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Eighty-one Times Champions

Summary:

Marc Márquez non si aspettava certo di ricevere un invito personale al Ranch di Tavullia da Valentino Rossi poco dopo la sua vittoria del nono titolo mondiale. Ma forse era stato proprio quello: un "banale" trofeo, a far succedere tutto? Alex aveva cercato di dissuaderlo, ma complice il passato tornato a bruciargli sotto pelle Marc sapeva solo una cosa: non aveva niente da perdere.

Ma accettare quell'invito avrebbe potuto cambiare tutto. O riportarlo esattamente dove aveva sempre fatto finta di non essere mai stato.

AGGIORNAMENTI OGNI WEEKEND (O QUANDO SONO TORPPO MOTIVATA)!!!

Notes:

ATTENZIONE!
Questa è un'opera di fantasia scritta a scopo puramente ricreativo. I personaggi reali presenti (nomi, figure pubbliche, ecc...) sono utilizzati in modo immaginario e non riflettono in alcun modo la realtà o le persone reali coinvolte.
Non vi è alcuna intenzione diffamatoria o lucrativa.
La storia è frutto della mia immaginazione e non ha alcuna pretesa di veridicità.

Chapter 1: Special Requests

Notes:

Si, non avevo di meglio da fare.
Aspettando (e studiando) per prendere la patente e poter finalmente guidare Alexa, la mai amata moto, dovrò pur far qualcosa...

Come vi avevo già anticipato, ecco qualcosa su Marc e Vale!
Perché ne avevamo tutti bisogno, sia io che voi. ;)

Questa è una delle idee più succose che ho in serbo per voi, non sarà la prima né l'ultima. Posso augurarvi solo buona fortuna!

Detto questo vi lascio alla lettura ;)
Per altro, note finali!

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text

Alex aveva riso.
Aveva semplicemente riso.

Aveva riso così tanto che, con quel suo modo di ridere un po’ eccessivo, la sua bocca sembrava (a quel giro un po’ di più del solito) pronta a strapparsi da un momento all’altro.

Il fratello maggiore era davanti a lui, lo guardava con una faccia tutt’altro che divertita e scuoteva continuamente la testa.
L’altro, nel mentre, si contorceva sul tavolo nel tentativo di non sembrare così tanto divertito.

Sì, assolutamente: quella doveva essere una battuta, ma di quelle belle.

Ma poi, Marc che tirava fuori il telefono e gli mostrava l’email, gli fece cambiare del tutto faccia.

-Eh?- esclamò in un mix di incredulità e sorpresa, saltando quasi sulla sedia.
Marc non rispose nemmeno.

Doveva essere stato un errore. O uno scherzo di pessimo gusto.
Ma il nome scritto sull’e-mail era giusto.
Era lui, Marc. Marc Márquez.
E l'altra, la VR46 Academy.

Eppure, non poteva crederci, nemmeno se l’avesse visto andare a chiederglielo di persona.

Valentino Rossi che chiedeva la presenza di Marc Márquez al suo ranch a Tavullia?

Il nove volte campione del mondo di MotoGP che chiedeva a un altro nove volte campione del mondo, che tutti sapevano odiarsi, di essere presente a casa sua e sulla sua pista?

No, non era possibile.
Nemmeno nei suoi migliori-peggiori sogni Marc aveva visto una cosa simile.
E non ci avrebbe nemmeno mai pensato.

“La lettera”, mandata dall'e-mail ufficiale dell’Academy, chiedeva a Marc di partecipare a quel periodo di allenamento dei ragazzi di Valentino come suo invitato speciale.
Una, si direbbe, “special guest”.

-In vista delle sessioni di allenamento dei piloti della VR46 Academy, presso il Ranch VR46 a Tavullia, Valentino Rossi richiede la sua presenza. Un invito esclusivo da parte di Rossi in persona… Ci faccia sapere se accoglierà l’idea?- esclamò, nuovamente, Alex con gli occhi fissi sullo schermo.

Tra lui e suo fratello sembravano entrambi aver visto un fantasma.
Marc si alzò, uscendo dalla cucina, e Alex lo seguì a ruota. Sempre con il telefono in mano, lo seguiva, leggendo ogni dettaglio dell’e-mail.

Ma per Marc non diceva niente di nuovo: l’aveva letta così tante volte che gli erano rimaste le righe e le parole impresse sulle palpebre.

Quando Alex finì di leggere tutto, guardò nuovamente il fratello e parlò: -Hai intenzione di accettare?-.

Alla domanda, Marc alzò le spalle, appoggiandosi al muro dietro le sue spalle.

Paradossalmente, non ci aveva ancora pensato.
Era stato troppo impegnato a riprendersi dallo “shock” che quella cosa gli aveva causato.

Una semplice richiesta.
Una semplice richiesta che pareva più una barzelletta di pessimo gusto.
Una richiesta assurda.

Ma poi, ragionò un attimo, mentre suo fratello stava lì a saltellare come un grillo.

Perché no?
O meglio: perché?

Se Vale l’aveva invitato, con così tanta esclusività, un motivo c’era.
E anche se poteva essere la stoccata finale, doveva andare e scoprirlo.
Non poteva restarsene al sicuro.
Non per sempre, almeno.

Così, alzò nuovamente le spalle: -Non ho niente da perdere.-.
-Non hai niente da perdere?- A suo fratello la risposta non piacque affatto, tanto che sbuffò, gli diede il telefono e andò a sedersi contrariato sul divano.

-Ma scherzi? Il nono ti ha dato alla testa.-.

Ecco un altro motivo per cui Vale aveva invitato Marc: il nono.

Marc era fresco della vittoria del nono titolo mondiale, e con quello, in un certo modo, era arrivato a eguagliare Valentino.

Eppure, Marc continuava a non capacitarsi di come mai lo volesse lì.

E non ne era felice.
Affatto.
Né un po’ di fiducia o speranza.
Solo… Paura?
O qualcosa di simile (sempre che Marc Márquez possa provarla).

-Sì, Alex. Non ho niente da perdere… Gemma è via, qui non sto a fare niente adesso e il trofeo verrai a spolverarlo tu.-.

Alex fissò il fratello un po’, con la stessa faccia contrariata di poco prima, e dopo aver buttato giù la saliva in modo rumoroso, parlò: -Gemma ti ha scaricato, qui puoi stare con il tuo fratellino che ti vuole tanto bene, e il trofeo te lo sciolgo per farci un ferro da stiro se lo lasci incustodito.-.

-Gemma non mi ha scaricato! Ci siamo solo presi una pausa…-.
-Cosa? Marc, sei uno abbastanza intelligente per capire certe cose, dai.-.
-Fanculo?-.
-Ah, ma senti, fottiti tu! Va’, vai da Valentino… Salutami Luca se c’è. E mi raccomando, se vuoi scoparci non farti sentire da tutta la casa.- sbuffò Alex, a un certo livello di irritazione.

Marc si avvicinò di scatto al divano fissando male suo fratello, che però ricambiava con la stessa faccia.

Ah, se da una parte in quell’ultimo periodo aveva guadagnato qualcosa, dall’altra aveva perso tutto.

Alex scosse la testa, e finalmente tornò a guardare il fratello.
-Marc. Lo sai, voglio solo il meglio per te… Sei sicuro che sia il caso?-.

-Te l’ho detto, che ho da perdere? Tempo? Ne ho, tanto e libero. La ragazza? Non parliamone. Il titolo? Chi me lo leva?-.
-No, non questo. È altro...-.

Marc restò a fissare il fratello, dritto negli occhi, cercando di capirne qualcosa.
Che significava?
Cos’era quel “altro”?

-Che pensi? Dato che gli Oasis hanno fatto la reunion gli sia venuta voglia di farla anche a lui?-.
-Alex… È la mia vita, pensi che non sappia fare una scelta? -.
-No, Marc. Penso che tu non sia in grado di capire, di… Che ne so? Distinguere il male e il bene?-.

A quella frase, appena Alex si alzò, torreggiando leggermente sul fratello con la sua altezza, lui spalancò gli occhi.

-Cosa?-.
-Stammi bene, Marc!-.

Con quello Alex concluse, e sotto lo sguardo attonito del fratello se ne andò, sbattendo la porta per ribadire la sua uscita e forse la sua contrarietà e rabbia verso la cosa.

Marc non disse nulla, non ci riuscì.
Guardò andare via il fratello con la bocca mezza aperta e un dubbio: se Alex l’aveva presa così, perché lui no?
Insomma, la questione toccava principalmente Marc e non il fratello.
Allora, perché lui non si era fatto un problema così grande?

Alex aveva ragione (forse l’ha sempre avuta): Marc proprio non capiva, nulla.
Stava per andare a casa dell’uomo peggiore sulla faccia della terra, almeno a sua detta, e non si stava facendo problemi, o almeno, non eccessivi.
La sua ragazza l’aveva scaricato perché era un evidente coglione, portandosi via pure i cani.

E il nono?
Sembrava solo un premio allo schifo che aveva fatto nell'ultimo periodo.

Era veramente pessimo.
Eppure, sentì lo strano bisogno di presentarsi da Valentino.

Sapeva, però, che non era una buona idea.
Non lo sarebbe mai stata.

Sbuffò, quasi irritato da se stesso, e si lanciò sul divano.
Tirò fuori il telefono dalla tasca e iniziò a rileggere l’e-mail, che Alex aveva lasciato aperta.

La VR46 Academy.
Il Ranch VR46.
Tavullia.
Valentino Rossi.
I suoi piloti.

Una lista che faceva quasi paura, o forse la faceva del tutto.

Marc capì che aveva paura. Non tanto del farlo, non era solito farsi grandi problemi, si buttava di pancia senza pensarci, ma più di quello che sarebbe potuto succedere.
Delle conseguenze.

Chi lo sa, forse Alex non gli avrebbe più parlato.
Forse Gemma non gli avrebbe più parlato.
Forse addirittura i suoi genitori si sarebbero arrabbiati?

Per non parlare degli altri piloti.

O peggio: di Jorge, o Dani.
Gli avrebbero dato tanti scapaccioni dietro la testa, ne era sicuro.

Valentino era riuscito a farsi odiare da tutti, chi più chi meno, per motivi certe volte completamente differenti, ma in cui Marc trovava una cosa in comune.

Il suo carattere.

Quella determinazione eccessiva.
Quel sentirsi padrone del mondo.
E probabilmente altri lati negativi che Marc avrebbe potuto elencare all’infinito.

Eppure, sotto tutto quell’odio, c’era qualcos’altro.
Forse stima.
Forse dolore.

Marc l’aveva detto: faceva ancora male.
Certe ferite non guariscono mai.

Ma gli sembrava impossibile essere l’unico, in quella storia, ad aver sofferto.
Anche chi fa del male (se non proprio sadico a livelli inimmaginabili) doveva soffrire un minimo.

E se Vale soffriva, anche solo un minimo, lo copriva davvero bene.
Cosa che Marc faceva altrettanto bene, quindi aveva poco da criticare.

E se Vale non ci soffriva, allora Marc doveva svegliarsi.
Era solo lui a “perderci”.

 

-Scusami per oggi.- disse Alex appena la porta di casa si aprì, rivelando suo fratello all’interno.
Lui alzò le spalle, facendogli cenno di entrare.

Sembrava davvero poco interessato all'exploit dell’altro di poche ore prima.
Forse non gliene fregava davvero nulla?

Così cominciarono a incamminarsi verso la cucina.
Marc lanciò uno sguardo verso l’altro, al suo fianco, e lo sguardo finì su quella casetta di birra che aveva in mano.
Perfetto.
Sei bottiglie: tre lui e tre Alex.

-Forse ho esagerato, ma...-.
-Hai esagerato sì.-.
-Mi fai parlare?- sbuffò Alex, sedendosi al tavolo, guardando il fratello afferrare dal cassetto uno stappabottiglie e aprire in fretta due bottiglie.

-Come sei permaloso.- rise Marc, facendo roteare gli occhi ad Alex, che poi parlò con un tono leggermente più ironico di prima: -E tu hai un pessimo carattere, ogni tanto.-.
-Solo… Ogni tanto? Ah, che complimento.-.

Alex scosse la testa, prendendo un sorso dalla sua bottiglia, guardando il fratello sedersi davanti a lui come quella mattina.
-Marc, non sto scherzando. Dovresti davvero ascoltare gli altri.-.

-E per cosa? Di solito ogni consiglio che mi danno si rivela sbagliato.-.
-Ma che dici? Se nemmeno li ascolti, i consigli… Credo che tu non ascolti nemmeno il tuo ingegnere di pista.-.

Marc ridacchiò, grattandosi la testa con un leggero sorrisetto colpevole.
Alex aveva fatto perfettamente centro, un’altra volta.

Certo, non l’avrebbe mai ammesso apertamente, ma sapeva di essere una gran bella testa dura.
Sapeva anche, se non di più , di dover ascoltare i consigli degli altri.
Eppure, c’era sempre stato qualcosa che l’aveva spaventato in quello.
Insomma, se qualcuno avesse voluto fargli del male dandogli un consiglio sbagliato?

-Marc… Sono tuo fratello. Devi spiegarmi, almeno a me, perché hai paura di accettare i consigli.-.
-Io non ho paura di accettare i consigli.- si accigliò Marc, cercando di non dar a vedere il fastidio che quel pensiero gli aveva provocato.

-Ah no? Allora spiegamelo tu cos’è. Insomma, se non è paura, allora è fastidio?-.
-Sì, bravo. Fastidio. Fastidio… Odio quando le altre persone mi dicono cosa fare.-.
-Ma smettila. Stai mentendo a te stesso.- sbuffò nuovamente Alex, prendendo un altro sorso dalla sua bottiglia, in contemporanea con il fratello.

Marc, dopo ciò, si leccò velocemente le labbra, scuotendo la testa con lo sguardo assorto chissà dove.

-Oggi ti vedo particolarmente saggio… O sei solo in vena di discutere?- sorrise, lanciando un calcio sotto al tavolo al fratello, che sorrise alzando le spalle.

-Sai, ogni tanto do dimostrazione di essere il Marquez più saggio.-.
-Certo… O è Luca che non ti risponde?- ridacchiò Marc, in un tono abbastanza malizioso.

Alex restò a guardare il fratello con sguardo inquisitorio, preso alla sprovvista da quella domanda. Ma alla fine sorrise.

-Che ne dici di venire con me? Almeno lo vedi…- suggerì Marc, mentre Alex continuava a guardarlo sorridendo.
-Te lo sogni.-.
-Dai, accompagnami a Tavullia… Ti piace l’Italia, no? In più c’è il tuo fratello preferito.-.
-Sbagli, c’è il tuo fratello preferito.-.

A quella frase Marc si accigliò nuovamente.
Okay, era così allora?
Botta e risposta. Provocazione con provocazione.

-Non essere frustrato perché il tuo piccolo Luca è in un altro Paese e non ti considera.-.
-Marc, semmai non essere frustrato tu solo perché un vecchio campione è stato cattivo con te e non ti ha lasciato vincere.-.

Marc spalancò gli occhi, e Alex seguì il suo stesso gesto ridendo.
-Bastardo.-.
-Ti voglio bene anche io, fratellone…-.

 

I due fratelli erano stati tutta la sera a chiacchierare del più e del meno.
Cose da fratelli, cose da piloti e banalmente cose da amici.

Marc definiva suo fratello un amico.
E Alex, ugualmente.

Ma come in ogni amicizia che si rispetti, c’erano alti e bassi.
Odio e amore. Complicità e momenti di totale disaccordo.

La cosa su cui i due fratelli in quel momento si trovavano più in disaccordo era accettare l'invito di Valentino.

Avevano discusso molto.
O meglio, Alex aveva cercato invano di far ragionare Marc, che però, come al solito, sembrava molto deciso sulla sua idea.

Sapeva che far cambiare idea al fratello era difficile, se non impossibile.
Quindi si stava limitando a cercare di fargli capire che forse accettare quell’invito non era la migliore delle cose.

-Correrai con loro? Insomma, ti alleni anche tu?-.
-No, è tipo una special guest la mia.-.
-Nah, allora non vale la pena… Insomma, che fai tutto il giorno? Guardi i pupilli di Valentino correre? Fissi il cielo?-.
-Non è tanto male non aver niente da fare, potrei visitare tutti i posti lì vicino e…-.
-E? Ma per piacere Marc, passerai tutto il tempo a romperti le palle e cercare di evitare Valentino. E poi, se tutto va bene te ne torni irritato, se va male con un nuovo motivo per odiare quell’uomo.-.

Marc non ribatté, aprì la bocca senza dire niente e si appoggiò al tavolo richiudendola immediatamente.
Alex fece un sorrisetto, come a dire: Vedi? Lo sapevo!

Eppure, a Marc, la voglia di presentarsi al Ranch era solo aumentata.
Sarebbe stato un modo per vedere lo stupore negli occhi dei piloti di Valentino.
Far arrabbiare suo fratello, o una cosa del genere.

Ma se ci pensava, non aveva altri buoni motivi per andare.
Certo, fare pace…
Ma era davvero un buon pretesto per accettare l’invito dell’uomo peggiore sulla faccia della terra?

Accettare quell’invito voleva dire molte cose.
Avrebbe portato a molte cose.

Non solo ai sentimenti, ma anche, più banalmente, a quelle poche settimane.

Insomma, sarebbe dovuto stare nella stessa casa di Valentino.
Avrebbe dovuto vederlo ogni giorno per parecchi giorni.
Sarebbe dovuto stare con i suoi ragazzi (forse il male minore).

Era davvero combattuto.
Da una parte l’irrazionalità.
E da un’altra la razionalità, che però, in lui, arrivava solo a momenti alterni.

Alzò lo sguardo su suo fratello, intento a giocare con l’etichetta della sua bottiglia. Anche l’altro lo guardò.
Piegando leggermente la testa di lato, gli chiese: -Se resti a mangiare da me? Ci prendiamo una pizza e guardiamo un film…-.

Alex ridacchiò, annuendo.
-Non dico mai di no a una cena scroccata al mio amato fratello.-.

Marc ridacchiò a sua volta, e afferrò il telefono.
Quando se lo portò all’orecchio, mentre nella stanza era restato solo il silenzio e lo squillo dell’affare, Alex parlò:

-Quindi… Accetterai?-.

Marc alzò le spalle, come a dire che non aveva scelta e che l’avrebbe fatto, poi iniziò a parlare con la pizzeria dall'altro capo del telefono, mentre il fratello tornava a giocare con la sua bottiglia.

Marc restò a fissare la faccia dell'altro, anche mentre parlava al telefono.
La faccia di Alex era quella di qualcuno che, in un modo o nell’altro, era stato deluso.
Eppure non era tutta tristezza.
Ci vedeva dentro una piccola parte di divertimento, forse.
O forse di esasperazione.

Eppure, capì che aveva fatto la scelta giusta.
In un modo, la cosa peggiore si rivelò la migliore.

Ma tutto era ancora in tempo a crollare.

Notes:

Che ve ne pare?
Spero l'idea vi stuzzichi quanto a me!

Suppongo che anche qui la lunghezza della storia si aggirerà attorno 9/10 capitoli, sempre detto che tutto fili liscio. :)

Non saprei dire; forse è colpa della reunion degli Oasis, o semplicemente della noia...

Alla prossima, e mi raccomando; be kind! ;)