destro.

Si fece avanti Niall. "Ricordi quando ero appena arrivato al castello e tu eri preoccupato perché pensavi che ti avrei potuto rubare Harry?"

Taylor sbuffò. "Oh, beh, è una cosa che pensa spesso, visto che l'ha pensata pure di me."

Xander sorrise. "Di me invece è stato l'esatto contrario. Harry era dannatamente geloso, ma tu volevi così tanto stare con lui in camera che mi obbligasti a dire al re in persona una menzogna! Ovvero che erano finite le camere con due letti singoli! Oh, che imbarazzo!" Harry arrossì, finalmente capendo per quale motivo Louis e Xander fossero stati così strani quella sera.

Uno spasmo al braccio sinistro e uno alla gamba destra.

"Piccolo mio, sono la mamma..." sussurrò Johanna tra le lacrime, accarezzandogli il volto. Louis sembrava come un cervo davanti al faro di una macchina: perso, disorientato, impaurito. "Ricordi quando papà andò via di casa perché decidemmo di divorziare? Tu sei andato da Harry e ci sei rimasto per due giorni, perché eri troppo arrabbiato con me per aver permesso a tuo padre di andare via, fino a che questo angelo non ti ha riportato da me." Tirò su con il naso, indicandogli con un gesto del capo Harry.

Fu nuovamente il suo turno, dopo che Louis ebbe uno spasmo alla gamba sinistra. Stava per avvicinarsi quando, improvvisamente, Louis si liberò dai soppressori. "Io sono Amaris! Signora del male! E voi non potete fermarmi con queste smancerie!" Strillò la strega, cercando di affondare la sua spada in Harry.

La strega bianca, però, non glielo permise e oppose resistenza con tutta la sua forza, afferrando la spada per l'impugnatura, fino a quando Amaris mollò la presa, facendo cadere Harry forte e scompostamente sul suo stesso braccio, che finendo sotto la sua schiena probabilmente si ruppe, visto il dolore. Ormai aveva gli occhi colmi di lacrime e non sapeva nemmeno se per il dolore o la tristezza. Però, riuscì a sorridergli. "Mi hai portato a cena fuori, l'altra sera, perché dovevi dirmi una cosa importante. Ma non me l'hai più detta perchè quella sera stessa è cominciata la guerra." Non si preoccupò nemmeno di asciugare una lacrima che gli rigò il volto. "Mi hai promesso che saresti tornato, dicendomi che lo fai sempre."

Amaris-Louis fissò la spada che Harry ancora impugnava. "Torno sempre..." Improvvisamente cominciò a respirare in modo affaticato. "Principino..." ma non lo disse con la voce di Amaris. Era la voce di Louis. "La mia spada..." disse, e sembrò più una richiesta che una constatazione.

Harry, nonostante avesse dolore ovunque, annuì. "Ti ricordi? Te l'ho regalata io per i tuoi diciotto anni! Eri la strega oscura più potente del regno, ma facevi schifo come spadaccino."

Purtroppo, la parola strega oscura sembrò risvegliare Amaris. La sua espressione comparve sul volto di Louis. "Styles." Ringhiò, avvicinandosi ad Harry pericolosamente, stavolta con la sua voce. Un altro spasmo, di nuovo il viso di Louis. "Dammi la spada, ti prego, aiutami." Era di nuovo Louis a parlare.

Il labbro di Harry tremò e guardò prima i suoi amici e poi di nuovo il corpo di Louis, come se stesse aspettando un qualche tipo di conferma.

"Devo farlo io." Gracchiò Louis. "Per favore. Se lo farai tu- lei- riuscirà ad opporsi. Lo devo fare io."

Harry analizzò la situazione. Se Amaris avesse sconfitto del tutto Louis, non solo non ci sarebbe più stato nessun Louis, ma lei sarebbe anche stata impossibile da sconfiggere con una forma nuova e giovane. Però, Louis sarebbe morto comunque.

Improvvisamente, ad Harry tornò in mente una chiacchierata che lui e Louis fecero qualche anno prima, ironicamente.

«Dunque. Se uccidermi fosse l'unico modo per salvare il mondo cosa faresti?» stava chiedendo il sedicenne Harry al diciannovenne Louis, che si era accigliato. Stavano giocando ad uno stupido gioco dove venivano proposte situazioni che raramente si sarebbero potute verificare realmente per mettere alla prova la fiducia tra le persone.

«Non ti ucciderei.» Louis aveva scosso la testa, deciso. «Il mondo potrebbe pure esplodere, ma io non potrei mai ucciderti. Noi due staremo per sempre insieme.»

Harry aveva spalancato gli occhi, non sapendo se essere colpito o spaventato. «Però se tu non mi uccidessi non ci sarebbe nessun mondo dove stare.»

«E chi se ne frega di stare al mondo se tu non ne fai parte?» Louis aveva sbuffato. «Piuttosto ti rubo e ti porto su un altro pianeta per tenerti per sempre con me mentre il nostro mondo viene distrutto.»

«Oh santo cielo, Louis, sei proprio un abitante della Foresta!» lo aveva preso in giro Harry, beccandosi uno scherzoso scappellotto in testa. «Io penso che ti ucciderei.» aveva poi decretato, lasciando di stucco il maggiore, che aveva sbattuto le palpebre, incredulo.

«Potrei lasciarti, per questo, sai?» aveva detto, arricciando le labbra.

Harry era impallidito. «Lasciami spiegare! Io credo nel vero amore. Se noi siamo veramente anime gemelle troveremmo ugualmente un modo di rincontrarci, sia nell'Aldilá che in un'altra vita. Scommetto che riuscirei a ritrovarti ugualmente.»

Louis aveva inarcato un sopracciglio. «Prima cosa, sei un paraculo a l l u c i n a n t e.» aveva scandito, facendo ridere entrambi. «E, seconda cosa, ti ho trovato prima io.» aveva sussurrato, direttamente sulle sue labbra.

Harry tirò su con il naso. Ora sapeva cosa fare.

Chapter 28: Capitolo ventisette

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"Ti troverò di nuovo... o forse tu troverai me." Promise Harry mentre, a stento, si metteva in piedi per passargli la spada.

"È ufficialmente impazzito." Sussurrò Niall, stavolta non venendo zittito da nessuno perché Harry era abbastanza sicuro che tutti la pensassero in quel modo. Sè stesso in primis. Insomma, lui era disarmato, davanti ad una strega malvagia che voleva ucciderlo. Era un pazzo suicida. Ma era evidente che avesse anche molta fiducia in Louis. E nella sua idea, sperò Niall.

Louis, contrariamente a ciò che tutti stavano pensando, non fece nulla contro Harry. Anzi, lentamente, fece affondare la spada nel proprio petto, il suo bel volto ormai sfigurato dalla stanchezza si contrasse in una smorfia di agonia. Il metallo penetrò la carne, facendo sgorgare il sangue in un fiotto rosso scuro. Un urlo di dolore riecheggiò per tutto il regno, mescolandosi a quello di Harry, che si accasciò per terra, le mani che graffivano il terreno in una disperazione inconsolabile.

Dalla bocca di Louis iniziò ad uscire un fumo verde, denso e spettrale che si sollevò in volute serpentine, creando forme inquietanti che sembrarono quasi danzare nell'aria. L'ultimo urlo di Amaris risuonò nell'aria, un grido malvagio e disperato che presto si fuse con il vento.

Il suo piano aveva funzionato. Amaris era morta. Ma anche Louis stava morendo: Harry vedeva la sua aurea affievolirsi sempre di più. Le lacrime continuarono a scendere sul volto di Harry, che sollevò la testa di Louis per posarla sul suo grembo. "Louis... ti prego..."

Ora il suo sogno aveva molto più senso: Louis, disteso sopra di lui, il petto squarciato e il sangue che gocciolava copiosamente dal suo petto, macchiando entrambi. Non era morto ucciso da lui, ma era morto per salvare lui. Era comunque colpa sua.

Forse Louis aveva ragione quando diceva che, in realtà, anche Harry fosse un bravo veggente.

Tutti si precipitarono sul suo corpo. "Lou, Lou, Lou dannazione, svegliati!" Urlò Zayn, prendendolo a ceffoni in faccia.

"Se lo prendi a ceffoni non risolvi niente, idiota!"

"Sto solo sperando che si svegli!"

"Sono sveglio!" Strillò Louis, con la poca voce rimasta nel corpo. "Mi state facendo addormentare, voi due. Dananzione, fate qualcosa! Il dolore è allucinante." Ed Harry sorrise nel vedere che il ragazzo riuscisse ad essere ironico anche in un momento come quello.

"Dobbiamo fare qualcosa per lui, sta morendo!" Esclamò Niall.

"Ehi, tranquilli, ragazzi," Louis aveva un sorriso sulle labbra, adesso. Si vedeva che era forzato, ma i suoi amici apprezzarono lo sforzo. "Sto bene. Morirò, contento di aver salvato i miei amici e la mia famiglia." I suoi occhi scattarono verso ognuno di loro. "Rendete Harry e mia mamma felici per me, va bene? E dite a papà che gli voglio bene, nonostante tutto." E, piano piano, chiuse gli occhi.

"No, no, no, Louis, non ti rischiare a chiudere quei dannati occhi!" Urlò Liam, scuotendolo. "Non farlo!"

"Sono davvero stanco, Lì." Louis riaprì leggermente gli occhi, per poi richiuderli, per poi riaprirli subito dopo. "Vi vedo tutti girare e... vedo una luce?"

"Non guardare la dannata luce, Lou, non guardarla!" Strillò Xander, mantenendo lo sguardo sul corpo dell'amico.

"E se vedi un vecchio signore con barba lunga, veste bianca e un bastone non seguirlo!" Specificò Taylor.

"Suo padre è Ade." Le ricordò Zayn. "Non penso creda in Dio."

"Giusto." Tossì. "Beh, se vedi un tipo grasso e circondato da molte donne, non seguirlo!"

"Zeus potrebbe fulminarti per questo." Disse Niall, roteando gli occhi.

"Il punto è che..."

"Ragazzi!" Li interruppe Louis, tossendo. "La luce c'è davvero, la vedo!"

"Sei stato un buon amico." Zayn tirò sul col naso.

"Zayn, se piantassi di fare l'idiota," disse Louis, e Zayn notò con piacere come fosse ancora in grado, nonostante il veleno e tutto, di parlare e insultarlo. "Ti renderesti conto che la luce proviene dal medaglione che Amaris ha lasciato quando è morta."

La collana era poggiata per terra, e dal suo interno si stava sprigionando una luce talmente forte che avrebbero voluto coprirsi gli occhi per il fastidio, ma non lo fecero per la curiosità.

Piano piano, la luce prese una forma. La forma di un'umana. E quell'umana era...

"Gemma?!" Strillò Harry, scioccato nel vedere la sorella proprio davanti ai suoi occhi. "Che ci fai qua?"

La ragazza, bella come sempre, con i capelli ricci lasciati ricadere morbidamente sul petto coperto da un elegante vestitino, lo stesso che indossava al momento della sua morte, sorrise malinconicamente. "Non sono veramente qui, scricciolo. Sono un ricordo." Disse, causando reazioni confuse nelle persone nella sala. "Vedi, una cosa che non ti ho mai detto a proposito di questo medaglione è che è sacro per Alvagar."

"Che intendi dire?"

Il ricordo di Gemma avanzò verso di loro. "Tempo fa, dopo la guerra magica con Amaris, il nostro antenato, Herman Styles, si alleò con una potente strega oscura e, insieme, crearono questo medaglione che viene passato di generazione in generazione. Qui dentro sono custoditi gli spiriti delle più potenti streghe, che accorrono in caso di pericolo di uno dei possessori."

Il labbro di Harry tremò. "Ma allora perché non ti ha aiutato quando Nestor ti ha uccisa?"

Di nuovo quel sorriso malinconico. "Il nome della strega oscura che collaborò con Herman Styles era Hector Tomlinson. La leggenda narra che il potere del medaglione si potesse attivare solo se uno Styles stringeva uno stretto legame con un Tomlinson."

"Ma tu e Louis avevate uno stretto legame!" Esclamò Harry, confuso.

"Ahimè, non sto parlando di amicizia." Sospirò lei. "Bensì di amore."

"Vuoi- vuoi dire che Herman ed Hector erano..."

"Amanti, sì. In un secolo in cui non era nemmeno permesso esserlo." Annuì lei, sorridendo al fratello. "Tu e Louis avete lo stesso amore che avevano Herman ed Hector, e gli spiriti dei possessori passati hanno voluto premiarvi. Anche io sono qui dentro, e anche voi un giorno ci finirete." Disse, dolcemente. "Ma la vostra storia non finisce qui. Non ancora. Perciò..."

A passi lenti, l'ologramma di Gemma si avvicinò a Louis, che la stava osservando come se avesse avuto tre occhi. Harry non era veramente sicuro di quanto Louis avesse capito del discorso, visto che non aveva fatto altro che lamentarsi di dolore per tutto il tempo, ma non appena la ragazza si fu accovacciata accanto al corpo di Louis ed ebbe posato le mani sulla sua fronte, la sua espressione di dolore si tramutò immediatamente in serenità e i suoi occhi si chiusero.

Dopodiché, Gemma si alzò e ritornò verso il medaglione senza mai girarsi. "E ricordati, fratello," disse, solennemente, ancora di spalle. "Custodisci preziosamente il medaglione di Alvagar. Addio." E, detto ciò, scomparve nel medaglione, e tutto tornò come prima.

Harry era sinceramente confuso. Cosa era appena successo? E perché Louis non si era ancora svegliato se Gemma gli aveva fatto una specie di... benedizione?

Gli toccò il braccio, in attesa che Louis riaprisse gli occhi, ma non successe nulla.

"Glielo avevo detto, al cretino, di tenere gli occhi aperti!" Piagnucolò Zayn, allarmato, mentre Liam cominciava a schiaffeggiare la faccia di James, sperando in un risveglio.

"Ti prego, Louis..." Harry pianse sul corpo di Louis, non capendo per quale motivo non si fosse ancora svegliato. "Avremmo potuto vivere la vita che desideravamo. E concludere quella cena. Avrei potuto dirti tante cose, ma tu..."

Qualcosa, sotto di lui, si mosse. Louis si stropicciò gli occhi e sbadigliò. "Ehi, piccolo, perché usi il condizionale passato?"

Tutti smisero di piangere. Harry sbattè le palpabile e osservò Louis come se avesse avuto un terzo occhio. "Auch, mi fa male il sedere. Sono caduto, vero?" Harry rise debolmente e lo aiutò a mettersi in piedi, il tutto sotto gli sguardi allibiti degli altri. "Che... succede?" Chiese la strega oscura, assottigliando gli occhi. "Perché avete la faccia che avrebbe qualcuno a cui è morto qualcuno di importante?" Nessuno rispose. "Oh." Louis realizzò. "Ero morto, vero?"

Tutti scoppiarono a ridere. "Sì, razza di idiota, tu sei sacrificato per salvare il nostro mondo." Harry si avvicinò al suo volto, non sapendo se essere più arrabbiato o felice.

Louis si sbattè una mano sulla fronte. "Ah! Ora ricordo. È stato tremendo, sì." Ci pensò su per un attimo. "Mi sono davvero sacrificato per salvare il nostro mondo? Non assomiglia spaventosamente a quel gioco che abbiamo fatto quando eravamo adolescenti?" Quando Harry lo guardò mordendosi un labbro, Louis sbuffò. "Dimmi la verità: quando ti ho chiesto di darmi la spada per, uhm, ecco, uccidermi, tu hai pensato a quell'aneddoto, non è vero?"

Harry si coprí la bocca con una mano per nascondere un sorriso colpevole. "Forse."

Louis scosse la testa. "Sei il solito inguaribile romanticone." Gli si avvicinò ancora di più. "E ti amo per questo." Confessò, lasciando tutti di sasso. "Ora posso baciarti, vero?"

Harry sorrise. "Non hai nemmeno bisogno di chiederlo."

Quando il bacio, pieno di passione come non lo era da molto tempo, terminò a causa di un tossicchiare di Johanna, Louis ghignò. "Dovrei morire più spesso se questo è il risultato."

"Ah-ah." Harry gli sventolò l'indice davanti la faccia. "Non permetterò che la morte mi separi dalla persona che amo prima del previsto."

Louis rise, appoggiando la testa sulla sua spalla. "Carino vedere come tu pensi che la morte possa separarci davvero."

Chapter 29: Capitolo ventotto

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Il viaggio di ritorno fu molto più divertente di quello di andata, non solo perché ora non stavano andando in nessuna missione suicida, ma anche perché James non era molto sicuro di aver capito bene il discorso del medaglione. "Cioè- quindi- è magico? È sempre stato magico?"

Irwin annuì, sembrando esausto. "Sì, James, ed è tipo la ventesima volta che te lo ripeto. O meglio, Isabelle mi ha spiegato così."

James si accigliò, ridacchiando. "Che strano. Mi chiedo come mai io abbia scelto proprio lui come oggetto per catalizzare i miei poteri."

"Forse ti sentivi tipo... attratto da esso, che so." Propose Joan, stringendosi nelle spalle.

Taylor scoppiò a ridere. "Mi piace il modo in cui ragioni." Disse, facendolo arrossire immediatamente.

"Oh, ehm, grazie." Borbottò, imbarazzato. "Ti andrebbe se uno di questi giorni noi-..."

"Sono lesbica." Lo interruppe Taylor, lasciandolo con le labbra spalancate.

"Oh, va bene lo stesso. Tanto sono circondato da persone gay. Yay!" Esclamò Niall, sembrando più sull'orlo di una crisi nervosa piuttosto che un bravo supporter. "Viva i gay! No, sul serio, ho questo cugino che è palesemente-..."

Louis roteò gli occhi al cielo e schioccò le dita. In un battibaleno Niall si era freezzato e lui aveva appena salvato tutti da una noiosissima storia sul cugino sicuramente gay di Niall e Niall da una serie di episodi progressivi di figuracce.

"Louis!" Lo rimproverò Harry, facendolo stringere nelle spalle. "Sai, ti preferivo quando eri senza poteri."

"Sai anche tu che stai mentendo." Louis ghignò e, approfittando della momentanea distrazione degli altri, gli si avvicinò all'orecchio. "In realtà ci sono un paio di cosine che ho imparato a fare con i miei poteri che non ho mai avuto l'occasione di mostrarti. Ti andrebbe se stasera..."

Harry, rosso come i sedili del carro armato che stava guidando Taylor in quel momento, aveva annuito freneticamente. "Torre dell'orologio, alle sette."

Louis sorrise. "Amo gli uomini intraprendenti."

~~~

Una volta tornati al castello, il regno li accolse come degli eroi. "Be', abbastanza ovvio." Borbottò Louis, non appena vide gente che lanciava stelle filanti, fiori, coriandoli e tanto altro. "È il minimo dopo che sono stati letteralmente inutili."

Harry gli diede una gomitata. "Abbi un po' di rispetto per coloro che sono caduti in battaglia."

"Oh, non ho niente contro di loro. E anzi!" Si baciò due dita e le diresse verso il cielo in segno di preghiera. "A proposito di caduti... dove è finito mio padre?"

Proprio in quel momento una figura avanzò verso di loro. Aveva lunghi capelli castani intrecciati in una treccia con delle margherite, ed era vestito come una principessa, con tanto di corsetto e tutto. Louis dovette trattenere le risate una volta resosi conto che quello era niente di meno che suo padre, Ade, il signore degli Inferi. "Non. Una. Parola." Minacciò il dio, prima di schioccare le dita per far ricomparire il suo solito look tenebroso di sempre. "Delle bambine mi hanno sequestrato."

"Beh, almeno non sono state le mamme." Lo prese in giro Louis, guadagnandosi un dito medio in risposta.

"Davvero, ragazzi, la prossima volta dovete portarmi con voi anche perché- oh santissimi numi, Louia! Sentirti morire è stato orribile!" Esclamò, portandosi drammaticamente una mano al petto.

"Anche morire lo è stato, te lo assicuro." Arricciò le labbra, causando risate ovunque.

"Bah, mi devi assolutamente spiegare come sei resuscitato..." però, qualcuno dietro Louis, catturò l'attenzione del dio. Si trattava di Johanna, la sua ex moglie, che teneva le braccia sui fianchi in maniera minacciosa. "Però forse dopo, eh? Ora perché tu e i tuoi amici non andate... che so, in un parco giochi?"

"Abbiamo quasi trent'anni." Gli ricordò Louis, sbuffando, mentre cominciava ad allontanarsi, disgustato, dai suoi genitori.

"Bravo, ottima idea!" Esclamò Ade, ormai totalmente perso negli occhi di Johanna. "Ehm.. ciao, Jay..."

"Ade." Disse lei, e la voce la tradì perché le tremò un poco. "Come... va? Non ci vediamo da un po' di anni..."

Lui annuì. "Louis mi ha ricordato l'altra volta che sono dodici il che, beh, wow. Forte, perché non sei invecchiata di una virgola."

Lei sorrise. "Neanche tu, ma non credo che con te valga."

Ade scoppiò a ridere. "Ti dirò, il lavoro giù è stressante. Quasi quasi mi pento di essermene andato."

"E perché lo hai fatto?" Sbottò Jay, come se stesse aspettando di fargli quella domanda da ormai troppo tempo.

"Sai perché... da quando Persefone ha deciso nel 1813 che non vuole più stare con me io devo passare un po' di tempo negli Inferi per quando sua mamma viene a trovarci."

Johanna scosse la testa, confusa. "Non capisco perché Persefone non se ne ritorni semplicemente nella sua terra."

"Perché le piace governare gli Inferi, ovvio. Ma sai... la chiacchierata con Louis mi ha fatto riflettere." Confessò lui, a testa bassa, in un modo similissimo al figlio. "Ed io e lei abbiamo parlato: ufficializzeremo il divorzio. Quando io sarò assente lei governerà gli Inferi, così io potrò passare più tempo qui sulla Terra."

Johanna cercò di non far trapelare nessuna emozione e, anzi, gli si avvicinò. "E perché mai dovresti voler passare più tempo sulla Terra?"

Il dio si guardò attorno, nervoso, come se stesse cercando le parole esatte da usare. "Ehm... perché... sai... c'è Louis... e..." sospirò, arrendendosi. "E ci sei tu. E mi manchi terribilmente."

La strega oscura non aspettò altro per fiondarsi sulle labbra del dio in un bacio passionale, che sapeva di ricordi e di nostalgia.

Louis, ovviamente rimasto nascosto dietro un cespuglio insieme agli altri, da bravo pettegolo, battè loro le mani, incitandoli a continuare: "Divertitevi... ma non troppo, che l'ultima volta che mi avete fatto diventare fratello maggiore non è andata molto bene!"

Harry gli assestò una gomitata nello stomaco che lo fece gemere di dolore, mentre i suoi genitori non gli risposero, troppo impegnati a scambiarsi quel tanto atteso bacio.

~~~

"Raccontamelo di nuovo, ti prego!" Esclamò Louis, battendo le mani sul tavolo, facendo ridere ancora di più Harry.

Finalmente erano riusciti ad organizzare la tanto attesa cena che avevano desiderato più di quanto un bambino desiderasse il Natale, ed ora eccoli lì, sulla Torre Dell'Orologio a parlare di come Zayn si era dichiarato involontariamente a Liam qualche giorno prima, mentre Louis era negli Inferi per convincere suo padre ad aiutarlo.

"Quindi, praticamente, c'era quest'enorme esercito di arpie che stava attaccando tutti quanti, strappando vestiti e capelli a destra e a manca." Raccontò nuovamente Harry, già ridendo. "Mentre tutti stiamo pensando che chiaramente il rischio di morire è alto, arriva Zayn, indossando un cappello. Un enorme cappello, sai tipo quelli da spiaggia che usano le mamme? Ecco, quello lì." Louis cominciò a trattenere le risate. "Quindi Niall è tipo «Perché hai questo cappello ridicolo?» e lui, completamente impaurito, dice: «Perché non posso dichiarare il mio amore a Liam da pelato.» ed Liam era esattamente dietro di lui!"

"Oh santo cielo," scoppiò a ridere Louis. "Non voleva dichiararsi da pelato ma, di fatto, lo ha fatto involontariamente mentre indossava un cappello ridicolo!" E continuava a ridere, insieme ad Harry, nonostante stessero parlando da quell'evento da praticamente tutta la serata.

Harry lo fermò con una mano. "E la parte bella deve ancora arrivare! Quindi Liam era tipo un misto tra un «Aiuto! Che cappello brutto!» ed un «Aiuto! Zayn si è dichiarato» quindi, alla fine, ciò che dice è «Aiuto! Che Zayn brutto!» e lì penso di essere veramente morto."

"Volevo esserci, dannazione! Era una di quelle proposte che non si possono perdere!"

Harry si strinse nelle spalle. "Anche la nostra sarà una che non si può perdere, ne sono sicuro, ma nessuno di loro è presente in questo momento, quindi..."

Louia inarcò un sopracciglio. "E poi sono io quello con l'ego smisurato, eh? Non tu che letteralmente aspetti che le persone si dichiarino? Pft. Chi te l'ha detto che sono qui per dichiararmi?" Lo prese in giro, facendolo ridacchiare.

"Oh, quindi alla cena dell'altra sera perché mai mi avevi invitato?"

"Perché volevo farti vedere come fossi bravo a cucinare, ovvio." Louis gli fece un occhiolino, al quale Harry rispose con una risata che però sembrava anche un po' malinconica.

Solo a quel punto Louis si rese conto di quanto Harry fosse serio quando parlava di matrimonio. Lui voleva veramente sposarlo. Non stava scherzando. Perciò, prese un bel respiro e gli afferrò una mano. "Te lo prometto, amore mio." Cominciò, accarezzandogli il palmo con un pollice. "Che quando avremo ricostruito il castello, e il popolo sarà pronto ad accogliere una strega oscura come re, io ti sposerò." Gli occhi di Harry brillarono nel sentire quelle parole. "Per ora, per favore, ti chiedo di accontentarti di essere il mio fidanzato." Disse, facendo comparire al dito di Harry un anello di diamanti.

"Non posso dire di no se me lo hai già infilato!" Sbuffò Harry, sorridendo.

Louis gli fece un occhiolino. "È proprio questo il punto. Ormai sei incatenato per sempre a me!" E a pensarci bene... questa cosa non dispiaceva del tutto ad Harry.

Chapter 30: Capitolo ventinove

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Harry aveva organizzato un ballo. A quanto pare era di uso comune organizzarne uno per festeggiare un fidanzamento, ad Alvagar, notò Louis con suo grandissimo dispiacere.

E non fraintendetelo, per favore. Lui adorava ballare: più volte era andato nel mondo dei non-magikòs, termine che usavano gli abitanti di Alvagar per indicare gli umani che disprezzavano la magia e cercavano di starle lontana in ogni modo possibile, in quelle che loro chiamavano discoteche... e proprio i non-magikòs gli avevano insegnato a ballare.

Amava anche le feste, soprattutto le grandi feste che il suo fidanzato, il re, organizzava per lui. Era sempre stato l'anima della festa -altro motivo per cui il padre di Harry lo disprezzava. A quanto pare, era una specie di poliziotto del sorriso e non poteva davvero sopportare di vedere la gente divertirsi alle sue feste. Per lui, festa, significava «onoratemi, ballate stupida musica lenta, e onoratemi.» Ma vabbè, Louis aveva già espresso parecchie volte la sua posizione riguardo l'ex re di Alvagar.

In ogni caso, il motivo per cui disprezzava i balli non era nemmeno quello. Ebbene, c'era una cosa che davvero non sopportava della loro società pseudo-evoluta (Louis non avrebbe mai smesso di chiedersi chi avesse avuto la stupida idea di sostituire le comode, veloci, e con aria condizionata, macchine, agli scomodi, lenti, e senza aria condizionata cavalli): i vestiti da cerimonia.

La maggior parte del tempo Louis andava vestito con vestiti tanto attillati da far credere alla gente che gli fossero stati cuciti direttamente addosso e che fossero impossibili da togliere (Harry non era molto d'accordo) ma si sentiva bello e, soprattutto, a suo agio. Il nero rispecchiava il suo modo di essere -e non perché era una strega oscura. Probabilmente era più dovuto al fatto che fosse il figlio di Ade- e le cose attillate lo rendevano provocante ma non necessariamente volgare.

Invece, gli abiti da cerimonia erano quanto di più scomodo e stupido che una persona potesse indossare. Innanzitutto c'erano strati sotto strati -andiamo, chi era che nel futuro indossava ancora il panciotto?! Beh, a quanto pare i nobili del regno di Alvagar- e facevano sembrare anche la persona più elegante un emerito idiota. E poi, erano colorati. Troppo sgargianti, per i gusti di James, che non solo si sentiva a disagio, ma anche stupidamente goffo. Tanto valeva che gli mettessero una parrucca ottocentesca addosso e che andasse in giro con la schiena diritta come se avesse ingoiato un bastone, no?

Quindi era proprio per questo motivo che, in quel momento, Louis attendeva fuori dalla stanza che lui ed Harry condividevano per discutere con il suo ragazzo dei motivi per i quali avrebbe dovuto cancellare il ballo. Aveva preparato una pergamena da mostrargli con i pro e i contro, e questi ultimi superavano i pro di gran lunga (c'è anche da dire che non si era impegnato particolarmente a trovare dei pro: si era accontentato di due punti, mentre ne aveva trovati ben cinquantatrè per i contro).

Harry aveva annunciato il ballo quella mattina per la sera stessa, causando a Niall -che oltre ad essere il servitore del re era anche il suo consigliere ed organizzatore di eventi- un vero e proprio esaurimento nervoso. Il poveretto aveva cominciato a correre per il castello impartendo ordini a destra e a manca alla servitù, e Louis era pronto a scommettere di aver sentito Dorothea, l'addetta alle decorazioni, borbottare due o più minacce nei confronti del druido all'ennesimo cambio di decorazioni.

Louis avrebbe dovuto già essere pronto da un pezzo, ma ovviamente aveva passato tutto il giorno a stilare la lista dei pro e dei contro per pensare ad un outfit. Ed, in più, era sicuro che Harry lo avrebbe accontentato, perché sapeva bene quanto Louis avrebbe potuto rovinare il ballo se ne avesse voluto voglia (per esempio, cominciando con lo spostare di un vaso).

Perciò, quando Harry disse, chiaramente correndo per la stanza verso la porta: "Arrivo, Lou!", quest'ultimo si era schiarito la voce e aveva cominciato a slacciare il nastro che teneva il chilometro di pergamena elegantemente arrotolato.

Purtroppo dovette mettere da parte tutti i suoi buoni propositi quando vide Harry già bello e pronto per la serata. Louis deglutì, perché a quanto pare nessuno aveva pensato di dirgli che, in cinque anni, le cose erano cambiate e che, adesso, ai balli non si indossavano più ridicoli strati di vestiti ma, semplicemente, abiti eleganti. D'accordo, avrebbe potuto essere più attento durante il compleanno di Harry, ma era troppo impegnato ad usare l'incantesimo per l'invisibilità per infastidire Niall e flirtare con Harry per accorgersi che Lady Charlotte stesse indossando un tubino nero piuttosto che un ridicolo abito con sotto i mutandoni di sua nonna.

Harry, infatti, era bellissimo nel suo abito nero: non era niente di troppo esagerato, ma Louis era convinto che sarebbe stato bene anche con addosso un sacco della spazzatura (e non era di parte. Harry era oggettivamente un bellissimo giovane uomo, e se qualcuno non era d'accordo era pronto a portarlo dal migliore oculista del regno, perché per dire che Harry fosse brutto quella persona doveva sicuramente avere qualcosa che non andava nei suoi occhi). La camicia bianca, sotto la giacca nera, era stata lasciata leggermente aperta, e i capelli- oh santissimi numi. Erano perfetti. I suoi luminosi e morbidi riccioli color cioccolato erano stati perfettamente acconciati con un po' di schiuma, il che li rendeva ancora più perfetti. Louis avrebbe voluto tirarglieli uno per uno.

Stava quasi per suggerire questa opzione al suo fidanzato quando, proprio quest'ultimo, lo afferrò per un polso, tirandolo dentro la stanza e cominciando a sbraitargli contro. "Louis, ma che...?" Sbottò Harry, sembrando veramente arrabbiato. Al suo sguardo interrogativo, Harry indicò i suoi vestiti. "Come diavolo sei conciato?"

Louis inarcò un sopracciglio, abbassando la testa perché, beh, non ricordava come era vestito. Oh. Va bene, questo glielo concedeva: aveva
un aspetto disgustoso. Indossava una vecchia felpa rossa che aveva qualche macchia qua e lá, e i suoi pantaloni della tuta erano verdi. Aveva messo quei vestiti subito dopo la doccia senza nemmeno notare se stessero bene insieme. Ovviamente non stavano bene insieme. Si strinse nelle spalle, dopo essere rabbrividito internamente. "Sono stato tutto il giorno nella mia camera."

Harry annuì. "L'ho notato, ma questo non spiega comunque perché tu non sia pronto per la festa in tuo onore che sarà tra meno di un'ora!" Sbraitò, massaggiandosi il ponte del naso con pollice ed indice.

Louis arrossì e, timidamente, estrasse dalla tasca la lista, porgendola ad Harry che, con molta paura nello sguardo, cominciò a leggere. Non appena ebbe finito di leggere gettò la pergamena per terra ed ecco che Louis pensò che sarebbe morto, e questa volta seriamente.

Non successe. Anzi, Harry scoppiò in una fragorosa risata, tanto da doversi portare una mano sulla pancia per lo sforzo. Louis deglutì. "Amore? È tutto okay? È l'ultima risata che condivideremo insieme prima di farmi fuori?"

Quello peggiorò la risata di Harry. "Oh mio Dio, ho sempre amato il tuo senso dell'umorismo, piccolo, ma stavolta ti sei proprio superato!" Allo sguardo interrogativo di Louis, Harry riprese la pergamena, cominciando a leggere ad alta voce, interrompendosi ogni tanto per le risate. "«Punto numero uno: penso che il ballo sia una cattivissima idea perché i vestiti eleganti mi fanno sembrare una tonda pallina colorata dagli occhi blu, e io non voglio esserlo.» Sul serio, Louis?"

E, okay, Louis non aveva riletto la lista prima di spingerla tra le mani del re, ma non immaginava che sarebbe suonata così ridicola, soprattutto letta dalla roca e sexy voce di Harry e da quel suo elegantissimo accento inglese. "«Punto numero due: non voglio rivedere Lady Charlotte, perché mi sta antipatica, flirta con te e se io devo distruggerla con le parole voglio sembrare bello e impossibile, non un emerito idiota.»" Continuò a
leggere Harry, e a questa Louis non potè fare altro che concordare con sè stesso.

"«Punto numero tre: se vuoi ballare possiamo farlo. Noi due. Da soli. In camera da letto. Sul letto. Possibilmente senza vestiti.» e a questa hai aggiunto un punto e virgola e una parentesi tonda per fare un, suppongo, occhiolino." Louis si massaggiò le tempie, imbarazzato. "«Punto numero quattro: se...»"

Oh no. Louis ricordava quel punto, ed era assolutamente imbarazzante -molto più dei precedenti. "Fermo, fermo!" Esclamò Louis, strappando la pergamena dalle mani di Harry. "Questo non lo leggere ad alta voce, per favore: è troppo imbarazzante." Sospirò. "Avevo fatto questa lista ma, ecco... poi ti ho visto e ho pensato che, forse, non sarà tanto male, stasera."

Harry, ancora sorridendo, gli accarezzò una guancia. "Sono felice che tu abbia deciso di non sabotare più il mio ballo." Louis ridacchiò. "Però, ora dobbiamo trovarti qualcosa da mettere." Disse, portandolo nella sua camera e cominciando a sbirciare nel suo armadio.

E, vedendo il suo ghigno, Louis impallidì. "Non metterò un completo coordinato al tuo."

"Uffa." Sbuffò Harry, con la testa ancora infilata nell'armadio. Continuava a tirare fuori vestiti improponibili che mai nella vita Louis avrebbe mai indossato, eppure a lui sembravano piacere. "Questo è bellissimo!" Esclamò, mostrandogli un orrendo completo Gucci.

"Nemmeno tra un milione di anni." Louis scosse la testa. "Non so nemmeno come ci sia finita questa... cosa nel mio armadio." Harry si corrucciò e Louis ricordò improvvisamente: Harry glielo aveva regalato per un loro anniversario, tanti anni fa, e Louis aveva promesso ad Harry che un giorno lo avrebbe messo (che quel giorno fosse solo ed esclusivamente il suo funerale era una cosa che aveva omesso). "Oh, no, amore! Intendo, è molto carino ma non mi sembra molto... uhm, adatto. Insomma, tu indossi un completo chiaramente..."

"Anche io Gucci." Sospirò Harry, infastidito dall'ignoranza del suo ragazzo in fatto di moda.

Cadde a fagiolo. "Ecco, perfetto, sarebbe imbarazzante se indossassimo entrambi Gucci, no?" Disse, mettendo sù il suo miglior sorriso. "Non pensi che sia così, piccolo?"

Harry sbuffò. "Penso solo che tu sia un paraculo coi fiocchi, ma siccome ti amo..." tirò fuori dall'armadio un completo nero gessato, abbinato ad una camicia dello stesso colore. "Con questo dovresti sentirti a tuo agio, no?"

Louis si illuminò. "Non ricordavo di averlo!"

Harry annuì. "Infatti te l'ho comprato io ieri. Avevo già intenzione di organizzare un ballo, e sapevo che non avresti avuto niente per l'occasione. Quindi, ecco a te." Glielo passó, e Louis gli mandò un bacio volante.

Forse la serata non avrebbe fatto tanto schifo.

~~~

Arrivati nella sala da ballo, gli abitanti di Alvagar li accolsero con un grande applauso, anche se non proprio tutti applaudirono a Louis. Sinceramente non gliene importava molto: avrebbe infestato i loro sogni più tardi, quando Irwin sarebbe stato impegnato a rifiutare Lady Charlotte.

Come previsto, la serata non era per niente una noia. O forse Louis la stava percependo così perché, beh, Harry non si era mosso nemmeno un instante dal suo fianco. Harry non sapeva se lo stesse facendo perché lo amava troppo e non poteva stare senza di lui o perché si spaventava che combinasse qualche guaio. Sperava nella prima opzione.

Proprio nel momento in cui si stava sporgendo verso l'orecchio del suo fidanzato per spiegargli quanto avrebbe voluto strappargli i pantaloni di dosso, Liam, Zayn e Niall si avvicinarono con le mani sui fianchi.

"Eh no!" Disse Niall, separando i due ancora prima che si potessero scambiare un bacio. "Adesso basta."

Louis ed Harry accigliarono. "Che diavolo vuoi?" Sbuffò Louis, tenendo la mano ancora sul sedere di Harry. Il re tossì, e solo allora si ricordò di toglierla.

"Avete passato tutta la serata ad amoreggiare e la gente sta cominciando ad annoiarsi." Spiegò Zayn, cercando di sopprimere il sorriso.

"Quasi nessuno sta donando perché il re sta passando tutto il suo tempo con il suo fidanzato." Aggiunse Liam, per fare rendere conto ad entrambi della gravità della situazione.

Louis si morse un labbro. Harry gli aveva spiegato che il ballo, oltre ad essere in suo onore, era anche un'iniziativa di beneficienza per tutti i caduti in battaglia: i nobili del regno avrebbero partecipato ad un'asta, la cui somma di denaro ricavata sarebbe poi andata in beneficienza alle famiglie dei coraggiosi combattenti. Era proprio una cosa da Harry, e Louis aveva quasi pianto quando glielo aveva spiegato.

E, adesso, tutto rischiava di andare all'aria perché entrambi si comportavano da quindicenni in calore, e la gente non era disposta a pagare per vedere il re mangiare la faccia ad un ex nemico del regno.

"Oh, no!" Esclamò Harry, cominciando a giocare con uno dei suoi boccoli. "Devo assolutamente muovermi a parlare con tutti i nostri benefattori- è veramente importante per me onorare i caduti!"

Quando Louis si avvicinò ad Irwin per inseguirlo per tutta la sala, Niall li fermò. "Ah-ah." Disse, scuotendo un dito come per dire ad un bambino "non si fa". "Voi due starete lontani per tutta la serata. O avremo sprecato soldi e tempo per nulla."

A quel punto, Louis lanciò uno sguardo competitivo ad Harry. Prima ancora di essere amici e fidanzati, ricordiamoci che i due, strega bianca e strega oscura, erano nemici di natura. Per questo motivo quando Louis disse: "Scommetto che raccoglierò più soldi di te, Styles.", Harry non esitò nemmeno un secondo a dire: "Mangia la mia polvere, Tomlinson!", prima di partire verso gli avventori.

I tre amici si guardarono, scuotendo la testa. Niall si girò verso Zayn, porgendogli un pugnetto di soldi. "Scommettiamo che vince Louis? Se vincesse Harry, Louis sarebbe capace di vendicarsi contro tutto il regno. Ed Harry lo sa, quindi non lo lascerebbe mai perdere."

Zayn scosse la testa. "Io scommetto su Harry: spero che non vinca Louis perché, oltre a rinfacciarglielo per almeno un mese, diventando quindi un bambino insopportabile -più del solito, si intende-, Harry sarebbe nervoso con tutti. E Harry nervoso non è mai una cosa buona. E siccome Louis lo sa, lo farà vincere."

Liam, invece, osservando i due destreggiarsi tra i nobili e flirtare con le ricche anziane, fece un suono di disapprovazione schioccando la lingua sul palato. "Vi sbagliate entrambi: non vincerà e perderà nessuno."

Zayn alzò un sopracciglio. "È una delle tue geniali metafore per dire che, a prescindere da chi vince e chi perde, i soldi andranno comunque in beneficenza?"

Liam rise, accarezzandogli il volto. "Amo questo interpretazione che hai dato, amore, ma non è ciò a cui pensavo."

Zayn, ancora più rimbambito per l'appellativo, corrucciò lo sguardo. "E allora che vuoi dire?"

Niall sospirò. "Che pareggeranno. E a giudicare dallo sguardo deluso sugli occhi di entrambi, mi sa che Liam ha appena vinto la scommessa." Sbuffò, indicando i due ragazzi fermarsi al centro della sala per discutere animatamente.

Liam sogghignò, allungando le mani, "E ora sganciatemi i soldi!" I due amici sbuffarono, ma gli diedero comunque il denaro proprio nel momento in cui Harry afferrò Louis per mano, conducendolo probabilmente verso la sua camera da letto.

"Non cambieranno mai." Commentò Niall, con un misto di divertimento e disapprovazione.

"Mi chiedo quando Louis farà la proposta..." sospirò Liam, in modo romantico.

"Ti sbagli: la farà Harry, la proposta." Lo contraddisse Zayn. "Louis ha troppa paura per farlo." Liam lo fulminò con lo sguardo, e allora si voltarono simultaneamente verso Niall. "Secondo te chi ha ragione?" Chiese Zayn.

Niall si strinse nelle spalle. "Amico, io non scommetterò mai più contro Liam: sono abbastanza convinto che la fortuna giri dalla sua parte e che, quindi, farà Louis la proposta."

Zayn sbuffò. "Secondo me ti sbagli."

Liam incrociò le braccia al petto. "Vedremo, Malik, vedremo."

Chapter 31: Capitolo trenta

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Sei mesi dopo...

Louis si era ormai stanziato nella stanza di Harry, che ormai era quella di entrambi, e la vita di corte lo stava già stancando... e ancora non erano nemmeno sposati!

Riunione di qua, congresso di là! Sta scoppiando una guerra ad Est, mandiamo l'ambasciatore a Nord! E con tutto quel trambusto Louis non era riuscito più a passare una giornata da solo con Harry.

Per questo motivo aveva deciso di portarlo al cottage dove i suoi genitori lo portavano quando era piccolo.

"Credo che questa sia stata una delle tue migliori idee." Sospirò Harry, una volta arrivato lì. "Anche se non capisco come mai non hai qualche preferito albergo in città, se volevi stare senza impegni regali in mezzo."

Louis roteò gli occhi. "Ancora c'è della gente che non mi apprezza moltissimo, quindi preferisco non infastidirli."

Harry alzò un sopracciglio. "Nomi e cognomi, subito. Devo proprio picchiare qualcuno."

Louis sbuffò una risata, impressionato dal suo ragazzo (oh, come era bello chiamarlo di nuovo in quel modo!). "Per quanto io ami quando sei violento, tesoro, credo che sia contro produttivo da parte del re picchiare i suoi sudditi."

"Non se non si fidano del mio fidanzato!"

"Nah, mi guardano solo con un po' di puzza sotto il naso. Non preoccuparti!" Fece un gesto come per scacciare una mosca. "Non ti è mai importato, perché ti importa ora?"

Harry era arrossito, confermando a Louis i suoi dubbi. "Beh... sei mesi fa mi hai detto che..."

"Allora bene cosa ho detto." Affermò Louis, serio come non mai. "E giuro che non saranno quattro popolani a fermarmi dallo sposarti, Harry Styles."

Per questo motivo, qualche sera dopo, mentre Harry stava facendo una di quelle spaventosissime maschere verdi per la pelle, indossando sopra gli occhi dei cetrioli e tra le dita dei distanziatori di gomma piuma blu per evitare che lo smalto tra un dito e l'altro si attaccasse, Louis entrò con nochalance nel salone, saltando in aria alla vista del suo ragazzo conciato in quel modo.

Suddetto ragazzo si tolse un cetriolo dagli occhi giusto per verificare se stesse bene. "Tutto ok?"

Louis, con ancora una mano sul petto per lo spavento, annuì. "Ero venuto qui perché stavo pensando ad una cosa." Cominciò, incrociando le braccia al petto e facendola sembrare la cosa più normale del mondo.

A quanto pare riuscì nel suo intento visto come Harry rimise il suo cetriolino e aprì la bocca per passarsi del filo interdentale. Probabilmente il re stava pensando che gli avrebbe chiesto qualcosa di stupido come ordiniamo italiano per cena?, quindi stava sottovalutando il nemico. Louis sghignazzò.

Non ottenendo risposta, Louis gli picchiettò il dito su un'alluce smaltato di nero. "Hai capito? Sto pensando ad una cosa!"

Harry smise di passare il filo interdentale. "Ti sento, idiota, solo perché non ti vedo e non ti parlo non vuol dire che non ti sente."

Louis grugnì. "Potresti toglierti almeno i cetriolini? Sai, ero venuto qui perché pensavo di chiederti di sposarmi ed è un po' brutto parlare con due
cetrioli piuttosto che con il mio ragazzo. Vabbè, comunque! Appena hai finito il tuo trattamento da principino ne parliamo e mi raggiungi nella nostra stanza, uhm?" E, detto questo, lasciò la stanza -immaginò Harry, visto che, effettivamente, poteva fidarsi solo del suo udito.

Il re spalancò gli occhi, sconvolto, e si tolse immediatamente cetrioli e gomma piuma tra le unghia delle mani e dei piedi per poter raggiungere il suo ragazzo nella loro stanza, trovandolo accovacciato sul suo comodino, chiaramente per cercare qualcosa.

"Ma dico io, sei scemo?" Gli domandò Harry, senza fare alcuno sforzo mentre lo attirava a sé con la magia.

"Aho!" Si lamentò Louis, massaggiandosi la testa. "Mi hai fatto sbattere la testa contro il soffitto! Mi fai male, così!"

"Lo spero bene, Louis William!" Esclamò Harry, incrociando le braccia al petto. "Aspetto questa proposta da dodici anni -sì, non dire niente: da quando ti ho conosciuto," lo interruppe, vedendolo aprire bocca, "E, conoscendoti, io mi aspetto una proposta eccentrica, con ballerini, fuochi d'artificio, musica! E un anello!

Louis roteò gli occhi e, fluttuando ancora per aria, si diresse nuovamente verso il suo comodino. "Senti, smorfiosetto, l'anello te l'ho preso." Sbuffò, aprendo il cofanetto e mostrandogli lo splendido anello che aveva comprato per lui. Non ricevendo risposta da Harry, sbuffò di nuovo. "Che hai? Non ti piace?"

"Dovevi metterti in ginocchio!" Piagnucolò Harry, annullando l'incantesimo di lievitazione e facendolo cadere malamente per terra.

Louis socchiuse gli occhi. "Piccolo mio. Allora, ascoltami bene: io sposterei le montagne per te, mi butterei dall'Everest, per te, mi ascolterei l'intera discografia di Justin Bieber, per te... sono letteralmente morto, per te ma, ti prego, non farmi mettere in ginocchio. È troppo imbarazzante."

"Oh però in ginocchio ti ci metti quando-..."

Louis spalancò gli occhi. "Certo, perché quello è qualcosa di automatico che il mio cervello fa. Questo è qualcosa che la gente si è inventata per soddisfare delle loro fantasie personali, un po' come San Valentino, no?"

Harry non aveva proprio voglia di ascoltare il suo ragazzo blaterare (di nuovo, ci terrebbe a sottolineare) riguardo il fatto che San Valentino fosse una festa consumistica, che secondo lui doveva essere abolita, eccetera, eccetera. No. Era troppo giù di corda, perché Louis aveva reso il giorno più bello della sua vita uno- beh, non bello, solo perché non voleva mettersi in ginocchio per lui. Ma, proprio mentre, sconsolato, stava per tornare in soggiorno dai suoi amati cetriolini, si sentì chiamare.

"Principino?"

Così, si girò, pronto al peggio, ma gli scappò un sorriso -e forse anche una lacrima- vide quando il suo fidanzato inginocchiato con la scatolina dell'anello aperto. "Anche se sei tremendamente viziato -e non dire di no. Sei un re e sei un secondo genito: sei automaticamente nato già viziato-permaloso, lunatico, vendicativo e tanti altri aggettivi che non mi vengono in mente perché, purtroppo per noi, non ho ingoiato un intero dizionario dei sinonimi e dei contrari, sei anche spiritoso, coraggioso, bellissimo e, sopratutto, l'uomo che amo. Ed è per questo che io, inginocchiato come un cretino, pur di accontentarti, ti chiedo: vuoi sposarmi? E guai a te se dici no, dopo questa umiliazione, eh!"

Harry scoppiò a ridere e, ancora prima che la risata potesse essere sopraffatta dalle lacrime, gli si gettò contro, soffocando il tutto in un dolce bacio.

Chapter 32: EPILOGO

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

"Alla fine andrà tutto bene. 

Se non andrà bene non è la fine." 

John Lennon

Flash.

"Sire, avete già scelto cosa indossare per il matrimonio?"

Un altro flash.

"Lord Tomlinson, è vero che voi avevate inizialmente rifiutato la proposta del re ma l'avete accettata solamente in seguito alla promessa di un'ingente somma di denaro?"

Le macchine fotografiche erano puntate contro Louis ed Harry, mentre questi portavano mani davanti al viso per evitare di essere ripresi.

Il futuro re consorte roteò gli occhi e, cingendo con le braccia la spalla del fidanzato, si allontanò dai giornalisti affamati di gossip e notizie.

Una di loro, la peggiore, dai capelli corti e biondi, conosciuta come Katy Blendell, si mise davanti alla telecamera e cominciò a parlare. "Sono passati ormai due mesi da quando re Harry ha annunciato che avrebbe sposato Louis Tomlinson, strega oscura, ed ex nemico del regno e ancora sembrano entrambi restii ad aprirsi con i media. Ecco qua il re- Sire, che ne pensate di coloro che hanno messo in giro la voce che Lord Tomlinson vi abbia fatto un incantesimo per farvi innamorare di sè?"

Il ragazzo strinse i pugni, ignorando le proteste di Louis («non ne vale la pena, sono degli idioti»), e il cameraman non perse tempo ad inquadrarlo. "E voi che ne pensate di cercare notizie sull'imminente guerra tra il villaggo di Zavalon e quello di Gobirid, piuttosto che fare teorie complottiste su di me e il mio futuro marito?" Chiese, a mo' di sfottò, dipingendosi un ghigno in faccia.

La bionda annuì, ma tornò subito all'attacco. "Molta gente sostiene che voi abbiate deciso di sposarvi perché Lord Louis non vedeva l'ora di diventare re, per poi uccidervi ed ereditare tutti i vostri averi."

"A me non risulta che voglia uccidermi, ma perché non lo chiediamo direttamente a lui?" Harry soffocò una risata, voltandosi verso Louis. "Amore, vuoi commettere un omicidio?"

Louis strinse la mascella. "Non è te che desidero uccidere, in questo momento, amore mio." Disse, a denti stretti.

La bionda fece una pausa sorpresa. "È una minaccia, signore? Non ho mai pensato che voi foste un tipo seriamente pericoloso, ma sembra che dovrò dare ascolto alle voci, dopotutto. Che ne pensate?"

James, che ormai si era voltato, pronto per ritornare a Palazzo, si girò direttamente verso la telecamera, puntandole un dito contro. "Non mi importa il mio posto al trono, voglio solamente sposare l'uomo che amo e- non volevo nemmeno rendere la notizia pubblica, perché sapevo che sarebbe andata così." Prese un sospiro. "Ogni speculazione sul mio conto è ovviamente falsa. E se non vi fidate di me, potete anche andare a farvi fottere." E, senza degnarli di un ulteriore sguardo, entrò a Palazzo, non prestando attenzione alle scuse che Harry rivolgeva ai telespettatori.

La bionda riprese a parlare. "Abbiamo visto come-..."

Liam mise in pausa il servizio, incrociando le braccia al petto e sedendosi compostamente sul divano. "Sul serio, Jam?" Chiese, girandosi verso la strega oscura, che si strinse nelle spalle. "Imprecare in televisione?"

Liam, Niall e Zayn avevano preso un po' troppo sul serio il fatto di essere stati nominati consiglieri ufficiali del re e responsabili della famiglia reale e, per questo motivo, avevano deciso di convocare una riunione con Louis per "fargli rendere conto dei suoi peccati durante l'intervista di Katy Blendell", testuali parole di Niall.

Ovviamente Louis non era convinto di aver sbagliato. "Imprecano i dodicenni e un uomo adulto non può farlo?" Louis sbadigliò.

Zayn roteò gli occhi. "Non se l'uomo adulto è il futuro re consorte, è in diretta nazionale e sta già passando diversi casini grazie al suo passato da fuorilegge."

"Non capisco perché ve la siate prendendo tanto," Louis si sporse verso il tavolino posto al centro dei divani sui quali lui e i suoi amici erano seduti e afferrò una patatina. "La biondina, Katy Blablà, o come si chiama, è una spina nel fianco che si diverte soltanto a mettere in giro voci false per fare uscire fuori dai gangheri la gente, e questo è altamente risaputo da tutti, anche da chi non lavora nel settore... e la gente è libera di credere a quello che vuole credere."

Zayn annuì. "È vero, la gente crede a quello che vuole credere perché è più conveniente seguire la massa. E a te serve il sostegno della massa perché-."

"Non è mica una repubblica." Protestò Louis, e Niall alzò gli occhi al cielo.

"Non lo è, e lo sappiamo, ma quello che Zayn vuole dire è che il popolo non accetterà mai un re consorte del quale non si fida."

"Quindi, per evitare una rivolta popolare, devi fare in modo che il popolo si fidi di te." Riassunse Liam, incrociando le braccia al petto e guardandolo con sguardo severo.

Louis fece saettare lo sguardo su tutti e tre i suoi amici. "E in che modo dovrei farlo, sentiamo?"

"Beh, non minacciare di morte Katy Blendell potrebbe essere un inizio." Sbuffò una risata Zayn.

"Harry li ha presi in giro!" Esclamò Louis, perché davvero? Quella situazione era ridicola. "Perché lui non presenzia a questa riunione?"

"Perché lui è il re: ha già il favore del popolo e, comunque, non ha nè imprecato, né li ha minacciati di morte." Spiegò Niall, sembrando estremamente annoiato.

Louis roteò gli occhi e, a quel punto, Zayn gli posò una mano sulla spalla. "Louis, noi lo diciamo per te. Tu ami veramente Harry, no?" Louis annuì. Ovviamente lo amava, mica era stupido. Sennò perché chiedergli di sposarlo? "Allora fai questo piccolo sforzo, almeno fino al matrimonio: sorridi e annuisci. E se ti infastidiscono, o fai qualche battuta -non troppo pungente, mi raccomando-, o lasci parlare Harry, che è la cosa migliore."

Louis strinse le labbra. Odiava tutto quello. Odiava il fatto di non avere più un minuto libero con il suo fidanzato. Ma amava Harry. E quindi avrebbe fatto di tutto per lui. "D'accordo." Gli amici si illuminarono. "Ora posso andare? Dovrei prepararmi perché stasera cenerò con Harry."

Niall scosse la testa, guardando il suo taccuino degli impegni. "Hai la prova dell'abito con Emma dalle diciassette, quindi tra cinque minuti: alle diciassette e trenta. Hai una pausa di cinque minuti, poi devi andare da Agatha per decidere il menù del ricevimento."

Louis si accigliò. "Non dovevo farlo con Harry?"

Niall si morse un labbro. "Harry è un po'- impegnato, ecco. Ha detto che si fida dei tuoi gusti, però."

Louis strinse i pugni. "E perché è impegnato? Oggi non aveva niente da fare!"

"Essere re è estremamente faticoso, Louis." Sospirò Liam, cercando di tranquillizzarlo. "Hai cinque minuti, però, prima di andare da Emma. Perché non vai da lui e parlate di stasera? Sono sicura che avrà un po' di tempo per te."

Louis si illuminò, "Sei sempre stato il mio preferito!" Disse, prima di correre via.

Una volta arrivato nella stanza sua e di Harry fu parecchio sorpreso nel vedere il suo futuro marito sommerso da pergamene. "Amore?"

"Louis?" La testa di Harry fece capolino da sotto la scrivania. "Oh che bello vederti- stavo quasi per mandare qualcuno a chiamarti." Confessò, strisciando per terra fino a che non fu con la testa abbastanza scoperta da mettersi in piedi.

Quello, per qualche motivo, fece scaldare il cuore di Louis. "Davvero? E perché mai?"

Harry si morse un labbro, avvicinandoglisi e prendendo le sue mani. "Si tratta di stasera."

"Sei felice, vero?" Annuì Louis, felice come un bambino nel giorno di Natale. "Non vedevo l'ora di passare un po' di tempo di tempo con te visto che ultimamente ti ho visto solo di notte, ma quando io arrivo tu già dormi quindi non ti ho proprio visto-visto. Ho già preparato tutto nei minimi dettagli e-..."

"Non posso venire." Confessò Harry, e improvvisamente Louis sentì un macigno depositarglisi nel petto.

"C-cosa?"

"Sono subentrati altri impegni." Spiegò Harry, sembrando affranto. "Ho tre interviste, programmate in un orario compreso tra le diciassette e le diciannove. Per le venti ho la prova dell'abito per il matrimonio e devo consegnare prima delle dieci una lettera di scuse a nome nostro che verrà stampata in tutti i giornali locali."

Louis strinse i pugni. "Non puoi rimandare proprio niente?"

Il re scosse la testa. "No, perché domani sarà una giornata ancora più piena di oggi e- mi dispiace, amore, ma dovremo rimandare la nostra cena."

Louis sbuffò, girandosi dall'altra parte. "Di questo passo faremo la cena per il matrimonio." Borbottò.

"Scusami?" Disse Harry, sembrando parecchio infastidito.

"E bisogna ancora vedere se il matrimonio lo faremo!" Continuò Louis, non badando al fatto che quello avrebbe probabilmente ferito Harry.

"Probabilmente al momento dello scambio delle promesse irromperà Niall con il suo irritantissimo taccuino degli impegni e ci dirà di sposarci in fretta perché alle tre tu avrai la riunione con i capi dei villaggi!"

Harry spalancò la bocca e si portò una mano sul petto con fare teatrale. "Oh scusami tanto se devo presenziare a tutte queste riunioni e fare una dannata lettere di scuse perché qualcuno non sa controllare i suoi pensieri intrusivi!"

Louis serrò la mascella. "Se non sapessi davvero controllarli in questo momento ti direi che mi sto davvero pentendo di averti fatto la proposta!" Solo dopo aver finito la frase si rese conto di ciò che aveva detto e si morse un labbro. "No- amore, aspetta- io..."

Ma era troppo tardi. Harry deglutì, voltandosi e tornando a sedersi alla sua scrivania.

Se solo ci fosse stato un modo per annullare il momento appena successo e tornare indietro nel tem- oh! Ma c'era! Louis era effettivamente in grado di manipolare il tempo e la memoria delle persone, con un incantesimo che non usava da quando sua madre era tornata dal suo primo ricevimento del liceo ed era arrabbiatissima con lui. Se si fosse sforzato un po' era sicuro di ricordarsi ancora l'esecuzione. Quando fu sicuro di ricordarselo, fece illuminare i suoi occhi di dorato e puntò una mano verso Irwin, cominciando a pronunciare le parole in latino. "Fac ut obliviscatur..." dannazione. Non si ricordava come proseguiva. Nunc? Momentum? Ricordava qualcosa del genere, ma non ne era sicuro.

Ma era troppo tardi, di nuovo. Harry si alzò di scatto, poggiando i palmi delle mani sulla scrivania in legno. "Che diavolo?! Louis, mi stavi facendo un incantesimo?!"

Louis spalancò gli occhi. "No! Assolutamente no! Non a te, quantomeno. Stavo- stavo cercando di sistemare i fogli sulla tua scrivania perché sono molto disordinati, così non dovrai farlo tu..." provò a convincerlo, ma ovviamente Harry non se la bevve. Anche lui aveva studiato incantesimi.

"Era l'incantesimo per la memoria! Volevi giocare con i miei ricordi, Louis? Davvero?!"

"No, amore- io..."

"Ed io che ti ho sempre difeso quando gli altri mi dicevano che una strega oscura sarebbe sempre rimasta tale..." sussurrò, mentre una lacrima formava un solco sulla sua guancia sinistra. "Sai che forse hai proprio ragione? Non siamo fatti per niente per stare insieme."

Qualcosa si ruppe dentro Louis. Lui non voleva dire che si stava pentendo di stare con Harry, perché la strega bianca era l'arcobaleno alla fine della tempesta. No. Lui si stava pentendo di aver fatto la proposta così presto, quando il pubblico non era ancora pronto per tollerare un re consorte proveniente dalla Foresta Oscura. Ma Harry sembrava molto serio. "Oh." Riuscì a dire, con la voce spezzata. "Io- penso di dover andare. Buon- uhm, divertimento con tutte le scartoffie. E scusami. Per tutto. Ora-... tolgo il disturbo, sì. Ciao." E, detto questo, uscì di corsa dalla loro camera, lasciando finalmente uscire le lacrime.

Come poteva essere stato tanto stupido da pensare che, loro due, insieme, in qualche modo, sarebbero potuti funzionare? Certo, la gente non era pronta al loro amore... ma evidentemente neanche Harry.

Aveva bisogno di stare solo per riflettere sul da farsi, pensò mentre montava su Fulmine, il suo cavallo nero.

Ma dove andare?

Casa dei suoi genitori era fuori discussione: sua madre avrebbe odiato di nuovo Harry e suo padre lo avrebbe spedito negli Inferi prima del previsto; l'osteria di Xander poteva essere un'opzione, ma sapeva che Harry lo avrebbe cercato lì e non voleva rischiare di farlo ingelosire; casa di Taylor era un grandissimo no, perché la ragazza lo avrebbe immediatamente detto ad Harry, e Niall, Liam e Zayn ormai si erano stanziati al castello.

Gli serviva un posto isolato, in cui nessuno avrebbe potuto riconoscerlo.

E, improvvisamente, ebbe l'illuminazione.

La Terra. Il mondo dei non-magikòs. Lì nessuno lo avrebbe riconosciuto o gli avrebbe fatto una qualche pressione perché non sapeva quale posata usare per il dessert.

C'era già stato, e non gli era sembrato tanto male. Così, ancora piangendo, scese da Fulmine, stringendosi nelle spalle. "Scusa, amico, giuro che poi mi faccio perdonare." Disse, prima di trasformarlo in una elegantissima Chevrolet Impala nera. "Santi numi, finalmente." Sospirò, notando come nella macchina-Fulmine fosse già partita della musica.


Indossò gli occhiali da sole, mise in moto la macchina e si diresse verso il Bosco del Portale, ignorando le sentinelle, scuotendo la testa a suon di Highway To Hell.

~~~

"Harry, Harry!" Niall, Liam e Zayn sembravano particolarmente preoccupati mentre irrompevano nella stanza del re. "C'è un problema!"

"Ne ho molti, al momento." Sospirò Harry, che stava ancora scrivendo il suo discorso di scuse. "Se c'entra con il mio matrimonio, però, vi prego di metterlo momentaneamente da parte perché per un matrimonio bisogna essere in due e ho appena fatto l'enorme, gigantesca cavolata di mettere un punto alla mia relazione."

I tre amici spalancarono gli occhi. "Penso che c'entri eccome, invece..." Niall deglutì, scambiandosi uno sguardo con i suoi amici prima di sganciare la bomba: "Louis non si è presentato né alla prova dell'abito, né alla cena di prova. Così ci siamo messi a cercarlo ovunque fino a che non abbiamo scoperto dove fosse." Harry annuì, preoccupato, incitandolo a continuare. "Le sentinelle hanno detto di averlo visto mentre si dirigeva verso il bosco del Portale, Harry."

Harry si sentì come se qualcuno gli avesse appena calpestato i piedi trecento volte di seguito con un martello. "È tutta colpa mia." Affermò, prendendosi la testa tra le mani. "Abbiamo litigato ed io ho detto una pazzia, in preda alla rabbia, perché avevo frainteso una cosa che ha detto lui perché ero già nervoso ed io..." interruppe il suo straparlare tirando su col naso. "Devo andare a cercarlo. Preparatemi il mio cavallo."

I tre amici, di nuovo, si scambiarono uno sguardo allarmato. "Ehm... Harry, tu hai capito che è andato nel mondo degli umani che disprezzano ogni tipo di magia, giusto?" Domandò Zayn, sembrando parecchio confuso.

"Ovviamente. Non sono un idiota." Harry sbuffò mentre metteva velocemente delle cose in una valigia.

"E sai anche che Philip non andrà bene, giusto?"

Harry si strinse nelle spalle. "Lo trasformerò momentaneamente in una Mercedes." Prese in mano la sua valigia, dirigendosi fuori dalla porta. "E- Niall, levati quella faccia: lascerò ad Ade e a Joahanna la responsabilità di controllare il regno mentre sono via. Sono sicuro che faranno un ottimo lavoro mentre sarò via. Ci vediamo!" Esclamò, prima di andarsene.

I tre ragazzi lo osservarono sbigottiti. "È un pazzo." Constatò Liam.

"Incosciente." Aggiunse Niall.

"Non durerà due giorni senza di noi." Continuò Zayn.

"Lo seguiremo, vero?"

"Ci puoi scommettere."

"Assolutamente sì."

E, così, iniziarono a preparare anche loro i bagagli per quello che sarebbe sicuramente diventato il viaggio peggiore e, allo stesso tempo, migliore di sempre.

Notes:

E quindi... siamo alla fine di questo viaggio?
Oh, no. Assolutamente no. Vi pare? Ho lasciato la situazione in sospeso per un motivo: non sono pronta a separarmi da questi personaggi e ho ancora un sacco di cose da far succedere! Quindi, la domanda più appropriata è: siamo alla fine di questo viaggio? Alla fine de "Il Medaglione di Alvagar Uno", sì, siamo alla fine. Questo è ufficialmente l'ultimo capitolo del primo libro di una trilogia! Troverete sempre qui sul mio profilo “La Guaritrice Di Alvagar”, il sequel!

Louis ed Harry sono in crisi (manco il tempo, ve'?) e Louis è appena scappato in un mondo che, per loro magici, è alieno. Chissà cosa succederà.

E parliamo di Liam, Zayn e Niall? Vi prego. Mentre Louis ed Harry commettono errori e ci fanno sbiellare, loro tre sono perfetti: non sbagliano mai, aiutano in qualsiasi situazione e sono simpatici. I miei personaggi preferiti.

Vi preannuncio che nel prossimo libro ci saranno un sacco di nuovi personaggi fantastici! Ci vediamo presto!

Baciii ❤️

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