Chapter 1: ma siamo piccole gocce nel mare
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Sono passati sette anni.
Akk mi manca come il primo giorno.
Tra le mura della Suppalo, riesco ancora a vedere la sua mano che mi cerca di nascosto, nei corridoi, con la paura di essere visto da qualcuno.
Mi ricordo il profumo aspro che indossava, la morbidezza delle sue dita che si intrecciavano con le mie. Era felice, con me, in quei brevi momenti in cui non realizzava che chi era comportava delle conseguenze, più gravi di ciò che poteva aspettarsi.
Ci provavo a fargli capire che non era diverso, che era tutto okay.
Non è facile, non lo è mai stato.
Se solo...
Deglutisco.
Apro le porte della palestra in disuso, da cui entra un po' di luce dalle finestre con i vetri spaccati.
Sospiro.
Dal momento che sono diventato un vampiro, la mia vita è cambiata completamente.
Mangio, bevo, provo ad essere una persona normale, ma il mio corpo non invecchia. I miei occhi si chiudono solo per alcune ore, non c'è nessun tipo di stanchezza che uccide internamente il mio corpo.
Fa schifo essere un vampiro se non puoi condividere la tua eternità con... qualcuno.
Ci convivo, lo devo fare.
Il mondo è cambiato.
Non ricordo quasi nulla della mia vita passata, solo Akk e ciò che ho perso dal giorno in cui sono stato morso.
Vedo ancora gli occhi rossi che mi fissano, prima di mordermi il polso. Sento il dolore, la paura che mi immobilizza quando realizzo, qualche ora più tardi, che non sono più un essere umano, e la gola mi brucia così tanto che ho paura di morire soffocato dalla mia stessa saliva.
Quando ero ancora umano, io e Akk ci allenavamo qua. Passavamo le ore pomeridiane a fare i compiti, a volte mi aiutava per le lezioni di karate.
Sorrideva, si avvicinava in modo timido per baciarmi.
Il suo ricordo è...
Il ricordo di un adolescente ucciso, ormai.
Da quando il mio cuore si è fermato per sempre, c'è solo il fantasma di Akk che torna a farmi visita.
Apro la porta degli spogliatoi della piscina.
Ci sono ragnatele, qualche struttura caduta.
Una parte del muro, dove c'erano le docce è rovinata.
Riesco a intravedere la luce lunare, camminando fino al buco nel soffitto che dà sul cielo.
A quanto pare, è ancora abbandonata dopo tutti questi anni.
Mi hanno mandato qui, come se fossi carne da macello, ma per una volta hanno fatto centro.
Non c'è nessuno, e questo posto può diventare un covo per la nostra Congrega.
È la mia famiglia.
Ma sono dei tali stronzi, cazzo.
Si prendono gioco di me, di Khan, solo perché siamo bravi e giovani. Non capiscono ancora che non siamo immortali, se esiste qualcosa per ucciderci e il mondo lo scopre, siamo fottuti.
Lancio un'occhiata verso il disegno dietro le panche rovinate ricoperte dalle ragnatele e dalla natura morta.
Di sicuro, qualcuno ci ha vissuto qui, per un po'.
Mi avvicino piano, con le dita sfioro la parete.
«Ma... merda.»
Strofino la tempera fresca, color rossastra, tra le dita.
Deglutisco.
Significa che non sono da solo?
Ma non riesco a sentire nulla, nemmeno l'odore.
Estraggo il telefono dalla tasca della borsa a tracolla, componendo il numero di Khan.
Forse, è più sicuro nascondersi nel retro della piscina e aspettare qualcuno della congrega, mentre chi è qui mi cerca.
Deve saperlo, no?
Non avrei trovato la tempera fresca.
«Puzzi come la morte, cazzo.»
Alzo un sopracciglio.
Dando le spalle al muro, mi ritrovo davanti chi mi cercava.
Gli occhi scuri, le labbra sollevate in un piccolo sorriso.
Indossa un cappello nero, le dita sono colorate dalla tempera rossastra.
«Che cazzo ci fai qui, eh? Non è il tuo covo di vampiri, dilettante.»
Rido.
Incrociando le braccia al petto, mi fermo al centro della stanza.
Noto il tatuaggio sulle costole di una scritta Madre in mandarino.
È sexy, devo ammetterlo.
Il suo fisico è asciutto, slanciato.
Fa scivolare la suola della scarpa sul pavimento ricoperto dalle macerie, avanzando un po' verso di me.
«Tu puzzi come un cagne bagnato, stronzo.»
«Se sei venuto per colonizzare questo posto, è meglio che cambi aria in fretta.»
«I cuccioli di licantropo non possono colonizzare questo posto.»
«Non sono un cuc-»
«Faccia da cazzo, lo sei. Merda, si riesce a percepire il tuo odore da cane bagnato fin qui.»
Percepisco il suono del battito del suo cuore che accelera.
Sorrido d'istinto.
Seppur le nostre specie si danno la caccia da anni, i licantropi sono ancora per metà umani.
Noi non possediamo un cuore, né un'anima umana che è in grado di renderci così deboli. Noi mangiamo, cacciamo, ci prendiamo ciò che è nostro per sopravvivere, tutto pur di non morire.
Separo la breve distanza da lui.
Il mio naso sfiora il suo mento, le dita accarezzano il tatuaggio dei tre uccelli sul braccio scoperto.
Mi piace che indossa questa canotta, seppur riesco a intravedere le sue costole un po' sporgenti, è un licantropo attraente.
Non ci mischiamo mai con i nemici, ma ci sono dei rari casi in cui possiamo voler ottenere informazioni o anche solo... divertici.
Fin quando Khan non arriva, posso prendermela con comodo, no?
«Non puoi ammaliarmi, coglione.»
Sorrido di più.
Mi lecco le labbra, annuendo.
«Ne sei sicuro? Riesco a sentire il battito del tuo cuore, ma vedi, posso anche...» Sposto lo sguardo in basso, sul cavallo dei suoi jeans strappati. «...far alzare qualcos'altro. Insomma, non ho esperienze eccezionali, però, chi è stato con me, non può dire di non essersi divertito.»
Si morde la lingua.
Riesco a sentire il movimento.
Il mio udito è rafforzato più del suo.
La mia magia è potente, forse non quanto la sua forza, ma posso usarla a mio vantaggio per sopravvivere ancora un po'.
«La Suppalo appartiene al mio branco, vampiro.»
Sospiro.
Appoggio le mani sulle sue spalle, alzandomi in punta di piedi.
Sussurro piano, a bassa voce, vicino alle sue labbra socchiuse.
«Perché non ci divertiamo un po'? Chi riesce a resistere per tutta la notte, vince la Suppalo.»
Il battito si ferma, poi accelera ancora di più.
«Sembri un cucciolo in cerca di attenzioni.» Aggiunge, con un rapido sorriso. «Sembri tu ad avere un bisogno disperato di me.»
Ottimismo, tranquillità e valore familiare.
È questo che significano quelle quattro cornacchie che ha dipinte sul braccio.
Ridacchio.
Sarà più dura di quel che penso, mi sa.
«Sicuro?»
Si avvicina a me, mi sfiora le labbra.
Con un braccio mi cinge il retro della schiena, sorridendo.
«Sicurissimo.»
Mi affonda la punta del coltello all'altezza dello stomaco, con forza.
Ansimo piano.
Anche se sono un vampiro, nel momento in cui il mio corpo è più vulnerabile, comincio a sanguinare come se fossi ancora umano.
Percepisco il dolore, la pelle che brucia sotto le dita.
Estratto di sambuco, cazzo.
«Dovresti essere più furbo, vampiro.»
«Vaffanculo.»
Cado sul pavimento, con la mano cerco di fermare il sangue che sgorga dalla ferita.
È caldo, denso, colorato come la tempera fresca sulle sue dita.
Se non reagisco, finirò per morire per colpa di uno fottuto licantropo, cazzo.
«Non mi lasceresti mai morire qui, vero? Sono un vampiro, non sono ancora adulto.»
Ride.
Si china in ginocchio verso di me, ma a debita distanza.
È furbo, eh.
Ho la gola secca, mi sembra di non respirare.
So che non morirò, non adesso. La dose di estratto di sambuco che mi ha dato serve solo a stordirmi, in modo tale che possa essere indifeso per lui.
Non si muore, ma si soffre così tanto quando circola nel sangue. Arriva a sfiorare il cuore, che essendo già stato infettato dal veleno dei vampiri, è come se ricominciasse a battere per un po'.
«La Suppalo non ti appartiene, appartiene al mio branco da generazioni. Se questo veleno ti ucciderà, sarò io a deciderlo.»
Lo vedo.
A malapena, lo vedo che si alza a quelle parole.
Allungo una mano verso al suo polso, che riesco ad afferrare con le ultime forze rimaste.
Sono poco lucido, ma posso giocare come lui, vero?
«Ti prego, non lasciarmi morire.»
I vampiri non implorano, i vampiri sanno manipolare.
Abbiamo abilità segrete che non conosce nessuno, un modo strategico di salvarci da una sorta di situazione che può superare l'illimitata immortalità che ci caratterizza.
«Per favore... come... io sono Ayan, mi chiamo Ayan.»
Mi guarda.
Afferra il mio mento tra due dita, spostando il mio viso di lato.
Sorridendo.
«Sai, è un peccato, vampiro. Non sei pallido come gli altri, ti stavo scambiando per quei pochi umani che sono rimasti in vita nel nostro mondo.»
Afferro il suo polso, stringo forte.
E mordo, ancora prima che possa allontanarsi.
Riesco a vedere il sangue che sgorga, appena urla e si allontana da me.
Con le dita, mi pulisco le gocce bagnate sulle labbra.
«Sai, è un peccato, licantropo. Il tuo sangue è dolce.»
Rido.
Corre via, con la mano cerca di coprirsi la ferita.
Fottuto stronzo.
Prendo il telefono caduto sul pavimento, imprecando quando noto lo schermo rotto.
Compongo l'ultima chiamata, avvicinando il telefono all'orecchio.
Mi serviva un po' di energia, ma riesco a percepire che l'estratto di sambuco sta ricominciano ad avere effetto. Non basta un piccolo morso, ho bisogno di sangue vero per sopravvivere.
Mi auguro di non avere nessuna allucinazione, merda.
«Khan, Khan... vienimi a prendere alla Suppalo.»
Sospira, dall'altra parte del telefono si percepisce il rumore della strada.
«Mi ha attaccato un licantropo, è suo questo posto di merda.»
Chapter 2: e non va più via
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Khan tampona piano la ferita all'altezza dello stomaco, china lentamente la testa per guardare il solco ancora intatto da cui sgorga un po' di sangue.
Mi ha già dato una dose massiccia di erbe aromatiche che dovrebbero addormentare il mio corpo, ma riesco ancora percepire il bruciore, il fastidio, persino la pelle squartata sotto le mie dita quando la sfioro, per fermare Khan dal tamponarmi ancora un po'.
«Non sei stato furbo. Non è da te, Aye.»
Sbuffo.
«Stavo cercando di fare il mio lavoro, eh.»
«Lo so che la Suppalo ti ricorda Akk, ma Ayan, tu non sei obbligato a fare quello che dice Top.»
È vero, non sono obbligato, ma... devo farlo.
Io e Khan non siamo parte di niente, se non della Congrega che ci ha accolto.
Viviamo da soli, qui, in questo appartamento dalla fine del mondo. Ma non è caso, non è come... il covo della Congrega che ci ha tenuto in vita.
Adesso, dato che siamo cresciuti e siamo in grado di controllare i nostri poteri, abbiamo dei doveri da dover portare a termine.
A Khan non piace. Per lui, essere un vampiro è una condanna.
Sono sicuro che se Thua fosse ancora al suo fianco, non direbbe lo stesso, però... è l'unica persona che mi è rimasta vicina, una parte di famiglia che si presa cura di me quando la fame e la sete cominciavano a divorarmi dall'interno, perché non volevo uccidere né rubare la linfa vitale di qualcuno di innocente.
Sono pochi gli umani rimasti in città, la maggior parte vive fuori Bangkok e si tiene ben lontana dai guai.
Conviviamo assieme, ma separati.
È questo che ci fa sopravvivere.
Le scorte di sangue fresco stanno finendo, i licantropi cominciano ad attaccarci.
Dobbiamo pur sopravvivere in qualche modo, no?
«Non voglio più tornare alla Congrega, Aye.»
Deglutisco.
Non è la prima volta che me lo dice.
Fino ad oggi, non gli ho mai dato peso, ma adesso quello che vedo nei suoi occhi è così chiaro. Mi implora, chiedendomi di ignorare il nostro mondo e la vita che ci siamo costruiti da soli, pensando che possa farlo, tornando a piangere e disperarmi perché Akk è morto prima che me ne rendessi conto.
«Non sei obbligato a seguirmi, Khan. Posso sempre aiutarti a trov-»
«Bangkok è della Congrega, Aye, noi non valiamo un cazzo. Sei così sicuro che non ci lascerebbero morire di fame? Le loro prede non sono nostre. Ci permettono di sopravvivere, ora, perché sono convinti che porteremo a termine la missione, però... non sono convinto, non voglio più farlo, voglio vivere una vita normale, come un vampiro fuori di qui.»
«Hai contattato la Congrega di Lampang?»
A Bangkok non è nulla lecito.
Bangkok non è nostra, ma al di fuori di questo mondo utopico, potrei essere così libero. Sarei pronto a cacciare, a socializzare con gli umani che hanno rapporti civili con i vampiri, sapendo che potrei essere una loro prede.
Ma...
Il mondo non è più un posto sicuro, soprattutto qui.
Al di fuori, c'è solo il dubbio.
Sono disposto a rischiare tutto perché ho paura di che cosa mi succederà se non eseguirò gli ordini di Top?
«Si, ho parlato con uno di loro. Ma sei sicuro che... non vuoi venire, Aye? C'è posto per entrambi, possiamo andarcene per sempre da qui.»
Sospiro.
Alzo le braccia, aiutandolo a stringere lentamente la garza intorno alla ferita che si sta un po' rimarginando, mentre mi chino in avanti verso di lui, ad occhi socchiusi per abbracciarlo qualche secondo di più.
Mi accarezza piano la schiena, annuendo con la testa.
«Devi lasciare andare Akk, Aye.»
Mi mordo la lingua.
Chiude con un ferretto la garza sulla ferita, per poi posare la forbice sul tavolo di fianco a me, su cui sto seduto dal mio arrivo.
Dovrei farlo, seriamente.
Akk non tornerà mai più indietro, e io non posso sperare che un giorno qualcuno lo porti qui dicendomi che era tutto uno scherzo.
«Quel licantropo ti ha fatto il culo, però, eh. Chi tiene un coltello con il sambuco dentro?»
«Non lo so, ma voglio scoprirlo.»
Scendo dal tavolo, arranco ancora un po' quando mi avvicino alla libreria per prendere il libro che stavo leggendo ieri sera.
Arte dell'Ottocento.
In questo appartamento, che sa di vecchio e di familiare, io e Khan ci siamo rinchiusi un bel paio di anni fa. Volevamo distaccarci dalla Congrega, per avere un posto un po' tutto nostro.
Dal momento che abbiamo distrutto il vecchio covo sottoterra, a causa di un litigio con un gruppo di licantropi che ci ha attaccato, adesso, siamo costretti a stare lontano dall'unico posto che ci aveva dato una casa. Non mi dispiace, eh, perché in fin dei conti non mi piaceva il nuovo covo, ma adesso che dobbiamo rientrare, cercando di soddisfare i capricci di Top, mi sento sempre... un passo indietro.
Non ci riuscirò mai.
E non posso farlo, con quel licantropo ficcanaso che si mette tra i miei affari.
La Suppalo non sarà mai mia.
«Io esco a caccia.»
Alzo un sopracciglio.
«Alle dieci e mezza di sera?»
«Lo fai anche tu, che cosa c'è di male?»
Scrollo le spalle, sorridendo un po'.
«Mi stai nascondendo qualcuno, vero? Chi ti stai scopando?»
Ride.
Afferra la giacca appoggiata sul tavolino dell'ingresso, sorridendo di più.
«Tu sogni un po' troppo, Aye. Cerca di frequentare qualcuno, invece che fare un po' di gossip sulla mia vita.»
Accenno un lieve sorriso, annuendo con la testa.
Mi dirigo verso la camera da letto sul fondo del corridoio, con il libro tra le mani e una tazza calda di tè, dopo che Khan è uscito dall'ingresso da qualche minuto.
Mi piace la pace che c'è in casa quando non c'è nessuno, un po' di meno quando ritornano i pensieri intrusivi.
Non ho mai avuto conferme sul come sia stato scelto, perché dovevo essere un vampiro.
So solo che il mondo ha smesso di funzionare secondo la legge degli umani, poco dopo la morte di Akk.
Non mi sono mai diplomato.
Non ho più baciato nessuno.
Non sono più invecchiato.
Io e Khan siamo finiti tra le grinfie di Top... prima ancora che possa ricordare il preciso momento.
Gli occhi rossi che ho visto fissarmi nel buio, la notte in cui mi sono trasformato e credevo di morire di sete, sono alquanto sicuro che non fossi da solo, con Khan.
Ricordo il profumo aspro, l'asfalto dura sotto la guancia.
Top ha sempre detto che prima che il mondo diventasse degli esseri sovrannaturali, tutto funzionava male. Non c'erano leggi, né tutele, solo cattiveria che uccideva ogni singola buona persona che non se lo meritava, ma dal momento che siamo arrivati noi a colonizzare il mondo, tutto è diventato migliore, più chiaro.
Mi sdraio sul letto, appoggiando il libro di lato.
Mi manca tantissimo Akk.
La nostra storia era appena cominciata, le cose scorrono in maniera così naturale.
Per me, che non avevo mai amato nessuno in quel mondo, avere Akk era una benedizione. Mi faceva sentire vivo, sul serio.
Avevo avuto delle storie, un bel paio di esperienze che mi avevano insegnato tanto e che volevo dare anche ad Akk.
Ma il mondo è stato così crudele.
Perché non hanno scelto entrambi?
Potevano darci l'eternità assieme, sapevano dal primo momento che io volevo Akk.
Chi voleva farmi diventare un vampiro, perché il mondo stava per cambiare, doveva farlo.
Prendo il quaderno dal cassetto, afferro l'astuccio con dentro il carboncino.
Disegno.
Quello che mi passa per la testa, si sfuma tra le mie dita.
Lentamente.
La maggior parte dei miei disegni sono tutti... sul fantasma di Akk.
Gli occhi grandi a cerbiatto, le labbra piene e rosate.
Lo sguardo dolce, a tratti un po' infastidito se lo chiamavo Big Foot per prenderlo in giro.
Ho immaginato così tante volte un futuro con lui, che a volte credo che sia... accaduto tutto, non solo nella mia testa, ma che adesso sfuma solo in ricordi che mi ripetono che è finita e che dovrei andare avanti.
La verità è che non accetterò mai la sua morte.
Il motivo per cui ha deciso di lasciarmi.
Con il pollice, sfumo la rima dell'occhio inferiore da cui scende la lacrima.
Akk.
Che sta seduto sulla barca, con i primi raggi del sole che gli illuminano il viso.
Mi ero fatto coraggio, l'avevo baciato.
Era così bello.
Il giorno in cui Thua ha deciso di ucciderlo, perché si, è lui che l'ha ucciso. Anche se Khan non lo ammette mai ad alta voce, perché la ferita è ancora aperta, è stato la causa della morte di Akk, e non credo che riuscirò mai a perdonarlo del tutto.
Per fortuna, è sparito da quel giorno, però...
Akk è morto.
Io sono morto con lui.
Mi ricordo che quando mi ha chiamato la guardia medica, per dirmelo, io...
Chiudo gli occhi.
Sfumo, traccio qualche contorno sul disegno.
Lascio che siano le mie dita a guidarmi, anche se ad occhi chiusi, riesco a ricordarmi del dolore sul suo viso.
Akk.
Solo...
Akk, il mio ragazzo.
Quando li riapro non c'è Akk.
Sul braccio scoperto ci sono il contorno di tre uccelli.
E se fosse proprio lui?
Se qualcuno avesse deciso che lui deve ritornare come il fantasma di Akk ad uccidermi?
Chapter 3: come due adulti che vivono male
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Sto seduto sul tavolo del garage da mezz'ora.
Ma sono così arrabbiato, cazzo. Doveva capitare proprio a me?
Il morso sul polso è ancora fresco da ieri sera, la ferita non si è rimarginata a causa... non lo so, ecco. Di solito, il mio corpo impiega poco tempo per riprendersi da un morso di un vampiro, ma questa volta fa ancora male più del solito.
«E se fosse un originale?»
Alzo un sopracciglio.
Lancio un'occhiata verso White che mi sta medicando la ferita, prima di rivolgermi a Sean che è seduto dietro di lui, a terra, mentre cerca di riparare la sua moto da questa mattina.
Ci siamo solo noi nel garage, per ora.
Gram e Black sono andati a fare la spesa da soli.
Dal momento che Hia è morto a causa dello scontro con i vampiri del ghetto, non ci facciamo più vedere in giro. Saremo pur sempre il branco che possiede la Suppalo, ma nessuno più di noi stessi può proteggerci.
«Non ci sono più originali in giro, sono tutti morti. Forse, era solo un po' più forte degli altri, ma son sicuro che non c'è da preoccuparsi.» Aggiunge White, con un sospiro, stringendo lentamente il nodo intorno al mio polso. «Cerca di non sforzarlo, se non guarisce entro tre giorni, è un problema grosso, Yok.»
«Vuole prendersi un territorio che è nostro.»
Sean posa la chiave inglese sul pavimento, appoggiando il peso sui gomiti mi guarda dal basso.
«Non importa che cosa voglia fare, lui è in vantaggio rispetto a noi. Quelli come lui vanno in giro insieme, se era da solo significa che sta succedendo qualcosa... e non mi piace affatto. Cerca di stare nei paraggi quando vai a caccia, per favore, non metterti nei guai.»
Sbuffo.
Mi alzo dal tavolo, prendo le chiavi della moto e lo zainetto.
White rimane fermo sul posto, mi fissa in silenzio.
Siamo rimasti solo in cinque, ma White continua a prendersi cura di tutti noi come se fossimo parte della sua famiglia. Anche se litiga spesso con Black perché dice che dovremmo cooperare e non litigare, mi rendo conto che non è affatto facile portare le redini del nostro branco... avanti da sole.
È dura da ammettere, ma Hia era come un fratello maggiore che non ho mai avuto.
Vivo da solo, nella stanzetta dietro al garage. A volte ritorno nel mio vecchio appartamento dove stavo con mia madre, nel buio della notte mi accoccolo nel letto e spero che venga a svegliarmi... ma non succede mai. Mi sveglio nel completo silenzio, ascoltando il suono dell'acqua che scorre sotto il pavimento di legno che regge le redini di casa.
Non mi sveglio col profumo del caffè o un pezzo di torta di mele preso al mercato.
Non c'è Hia che mi viene a trovare per dirmi di venire in garage per fare qualche ispezione per decidere dove lasciare il segno del nostro branco.
Adesso, è White che mi chiama o Black che bussa alla mia porta per qualche urgenza.
Ci diamo appuntamento, a volte andiamo a girare la città per scovare i covi dei vampiri, pur di evitare di avere qualche scontro, ci stiamo alla larga.
Nel mio caso, però, sappiamo perfettamente che non ho intenzione di evitare quel moccioso.
«Dove stai andando, Yok?»
«A dipingere qualcosa.» Apro il portone scorrevole d'ingresso, salutando con la mano dando le spalle. «Non rimango per cena, scusatemi.»
Riesco a sentire lo sbuffo di Sean dietro di me, mentre White cerca di rassicurarlo che sono adulto e non c'è nulla da temere.
Ma lo sanno, no? Io faccio sempre ciò che mi dice la mia testa, anche se so che potrei sbatterci su il muso, preferisco farlo perché è una mia scelta.
Mi dirigo verso il centro della città.
Dovrei rimanere rinchiuso lì, per evitare qualche spiacevole incontro con un vampiro, però non sono sicuro di riuscire ad arrivare in tempo.
Il sole cala, i palazzi si rimpiccioliscono quando attraverso le strade ricoperte dalla natura che scivola sui marciapiedi.
Il mondo è un posto orrendo, cattivo, egoista. Non che prima non lo fosse, ma adesso la sopravvivenza è l'unica cosa che mi rimane dal momento che sono un licantropo.
La mia vita ruotava solo attorno ad una cosa quando ero uno studente: l'arte. In ogni sua forma o profumo, l'arte era l'unica cosa che riusciva ad esprimere a pieno ciò che ho dentro. Ancora oggi ci riesce, il problema è che essere un licantropo ha alterato i miei sensi, perché percepiscono così tanto intorno a me, che è difficile poterlo far fuoriuscire sottoforma di qualcosa di concreto.
Mi ricordo quando la mattina venivo qui, in questo palazzo a seguire le lezioni di Anatomia Artistica per le prime due ore.
Mi piaceva, soprattutto quando ci ritrovavamo qualche ex studente che veniva a posare da modello per un progetto.
Mi sentivo parte di qualcosa quando ero uno studente, quando trovai Dan.
Il mio ex ragazzo, un poliziotto dall'armatura scintillante che voleva salvarmi dalla vita che facevo. Mi piaceva fare casino per i nostri diritti, e dal momento che White si è unito alla banda e Dan mi ha tradito, il mondo è cambiato rapidamente.
Sono diventato un licantropo, ho lasciato l'arte in un cassetto per un po'.
Mi dedico alla moto, a cercare altri licantropi come noi che possano aiutarci ad avere incontri pacifici con gli uomini o ad evitare i covi dei vampiri.
Prendo lo zainetto, posiziono la moto in un angolo nascosto dei parcheggi esterni al piano inferiore.
Non ci vive nessuno qui intorno, nemmeno altri licantropi come noi.
I vampiri preferiscono stare vicino al cibo, e questo è il mio posto sicuro da tanti anni.
Salgo le scale ricoperte dalla polvere, puntando la torcia verso la fine del corridoio.
È quasi sera, ma credo di potermi permettere di accendere le luci principali per evitare di inciampare nei miei stessi passi.
Apro il pannello di controllo, tiro su la leva poco prima che tutto diventi chiaro.
Sospiro.
Mi manca vedere questi corridoi, essere uno studente, avere un fidanzato che si prende cura di me.
Ho chiuso completamente il mio cuore da quando Dan ha tradito la mia fiducia, e dopo la sua morte, mi sono ripromesso di non fare gli stessi errori. Mi sono fidato ciecamente, ci ho quasi rimesso la vita quella notte, non voglio più che accada.
Ho promesso a Sean che sarei stato più cauto, soprattutto con i prossimi ragazzi... ma a volte è difficile non sentirsi solo.
Sean e White stanno ancora assieme, la loro relazione va a gonfie vele e continuano ad essere i piccioncini smielosi insopportabili, mentre Gram e Black hanno seguito le loro stesse orme, se non fosse che Black è molto più riservato e Gram rispetta giustamente il suo desiderio di non fare i fidanzatini in pubblico.
Io sono l'unico, sono... solo.
Avanzo verso la mia vecchia classe, quella dove presentavamo i progetti mensili al professore.
Mi manca tutto, cavolo. Se solo potessi tornare indietro per godermi questi momenti, sapendo che il mondo che conosco stesse per finire.
La porta socchiusa cigola, mi ci infilo lentamente dentro.
Prima di fare un passo indietro, deglutendo.
«Non mi hai ancora detto il tuo nome, cane.»
Stringo i pugni.
«Sei prevedibile, in ogni caso. Il tuo profumo si sente fino a qui, non è stato difficile venire a cercarti. Che cosa ci fai in una scuola come questa?»
Alzo un sopracciglio.
«Non ti darò fastidio, se solo mi lascerai lavorare in pace.»
Ride.
«Voglio che ci giochiamo la Suppalo, sono qui per questo.»
«Non mi interessa.»
Mi siedo nel posto vicino alla finestra che dà sulla strada vuota.
Tiro fuori la tela per disegnare, i pennelli, lo spray colorato, il carboncino scuro che tengo in un astuccio a parte.
Porto l'attrezzatura da disegno con me, per abitudine da quando sono uno studente.
Adesso, che sono un semplice licantropo, è normale... rifugiarmi qui, con la scusa di sentirmi ancora incastro nel passato, per qualche ora, pur di dimenticare che non sono più umano.
Mi guarda, sedendosi sulla cattedra sulla mia destra.
L'aula è ricoperta dalla sporcizia, resti di quadri sono buttati a terra. La lavagna è ancora ricoperta dai segni e da qualche graffio, dal soffitto cade una luce attorcigliata intorno a dei fili di una pianta rampicante.
La desolazione, il mondo che adesso è.
Con il carboncino sfumo sulla tela.
«Mi piace che disegni, anche io lo faccio.»
«Non cercare di compiacermi, non funziona con me.»
Si siede su uno sgabello, nel posto a fianco al mio.
Prende una serie di fogli da disegno dal mio zaino, appoggiandoli poi sulla testa.
Fa per prendere il mio carboncino, ma lo blocco all'istante.
«No, usa la tempera se proprio vuoi farmi compagnia.»
Sorride di più, annuendo.
«Va bene, cane. Non mi hai ancora detto come ti chiami, è un segreto?»
«Non ti cambierà la vita saperlo, Ayan.»
Con le dita, fa scorrere i colori della tempera sopra i figli e la tela sporca.
Gli lancio qualche breve occhiata per un po', ma alla fine continuo a concentrarmi sul mio disegno.
La pressione sul petto che percepivo fino a poco fa è spazzata via, completamente. Ad ogni sfumatura delle mie dita sulla superficie della tela, è come tracciare la nascita di una nuova vita.
I ricordi in quest'aula, il profumo dolce della ragazza che stava seduta dietro di me, le imprecazioni sottovoce che facevo quando sapevo di aver dimenticato i compiti da dover eseguire per la lezione. Erano piccolezze che non apprezzavo, ma che mi mancano così tanto perché mi rendevano... l'umano che non sono più.
Com'è essere rimasti tali e quali?
Dal momento che diventi un licantropo, il branco è la tua famiglia.
Per me, questa cosa non vale.
Io e la banda siamo sempre stati una famiglia, quello che eravamo ci univa solo più del solito.
Ancora oggi, ci vuole un po' prima che riesca a ignorare i pensieri sporchi di Gram e Sean o le imprecazioni di Black quando Gram fa qualcosa di stupido.
È il brutto del sapersi leggere nel pensiero.
Mi asciugo le dita in un fazzoletto, lanciando poi uno sguardo alla tela di Ayan.
Disegna in silenzio, con le dita sporche traccia linee imperfette che formano le figure intorno al buco nero nel mezzo della tela.
Deglutisco ancora.
Chi poteva immaginare che mi sarei ritrovato a condividere il mio luogo sicuro con un vampiro?
È qui solo per cercare di riprendersi la Suppalo, ma è così strano.
«Perché non vuoi sfidarti con me? Hai paura di perdere?»
Rido.
Mi tiro su, per appoggiarmi contro al ripiano della finestra aperta.
Prendo una sigaretta dal pacchetto, l'accendo.
Il fumo fuoriesce dalle labbra, ma il mio sguardo rimane fisso su di lui.
Ora, che riesco a guardarlo più da vicino senza la paura di dover essere morso, devo ammettere che il suo corpo mi ricorda i tratti di un umano.
Le labbra sono color ciliegia, tipiche dei vampiri, ma... screpolate. È una cosa da umano che gli sarà rimasta addosso?
Gli occhi a mezzaluna sono rossicci, all'interno dell'iride c'è un riflesso color ambra.
I capelli scuri sono tirati indietro dal gel, una piccola ciocca ricade sul lato sinistro all'altezza del sopracciglio.
Non è come gli altri vampiri.
Potrebbe sembrare quasi umano.
«Non voglio avere a che fare con i vampiri.»
Ridacchia.
«Bè, ma io sono qui fino a prova contraria.»
Inspiro piano il fumo, sorridendo un po'.
«Potrei sbranarti da un momento all'altro, non fidarti dei licantropi, Ayan.»
Posa la tempera aperta sopra all'astuccio, rigirando poi il tubetto tra le dita.
Merda.
Mi ero dimenticato di aver ancora la roba che ho personalizzato.
È un'abitudine che mi è rimasta fin dai tempi del liceo, adesso che ho cominciato ad accumulare il materiale solo per me, dagli appartamenti e anche a scuola o nelle altre Università, non ho mai smesso.
«Mi piace il tuo nome... Yok. È un nome da lupo. Sei nato... da una stirpe discendente di qui?»
Incrocio le braccia al petto.
«Ayan, non sono interessato a trovare un accordo o a scontrarmi. Non sono quel tipo di persona, io volevo solo un po' di pace, ma sembra che scassarmi il cazzo è la tua specialità. Che cosa vuoi da me?»
Mi guarda.
Gli occhi rossicci si scuriscono alle mie parole.
«Voglio un po' di compagnia, sinceramente. Se non vorrai darmi la Suppalo, me la prenderò in qualche modo, ma adesso vorrei stare in compagnia di qualcuno, la città... è troppo silenziosa di notte.»
«Non dovresti cacciare?»
«Anche tu dovresti farlo, Yok.»
Inspiro ancora un'altra boccata, mi sporgo oltre la finestra.
Le strade sono desolate, i lampioni intorno l'ingresso dell'Università sono rotti o una luce fioca fuoriesce sui marciapiedi.
È questo che mi piace di questo posto... il silenzio e la pace.
Ayan si appoggia con le mani sullo sgabello, guardandomi ancora una volta.
Dimostra solo appena diciassette anni.
La sua vita sarà stata spezzata dal morso quando era giovane e ingenuo.
C'è così tanta tristezza nei suoi occhi, nel tono con cui ripete la stessa frase, ancora una volta.
«Voglio un po' di compagnia, Yok.»
Mi avvicino a lui, per appoggiare la sigaretta tra le sue dita.
Prendo la mia roba, la chiudo all'interno dello zainetto.
Lasciò le tempere aperte e la mia tela lì.
Ayan mi guarda in silenzio, dandomi le spalle.
«Non credo di essere la compagnia adatta per te, Ayan. Cerchiamo di tenere separati i nostri due mondi come abbiamo sempre fatto, piuttosto che dimenticare chi siamo solo perché ci sentiamo soli per una notte.»
Esco dall'aula, senza voltarmi.
Per quanto possa sentirmi solo, direi che un vampiro nella mia vita è l'ultimo dei problemi che dovrei cercare.
Chapter 4: fuori è buio pesto
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È ancora buio.
La città è così silenziosa a volte che mi fa paura. Anche se non dovrei temere nulla, perché sono un essere sovrannaturale che caccia e può difendersi senza alcun problema, la sola idea di essere soli nel mondo mi terrorizza ogni singolo giorno.
Ho imparato a fare tutto da solo.
A parte che Khan, che ultimamente sta poco con me, mi ritrovo a vivere nei ricordi da umano.
Sto seduto sul tetto del bar, con il milkshake tra le mani.
Il nostro primo appuntamento, mio e di Akk, qui. Eravamo due ragazzi così spaventati dal mondo, non sapevamo che stesse per divorarci interi, ma che avesse deciso di risparmiare solo me, invece che lui.
Sono riuscito a prepararmi qualcosa di dolce con gli avanzi, poi son salito qui.
Ho ancora le dita sporche di tempera seccata.
«Perché non sei tornato a casa?»
Gli occhi di Khan si posano sui miei, color castagna con paiuzze rossastre mi fissano dall'alto.
Mi sposto di lato, per farlo sedere con le gambe a penzoloni assieme a me.
Prende il milkshake tra le mani, con due dita muove la cannuccia.
«La roba non è scaduta?»
Scrollo le spalle.
«Non penso, è ancora buona. Forse si è mantenuta nel tempo.»
Sorride un po', annuendo.
«Voglio lasciare Bangkok.»
Lo guardo.
Dovevo aspettarmi queste parole, vero?
Khan non voleva essere un vampiro, ha sempre odiato l'idea di dover condividere l'eternità. Ha solo accettato che non fosse più un umano, ma come me non è mai riuscito ad andare avanti del tutto.
Ci siamo sempre lamentati di essere due studenti, adesso che possiamo fare ciò che ci pare della nostra vita, per l'eternità, è come essere imprigionati in una caverna sotterranea, senza sapere se c'è una vita d'uscita da quest'inferno.
Io ho imparato a convivere con l'ansia e le preoccupazioni, caccio quando mi è necessario svagare la testa, ma Khan non vuole il sangue, non vuole essere chi è. Si ciba a malapena, anche se è incredibilmente forte, i suoi occhi sfumano dal color castagna all'ambrato a seconda dei suoi pasti piccoli durante le settimane.
La maggior parte sono per lo più animali uccisi o sul punto di morire, con ancora del sangue buono.
Ma vedo la sua debolezza, il modo in cui si sforza di essere ciò che ci hanno chiesto quando dovevamo essere parte della congrega.
«Meen è un umano, e io voglio andare via di qui. Non ce la faccio più, Aye. Fa troppo male rimanere qui e pensare che non possa... non ti manca la nostra vecchia vita?»
Bevo un sorso del milkshake, annuendo appena.
«Mi manca Akk, ma ormai ci ho fatto l'abitudine. L'eternità non puoi distruggerla, non esiste più un modo per ucciderci, l'ho accettato col tempo.»
Si appoggia con la schiena contro le tegole scure.
«Essere un vampiro alla luce del sole ci ha condannato.»
Deglutisco.
Non esiste un modo per morire perché la congrega ha ucciso il mondo stesso.
Non possiamo morire alla luce del sole, né dissanguati.
Non possiamo morire di fame, perché le risorse primarie non ci mancano e l'istinto da vampiro parla prima di tutto.
Non saremo mai liberi e non potremo mai essere felici, è inutile cercare scappatoie che non esistono.
«Quando vuoi partire?»
«Il più presto possibile.»
Mi distendo al suo fianco, appoggiando un braccio dietro la testa.
«Khan... puoi aiutarmi con una cosa?»
Sospira.
«Sarà il tuo ultimo desiderio prima che io parta con Meen, d'accordo.»
«Voglio che mi dici dov'è il nascondiglio del branco di Bangkok. Lo so che sai perfettamente tutto, questa è la tua città da tutta la vita, la conosci persino meglio di me.»
«Ma, io...»
«Esiste solo un branco che si nasconde dai vampiri, gli altri sono quasi tutti morti o poco rilevanti. Sappiamo entrambi che non sono sparito ore fa perché sono andato a farmi un giro, come io so chi è Meen da un po'. Siamo come fratelli, cerchiamo di non mentire adesso che non è necessario.»
Ho seguito Khan un paio di volte, per accertarmi che non stesse facendo qualche cazzata.
L'ho visto baciare l'umano, dirgli cose dolci che ha sempre solo riservato a Thua in intimità. Un po' mi ha sorpreso, soprattutto perché ero convinto che fosse ancora intrappolato nel passato come me con Akk, ma poi mi sono reso conto che sta solo cercando di andare avanti, provando ad essere ancora l'umano che era tanto tempo fa.
Sono quasi certo che si sia accorto che puzzo ancora di cane bagnato, perché i licantropi lasciano addosso a chiunque questo odore.
Lo noto dal modo in cui Khan si copre il naso con la mano, cercando di scostarmi quando provo a salirgli addosso.
«Ti aiuterò se m-Aye, che cazzo, per favore, stammi lontano. Mi fa schifo la puzza di cane bagnato.»
Sorrido un po' di più, poi torno seduto al mio posto.
«Davvero, mi chiedo seriamente come cazzo fai a starci vicino.»
«Si chiama Yok.»
Sbuffa.
«Ti rendi conto che ti sei infilato nella tana del licantropo? E se ti facesse a pezzi? Che cazzo stai facendo con lui, Aye?»
«Voglio solo provare a scoparmelo e a convincerlo a darmi la Suppalo. Ma ho bisogno che mi dai qualche informazione in più, in modo che possa avvicinarmi a lui e fargli abbassare la guardia.»
Alza un sopracciglio.
«Non puoi farlo innamorare di te.»
«Mi vuoi aiutare o devi fare la mamma premurosa?»
Ridacchia.
«Non riuscirai a farlo innamorare, i lupi hanno l'imprinting. E poi...» Mi guarda un po', sospirando piano. «La sua banda ha già due coppie all'interno, e credo che lui faccia parte di una delle due. L'ho visto spesso con un ragazzino mingherlino per le strade, quando vanno a cercare il cibo nei supermercati abbandonati non sono molto discreti.»
Per un momento, è come se il mio cuore si spezzasse in mille brandelli.
So di essere morto, di non poter sentire il mio battito come quando ero un umano.
Ma devo essere sincero, qualche ora fa ero felice che fosse lì con me a farmi compagnia quando disegnavo sulla tela.
Per la prima volta, mi son sentito meno solo in questa città silenziosa. Adesso che Khan andrà via definitivamente, il rumore della notte sarà così assordante e...
Non vorrei pensarci su, ma devo farlo.
L'unico modo per sentirmi completo e al sicuro è tornato nella congrega, da loro. Non dovrei soffrire la fame, né cercare la compagnia.
Essere fratelli è per sempre.
E Top sarebbe fiero di me.
«Vuoi dirmi dov'è il loro nascondiglio?»
«Non sono sicuro che si trovino lì. È al sud della città, in una piccola carrozzeria in disuso. Ma se cerchi Yok, è più probabile che lo trovi nelle case sulle sponde del lago.»
Mi guarda.
«So per certo che è casa sua, l'ho visto entrare lì dentro con quel ragazzo mingherlino.»
«Il fidanzato.»
«Forse, si.»
«Grazie, Khan.»
Mi dà una gomitata, sorridendo.
«Ti dovresti fare un bagno, però, Aye. Puzzi di cane bagnato e non è piacevole...»
«Hai paura che Meen non ti voglia più baciare?»
Ride.
«Non preoccuparti, io e Meen ci baciamo anche se puzzo di cane bagnato.»
«Lui ti piace tanto?»
Schiude le labbra, sposta lo sguardo sul cielo stellato sopra di noi.
Se non fossi un vampiro, troverei questo spettacolo meraviglioso e indescrivibile.
Dal momento che i miei occhi riescono a vedere ben oltre, è solo un cielo stellato. Le stelle muoiono, lasciano scie dietro di me che cerchiano il cielo, a volte ci danno la possibilità di esprimere qualche desiderio.
Loro non sono immortali come noi, possono decidere di andarsene.
Io e Akk non siamo riusciti a vivere la nostra storia fino all'ultima goccia d'amore che gli avevo riservato, non abbiamo visto nessun cielo stellato o forse lo abbiamo fatto e non lo ricordo.
Più passa il tempo, più ricordo solo i suoi occhi grandi e preoccupati che mi fissano, seguito dal suo singhiozzo e la sua voce che ripete il mio nome.
Ma non ricordo tutto... ora.
È come se sfumasse il ricordo nella mia testa, per farmi un torto, vero? Per dimenticare la mia vita da umano.
Top ci ha sempre detto che i ricordi umani non valgono un cazzo, la vera vita è l'immortalità.
A volte... mi chiedo seriamente se sappia cos'è l'amore, anche se guarda Mew come se volesse prendersi un paletto nel petto, non sono sicuro che sacrificherebbe il potere per lui.
«Sai, dopo tanto tempo da quando non c'è più Thua, mi sembra di essere tornato a respirare come un umano. Non ho bisogno di dover trattenere dall'istinto di ucciderlo o morderlo per il suo sangue, mi sento in pace con me stesso, come se fossi sempre stato destinato ad incontrarlo. È un po' stupido, però lui mi fa provare qualcosa che fa scattare il mio cuore fermo nel petto.»
Sorrido un po', appoggiandomi su un lato per guardarlo.
«Mi sento meno in colpa a sapere che dovrò condividere da solo l'eternità con Meen.»
«Puoi trasformarlo se lui lo desidera, no?»
«E se non volesse? Non posso rovinargli la vita come è successo a me.»
«Ai'Khan... se ti ama, vorrà vivere la vita da vampiro con te, non accetterà mai di essere solo un umano di passaggio.»
Sospira ancora, annuendo.
«Lo spero tanto, Aye. Vorrei che tu avessi ragione anche stavolta, sinceramente.»
Chapter 5: quando calava il buio
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Mi siedo sullo sgabello, prendo la ciotola di noodles fredda che White mi passa dal tavolino.
Dobbiamo partire per Chiang Mai, per cercare di capire se il traffico di licantropi è ancora una pista valida.
Non ne siamo sicuri, ma son quasi certo di non sbagliarmi.
I branchi della città stanno scomparendo mano a mano che i vampiri adulti creano nuovi alleati. Non può essere un caso, non è così tanto irreale la nostra ipotesi, giusto?
Anche se siamo il branco più rilevante della città, non è facile riuscire a farsi scovare dai vampiri. E io voglio...
Lancio un'occhiata verso Gram che aspetta Black finisca la sua ciotola, stringendo le mani sul tavolo in silenzio.
Sono passati così tanti anni da quando si sono fidanzati che è ancora strano vederli... in questo modo. Non sono affiatati, non si dimostrano affetto ventiquattro ore su ventiquattro, ma creano una voragine dentro di me, ogni singolo giorno, perché sono così tanto innamorati da farmi diventare invidioso di qualcosa che non potrò mai avere.
«Prepara la roba da portare, non dimenticare la bandana,»
Sospiro.
Annuendo con un sorriso, dopo aver finito di bere il brodo dalla ciotola.
Mi asciugo la bocca con il braccio, scivolando verso l'esterno del garage per accendere la luce.
Arriveremo in un paio d'ore a Chiang Mai, tanto vale rifornirsi per il ritorno.
Guardo l'orologio, sospirando ancora una volta.
Non partiremo durante l'ora di caccia notturna dei vampiri, ma è improbabile che non ne troveremo qualcuno.
«Te ne vai fuori città senza di me?»
Mi alzo dal pavimento, facendo leva sul ginocchio per guardare gli occhi a mezzaluna dietro la mia moto.
«Che cosa vuoi? Chi ti ha mandato qui? Vampiro, mi stai rompendo il caz-»
«Non vuoi ancora stare con me?»
Gli occhi rossi si scuriscono a quelle parole, come se qualcosa si rompesse dentro di lui.
I vampiri non hanno un cuore.
È la prima regola che abbiamo imparato dalla fine del mondo, quando credevamo che ci fosse del buono negli sconosciuti che incontravamo nella città.
I vampiri sono maligni, egoisti, cattivi.
Non possiamo fidarci di loro, tanto meno di un bel vampiro che mi fa gli occhi dolci per trascorrere un po' di tempo con me.
«Ayan, perché non te ne vai? Che cosa c'è di speciale in me, eh? I licantropi odiano i vampiri e i vampiri odiano i licantropi. Che cosa non ti è chiaro? Siamo due persone diverse, non siamo fatti per "stare assieme". Se vuoi venire a letto con me, devi essere un licantropo, non un fottuto vampiro.»
Fa un passo in avanti, la mia moto cade sul pavimento.
Produce un rumore forte, che mi fa indietreggiare un po' per tapparmi le orecchie con le mani, ma sono le sue stesse braccia a stringersi dietro al mio collo, in modo tale che possa appoggiare la testa sulla sua spalla.
Mi accarezza lentamente la schiena, sussurrando pianissimo.
«Non aver paura, ci sono qui io. Hai paura dei rumori forti, vero? Quella volta che sei venuto in moto all'Università, l'ho notato quando eri fuori all'ingresso.»
Deglutisco.
Ho paura dei rumori forti, ma ci ho fatto l'abitudine.
Sono un meccanico, so riparare le moto e so cavarmela da solo.
Ho dovuto smettere di aver paura.
Con le dita giocherella con il mio piercing sulla curva dell'orecchio, sorridendo un po'.
«Mi piace il tuo helix.»
«Ayan, per favore... smettila di prenderti gioco di me.»
Lo scosto lentamente dal mio petto, appoggiando le mani sulle sue spalle.
Mi sembra che sia passata una vita dall'ultima volta che mi sono fatto toccare da qualcuno.
Dal momento che mi sono abituato a vivere da solo, a svegliarmi da solo, a cucinarmi un pasto caldo da solo, è tutto così silenzioso, che Ayan rende qualsiasi cosa rumorosa e colorata nella mia testa.
Mi prende il viso tra le mani.
«Non mi sto prendendo gioco di te, tu mi piaci. Credi che vada a cercare tutti i licantropi della città? Ti prego, Yok, se son qui, son qui per te. Voglio te.»
Prende la mia mano sulla spalla per appoggiarsela all'altezza del bottone della camicia.
La slaccia con il mio dito, sorridendo un po'.
«Lo so che non sei da solo, sento l'odore là dentro dei tuoi amici. Ma... non puoi sgattaiolare un po' fuori con me prima di andare? Qualcosa di veloce, per favore, ti scongiuro.»
Deglutisco ancora.
Ha uno sguardo così docile, felino.
Deve essere facile per lui ottenere qualcosa, glielo si legge negli occhi che è in grado di far inginocchiare chi vuole ai suoi piedi.
E non solo perché è un vampiro.
Anche se il suo odore all'inizio è sgradevole, riesco a percepire il profumo degli aghi di pino.
Probabilmente, prima di venir qui deve essere andato a caccia nella foresta?
Non ci sono quasi più umani in giro, la maggior parte di quelli che è rimasta viva è sotto al loro controllo. Non è detto che lui non sia un novellino che fa parte della Congrega di quello stronzo manipolare che detiene la città.
«Stai parlando di Top?»
Schiudo le labbra.
«Come fai a sentire i miei pensieri?»
Scrolla le spalle.
«Riesco a sentire i tuoi pensieri, e anche come batte forte il tuo cuore. È una delle mie doti, se devo essere sincero... e non è l'unica.»
«Che cosa intendi?»
Fa scorrere l'altra mano libera al mio viso, sorridendo.
L'immagine del nostro primo incontro alla Suppalo fiorisce, diventa vivida davanti ai miei stessi occhi.
È come se ci fosse un velo che fa scivolare le immagini mie e sue, lo scontro. Riesco a percepire alcune parole, l'ansia che mi mangiava vivo nel momento in cui mi ha morso per cercare di liberarsi.
Quel giorno, ero così tanto sorpreso e spaventato che credevo di essere sul punto di morire.
Anche se siamo in parte immortali, la morte può ucciderci quando vuole.
Sono stato fortunato perché i suoi morsi non erano profondi, il veleno non è entrato nelle mie vene per tramortirmi.
«Perché non mi hai ucciso quella volta?»
L'immagine sfuma, i suoi occhi a mezzaluna si schiudono assieme alle labbra su cui spunta un sorriso.
Vedo le mie mani ricoperte di vernice, il suo riflesso sullo specchio rotto dell'aula. Mi sta guardando uscire dall'aula, con i pennelli e le matite tra le mani, mentre sento il rumore... è il mio cuore?
Batteva così forte?
«Riesco a sentire come ti batte forte il cuore, sempre. Ti faccio così paura, Yok?»
Sbatto le palpebre, metto a fuoco il suo viso a pochi centimetri dal mio.
«Posso far rivivere i ricordi se voglio, solo toccando la persona... che voglio lo veda. È un'abilità che sto ancora cercando di sviluppare.»
Mi guarda, sfarfalla le ciglia.
È davvero bellissimo.
Anche se il suo cuore non batte, la pelle è color latte e ricoperta da alcune cicatrici, nonostante sia un vampiro senza un'anima, è etereo.
Ne ho paura, ne ho tantissima paura.
«Non ti ho ucciso perché voglio te, Yok. Puoi credermi, per favore? Sto rischiando la mia vita per te, stando qui, nel covo di un gruppo di licantropi. Non è abbastanza per farti capire quanto ti voglio?»
La porta di metallo sbatte dietro le mie spalle.
Prima che possa accorgermene, Black calcia contro il petto di Ayan che ricade a terra sulla schiena.
«Che cazzo ci fa questo vampiro nel nostro territorio?»
Ayan si appoggia sui gomiti, mi lancia una rapida occhiata confusa.
È un attimo.
Un breve momento d'attesa che mi fa realizzare che cosa sta realmente succedendo.
Gram afferra Black da dietro la schiena, per tirarlo indietro quando Ayan si tira su per provare a morderlo.
Sean scaccia Ayan ancora una volta sul pavimento, mentre White mi afferra per il braccio.
«Stai bene, Yok?»
Annuisco, ma è tutto offuscato e confuso.
Riesco a percepire l'elettricità che scorre nelle mie vene.
Black urla, Gram urla ancora più forte.
Mi sposto verso l'interno, per spingere Sean di lato quando Ayan si blocca sul posto per evitare di mordermi.
«Yok che cos- Yok!»
Le ossa si spezzano una dopo l'altra, mi inginocchio a terra davanti ad Ayan.
C'è il rumore sordo del dolore che mi fa piegare ancora di più, i piedi delle dita premono dentro le scarpe da tennis, le sfibrano fino a romperle.
Dalla mia bocca non esce un urlo, ma un ululato che richiama qualcosa.
Non riesco a controllarmi.
Alzo lo sguardo.
Vedo gli occhi a mezzaluna di Ayan che mi fissano increduli.
Esplodo come se fossi un fuoco d'artificio.
I miei artigli azzannano il suo corpo prima che possa fermarmi.
Chapter 6: e senza niente intorno
Chapter Text
Lezione nuova.
Appena imparata, oggi.
Non tutti i licantropi sono cattivi.
Il ragazzo minuto con gli occhiali, il gemello dell'altra reincarnazione di Satana, mi sta pulendo la ferita alla spalla con cura, in silenzio.
È delicato nei modi, gentile quando fa scivolare la garza umida sul lungo taglio che mi ha lasciato l'artiglio di Yok.
«Deve essersi sovraccaricato perché era nervoso per la missione, non dobbiamo preoccuparcene.»
Noto i due ragazzi di poco fa, uno che ha preso Black tra le braccia e l'altro che si è precipitato a coprire il mingherlino che ho di fronte.
Non so ancora quali siano i loro nomi, non mi interessa, ad esser sincero.
So solo che i due gemelli si chiamano Black e White.
Come i colori.
I genitori si devono essere sprecati per dargli dei nomi... così banali. Ma forse non sono nati da genitori umani, forse sono licantropi di razza come Yok?
White si sporge in avanti, per cercare di chiudere il fiocco della garza all'altezza della metà del braccio ripulito e disinfettato.
Deglutisco.
Mi fa un po' male, probabilmente si sarà rotto qualche osso e ci vorranno dei giorni per farmele ricrescere. Ma no, non voglio dare nessuna soddisfazione a questi licantropi, non mi conoscono e io sono qui solo per vedere Yok.
«Il ragazzo alto e magro, con i capelli corti è il mio ragazzo, si chiama Sean.»
Fa scivolare la garza bucherellata sopra a quella di cotone, per tenerla ferma.
«L'altro ragazzo, con i capelli grigio cenere è il ragazzo di mio fratello Black, si chiama Gram. So che può sembrare un po' scontroso, adesso, ma è una persona dolce più di quel che credi, è preoccupato perché ha pensato che... stessi per morderlo. Ad essere sinceri, lo pensavamo tutti.»
Schiudo le labbra, ma White mi precede prima che possa rispondere.
«Se ti piace Yok sul serio, per favore, non spezzargli il cuore. Ha già sofferto abbastanza da quando siamo finiti in questo mondo, non ne vale la pena farsi del male a vicenda solo per qualche soddisfazione, no? Se lui ti piace, provaci. Pensaci solo... su un po' di più.»
Alzo lo sguardo.
Sto seduto su questo sgabello da mezz'ora, adesso devo sorbirmi una ramanzina dal nanetto?
Forse, mi sto spingendo un po' troppo oltre e non dovrei.
Per quanto Yok sia interessante, io voglio la Suppalo.
Ma Yok ha qualcosa che io non ho: protezione. Ci sono delle persone che sono disposte a prendersi una pallottola per lui, piuttosto che... lasciarlo morire.
Per i vampiri, non esistono questo tipo di lealtà.
Se uccidi un umano, sono cazzi tuoi. Se ti fai uccidere da un licantropo, sono cazzi tuoi. Se decidi di voltare le spalle alla Congrega, sono cazzi tuoi, ma non è improbabile poter perdere accidentalmente la vita.
I nostri codici etici sono massacranti e inumani come noi.
Io conosco bene la gente, l'ho infranta così tante volte che ne sono rimasto fregato.
«Dove stavate andando stasera?»
White si abbassa le maniche della felpa, posa le garze sporche e il kit di pronto soccorso in un angolo.
Si siede di fronte a me, sopra al tavolino della panca poco più alto di me.
«Non possiamo dirti i nostri segreti, ma riguarda la nostra specie. Siamo un po' preoccupati, vorremo solo avere delle certezze. E tu perché sei venuto qui?»
«Voglio stare con Yok.»
Alza un sopracciglio.
Si sistema gli occhiali rotondi sul ponte del naso, annuendo.
Noto che mima qualcosa con le labbra, provo a leggerne il significato ma è troppo veloce.
«Sai leggermi nella mente?»
«Non proprio, però c'è qualcosa di strano. Riesci a sentire il mio odore?»
Provo.
«No, non... sento niente. Non puzzi di cane bagnato come gli altri.»
Sorride un po'.
«Igiene accurata da essere umano che non ho mai perso. Perdonami, in ogni caso, ma ho bisogno di farti alcune domande.»
«Certo, dimmi pure.»
«Il tuo cuore è come se battesse, adesso.»
Annuisco.
«Lo so, anche i miei occhi sono diversi da quelli dei vampiri normali.»
«Perché?»
«Pensavo che fosse a causa... della mia dieta, insomma, o del mio modo di essere. Io non sono un vampiro originale, sono stato trasformato quando è finito il mondo.»
«Mmh, quindi qualcosa di umano è rimasto dentro di te.»
Scrollo le spalle.
Sono anni che mi chiedo perché il mondo mi ha scelto, lasciandomi solo completamente dopo la morte di Akk, ma a furia di provare a trovare risposto, mi sono ripromesso di non cercarne più.
Mi va bene così: non saperlo.
Non potrò mai rivivere quei momenti da umano.
I miei ricordi cominceranno a svanire come è successo in questi ultimi mesi, l'unica cosa che riuscirà a farmi rimanere per sempre umano... è Akk. Il suo amore deve avermi salvato, in un qualche modo, perché mi ricorda costantemente che non sono una macchina che succhia sangue e vuole solo il potere, sono ancora l'Ayan che vagava per i corridoi della sua scuola.
Una volta, ero assetato dall'idea che la vendetta potesse ridarmi indietro mio zio, fino a che non ho perso la ragione.
Adesso, che il mio corpo è morto e il mio cuore non batte, mi domando se fosse questo il destino che mi aspettava quando ho scelto di venire alla Suppalo.
Ero già stato scelto dal vampiro che mi ha creato?
Ancora non so il suo nome, non posso immaginare che viso e che voce abbia.
Top ha sempre detto che sapere non è essenziale, sei un vampiro e tale rimarrai per sempre, che cosa c'è di importante più dell'eternità?
Me le ricordo ancora le sue parole, il sorriso sulle sue labbra che doveva rassicurarmi e invece ha solo aumentato la mia ansia.
Perché io?
«Yok ti sta aspettando nella camera al piano di sotto, vicino l'angolo delle moto. Rimarrà qui stanotte, non andremo in missione e potrai... rimanere se vuoi.»
Mi alzo, scendo dallo sgabello.
«Perché vuoi fidarti di me?»
Mi guarda.
«Non sono sicuro che posso fidarmi di te, ma Yok... è una persona buona, adesso ha bisogno che qualcuno si prenda cura di lui.»
Annuisco.
Percorro il breve tratto fino alla porta scorrevole di metallo, superando poi Gram e Sean che mi guardano dall'angolo della cucina, a braccia incrociate.
Sono in un territorio sconosciuto, potrei persino perdere la vita, ma sto andando a salvare un cucciolo di licantropo per me stesso o perché voglio ritornare nella mia Congrega?
Spingo lentamente la porta verso l'esterno, mi abbasso con la nuca per entrare dentro la piccola camera da letto.
Mi fa male la ferita sul braccio, potrebbe sanguinare ancora... ma no, non mi importa.
Yok sta sdraiato su un lato, apre lentamente gli occhi appena richiudo la porta dietro le mie spalle.
«Non sono venuto per farti del male, volevo solo stare qui con te.»
«Non ho bisogno della tata, eh.»
Si schiarisce la gola, ma non cerca di far leva sul gomito per alzarsi, anzi, si fa un po' indietro per darmi la possibilità di sedermi sulla parte libera del letto a due piazze.
Non sto seduto, in intimità, con qualcuno, dai tempi in cui io e Akk avevamo una storia segreta.
Era tutto... un segreto.
Eravamo felici nel nostro piccolo mondo.
I baci di Akk erano dolci, impacciati, un po' umidi più del solito. Ma a me piaceva Akk, il modo in cui mi richiamava quando ci mettevamo sdraiati a letto, abbracciati, facendo finta che i problemi della nostra vita da adolescente non esistessero era un dono speciale che non sapevo... di avere, fino a che non sono morto per diventare un vampiro.
Quando mi sdraio di fronte a Yok, il mio cuore sembra tornare a battere come quella volta che io e Akk ci siamo baciati nella sua camera da letto.
Ero nervoso, come adesso.
Anche se adesso so di non essere niente per Yok, i ricordi sembrano risucchiarmi in un vortice che mi sfugge dalle labbra.
«Sono solo un vampiro per te, vero? Nient'altro che... un morto.»
Sospira.
«Mi dispiace averti ferito, ma non sono in grado di controllarmi come gli altri licantropi. Io sono ancora troppo debole, non sono chi credi... possa essere. Non capisco perché mi hai notato, Aye. Che cosa c'è di me che può piacerti, sul serio?»
«Tutto, Yok.»
Sospira ancora una volta.
Spinge lentamente via la mia mano che prova ad accarezzargli le spalle scoperte, socchiudendo gli occhi.
«Ayan, io non sono un vampiro. Per favore, cerca di non prenderti gioco di me. Vuoi un po' di compagnia? Va bene, ma... non cercarla in me, io non sono adatto per te.»
«Ma io n-»
«Se vuoi venire a letto con me e dimenticarti tutto, per una volta, possiamo farlo. Ma voglio che tu sparisca poi, Aye. Non puoi presentarti nella mia vita come un uragano e pretendere che possa darti fiducia. Sei un vampiro, non sei più umano e potresti...»
Si tira su, appoggia la schiena contro al muro sopra al letto.
Mi rendo conto che la camera da letto sembra che si rimpicciolisca attorno a noi, ad ogni sospiro o sussurro, le sue parole stanno tessendo un buco enorme nel mio petto.
Perché è vero che non sono più umano, non potrò mai tornare ad esserlo.
Sono condannato all'eternità perché qualcuno l'ha scelta per me, senza chiedermi il permesso.
E adesso che il mio cuore sembra tornare a battere, forse perché voglio solo ottenere la fottuta Suppalo, un licantropo che mi ha bloccato la strada sta evocando dentro di me la bestia feroce e letale che ho sempre nascosto.
«Puoi rimanere qui, venire a letto con me e poi andartene come se non fosse mai successo. Non lo diremo a nessuno, lo saprà solo la banda e tu tornerai alla tua vita, ma ti prego, mi devi lasciare in pace, Aye. Io voglio vivere una vita... lontana dai vampiri, voglio solo essere me stesso e trovare il mio imprinting.»
Schiudo le labbra.
È come se il cuore mi si spezzasse.
Si sgretola in piccoli brandelli, mentre mi distendo sulla pancia in silenzio abbracciando il cuscino.
«Dormirò qui, ma poi andrò via prima che ti svegli. D'accordo?»
Mi guarda, annuendo appena.
Riesco a sentire il suo respiro che si affievolisce, la stanchezza ricominciare a prendere possesso del suo corpo.
Il cuore nel mio petto fa così male che per un momento... credo di essere tornato ad essere umano, per colpa sua.
Chapter 7: ora che siamo lontani
Chapter Text
Chonburi è silenziosa, eterea, bellissima.
L'ultima volta che sono stato qui, c'eravamo solo io e Akk.
Dopo che ci eravamo baciati, qualcosa stava lentamente cambiando. Con la scusa di non poter fare un unico viaggio di ritorno, ho costretto Akk a rimanere qui con me, mentre gli altri ritornavano qualche giorno prima dell'inizio delle lezioni dopo le vacanze.
Forse, ci siamo un po' spinti oltre, ma... il modo in cui mi faceva sentire quando dormivamo abbracciati, in silenzio, senza fare qualcosa e solo respirando l'uno contro l'altro.
Mi sono pentito amaramente di aver dato tantissimo al ragazzo con cui sono stato la prima volta, e non solo perché non mi era piaciuto effettivamente, principalmente per il modo in cui poi mi ha trattato facendomi capire che non valevo un cazzo per lui.
Con Akk, ho cercato di non commettere nessun tipo di errore.
Ci siamo spinti oltre solo... prima che succedesse.
La sera che sono rimasto a dormire a casa sua, anche se non mi aveva detto di amarmi, ero così felice di poterlo abbracciare, baciare, mordere solo io. Mi sono sentito vivo ad ogni singolo sospiro o gemito che gli sfuggiva dalle labbra, mentre mi implorava di non fermarmi e il mondo sembrava crollarmi tra le dita, lui scivolava nelle mie mani.
«Ai'Akk, ti ho portato i fiori che ti avevo promesso.»
Mi inginocchio davanti alla lastra di vetro, appoggiando i papaveri nell'apposito vaso di fianco.
Non viene mai nessuno qui.
Dal momento che la maggior parte è stata trasformata o è morta o si nasconde... ci sono solo io, sempre.
Cambio l'acqua nel vaso, mi siedo per interminabili ore a fare compagnia ad Akk.
L'ho lasciato qui.
Dopo l'incidente sulla tangenzialina, dopo che Thua decise di esporci.
Mi ricordo perfettamente quel giorno,
A quanto pare, i miei ricordi da umano non svaniranno mai del tutto. Akk non potrà mai essere solo un ricordo, vive nel mio cuore e sotto la mia pelle come se fossimo ancora una cosa sola.
Stringo la collana con la mezzaluna al collo, sospirando piano.
Sono rimasto da solo.
Ho perso la mia mamma, il mio ragazzo, mio zio... ho perso chi ero, adesso che sono un vampiro, che cosa mi rimane? Il nulla.
Mi sento precipitare in un buco nero, ogni respiro da morto mi soffoca, mi uccide ancora una volta.
«Mi manchi, Akk. Mi manchi veramente tantissimo.»
Deglutisco.
Chonburi è rimasta quasi del tutto disabitata, a parte per qualche essere umano che di passaggio si ferma qui, la maggior parte delle volte è come rimanere per ore in un'altra dimensione.
I licantropi odiano il caldo atroce, i vampiri cercano prede facili, qui non c'è niente di buono.
Mi sento un po' stupido.
Khan non mi ha mai accompagnato qui. Credo che non abbia il coraggio di affrontare che cosa ci è successo, tanto meno la morte di Akk.
Io ho dovuto accogliere questo dolore come se fosse... una sfida. L'ho ingoiato, vomitato, rimangiato come se fosse la mia stessa saliva, prima di rendermi conto che il motivo per cui ancora oggi non riesco ad accettare di essere chi sono, non è solo perché ho perso Akk, ma perché una parte di me è morta con lui.
Mi hanno detto così tante volte che non potrò mai scoprire chi è che ha deciso di uccidermi, ma la mia curiosità forse...
«C'è un ragazzo, Yok, è un licantropo... mi ricorda tantissimo te, Akk. Anche se tu non avevi nessun tatuaggio, è un rompicazzo come te. Sembra che sappia dire sempre la cosa giusta, ma sai, ogni volta che lo guardo... mi sembra così tanto infelice, così simile a me.»
Mi fermo.
Quando io e Akk ci frequentavamo in segreto, non mi dispiaceva affatto.
Non è facile uscire allo scoperto, non volevo pressarlo in alcun modo. Ero disposto ad aspettare che finisse il mondo, piuttosto che perderlo per un capriccio.
Anche se è stato Thua a decidere di farlo per noi, e poi Akk ha deciso di guidare fin qui, senza rendersi conto di non essere in grado di poterlo fare, forse, era necessario?
Akk doveva morire in quell'incidente, non era destinato a vivere questa cosa con me.
Me lo ripeto da anni, ma non lo accetto.
Sono un coglione.
«Vorrei così tanto tornare indietro, Akk.»
Quando ritorno verso la vecchia casa di Akk, che ormai è disabitata da anni, ma che tengo sotto controllo e al sicuro ogni singolo mese che torno qui, è già notte inoltrata.
Mangio qualcosa di rapido, mi bevo una tazza di sangue fresco che Khan mi aveva lasciato da parte in una sacca per il viaggio.
Quando il nostro corpo richiede di tornare ad essere umano, anche se non in modo irremovibile, mi sembra di essere tornato a respirare.
La schiena curva, dormire, mangiare qualcosa di caldo per riprendere energia.
Mi manca essere un umano.
Mi sdraio sul letto sfatto della camera.
Guardo il soffitto sopra di me, sorridendo un po'.
Quella notte che sono rimasto qui con Akk, me la ricordo perfettamente. Qualche bacio, le sue mani mi esploravano pensando che fossi fatto di porcellana, anche se non abbiamo concluso come nella sua stanza del dormitorio, è stato bello.
Gemeva ad alta voce, le labbra morbide mi baciavano, il suo corpo si spingeva contro al mio.
L'Akk che avevo conosciuto stava lasciando le redini al ragazzo gay che esplorava per la prima volta la sua sessualità. Usciva dall'armadio, davanti a me, si affidava alle mie mani per farsi guidare in ogni singolo gesto.
Per me, questa era la sua dimostrazione d'amore più autentica e innegabile.
Ero felice, così tanto felice assieme ad Akk.
Mi stringo addosso le lenzuola, chiudendo gli occhi.
Fuori c'è ancora il silenzio, solo lo scroscio del rumore del mare che si piega con le onde sulla sabbia... mi ricorda che sono ancora qui, vivo o morto, a cercare di non dimenticare.
Un vampiro, un morto.
Sono così stupido, vero? Ci credo ancora che Akk possa tornare da me, che trovi un modo...
Ma i morti non posso risorgere come Gesù Cristo, io non posso provare a riportarlo in vita perché non c'è modo. Questo mondo ha deciso di divorare l'umanità, l'ha uccisa per renderla qualcosa di così brutto e cattivo, che mi chiedo perché ne debba far parte, in fin dei conti non sono un vero vampiro.
Top mi ha sbattuto fuori perché ho deciso di risparmiare una bambina.
Mi sono comportato male.
Khan era con me, io volevo solo prendere un po' di sangue da qualche umano ancora in città. Non volevo uccidere nessuno, ma c'era la sua mamma e lei ed erano così spaventate, e io ero spaventoso.
Deglutisco.
Mi copro la testa con le lenzuola, sospirando di più.
Non voglio essere un assassino.
Mi sono controllato, ho deciso di essere un vampiro. Mi sono nutrito di umani che avevano colpe e condanne alle spalle, ma non voglio uccidere qualcuno di innocente che non è stato scelto come me.
Allungo una mano verso la borsa vicino al pavimento.
Estraggo il telefono, sbloccando la schermata.
Per qualche assurda ragione, in questo fottuto mondo cattivo e spaventoso, internet sembra l'unica connessione che ci rende in parte i vecchi umani.
Cerco la chat, l'apro.
White mi ha detto di cercarlo quando ho bisogno di loro o sono in pericolo.
Ma posso farlo?
Ho promesso a Yok di lasciarlo in pace, però...
Non ho il suo numero, e non posso disturbare White per un capriccio.
Sono solo.
Devo imparare... a stare solo, no?
Khan tra poco fuggirà via, si lascerà alle spalle la sua vita, io rimarrò a cercare di rientrare nella nostra congrega, proverò ancora a...
Non voglio essere un vampiro.
Non esiste un modo per morire, non posso decidere.
«Mi manchi così tanto Akk, davvero. Perché non sei qui con me?»
Compongo il numero di telefono ad occhi socchiusi, appoggiando poi la schermata contro l'orecchio.
Stringo la collana con le dita, singhiozzando di più.
Non voglio essere un vampiro.
Una vita senza Akk non ha senso.
Mi ero ripromesso di prendermi cura di lui, l'ho lasciato uscire dal cancello della Suppalo senza rendermi conto che stava per morire. Anche se ero stato scelto, in qualche modo potevo proteggerlo e trattenerlo nella mia vita, invece che darlo in pasto alla morte, lo tenevo con me.
«Yok, per favore, Yok... vieni a prendermi, Yok. Sono a Chonburi, ti prego. Non voglio più stare da solo, non voglio essere un vampiro.»
Mi stringo addosso le coperte, e ancora singhiozzo.
Sono da solo.
Piegato su me stesso, stringendo la collana di mio zio, cerco qualcuno che non c'è.
La testa mi sembra che stia per scoppiare, il mio cuore batte come se stessi facendo una maratona quando ricomincio a ripeterlo, ad alta voce, quello che non potrei mai dire di fronte a nessuno, nemmeno a Khan.
«Non voglio essere un vampiro, io voglio essere umano. Non voglio sentirmi in questo modo, non voglio, non voglio, non voglio... io non sono un vampiro, non sono cattivo, non... ti prego, Yok, non lasciarmi da solo, non andartene anche tu.»
Lo dico così tante volte, che il rumore delle onde del mare, ancora una volta non riesce a mettere a tacere la voce nella mia testa che urla.
O forse, per davvero sto urlando, ora?
Chapter 8: sento i tuoi respiri
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Yok mi ha chiesto di vederci.
Yok mi ha scritto un messaggio, ieri sera.
Anche se questa situazione mi sembra surreale, mi rendo conto che è una bella notizia.
Mi sento così solo... che la sua compagnia potrebbe aiutarmi, seriamente.
Prendo lo zaino con dentro la tela che ho recuperato due settimane fa, i pennelli, la tempera, il carboncino.
Mi fermo davanti l'ingresso della palestra dell'Università di Ingegneria.
Respiro profondamente.
Non sono ancora sicuro che...
Non vuole uccidermi, vero?
Percepisco il suono del suo respiro attraverso la porta, qualche pensiero confuso che è poco chiaro.
È ansioso di rivedermi?
Ammetto di averci pensato su a lungo, ma Yok è diventato non solo un obiettivo, persino una compagnia che tollero.
Apro la porta, che cigola lentamente, sbucando all'interno con la testa.
Yok sta chinato su una tela enorme al centro della palestra, si sporge per alzare lo sguardo verso al mio.
Indossa una canotta sporca di tempera, pantaloni bianchi e ricoperti dalla polvere lunghi fino alle caviglie.
Deglutisco.
È più attraente del solito.
Riesco a vedere le vene esposte lungo al suo avambraccio.
«Metti la maglietta e i pantaloncini di ricambio che ti ho preparato, facciamo qualcosa assieme.»
Sorrido d'istinto.
Poso lo zaino vicino alla roba che mi ha messo da parte, slacciandomi la cintura del jeans.
«Come mai mi tratti come una principessa?»
Ride.
Si siede in ginocchio di fronte la testa, posando gli ultimi barattoli socchiusi di vernice.
«Tu sei una principessa, Aye. E poi volevo fare qualcosa... con qualcuno. Puoi sempre andartene, il mio invito, insomma... non sei obbligato, in fin dei conti lo capirei perfettamente.»
Mi levo la maglietta, la sostituisco con quella bianca, che per mia sfortuna arriva fin sopra le cosce.
«Che cosa capiresti perfettamente?»
Inumidisce le labbra con la lingua, sospirando.
«Ti ho detto che non volevo avere a che fare con te, ma alla fine ti ho cercato per un mio progetto. Ti ho detto anche tante cose cattive, però sei qui, per quanto mi costa ammetterlo mi rendo conto che sono io lo stronzo che ti ha sempre buttato merda addosso.»
Sorrido un po', mi infilo i pantaloncini che mi coprono appena all'altezza delle cosce.
Deve aver studiato male la mia taglia, perché...
È tutto largo, ad eccezione dei pantaloncini che sono veramente corti.
Sembra che sia nudo, cazzo.
Sono abituato ad avere gli occhi puntati addosso, prima di Akk ero richiesto, apprezzato, amato per i miei modi sfacciati di fare, adesso che il mondo è finito con la mia vecchia vita, non mi sono mai sentito desiderato.
«Sono gli unici vestiti che ho trovato nell'armadio di White, pensavo... potessi avere la sua taglia.»
«Stavi cercando di denudarmi con una scusa, non puoi nascondermelo.» Ribatto, cercando di sorridere di più, per vedere le sue guance colorarsi un po'. «Sto scherzando, Yok. Non sono niente per te, non mi devi niente. Io e te siamo diversi, lo sappiamo dal primo momento che ci siamo incontrati. Possiamo solo fare finta che quando siamo assieme, come ora, non esistono i nostri mondi?»
Annuisce.
Mi inginocchio davanti l'altra parte della tela, allungando una mano verso a un pennello messo sopra la vernice verde.
«Iniziamo?»
«Come disegni? Con i pennelli?»
«A volte uso solo le dita. Tu?»
«Entrambi.»
Sorridiamo assieme.
Per un momento, è come se di nuovo qualcosa di smuovesse nel mio petto.
Il cuore torna a battermi, o forse è solo Yok che fa bene al mio cuore.
Le sue dita scorrono lungo la tela in maniera pacata. Cerchia, forma qualcosa con la punta dell'indice, lo sfuma uscendo fuori dai bordi.
Mi sono sempre chiesto se un artista riesca a creare solo immaginando qualcosa, senza dar retta al dolore alle mani o alla curva della schiena che crea e distrugge i colori che si fondono sulla tela.
Ma Yok non sembra creare opere d'arte.
Dà libero sfogo a qualcosa di profondo, parole che vengono riflesse dalle dita che tracciano lettere a caso.
È come un rebus.
Sfuma l'aranciato con il mignolo, che poi scurisce con il celeste.
Studia, crea con attenzione.
Vorrei tanto stare nella sua testa per scoprirlo.
Ho sempre saputo che aveva una maschera, ma non immaginavo che potesse nascondere un dolore atroce come questo.
Il fuoco, le fiamme, il tramonto.
Uno che uccide l'altro, le dita che scrivono qualcosa ancora una volta.
Immergo le dita nella tempera verde, la faccio gocciolare sullo sfondo del tramonto.
Noto che il suo sguardo si sposta di me, e per la prima volta riesco a sentirmi a disagio di fronte a lui.
Mi guarda, osservandomi in silenzio.
Sfumo, punto le dita nella luce del cielo in fiamme che ho tra le mani.
«Lui chi è?»
«Si chiama Akk.»
«E quella... luce?» Indica con la mano un punto luce sull'alto dello sfondo, cerchiato da un sole sfumato in oro e rosso.
«Mio zio e mia madre.»
Mi curvo in avanti, per salire sull'enorme tela.
Mi sto sporcando ancora una volta, ma credo di non riuscire a fermarmi adesso.
Disegno, con le dita levo la tempera in eccesso.
Yok si sposta di fronte a me, sta in ginocchio vicino alla parte ancora intatta e immacolata della tela, per continuare a disegnare assieme a me.
Forma i segni dipinti con l'inchiostro sul suo braccio, sorridendo un po'.
«La mia mamma.»
Schiudo le labbra.
«L'hanno uccisa?»
«Quando sono tornato a casa dopo che i vampiri sono usciti allo scoperto, non c'era. Credo che sia semplicemente... stata travolta dal mondo stesso, ecco. E tu come sei diventato un vampiro? Dicono tantissime cose su di voi, non ho ancora capito che cosa sia vero e che cosa no.»
Prendo la sua mano tra le mie, immergendo lentamente le dita nella tempera azzurra.
Mi guarda.
Intreccio le dita con le sue, ma cercando di disegnare con le stesse.
Assieme.
«Non sappiamo chi ci trasforma, solo che siamo scelti da qualcuno. Io ricordo poco della mia vita umana, l'unica persona che non riesco a dimenticare è... Akk. È il mio ex fidanzato, ecco.» Provo a mantenere un tono neutro, prima di rendermi conto che sto dicendo ad alta voce quello che ho negato per anni, facendo finta che stia bene con me stesso. «Non bruciamo alla luce del sole, non siamo vampiri del cazzo come quelli di qualche novel americana. Possiamo essere ancora umani, se il nostro corpo lo ritiene necessario riusciamo a nutrirci, dormire, a guarire dalle ferite dei nemici. Anche se siamo fortunati, perché... come sai, nessun estratto puro di sambuco - se ci attaccano con la minima quantità come tu hai fatto con me, possiamo cavarcela - è stato ritrovato ad oggi, possiamo vivere sereni come i Re del Mondo.»
Top ci ha insegnato così tante cose, la storia.
Ma la verità è che il nostro mondo fa schifo, perché non esiste fratellanza. C'è solo il potere, la sofferenza, i segreti che ancora dobbiamo scoprire.
Sono ancora in cerca del mio assassino, perché ha scelto me e non Akk. Non ha scelto il pacchetto completo, e ancora oggi mi fa sentire come se mi mancasse qualcosa.
«Ti manca?»
«Chi?»
«Akk.»
«Da morire. Mi manca veramente tantissimo, ma è morto ancora prima che fossi un vampiro, non trovo il senso di... rimuginarci su.»
Mi asciugo gli occhi con un braccio, cercando di scacciare le lacrime.
«Mi dispiace.»
«Non devi essere dispiaciuto. In fin dei conti, che cosa c'è di male nell'eternità?»
«I licantropi sono in cerca dell'imprinting per tutta la vita, posso... capirlo. È più facile dividere l'eternità da soli, sai.»
«Che cos'è l'imprinting?»
La sua mano sporca di vernice afferra la mia, intreccia le dita con quella ancora libera.
Usa le mie dita per disegnare due metà esatte, di una mela rossa.
Sfuma il colore giallo e aranciato verso l'interno.
«L'imprinting è come... la tua esatta metà, la parte che non sapevi di aver perso. Potrai cercare di colmare quel vuoto per tutta la vita, ma se hai incontrato il tuo imprinting, ti renderai conto che non puoi farlo, è impossibile. Quando un licantropo si innamora è facile che dimentichi chi è, però, l'imprinting è qualcosa di incontrollabile, che ha bisogno di avere con sé, per sopravvivere.»
«Si può morire senza stare con il proprio imprinting?»
«Non proprio, ma il dolore è qualcosa di lancinante.»
Sospira.
Fa scivolare via la mano dalla mia, appoggiando le mani sulla tela per lasciare le impronte nello sfondo.
Gli pizzico il fianco, sorridendo un po' quando si rende conto che gli ho sporcato la maglietta.
«Aye, per favore.»
Alzo un sopracciglio.
«Hai trovato il tuo imprinting?»
«No.»
«Ma i tuoi amici si?»
Annuisce.
«Ti senti solo quanto me, vero, Yok?»
«Perché mi cercavi l'altra volta? White mi ha detto che l'hai chiamato e chiedevi di me, Aye.»
Abbasso un po' lo sguardo, per cercare di non perdere l'uso della parola.
Sarò pur un bugiardo cronico che vuole ottenere la Suppalo, ma è innegabile che Yok riesca a smuovere dentro di me qualcosa che... era solo di Akk.
«Stavo male, non ricordo bene che cosa ho fatto. Non ero in città, stavo da solo e...»
«Ayan...»
«Sento il battito del tuo cuore, Yok.»
Annuisce con la testa, avvicinando il viso al mio.
«Che cosa stai facendo? Perché?»
Mi avvicino un po', schiudo le labbra quando percepisco il suo respiro contro al viso.
Sarà la decisione più sbagliata che possa fare, ma ne vale la pena?
Fa battere il mio cuore.
Riesco a sentire la sensazione di gioia e impaziente che mi dava Akk, ad ogni bacio era come vivere un po' di più. Ma no, con Yok non è come rivivere, per me è come sentirsi vivo di nuovo.
Ho ucciso la parte umana di me dal momento che ho deciso di sopravvivere come vampiro, lui mi fa venire voglia di tornare ad essere quel ragazzo che voleva solo stare a fianco ad Akk.
Akk non abbandona mai i miei pensieri, neanche adesso.
Ma lo so, l'ho sempre saputo.
Yok mi afferra il retro del collo, prima che possa realizzarlo mi sta baciando come se fosse affamato.
Mi divora le labbra, le morde ansimandomi addosso un semplice merda che fa scivolare in un sospiro, appena anche il mio braccio si stringe intorno alle sue spalle, per tenerlo stretto a me.
Stringo i suoi capelli scuri tra le dita, ignorando il rumore fastidioso della tempera incollata sotto le unghie, aprendo le labbra per accogliere la sua lingua.
Sa di dolce, qualcosa che ho già assaggiato.
Non sono più abituato, credo di aver dimenticato come si bacia una persona.
È passato così tanto tempo che... da quando ho mai avuto modo di fare esperienza? Con Akk stavo iniziando a sciogliermi, dimenticando le poche volte che ero finito tra le braccia di qualcuno per il mio bel culo, ma adesso che sono passati anni è come ricominciare da capo.
Yok mi fa sedere sulle sue cosce, e io mi aggrappo d'istinto al suo viso con le mani.
Un barattolo ancora pieno, ma socchiuso, mi scivola sul piede sporcandomi e cadendo sulla tela ancora sporca.
«Non... Yok, non pensarci.»
Mi tira un po' più su, per far passare le mie cosce all'altezza del suo bacino, in modo tale da sedermi comodamente.
«Non ci stavo pensando.» Ridacchia piano, con le labbra premute sul mio collo. «Aspetta, Aye, io... Aye... Ayan...»
Appoggio una mano sul suo petto, guardando il suo bel viso.
Non è vero che mi manca essere umano, mi manca che qualcuno mi guardi.
Siamo così soli, Yok. Perché non colmiamo questo vuoto assieme? Facciamo finta di essere destinati a qualcosa più grande di noi, dimentichiamo di essere nemici per qualche notte, salviamoci come se fossimo i protagonisti di una storia d'amore come Romeo e Giulietta.
Diventiamo quello che non volevamo essere.
Fammi sentire al posto giusto, per una volta.
Gli bacio le labbra, le guance, mordo il lobo del suo orecchio.
«Aye, non... non ce la faccio.»
Mi premo un po' verso al basso, per cercare di dargli sollievo.
«Se fossi il cattivo della storia, tu vorresti ancora stare qui assieme a me?»
Si ferma.
Mi fa scivolare dalle sue braccia, sulla tela.
Lo guardo.
«Non cambierai mai, vero?»
Accenno un lieve sorriso, annuendo.
Non cambierò mai, sono pur sempre un vampiro.
«Sono sicuro che l'eternità sarà la giusta punizione per te, Ayan.»
Rimango seduto sulla tela in silenzio a quelle parole, come se fossi pietrificato.
È la giusta punizione per aver ucciso Akk.
Sono io che ho convinto Akk, che l'ho fatto innamorare di me e che gli ho detto di non vergognarsi di chi era. L'ho pressato con la storia di essere libero, quando lui voleva solo essere un bravo prefetto.
«Vaffanculo, Aye.»
La porta della palestra si chiude di scatto, ma non cala il sole.
Il mio cuore si spezza per la seconda volta, stavolta a causa di Yok.
Chapter 9: e sbattevamo le porte
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È passata una settimana.
Non vedo Ayan da quel giorno, dal bacio.
È come se il mondo si fosse fermato un'altra volta, lotta contro di me per farmi perdere.
Dal momento che mi sono reso conto di non poter ignorare la mia attrazione per lui, mi punisce qualcuno. Deve essere così, cazzo.
Mi sono lasciato con Dan anni fa, mi sono rifatto una vita con la banda e mi sono...
Deglutisco.
Mi piace sul serio Ayan o solo il suo calore?
Io non ho avuto la fortuna di Black e White che si sono trasformati e hanno ritrovato la propria anima gemella, perché, a quanto pare, erano destinati da prima di essere chi sono.
Io mi sono risvegliato come un licantropo, però ero solo.
Dopo la morte di mia madre, mi sono rifugiato nel garage per non sentire la pressione della solitudine. Mi sono allenato, ho imparato a controllare la mia forza, anche se ancora ora sto cercando di tenere a bada le mie trasformazioni, dato che non è la prima volta che perdo il controllo come quando Ayan è venuto a trovarmi.
Mi siedo sullo schienale della panchina, sospirando.
«Schiena dritta, o ti verrà la lordosi, Yok.»
Sorrido d'istinto.
Occhi rossi, labbra rosate che si piegano in un sorriso.
Dan non è cambiato di una virgola, se non per essere morto senza di me.
La maggior parte degli esseri umani non è stata risparmiata a Bangkok. O si è trasformata come me, a causa dell'eccessiva presenza dei vampiri in città o ha ereditato il potere, o... è stata salvata, anzi, condannata, come è successo a Dan.
So che è felice di essere sopravvissuto, ma l'idea che sia come quegli stronzi che ci danno la caccia, mi logora dentro.
Abbiamo seriamente pensato di continuare ad avere una relazione, dopo che un vampiro decise di trasformare Dan, per farlo sopravvivere all'incidente, in cambio di una vita per una vita. Ho accettato perché ero terrorizzato, lo amavo così tanto ed ero disposto a fare di tutto per riaverlo al mio fianco, ma come dovevo immaginare le nostre vite non potevano incontrarsi, solo scontrarsi come due monete della stessa medaglia.
Ricordo il giorno dopo che si era trasformato come sembrava... sé stesso, per una volta. Felice, affamato, energico.
Credo di aver fatto anche il sesso più epico e movimentato di tutta la mia vita, prima di scacciarlo via perché l'odore di sangue e di morte mi uccideva ogni singolo giorno.
Lui non è mai stato parte della banda, non poteva essere perdonato un'ulteriore volta se decideva di uccidere qualcuno perché era parte di una Congrega.
«Non sei un medico, mi sembra che l'ultima volta che respiravi come un essere umano eri... un poliziotto.» Accenno un lieve sorriso, spostandomi per fargli spazio quando si siede di fianco a me. «Come mai sei ritornato a Bangkok?»
«Io e il mio compagno siamo venuti qui per... cacciare, sai.»
«In città non è rimasto nulla.»
Sospira.
«Non siamo venuti per cacciare umani, ma per recuperare del cibo da qualche supermercato.»
Mi lancia una breve occhiata, come per avere il mio consenso.
Sappiamo entrambi che nella nostra relazione, non era lui a comandare. Io volevo qualcosa, lui si premurava di prendermela, e non perché voleva fossi una principessa viziata, ma per il semplice piacere di vedere il mio sorriso, baciarlo ancora una volta.
Dan è stato un bravo fidanzato, anche se mi ha tradito quando era uno stupido essere umano.
Amavo la persona che era, l'essere umano dolce e gentile che aveva una quantità di complessi da dover essere distrutta.
Il ragazzo che ho di fronte non è lui, è tutt'altra persona.
Per quanto mi costa ammetterlo, devo accettare che è andato avanti definitivamente.
«Non dirmi che avete trasformato una bamb-»
«No, l'abbiamo salvata da un branco. So che può sembrare strano, perché i vampiri uccidono qualsiasi tipo di preda, ma non volevamo ucciderla e così... lei è parte della nostra Congrega, adesso.»
«La tua Congrega è buona, Dan.»
Annuisce.
«Si, lo è. Non è affatto come quella di Top. Non obbliga, non uccide, non... ognuno vive la propria vita, senza nessun obbligo ci stiamo vivendo l'eternità.»
Sorrido un po'.
L'eternità volevo trascorrerla con lui, e adesso sto qui a parlare di come si sta ricostruendo da capo una famiglia con qualcuno che non sono io.
«La Congrega di Top è... non riesco a capire come le persone possano starci dentro. Insomma, tu ti trovavi male, e anche se eri legato a loro perché ti avevano salvato la vita, questo non gli dava alcun diritto di decidere che cosa fare.»
«C'è qualcosa che non sai.»
Sbuffo.
«Un altro segreto, Dan? Sono pieno dei tuoi segreti.»
Nota il mio piccolo sorriso, ma annuisce con la testa.
Non c'è più l'amore, e neanche la delusione che ci lega, adesso viviamo due vite separate che scoprire qualcosa di nuovo... non mi terrorizza.
Mi ha già tradito una volta, fino a farmi quasi perdere la vita.
«Top mi aveva chiesto di portare uno dei voi alla Congrega, ma io non ho accettato.»
Schiudo le labbra.
«So che state ancora indagando sulle sparizioni dei licantropi in città, posso quasi dirti per certo che si tratta della Congrega di Top. C'è lui dietro a questa merda. Ma... Yok devi promettermi che sarete cauti, anche perché stavolta non posso proteggervi.»
Lo guardo.
«Mi hai lasciato per questo... vero? Eri d'accordo a lasciarmi andare solo perché gli hai chiesto di risparmiarci.»
Rimane in silenzio.
Riesco a collegare i punti, adesso.
Sean aveva insistito sul nasconderci maggiormente dopo che mi ero lasciato con Dan, non solo per evitare i vampiri, anche lui deve sempre aver saputo.
«Sean lo sapeva?»
Annuisce ancora una volta.
Mi strofino le mani sul viso, per cercare di scacciare il formicolio che sento percorrere dentro al mio corpo.
Mi sembra di incendiarmi, mordere le mie stesse viscere dall'interno quando stringo i pugni.
Scendo dalla panchina, dando le spalle a Dan.
«Mi devi aiutare, allora.»
«Non ti consiglio di attaccarli, non sono così tanto innocui. I vampiri sono dei fottuti stronzi, non sai il potenziale che possono nascondere. Sono cattivi, possono alterare la tua realtà se solo lo vogliono, è più sicuro cercare di andarsene da qua senza che lo scoprano perc-»
«Io non lascerò mai la mia città, Dan. Non ti rendi conto di quanto Top stia cercando di distruggere la vita di chiunque? Essere il capo non dovrebbe significare automaticamente essere cattivo.»
«Non possiamo sapere che cosa spinge Top ad essere cat-»
«Cerca di non vedere il buono negli altri, Dan. Non funziona così questo mondo, dovresti saperlo bene, no?»
«Top ha rinnegato il suo stesso figlio, potrebbe attacc-»
«Non mi interessa che cosa ha fatto, è un fottuto stronzo che cerca di ucciderci. Ci ha allontanati, Dan.»
Dan si tira su, mi prende per le spalle e farmi voltare verso di lui.
Si china un po', per arrivare alla mia stessa altezza.
«Noi non dovevamo stare assieme, Yok. Lo sapevi anche tu che non avrebbe funzionato, non è una cosa che... chi ti tradisce ti ama? Io sono uno stronzo, lo sappiamo entrambi che non potevamo andare da nessuna parte, neanche quando eravamo umani funzionava.»
Cerco di scostarmi, sospirando più forte.
Ci credevo in noi, è vero.
Mi sono reso conto che, per quanto lo amavo non potevo perdonarlo, ma questo non giustifica quello che sta facendo Top contro la nostra banda.
Siamo gli unici licantropi che ancora cacciano e cercano di trovare una scusa per uno scontro, tanto vale non nascondersi più.
«Voglio... che cazzo, lo odio.»
Incrocio le braccia al petto, mi dirigo verso al dirupo per osservare Bangkok avvolta nella semioscurità.
Questo posto era il nostro rifugio, neanche quattro anni fa.
Mi sembra che sia passata l'eternità, e invece per Dan e me sembra che il mondo si sia solo fermato a quel giorno in cui abbiamo deciso di dividerci, qui.
Dan si sposta al mio fianco, coprendo la scritta al neon che forma il riflesso della parola love sul terreno.
«Dan... sono così tanto stufo di essere quello che sono.»
«Non lo abbiamo scelto noi, lo sai.»
«Era più facile dividere questa cosa quando c'eri tu.»
«Non dirmi che non sei ancora riuscito a trovare l'amore.»
«Per i licantropi è difficili, c'è l'imprinting e...»
«Se sono riuscito io a trovare l'amore, puoi condividere quest'eternità con qualcuno.»
Sbuffo ancora.
«Se volessi condividerla con Ayan, a quest'ora non sarei qui con te.»
Alza un sopracciglio.
«Scusami, non ti ho detto ch-»
«Il figlio di Top?»
«Cosa?»
«Ayan è il figlio di Top, è stato lui a trasformarlo in vampiro quando il mondo è finito.»
Deglutisco.
È come se il mondo mi crollasse addosso, sgretolandosi tra le mie dita.
È vero?
Ayan è il figlio di Top?
«Ma lui non...»
«Top l'ha disconosciuto quando Ayan ha deciso di non uccidere un'umana.»
«Ma che cosa...»
«Yok, seriamente... in che rapporti sei con Ayan? Ricordo che nella Congrega era un damerino, il preferito di Top, ma non che fosse il prescelto per i suoi compiti.»
«Non abbiamo rapporti, l'ho solo conosciuto perché vuole prendersi la Suppalo.»
Ride.
«Il suo vecchio liceo, eh.»
Borbotto un fanculo a quelle parole.
Sembra che la mia vita sia sempre intrecciata ad Ayan, in qualsiasi modo io possa pensare di distaccarmi, lui è sempre lì.
«Ayan è un bravo vampiro, è stato l'unico ad aiutarmi a scappare.»
«Non è stato Top a mandarti via?»
«Voleva uccidermi, ma Ayan mi ha avvertito e sono fuggito prima che fosse giorno.»
«Non lo conosco così bene, non sapevo che facesse parte della Congrega.»
Fa scivolare un braccio intorno alle mie spalle, per cercare di darmi una scrollata amichevole.
Deglutisco.
Mi sto cacciando nei guai con qualcuno che mi tradirà ancora una volta?
«Posso provare a parlarc-»
«Non è necessario, non voglio sposarmelo.»
Ridacchia.
«Ma vorresti passarci l'eternità assieme?»
Mi rendo conto che non sono in grado di mentire, non di fronte a Dan.
Ci siamo conosciuti a fondo, abbiamo appreso l'uno parti oscure e divertenti dell'altro.
Fino ad amarci e consumarci, siamo morti prima che Dan decidesse con me di chiuderla.
Ma ho così paura ad ammetterlo, perché nessuno si è mai preoccupato di come stavo fino ad ora.
Il modo in cui mi sono sentito solo fino a che Ayan non è venuto a distruggere i miei piani.
«Non lo so, Dan. Non so niente, adesso.»
Chapter 10: mi sento in difetto
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Ritornare tra i sotterranei è come un incubo notturno.
Occhi rossi che ti seguono come se fossi la prossima preda, sussurri che nominano il tuo nome.
Sono abituato ad essere sotto lo sguardo dei vampiri, per quello che ho fatto non c'è modo di ripulirsi la coscienza. Sono stato un codardo, non sono un vero vampiro della Congrega per aver risparmiato vite indispensabili per noi.
Mi dirigo verso l'ingresso degli uffici.
Noto Karan e Achi seduti dietro le grandi scrivanie, con un cocktail di sangue fresco tra le mani.
Karan alza lo sguardo, appena mi nota varcare le porte di vetro prima dell'ufficio di Top.
Sorrido un po'.
Karan è gentile.
Bellissimo, etereo, splende come se fosse ancora un essere disumano.
La pelle color caramello brilla sotto le luci al neon della stanza, quando si alza dalla scrivania per avvicinarsi a me.
«Sei tornato a casa, Aye. È da tanto che non ti vedevamo, come stai?»
Lancio una rapida occhiata ad Achi, che posa i due cocktail in un angolo, sistemandosi i polsini della camicia per posizionarsi al suo fianco, mi sorride d'istinto.
«Sono venuto per l'appuntamento con Top e Mew.»
Karan annuisce, si schiarisce la gola per richiamare con uno schiocco di dita Kanghan e Sailom.
I due ragazzini che sono entrati solo tre mesi fa nella Congrega, arrivati da Pucket e che per volere di Top sono i prediletti per la caccia.
Kanghan mi indica le porte d'ingresso con un rapido cenno, scuotendo i ciuffetti scuri a tendina a quel gesto.
«Prego, ti stanno aspettando da un po'.»
Mi rendo conto che non sono così tanto sfavorito, perché in ritardo di quasi mezz'ora Top mi sta aspettando per parlare.
Tra poco Khan partirà per andarsene, a me non è rimasto nessun appoggio e credo di aver bisogno di potermi aggrappare a qualcuno che mi tuteli. Top mi ha salvato dalla fame e dalla mia stessa natura, per quanto sia dannoso e anche cattivo quando non risparmia vite umane, non posso far altro che inginocchiarmi a lui, dato che non mi è rimasto nulla da perdere.
Sailom mi apre le porte d'ingresso, facendosi da parte dalla parte opposta a dove sta Kanghan.
Li invidio.
Tutti, li invidio da morire.
Si sono trovati, persino Karan e Achi stanno assieme da una vita.
A me non è mai stato dato nulla, solo compiti e doveri da dover eseguire perché sono parte della Congrega.
Prendo un respiro profondo, e alla fine entro a testa bassa.
È come se fossi suo figlio, ma devo portare un certo tipo di rispetto che mi fa sentire così ridicolo.
Deglutisco.
Mew sta seduto su una poltrona, sorridendo mi invita a far lo stesso sul divano del salotto.
Passano qua la maggior parte del tempo per scovare i posti ancora ricchi di umani sacrificabili o a progettare qualche attacco al resto dei branchi di licantropi che sono sopravvissuti alla fine.
Non pensare.
«Pensavamo non tornassi più. Stai bene?»
Top si siede sulla poltrona vicino al divano blu, accavalla la gamba.
«Puzzi di sporco. Non dirmi che sei andato a cacciare qualche licantropo.»
Sorrido, cercando di sminuire la questione.
«No, sono stato nella foresta e probabilmente deve essermi rimasto l'odore addosso. Ho provato a lavarlo via, ma non è facile da togliere, dovresti saperlo meglio di me.»
È un assassino.
Ha ucciso così tanti licantropi nel corso di questi anni che...
Mi fa paura, e non poco.
Io non sono paragonabile a lui.
Non sono in grado di detenere il potere solo con il terrore, perché non voglio essere cattivo. Sarò pur un vampiro, ma non per mia scelta. Io cerco di sopravvivere, mentre Top vuole ottenere il potere per dominare ciò che non dovrebbe essere suo.
Sospiro.
«Sei riuscito a cacciare a dovere in queste settimane?»
«No, non benissimo. Il cibo scarseggia in città, per quanto il mio corpo possa ancora sopportare qualcosa di umano, non è quello che vorrei seriamente.»
Mew annuisce, sorridendo dà un piccolo colpetto sulla spalla di Top.
Riesco a notare il piccolo morso ancora fresco sul collo bianco di Mew, e anche stavolta cerco di mettere a freno i miei pensieri.
Per quanto sia riuscito a proteggere i miei pensieri dai suoi poteri è un attimo che scopra le cose orribili che vorrei urlare a Top.
Ma è l'unica famiglia che ho.
Top si allenta i bottoni della camicia, sospirando piano.
«Mi rendo conto che non è facile vivere da solo con Khan in città. Noi siamo sempre pronti ad accoglierti, Aye, sei e rimani parte della nostra famiglia. Per quanto tu sia giovane è normale fare degli errori, chiunque li ha commessi in questi ultimi anni. Ma... sai che c'è un prezzo, qualcosa che voglio in cambio che possa confermarmi che sei ancora fedele ai nostri patti.»
«Lo so.»
«Se sei parte della Congrega, la Famiglia è per sempre.»
Vivere in questo mondo è un patto col Diavolo.
Chiunque di noi che non è umano deve scendere a dei compromessi.
Io sono un vampiro, non posso tirarmi indietro perché la mia parte umana vuole essere clemente con qualcuno che non merita la morte. Devo sopravvivere, quello che ne deriva dalle mie conseguenze è solo irrilevante, perché dal momento che il mondo è esploso nel caos, siamo noi a comandare chi merita di vivere serenamente.
Annuisco, rivolto verso a Mew che ha appena ricordato le parole delle Promesse fatte all'ingresso nella Congrega.
«Voglio che catturi un licantropo.»
Schiudo le labbra.
Top sorride di più, mostrando i suoi denti bianchi e perfetti, mentre si appoggia con le braccia alle sue stesse ginocchia, in modo tale da chinarsi verso di me.
«Perché?»
«Quando rientrerai, forse potrai scoprirlo. È un progetto importante per noi, Aye. Possiamo fidarci di te?»
«Quanto ho mai dato modo di non fidarti, Top? Sono qui dall'inizio, ho sempre fatto quello che mi chiedevi, sono tuo figlio.»
Mew si sistema gli occhiali tondi sul ponte del naso, sedendo sul bracciolo della poltrona di Top, allunga lentamente le mani per accarezzare il retro del suo collo.
Mi sono sempre chiesto come Mew si è innamorato di Top.
Non credo che derivi dal suo legame con la trasformazione, Mew è arrivato alla Congrega quando ancora ero un vampiro appena nato.
Ho capito che Top l'amava quando non ha dovuto fare nessun giuramento.
I vampiri come Mew sono essenziali per le Congreghe, non solo per la sua capacità di poter leggere apertamente la mente di qualsiasi essere umano, vampiro o licantropo.
Sono bravi cacciatori, ubbidienti, leali.
Tutto ciò che Top ha sempre richiesto a chi entrava nella Congrega.
Sono riuscito a costruire una piccola barriera contro di lui solo con l'esercizio, e anche perché Karan mi ha insegnato di nascosto a resistergli. Lui e Achi sono stati due assi importanti dopo la mia trasformazione, forse gli unici che mi hanno aiutato a vedere com'era diventato il Mondo dopo la fine.
E anche Dan, che è sfuggito a questo massacro, così tanto tempo fa che mi sembra sia passata una vita intera.
L'eternità è da condividere, non da tenere sotto controllo sperando che smetta di scorrere all'improvviso.
Odio così tanto essere quello che sono.
«Va bene. Posso pensarci su e darti una risposta?»
«Abbi cura di te, Aye.» Aggiunge Top, annuendo con un sorriso dopo aver strizzato l'occhio. «Mew, tira fuori la cartina della città che dobbiamo dare le istruzioni per la caccia di stanotte.»
Mi alzo, in silenzio mi dirigo verso l'uscita prima di fermarmi quando Mew mi richiama appena afferro la maniglia della porta.
«Aye, non mentirci come l'ultima volta che quel vampiro è sfuggito.»
Rimango a fissare la porta di legno, deglutendo ancora una volta.
Non fare come hai fatto con Dan.
Hanno sempre saputo del mio segreto, buttarmi fuori per una sciocchezza come quell'umana era una scusa per lasciarmi morire di fame.
Ma loro sono i più forti, io devo solo chinare la testa per sopravvivere se voglio cercare di non annegare.
«Non lo farò.»
Chapter 11: quella voglia che avevo di urlare
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C'è solo la luna, la carezza del vento che mi solletica il viso.
Mi appoggio ai bordi della piscina, con le dita scorro lentamente sul pavimento umido.
Per un momento, anche se breve, è come ritornare a respirare.
Io e Akk che stiamo in piscina, l'uno vicino all'altro che ci osserviamo.
Mi ha baciato qui, sott'acqua.
Mi stava dicendo qualcosa che non poteva dire ad alta voce, per la paura. Akk mi ha dato così tanto in poco tempo, che ad oggi, è imparagonabile alle persone che ci son state prima e dopo di lui.
Il primo amore, il primissimo bacio che mi ha dato sollievo dopo tutto il dolore che ho provato dalla morte di mio zio.
Mi manca.
Non lo amo più, o forse una parte di me lo amerà per sempre, ma sono così felice che il suo ricordo è l'unica cosa terrena che mi fa rimanere qui, come se fossi ancora un essere umano.
Rizzo le orecchie al suono dei passi all'ingresso.
Un sorriso mi spunta sulle labbra, non appena Yok entra in costume con un asciugamano sulla spalla.
«Vuoi cacciarmi via?»
«Sono io che tengo viva e pulita questa scuola, non tu.»
Alzo un sopracciglio.
«Va bene, forse potrei avere usato uno stratagemma, ma comunque sono sempre io che vengo a controllare il nostro rifugio.»
Si siede vicino a me, sul bordo, con le gambe immerse nell'acqua.
Fa scivolare due dita sotto al mio mento, per poi accarezzarmi lentamente il labbro inferiore.
Se non fosse che sono completamente assuefatto da lui, direi che non sono un vampiro. Non ho abilità, per quanto possa provare a sedurlo con i miei poteri, è sempre lui ad avere il controllo su di me.
Lo guardo.
Schiude le labbra.
Per favore.
Afferro il suo polso tra le dita, per provare a tirarlo giù, quando la sua presa scivola via.
Mi rendo conto che non potrò mai avere a che fare seriamente con lui. Siamo due persone diverse, io dovrei lasciarlo libero di cercare il suo imprinting come mi ha chiesto l'ultima volta, ma la mia parte irrazionale e il bambino che vuole averla vinta, lo vuole tutto per sé.
«Da quanto tempo sei qua dentro? Hai la pelle fredda.»
«La mia pelle è sempre fredda, Yok.»
Ride.
Si infila nella vasca a fianco a me, appoggiando la schiena contro al muro.
«Si, ma le tue dita sono ricoperte dalle rughe. È come se fossi ancora umano, Aye. Non credi che...»
Ridacchio.
«No, non esiste nessun tipo di persona che trasformata rimanga in parte umana. Io non sono l'eccezione, credimi.»
«Non ti piace essere un vampiro, Aye. Te lo si legge negli occhi, perché non trovi una soluzione?»
«Che soluzione dovrei trovare, Yok? Non posso diventare un licantropo, il morso e il veleno potrebbero uccidermi, non penso che esistano ibridi del genere al mondo, ad oggi. Non posso tornare umano perché non c'è cura, non... non esiste una macchina del tempo, Yok. Io sono quello che sono, adesso. Che mi piaccia o no, rimarrò in eterno in questo mondo.»
«Vorrei tanto che fossi un licantropo.»
Si morde la lingua.
Riesco a percepire il rumore attraverso le sue labbra schiuse, ma posso solo sorridere.
È incredibile che uno sconosciuto che ha provato ad uccidermi, in questa scuola, adesso stia qui con me a nuotare come se fossimo solo due normali adolescenti dopo la fine delle lezioni.
Di solito, se Akk e io fossimo rimasti da soli, non ci sarebbe stato modo di fermarci.
Ci ho studiato assieme, mangiato assieme... siamo anche andati a letto assieme una marea di volte indefinita. Ci trovavamo bene perché io potevo soddisfare i suoi bisogni, mentre lui mi faceva sentire così amato.
Avevamo paura a tenerci per mano, a meno che non eravamo nel nostro bar di fiducia.
Eravamo discreti, ma non segreti fino...
A quel giorno, ecco.
Sorrido d'istinto.
Mi appoggio di lato, per posare la guancia sulle mani sopra al bordo.
«Nessuno ti vieta di avere a che fare con me. Non hai ancora trovato il tuo imprinting, se vorrai... fare qualcosa con me, io non ti fermerò.»
Il suo cuore batte, poi si ferma.
Come il suo respiro.
«Aye... per... Ayan, non è una buona idea.»
Spingo l'acqua contro al suo viso, sorridendo di più.
«Dimmi che non mi vuoi, Yok. Te lo giuro, uscirò dalla piscina e ti lascerò in pace.»
Esita.
Ma poi le mie braccia finiscono dietro al suo collo, le cosce le stringo attorno al suo bacino.
Gli faccio le fusa addosso, come se fossi un gattino in cerca d'attenzioni.
Mi stringe addosso a sé, e ridiamo assieme.
Il mio cuore non batte mai, ma per Yok è sempre come se tornasse a colpire il centro del mio petto.
Preme la mia schiena contro al muro, con una mano si appoggia al pavimento umido.
Gli scosto una ciocca scura dietro l'orecchio, con le dita ricoperte dalle gocce d'acqua che scivolano sul lato del suo viso.
Yok è estremamente bellissimo, ogni giorno che passa.
So che l'eternità rende eterei, ma a tratti il suo viso così serio mi ricorda le smorfie infastidite di Akk.
«Assomigli tantissimo a una persona che amavo, Yok.»
«Chi?»
«...Akk.»
«Sei ancora innamorato di lui?»
«No, non proprio.»
Noto che trema tra le mie braccia, le labbra si schiudono a quelle parole.
«Scusami, ho... ho freddo. Possiamo uscire?»
«Yok... posso chiederti una cosa?»
«Non...»
«Mi abbracci per favore?»
«Si, ma fuori di qui.»
Usciamo dalla piscina in pochi minuti.
Yok mi presta il suo asciugamano per riscaldarmi, anche se sa perfettamente che non soffro in alcun modo lo sbalzo di temperatura, a differenza sua che sta dritto di fronte a me, facendo scivolare i lati dell'asciugamano alle sue spalle, coprendomi poi.
Mi asciugo gli occhi con l'asciugamano, per cercare di mettere a fuoco la sua immagine.
«Mettila tu, e abbracciami, per favore.»
«Ayan... perché vuoi che ti abbraccio?»
«Fallo per me, per favore.»
Mi levo l'asciugamano, facendolo passare sopra le sue spalle.
Mi rifugio tra le sue braccia in silenzio, stringendo lentamente le braccia sottili intorno al suo stomaco, con la guancia appoggiata all'altezza del suo cuore.
Fa tum tum tum... per me, vero?
Dimmelo, Yok.
«Non mi abbraccia mai nessuno, tu sei il primo dopo tanto tempo.»
Ridacchia un po', accarezzandomi la testa.
«Povero cucciolo, eh.»
Gli pizzico il fianco, per poi alzare lo sguardo verso al suo.
Infilo una mano dietro alla sua nuca, lo tiro giù su di me.
Schiude le labbra, guardandomi.
Riesco a leggere il suo panico nei suoi occhi, prima che lo sguardo cada sulle mie labbra.
Me le lecco d'istinto, sorridendo ancora una volta.
«Pensi ancora che sia un cucciolo?»
Chapter 12: non riesco a prendere sonno
Chapter Text
Quando usciamo dalla Suppalo è già notte.
Ho perso la cognizione del tempo dal momento che ho smesso di dormire, ma oggi sono così stanco, perché non ho cacciato cibo, che sarei in grado di dormire per un giorno intero.
Deglutisco.
Yok sale sulla sua moto, si infila il casco prima di allungarmene un secondo.
«Ti porto a casa, sali su.»
Sono tornato ad avere quattordici anni.
Il ragazzo del secondo anno del liceo mi chiede se può accompagnarmi a casa, quando arriviamo sotto al portone, decido di baciarlo e continuiamo su, in camera mia, indisturbati, senza nessun genitore severo o curioso che vuole interromperci.
Mi sento un po' stupido a pensarci, non solo perché ho sperimentato qualcosa che poi ho messo in atto con Akk, senza dirglielo a quei tempi, ma perché perdere la mia verginità è stata un'esperienza che avevo deciso di rimuovere.
Preservativi quasi rotti, per fortuna che io avevo nel cassetto. Poco lubrificante, fastidio per giorni interi.
Ho dovuto chiedere la crema per il bruciore a mio zio, usando la scusa di essermi depilato male.
Adesso, la sensazione di impotenza che sentivo quando ero ancora piccolo e innocente è svanita. C'è solo la voglia di spingermi un po' oltre, con Yok, facendo finta che sono ancora umano e possa vivermi lo scomodo sesso che mi aspetta se decido di fare un passo in più.
Salgo dietro di lui, annuendo.
Stringo un braccio intorno alla sua vita, col telefono riprendo le strade vuote oltre la sua spalla.
«Perché fai un video? Ti sei dimenticato che non puoi condividere niente con nessuno?»
Sorrido di più, sporgendomi con il viso per appoggiarmi sulla sua spalla.
«Lo voglio tenere come ricordo, per il futuro.»
Sorride.
Yok esegue le mie istruzioni, e con attenzione decide di percorrere le vie poche riconosciute che ancora oggi qualche umano utilizza quando va a cercare cibo.
Non ci fermiamo, non proviamo ad aguzzare l'olfatto o i sensi per essere sicuri.
Per ora, vorrei solo essere ancora un adolescente che sta cercando di viversi questi attimi con il ragazzo che ha conosciuto per caso.
Mi appoggio con la guancia sulla schiena di Yok, stringendo piano la presa, con il telefono nella mano.
Se con Akk mi era sembrato di cadere in un baratro senza fine, con Yok è come percorrere un'autostrada senza fine. Non trovo via d'uscita, nella mia storia con Akk c'era qualcosa più grande di me che lo allontanava dal nostro amore, mentre con Yok c'è una legge e delle promesse che non posso infrangere.
Non voglio diventare un assassino, però se rivoglio sentirmi parte della mia famiglia, devo essere costretto a fare un sacrificio. Come tutti i vampiri, una vita vale una vita.
Dopo essermi trasformato mi ricordo di aver percorso le foreste in cerca del profumo della vita stessa che mi era stata strappata. Volevo tornare umano, ma ogni cosa che toccavo si distruggeva, gli esseri umani mi evitavano, Khan era ancora disperso e non sapeva a chi aggrapparsi, per accettare a pieno questa cosa dovevo fare ciò che mi spaventava: nutrirmi.
Me lo ricordo l'umano che mi è morto tra le braccia, il terrore che ho letto nei suoi occhi quando ho rassicurato, con i miei stessi poteri, la sua fine. Era un uomo, con una bambina che l'aspettava al rifugio, in cerca di cibo per sopravvivere.
O ti nutri o muori.
Ho deciso di vivere, in modo tale da completare la mia trasformazione.
Ho assaporato il sapore ramato del sangue amaro, guardato Top che si chinava per prendermi il viso tra le mani e accogliermi come parte della famiglia.
Ho detto di si, a questa vita, per morire io stesso.
Yok si ferma, spegne il motore.
Io scendo, con il casco tra le dita che poi appoggiato sul sedile dietro.
Prendo la borsa con dentro i vestiti di ricambi, sorridendo un po'.
«Vedevo il fumo uscirti dalle orecchie, a che cosa pensavi?»
Schiudo le labbra.
Se White fosse qui, probabilmente potrebbe leggermi la mente in un batter d'occhio.
Ma ringrazio che non ci sia, perché crollerei come se fossi un essere umano che implora di sopravvivere per la sua vita.
«Pensavo al mio primo giorno da vampiro.»
Scende dalla moto, appoggia il suo casco sulla manopola.
Yok è alto, molto più di me.
È come se mi sovrastasse quando si avvicina lentamente, senza dire nulla.
Deglutisco.
Ho imparato troppo in fretta a fidarmi di uno sconosciuto che potrebbe farmi a pezzi.
Fa scivolare un dito lungo la mia guancia, accarezzandomi.
Mi ricorda le carezze di papà, quando ero piccolo e ancora non sapevamo che sarebbe morto. Ho ancora impresso il suo profumo, la delicatezza così simile a quella che sta usando Yok, ora, riportandomi a ricordare la vita da essere umano che dovrei aver dimenticato da un bel po'.
Ma ci ho fatto l'abitudine, ormai.
Io non posso dimenticare, è la mia condanna per non aver lasciato la mia anima umana al sangue.
Top diceva sempre che se siamo deboli non siamo veri vampiri, ed è vero. I vampiri sono assassini, si nutrono delle paure e degli esseri umani secondo la legge del più forte, chi non sopravvive non è degno di nulla.
«Ho ucciso un uomo per salvarmi, ma forse se non l'avessi fatto non sarei qui.»
Lo guardo.
«Credi che i vampiri siano immortali? Perché io credo di non essere un vero vampiro, è come se fossi rimasto bloccato alla mia vita terrena in questi anni. Mi sento diverso, Yok, e non solo per quello che sto provando quando ti sto accanto.»
Schiude le labbra, sospira piano.
Mi prende il viso tra le mani, per costringermi a guardarlo dritto negli occhi.
«Quello che eravamo destinati a diventare non l'abbiamo scelto noi, ma non c'è nulla di male nel non perdersi completamente. Credi che i licantropi non abbiano sfide simili alle tue?»
«Che cosa ti è successo?»
Sospira ancora una volta, abbassando lo sguardo.
Le sue mani scivolano dal mio viso, l'improvvisa perdita di calore mi spinge a prendergliele tra le mie, in modo tale dal bloccarlo dall'idea di potermi sfuggire un'altra volta.
Ho promesso a me stesso di non lasciarmi sfuggire nessuna opportunità, tanto vale che cerco di tenerlo con me. Per una volta, vorrei essere il bambino egoista che non condivideva i giochi con nessuno all'asilo, ma almeno poteva proteggere il suo giocattolo preferito da qualsiasi bambino moccioloso.
«Quando nominiamo il Capo del branco... dobbiamo spezzarci le ossa duecento volte, in modo tale da dimostrare la nostra fedeltà.»
Sorride un po', scrolla le spalle.
«Non abbiamo ancora eletto qualcuno da quando Hia è morto, ma ai tempi non è stato affatto facile. Sto bene, perché la banda è la mia famiglia e darei la vita per loro, però a volte mi sento come se mi mancasse qualcosa.»
«L'imprinting.»
Annuisce.
«Yok... se io fossi il tuo imprinting, trascorreresti la tua eternità con me?»
«Ma che cosa dici, Aye? Io e te siamo diversi, non...»
Lancio un'occhiata al suo polso, da cui si intravedono le vene che sporgono scoperte.
«Yok... e se decidessimo per una notte di dimenticarcelo, per favore?»
«Il tuo veleno potrebbe uccidermi, io stesso potrei ucciderti se decidessi di morderti senza controllarmi. Che cazzo vuoi fare, Aye? Non essere ridicolo, noi siamo destinati a stare... separati. Non siamo più due esseri umani, se volessi stare assieme a te, dovremmo lottare per sopravvivere, e sinceramente non sono sicuro che sopravviverei sapendo di poterti perdere da un momento all'altro.»
Stringo il suo polso, ma lui non si muove.
Posso farlo?
Prima che possa cercare di essere comprensivo e razionale, è lui a fare un passo verso di me.
Baciandomi.
Accarezzandomi le labbra, stringendomi addosso a lui come se non volesse farmi sfuggire.
Sorrido piano, apro le labbra per mordergliele.
«Yok, io... Yok...»
Fa scorrere le mani dietro la mia schiena, mentre mi alzo in punta di piedi per stringergli un braccio dietro al collo.
Mi piace baciare Yok.
Sa di umano, non puzza come il sapore ramato che sono costretto ad ingoiare per sopravvivere.
Intorno a noi è come se il mondo fosse tornato ad essere quello che era.
C'è il rumore dei corvi appollaiati sui fili della luce spenta, il venticello fresco che fa rabbrividire le viscere di Yok. C'è la vita che non ha mai smesso di respirare, a differenza mia che ho ucciso il vecchio me, per scelta.
Le sue dita morbide mi accarezzano lo zigomo, sorride un po' guardandomi sfidare il suo sguardo.
Potrò pur essere bravo a flirtare, ma con Yok non sono in grado di reggere il gioco.
«Non sono riuscito trovarti quando ero un umano... non sei contento di essere diventato un vampiro?»
Gli mordo il labbro inferiore, sorridendo.
Il sapore dolce del sangue mi scivola sulle labbra, lo lecco via con la lingua.
«Com'è possibile che il tuo sangue è ancora dolce?»
Si asciuga con un dito le gocce bagnate sulle labbra.
«Forse non sono un vampiro come gli altri?»
Mi avvicino ancora una volta, in punta di piedi provo a baciarlo prima di essere scacciato via con delicatezza.
Spesso... mi dimentico che Yok non è me, non rischia. Per me, non è disposto a fare lunghi passi.
Non lo biasimo, sono pur sempre qualcuno che dovrebbe temere.
«Ti va di salire? Stai con me, stanotte. Per una volta, non dormi da solo.»
Ride.
«Sono abituato a dormire da solo, Aye.»
«Anche io, ma vorrei dormire con te.»
Mi rendo conto di aver usato una frase un po' ambigua, soprattutto per i suoi gusti.
Tossisco.
«Possiamo dormire e non fare sesso, non è un obbligo. Ma rimani con me, Yok, per favore.»
Vorrei implorarlo di restare, ma so che non vincerò.
Non ho mai vinto con lui.
Sale sulla moto, accende il motore.
«Per favore, torna a casa e non uscire fino all'alba di domani mattina.»
«Perché?»
«Per favore, fallo per me.»
Sospiro.
«Tornerai a prendermi, vero?»
Mi guarda, sospirando ancora.
«Non ne sono sicuro, ma ti prego... ascoltami, Ayan. Ti cercherò io, te lo prometto.»
Salgo le scale dell'ingresso del condominio, apro la porta prima di richiuderla con il gancio di ferro.
Appena sposto lo sguardo sulla schermata dell'orologio, che suona allo scoccare delle due e mezza del mattino, mi rendo conto di che cosa intendeva Yok.
Stanotte i licantropi tornano per cacciare in città.
Come ogni anno, questo giorno, è possibile poter morire.
È una leggenda a cui crediamo tutti.
L'idea di morire, non il ritorno dei licantropi dal resto del mondo esterno.
«Ti volevo qui, Yok, cazzo.»
Chapter 13: vorrei sapere a che cosa pensi
Chapter Text
Apro la porta d'ingresso, che lentamente scivola fuori per aprirsi sul corridoio.
Sospira.
Prendo i bracciali con le perle lasciati sul ripiano, ne infilo uno nel polso di Khan.
«Ricordati di me, anche se stai andando via per sempre.»
Ride.
Alzando un sopracciglio, prende l'altro bracciale con le perle per infilarlo nel mio polso.
Li guardo.
Khan li ha recuperati in una bancarella del centro, una di quelle vecchie dove c'era il mercato. Perfettamente integri, come se il mondo stesso avesse deciso di risparmiarli.
A volte è come se l'umanità continuasse a regnare sovrana in questo universo, almeno fin quando non è notte e si va a caccia, mentre chi cerca di sopravvivere fugge o deve accettare di diventare il pasto della serata.
Ci sono pochissimi umani in città, la maggior parte vive in case costruite sottoterra. Veri e propri bunker, ma a cui è difficile accendere. I meno fortunati vivono di palazzo in appartamenti, qualcuno si nasconde anche qui, da noi, nel nostro corridoio.
Io e Khan non uccidiamo mai, ci nutriamo solo se è necessario e le nostre forze sono al limite. Sappiamo che cos'è la morte, e decidiamo di risparmiarla perché non vorremmo essere chi siamo.
Non ricordo il sapore del sangue umano, ad oggi.
Credo di non essermi nutrito negli ultimi tre mesi, se non nell'ultima occasione con Yok.
Ma il suo sangue è dolce, è diverso da quello degli umani.
«Mi mancherai, Aye.»
«Anche tu, Khan.»
Ci abbracciamo, sorridendo un po'.
Vorrei avere la sua stessa opportunità di fuggire da qui, ma so che non ce l'ho.
Io sono legato a Top, non posso slegarmi.
Ogni singola volta che sono uscito fuori dalla città è come se qualcosa mi richiamasse indietro, proprio per tornare da lui. È come se fosse il mio padrone, anche se è in parte vero, ma a differenza di Khan che riesce a lasciarsi andare e dimenticare i patti, io non ho libertà.
Credo di essere diverso, e non solo per i miei poteri.
Non sono come gli altri vampiri, il mio cuore è come se ancora battesse forte per colpa di Yok.
Mi prende le mani tra le sue, stringendole piano.
«Rimarremo fratelli, vero?»
Annuisce.
«Sarai sempre mio fratello, anche se la nostra vita è finita quando... siamo diventati... questo.»
Vorrei poterlo trattenere qui, ancora un po', solo per stringerlo e non sentirmi solo ancora una volta. Ma non posso farlo, non è giusto nei suoi confronti. È l'unica persona che ho avuto al mio fianco, la famiglia che mi ha rassicurato quando credevo che il mondo crollasse perché eravamo stati buttati fuori dalla nostra realtà che ormai non ci accoglieva come figli.
Deglutisco.
«Aye, mi devi promettere una cosa.»
«Mmh?»
«C'è qualcosa che non va, qui, ormai. Non parlo solo di Top, capisci? Il licantropo con cui ti vedi, insomma, tu e lui...»
«Sta cercando il suo imprinting, non vuole stare con me. Non potrei mai stare con lui, sai che è proibito e che dovrei cercare di andarmene di qui, ma non posso farlo... lo sai, Khan.»
«Credo di sapere perché sei legato a Top, ma... io non posso farlo, devi scoprirlo tu, devi cercare.»
Alzo un sopracciglio.
«Khan, non dire sciocchezze. Sono legato a Top perché abbiamo fatto il giuramento, sono un vampiro diverso anche da te, non mi comporto come dovrei... è per questo che sono ancora qua, è questa la mia vera natura. Devo solo accettarlo, capito?»
«No, Aye. Dover accettare di essere un vampiro non implica che il sangue del licantropo che hai baciato sia... dolce.»
Schiudo le labbra.
Faccio un passo indietro, cercando di nascondere l'imbarazzo.
Per fortuna, il mio viso non va a fuoco, adesso. Il sangue non scorre, l'ombra pallida del mio sorriso sull'angolo delle labbra smorza la tensione.
Non sento il peso sul petto, solo la paura che possa giudicarmi.
Ho fatto tante cose sbagliate, prima di tutto il non essere veramente un vampiro.
Ma adesso, dovrei aver imparato la lezione.
«Non vuole stare con me, non sono il suo imprinting, Khan. Non c'è pericolo, te lo garantisco.»
Sospira.
«Per favore, Aye, non smettere di cercare le risposte.»
«Non lo farò, ma non leggermi nella mente.» Sorrido un po', dandogli una pacca sulla spalla. «Vai, non siamo da soli.»
Mi guarda, afferra lo zaino e la valigia posati vicino l'ingresso.
«Mi mancherai, eh.»
«Anche tu.»
Khan esce dalla porta, mi lancia una rapida occhiata con un sorriso.
È libero.
Sta per dire addio al nostro mondo, può liberarsi di queste catene.
Forse, non vivrà a lungo se non si nasconderà, ma sono alquanto sicuro che Top ne farà a meno. Per quanto mi sembra un po' borioso dirlo ad alta voce, sapevamo entrambi che Khan non fosse il suo preferito.
Io sono stato scelto, Khan non è stato scelto.
Devo ancora decidere se voglio tornare ad essere parte della Congrega... o morire nell'eternità, da solo.
Mi sposto verso la finestra che dà sulla strada sul retro, scostando piano le tende.
Noto il ragazzo avvicinarsi cautamente a Khan, alzando la mano per farsi vedere nell'oscurità con la luce di una piccola torcia.
Sorrido d'istinto.
Percepisco il battito veloce del suo cuore quando Khan arriva, prendendole tra le braccia per baciarlo.
Gli occhi scuri sono cerchiati dalle occhiaie, il sorriso con le labbra rosee pronuncia un sei arrivato, finalmente quando fa scorrere le braccia dietro alla schiena di Khan, per avvicinarsi abbracciandolo.
Khan si gira verso la finestra, sorridendo un po'.
È al sicuro, ora.
Possono fuggire via, senza problemi, lasciandosi questo mondo del cazzo alle spalle.
Mi sono premurato di chiedere a uno degli amici di Yok di aiutarli per la fuga, tanto vale che li chiami per avvertirli.
Prendo il telefono, apro la chat con White.
Prima che possa salutare, la voce roca di Black risponde al suo posto.
«White è al confine della città con Sean, li sta aspettando. Ha lasciato il telefono a me, Aye.»
Sospiro.
«Puoi richiamarli per sapere se...»
«Non preoccuparti, riusciranno ad andarsene... non ci sono vampiri, non sono andati a caccia stanotte.»
«Dubito che non vadano a caccia, lo fanno ogni singola notte.»
Riesco a percepire il tono infastidito di Black dal suo sospiro, che poi termina con una semplice frase tagliente.
«Ayan, non sai un cazzo della tua Congrega. Le persone che conoscevi non sono quelle che ricordi, sono degli assassini che fanno a pezzi quelli come noi.»
«Non volevo insuar-»
«Perché hai chiamato White?»
«Probabilmente, perché non volevo sentire te.»
Una risata di sottofondo mi fa sorridere, poco prima che il fanculo borbotta da Gram sottovoce, mi fa capire che non è da solo.
Mi siedo sul bordo della finestra, guardo l'orizzonte della città immerso nell'ombra della notte.
«Volevo passare al garage per vedere Yok, è sparito da una settimana.»
Non ho motivo di preoccuparmi, soprattutto perché Yok ha una banda di amici che sono leali e...
Quello che non ho mai avuto io.
Ero protetto, ma solo da Top perché ero un figlio legittimo. Però, al primo errore... sono qui, da solo.
Deglutisco.
«Voglio sapere dov'è Yok.»
Sospira.
«Vieni domani al garage, ne devi parlare con White, non con me.»
Chiude la chiamata.
Ho una brutta sensazione addosso, e anche se non dormirò perché il mio corpo non chiede di tornare ad essere umano, l'ansia comincia a mangiarmi da dentro.
Chapter 14: per averti perso ancora
Chapter Text
Mi manca Yok.
Mi manca tantissimo.
Per quanto non è facile ammetterlo, è l'unica persona che tira fuori il mio lato umano, se ancora c'è dentro di me. Sa farmi vedere la mia realtà a colori, senza dover scegliere tra bianco e nero.
«Aye, ehi... come stai?»
Alzo lo sguardo.
Faccio un passo avanti, prendendo le mani di White tra le mani.
«Per favore, White, ho bisogno di sapere dov'è Yok.»
Sospira.
«Ti prego, ti sto supplicando. Ho bisogno di parlare con lui, seriamente. Non riesco a vivere senza di lui, devo vederlo e chiarire ciò che è successo l'ultima volta.»
Si scosta piano, prova a lasciare le mie mani, ma la mia presa sul suo polso è più ferrea.
«Ti prego, White.»
«Mi fai male, Aye.»
Sono disperato, e non solo perché Yok mi manca da morire, ma per la mia scelta. Ho deciso di chiudere con la mia vecchia vita, non volendo più essere l'assassino che Top voglia che io sia, è così difficile capire che voglio cambiare?
Mi manca Yok, voglio stare con Yok e non pensare ad altro.
Voglio rimediare.
«Ayan, se tu... se non lo ami, non cercarlo.»
«Lo amo, lo amo. Non sono un succhiasangue come quelli che hai conosciuto, sai anche tu che non sono una persona cattiva. Io voglio solo Yok, voglio stare con Yok. Non sono ancora sicuro che cosa stia succedendo, ma dentro di me è come se lui... alimentasse un fuoco, White. Mi sento strano, mi tremano le mani, ho bisogno di tenerlo vicino a me.»
Indietreggio di scatto, non appena Sean si avvicina a me fino a starmi a pochi centimetri dal viso.
«Ti ha detto che gli fai male.»
«Sean, aspett-»
«Ti stava facendo del male, eh.»
Respiro profondamente, poi mi appoggio sul marciapiede di fronte all'ingresso del garage.
Mi prendo la testa tra le mani.
Sono inadeguato.
Non sono stato in grado di metabolizzare la fine della mia vita passata, non riesco ad essere un vero vampiro. E adesso sto perdendo anche Yok.
«Sean... e se... se è quella cosa? Assomiglia all'imprinting, no?»
«Impossibile, non è l'imprinting.»
Sospiro.
«Di che cosa state parlando?»
«Sean...»
White tentenna, con un braccio si stringe addosso a Sean.
«Hia ci aveva raccontato che un vampiro può avere un imprinting come quello dei licantropi, ma non penso che sia questo il caso. È impossibile che tu abbia l'imprinting con un licantropo, è...»
«Non è impossibile, sinceramente. Yok ha un sangue dolce, eh.»
White sbarra gli occhi, guardando rivolto verso a Sean.
«Non credo che...»
«Yok è andato a casa di sua madre, è lì.»
Sean estrae un blocchetto dalla tasca, con una penna scarabocchia qualcosa su.
Per poi consegnarmi il foglietto, su cui c'è l'indirizzo.
«Se non sei verame-»
«Lo amo, non voglio ferirlo.»
«E allora vai a riprendertelo, no?» Aggiunge White, con un piccolo sorriso. «Ti sta aspettando, sicuramente.»
Potrei usare la mia velocità, ma comincio solo a correre lungo le strade deserte.
Fa freddo, è quasi il tramonto quando percorro la stradina che porta ai campi poco fuori dalla città.
E se non vuole vedermi?
Mi manca così tanto, merda.
Quando Akk è morto mi sono ripromesso di non dimenticarlo, anche per evitare di mettere da parte il dolore della sua perdita. Ho affrontato ogni notte e i pianti e la crisi, cercando di ricompormi da solo, perché ero convinto di poter guarire, prima o poi.
L'ho fatto, anche se il suo pensiero è ancora fisso, non amo più Akk.
Rimarrà sempre l'amore della mia vita, per tutto quello che siamo stati e che potevamo essere.
Non rimpiango nessun bacio, né le promesse o le notti che abbiamo trascorso abbracciati assieme.
Li custodisco nel mio cuore come i ricordi che dovranno essere, quando qualcuno tornerà ad abbracciarmi.
Non sto colmando un vuoto, io voglio solo Yok.
E non importa se si tratta di imprinting o del mio modo di essere a tratti umano, voglio stare al suo fianco.
Mi brucia la gola, le gambe mi cedono quando mi aggrappo alla staccionata che sta davanti il corridoio di legno che conduce all'ingresso della casa.
Mi sporgo un po', per osservare da dentro la finestra a vetri.
Ma non c'è nulla, non vedo nulla.
Avanzo piano, cercando di non far rumore sulle tegole di legno sotto di me.
La casa sul lago.
C'è pace, il silenzio invade le vetrate illuminate all'interno.
Deve essere un po' vecchia la casa, c'è qualche parte marcia vicino la porta d'ingresso, però...
Sto facendo la cosa giusta?
La porta si spalanca all'improvviso, indietreggio d'istinto.
Yok mi guarda, con una lanterna spenta contro al petto.
«Sc-»
Fa per chiudere la porta, ma infilo un piede dentro per spingere ed entrare velocemente.
La lanterna cade sul pavimento di legno, si rompe come i brandelli del mio stesso cuore, che adesso, riescono a vedere gli occhi scuri di Yok, fissi suoi miei, ricolmi di rabbia.
«Per favore, non mandarmi via. Voglio stare qui, con te, ti prego.»
Sospira.
Indossa il pantalone lungo di un pigiama scolorito, una maglietta più grossa di almeno due taglie.
Se non fosse per la sua altezza, lo scambierei per uno scolaretto che sta andando a dormire per il giorno dopo di scuola.
«Tu provi lo stesso per me, Yok. Lo sappiamo entrambi che non riesci a fare a meno di me, tu ami. Per favore, non reprimere questa cosa... solo perché hai paura e pensi che sia sbagliata, noi non ci stiamo facendo del male, okay? Io ti voglio nella mia eternità, Yok. Voglio che facciamo così tante cose, davvero. Puoi lasciarti amare, per favore?»
«Ayan, io... non credo che...»
«Se non mi ami, se non mi vuoi, dimmelo chiaramente. Guardami negli occhi, Yok. Ti lascerò in pace, te lo giuro.»
I pochi secondi di silenzio da parte sua, per me, son la risposta che cercavo.
Infilo una mano sul retro del suo collo, lo tiro giù quando mi lancio tra le sue braccia.
Mi afferra dal retro delle cosce, per stringermi addosso a me.
Gemo piano, sorridendo sulla sua bocca arrossata.
«Mi porti in camera da letto? Ti prego, Yok, per favore... io...»
Non ho bisogno di pregare, vinco ancora una volta.
Mi fa distendere sulla schiena, per errore quando mi scosta la caviglia sulla spalla lancio un urlo.
«Scus – merda, Aye. Ti ho fatto male, vero? Che ho...»
Sorrido un po', per provare a rassicurarlo.
«Mi hai quasi tranciato una gamba prima, sai, quando hai provato a chiudere la porta, ma... vieni qui, per favore, Yok.»
Si appoggia con entrambe le mani ai lati della mia testa, non farmi peso.
Le sue lenzuola sanno di bucato pulito, con le dita accarezzo le guance ricoperte dal lieve strato di barba.
Yok è un disastro di baci, lingua e gemiti che si fonde con le mie labbra, aggrovigliandosi al mio corpo tra le lenzuola, fa scorrere le sue mani ruvide ovunque per accarezzarmi lentamente.
Prendo la sua mano libera per appoggiarmela sopra allo stomaco, vicino al bottone dei jeans.
Mi guarda.
«Sei sicuro?»
Annuisco.
Mi alza un po' la felpa, con le labbra traccia lente scie umide sulla pancia.
Ansimo piano, infilando la mano tra i suoi capelli umidi.
Le sue mani sono esperte e gentili quando mi tocca dappertutto, chiedendomi se può farlo sottovoce ad ogni piccolo gemito, che mi sfugge ogni singola volta, come se fossi un fottuto essere umano che non è mai stato toccato seriamente.
Ma sono passati anni.
Non mi sento desiderabile da quell'ultima volta che l'ho fatto con Akk nel suo letto, le volte successive le ricordo a malapena, e nessuna di loro mi ha mai dato così tanto piacere.
Mi accarezza da sopra i boxer, alzando poi lo sguardo.
«Ayan, so che non è il momento opportuno, ma credo che...»
«Solo un po' di baci, per favore. Ne voglio ancora, ti prego.»
Sorride un po', ma annuendo si lascia convincere dal mio tono da cucciolo bisognoso di attenzioni.
Gli mordo le labbra, ansimo ancora una volta ad ogni tocco delle sue dita sotto la mia felpa.
Anche lui, a voce bassa dice il mio nome di continuo, seguito da qualche sussulto perché lo accarezzo dalle spalle alla schiena al basso ventre.
Tiro piano la cintura tra le dita, in modo tale da farlo appoggiare contro di me per avere un po' di attrito.
Il suo bacino mi preme addosso, la sua voce esce soffocata dal piacere.
«Ayan, ci dobbiamo fermare o perderò il controllo.»
«Non voglio che ti fermi.»
«Lo so, ma non siamo lucidi, ci siamo facendo prendere da questa cosa, io...»
Infilo un dito sotto la collana con la mezzaluna, guardandomi.
«Perché sei qui, Aye?»
«Non voglio essere un vampiro, non voglio essere cattivo. Non ho bisogno di una Congrega per sentirmi a casa, tu mi fai sentire giusto. Vogliono che catturi un licantropo, per un momento ho pensato a te, però... l'idea che qualcuno, o io, possa farti del male mi terrorizza. Non voglio essere un vampiro, Yok.»
«Ne sei sicuro? Tu hai bisogno di qua-»
«Voglio solo te, non voglio il resto del mondo. So a che cosa sto rinunciando, ma avevo già perso la mia famiglia quando ho deciso di salvaguardare quell'umana, sono disposto a chiudere questo capitolo della mia vita. Non posso tornare ad essere umano, però... posso migliorare come vampiro, giusto? Posso proteggerti.»
«Tu saresti il mio compagno, Ayan.»
Schiudo le labbra.
«E tu vuoi che io sia il tuo compagno?»
Fa per sporgersi verso di me, d'istinto socchiudo piano gli occhi.
Ma un bacio sull'angolo delle labbra, seguito dal suo sorriso mi fa riaprire lo sguardo verso al suo.
«Perché non fasciamo la tua caviglia? Non voglio che il mio compagno stia male durante la notte.»
Si tira su, avvicinandosi alla porta socchiusa del bagno privato mi sorride da dietro.
«Rimani qui con me, vero?»
Mi appoggio col peso sulle braccia, contro al materasso, sorridendo.
«Ti aspetto qui, Yok.»
Chapter 15: pararti le spalle
Chapter Text
Mi sono risvegliato sudato.
Ho cercato di levarmi il piumino di dosso, ma un lamento che assomiglia a un che cazzo seguito da uno sbuffo, mi ha costretto a rialzarmi sulla schiena, per dare una breve occhiata al ragazzo abbracciato a quest'ultima, che ad occhi socchiusi si stringeva maggiormente.
Mi ricordo il modo in cui mi baciato, implorandomi di non mandarlo via.
Vuole cambiare per me.
Ma io sono disposto a fargli correre questo rischio? Potrebbe morirmi tra le braccia, com'è successo quando abbiamo rintracciato Hia, e non sono sicuro che riuscirei a superare un'altra perdita del genere.
Perdere Ayan mi terrorizza.
Si è infilato nella mia vita per caso, invece che portare danni ha fatto battere il mio cuore.
Adesso, che sono ancora più confuso di prima, senza sapere che ciò che provo... sia una semplice cotta, o un essermi innamorato della persona sbagliata.
Non è imprinting, non può essere, lui è... un vampiro, no?
I licantropi non si innamorano dei vampiri, e i vampiri non hanno l'imprinting con nessuno.
«Yok, puoi... rimettermi il piumone addosso? Ho freddo.»
Sorrido un po', annuendo mi distendo di fronte al suo viso tra le lenzuola.
«Ho dormito come un essere umano stanotte, sai?»
Lo dice con voce bassa, pacata, ad occhi ancora socchiusi.
«Io non dormo spesso, ma tu e il tuo calore mi avete fatto addormentare.»
Deglutisco.
Ci siamo mangiati le labbra fino alle prime luci dell'alba, stavamo quasi per scavalcare la prossima fermata come due adolescenti incuriositi ed eccitati a causa degli ormoni.
Non credo di essermi mai sentito in questo modo, neanche con Dan.
Ayan ha tirato fuori una parte di me che non conoscevo, purtroppo. Quella che è irrazionale, pronta a giocarsi la sua stessa vita, ignorando che cos'è eticamente giusto o sbagliato.
Apre piano i suoi occhi.
Sono color castano scuro.
«Ayan... ma...»
«Che cosa?»
«I tuoi occhi?»
«A volte tornano com'erano una volta quando non mi nutro o faccio qualcosa di umano, è un difetto che ho da sempre.»
«Mi piacciono i tuoi occhi da umano, Aye.»
Mi tira giù, dal retro del collo, per far combaciare le nostre labbra in un bacio breve ma intenso.
«Aye... aspetta un attimo, noi...»
«Vuoi che rimaniamo amici, giusto?»
Annuisco.
«Possiamo essere... amici che si baciano? Sappiamo che gli amici non si baciano come noi.»
Sospiro ancora.
«Sul serio, Ayan... ti stai cacciando in qualcosa di pericoloso, con me. E se ti facessero del male?»
Fa scorrere la mano lungo la mia guancia, sorridendo un po'.
In maniera amara, con un tono poco più dolce.
«Ho perso tutta la mia vita da quando sono diventato un vampiro, so a che cosa vado incontro quando decido di non tornare lì. Se non vuoi stare con me, perché credi che non possa essere il tuo imprinting, sappi che però lo sei, per me. Può sembrare banale, ma sei tutto, Yok, quello che non ho mai avuto.»
Prendo la sua mano tra le mie, facendo combaciare le dita sopra il suo palmo per unirle lentamente.
Anche se la sua pelle è diafana e fredda come quella di un cadavere, Ayan rimane l'essere ultraterreno più meraviglioso che ho avuto l'occasione di incontrare nella mia piccola esistenza.
Mi rende così felice il suo sorriso.
«Ayan...»
«Yok, non rinuncerò facilmente a te. Va bene, se non vuoi essere il mio fidanzato, però possiamo non perderci? Non fa per me questa vita senza di te, non ha alcun senso.»
Mi distendo sulla schiena, stringendo piano le nostre mani sopra il piumino all'altezza del petto.
«Va bene, si, posso provarci.»
Sorride un po'.
Ma quando si china per abbracciarmi, lo avvicino a me per rubargli un altro bacio.
Mi guarda perplesso, per poi comprendere le mie intenzioni.
Verso mezzogiorno lasciamo la mia camera da letto, con un numero significativo di segni sul collo e sotto ai vestiti, ma soddisfatti di esserci dati l'ultima chance prima di tornare alle nostre vite.
Probabilmente, mi pentirò di baciarlo ancora una volta e dirgli che non posso tenerlo con me, per oggi vorrei solo dimenticarmi chi sono, con lui, qui.
Ci sdraiamo sul piccolo divano del salotto, con due piatti di pizza fredda che ho cucinato a microonde.
Ayan si appoggia al mio petto, le gambe le distende sulle mie sollevate sul tavolino basso.
«I licantropi non cacciano mai?»
Mastico piano, ingoiando il boccone di mozzarella sciolta tra le dita umide.
«Non proprio. Prediligiamo una dieta umana, a ricco contenuto di fibre e di grassi, però se è necessario si, siamo in grado di cacciare. A me non piace particolarmente il sapore della carne fresca, il sangue è... umido, appiccicoso.»
Annuisce appena, sorridendo un po'.
Noto le sue grandi occhiaie che gli scuriscono lo sguardo.
D'istinto lo accarezzo piano, lì.
«Puoi nutrirti con il mio sangue, se hai bisogno di forze.»
«Per i vampiri, nutrirsi a vicenda è una cosa intima.»
«Ti sto chiedendo di mordermi, voglio che lo fai.»
«Ma io...»
«Ayan, per favore. Ci siamo quasi fottuti a vicenda in camera da letto, ormai abbiamo superato limiti che non credevamo possibili.»
«Potrebbe farti male, e non poco.»
«Il tuo veleno non mi ucciderà.»
«Come puoi esserne sicuro?»
Prendo la sua mano, appoggiandola all'altezza del petto.
«Lo so, e lo sai anche tu.»
Il suo sguardo tentenna, ma alla fine si sporge con le lunghe zanne bianche verso al mio collo.
Succhia piano la pelle, baciandola lentamente prima di azzannarmi la carne.
Stringo il lenzuolo sul divano tra le dita, gemendo piano.
Ayan mi sale addosso, per sedersi su di me quando comincia a succhiare via ogni piccola goccia.
Riesco a sentire il sangue che scorre via dal mio corpo, la mia stessa voce che si affievolisce quando lo richiamo per avere la sua attenzione.
«Aye... Aye, piano, mi stai facendo un po' male, Ayan...»
Inclina piano la nuca, con la punta della lingua si concentra su un punto preciso del morso.
Stringo con un braccio il lato basso della sua schiena.
Mi mancano le forze.
Sto per morire?
Ayan vuole uccidermi, seriamente? Ma forse è in grado di controllarsi a differenza mia?
Si tira su, mi guarda dall'alto con un rivolo di sangue sull'angolo delle labbra.
Sorride.
Gli occhi sono rossi, color sangue.
Prendo il suo viso tra le mani, per baciargli le labbra, sentendo completamente il mio stesso sapore fondersi col suo.
Gli lecco l'angolo sporco, prendendone un po' tra le dita.
«Il tuo sangue è ancora dolce, Yok.»
«Non ti piace?»
«Si, mi piace.»
Trascorriamo il resto della giornata in salotto sul divano, poi ci rilassiamo in camera da letto un'altra volta.
Ayan mi bacia, si stringe addosso a me come per non farmi andare via. Sorride, dicendo sono qui contro al mio orecchio quando ci addormentiamo assieme, stretti tra le lenzuola ancora umide e bagnate, come due adolescenti che si sono innamorati tra i banchi di scuola.
Vorrei che fosse così semplice, Aye.
Ma forse, se ti lascio andare, potrò salvare entrambi.
Chapter 16: se so che tu piangi
Chapter Text
Sono passate altre due settimane.
Yok è andato in missione con la banda, ma non mi risponde spesso ai messaggi. Non parliamo quasi mai, la maggior parte delle volte mi chiama solo per augurarmi la buonanotte in anticipo, perché dice che gli piace sentire la mia voce la sera, lo calma.
Sorrido d'istinto.
Apro la porta dell'aula, avvicinandomi agli armadi socchiusi.
L'ultima volta che sono stato qui... ero da solo.
Yok non voleva vedermi, dovevo andare da Top per scoprire che cosa volesse in cambio.
Mi sembra di essere caduto in un buco nero e uscirne ricoperto di lividi e graffi. Ma sto bene, adesso.
Yok è ancora nella mia vita, solo che ha deciso di avermi al suo fianco, nient'altro. Mi sta più che bene, un'eternità senza di lui mi sembra così tanto brutta e senza senso.
Lui mi trasmette serenità, e una dolcezza incredibile che ho visto solo negli occhi di Akk, quando mi diceva che mi amava per la prima volta.
Il mio dolce Akk, il mio primo amore.
Mi manca, ogni giorno mi chiedo se... fossi riuscito a salvarlo? Sarei ancora un vampiro? Vivrei l'eternità assieme a lui? Forse, si. Eravamo destinati a prenderci per mano, ma a non amarci per sempre.
Se Yok è nella mia vita, ci deve essere un motivo, non credo affatto che sia solo frutto del caso.
«Vedo che hai preferito la puzza di cane all'eternità.»
Mi tiro su, afferro le tele dipinte dall'armadietto per metterli nella borsa con un sospiro.
Top si appoggia alla porta d'ingresso, si accende la sigaretta a testa china. Inspira piano il fumo, sorridendo un po', rivolto verso di me.
«Non ti ho ricontattato, credevo di essere stato chiaro. Non voglio far parte della Congrega, non è più casa mia. Perché sei qui, Khun?»
Scrolla le spalle.
«Credevo che fossi orgoglioso per ritornare da noi, ma sei solo una testa di cazzo. Ti infili nei problemi dei licantropi, piuttosto che ritornare al posto a cui appartieni? Non dirmi che ti sei innamorato del ragazzino.»
Schiudo le labbra.
Cerco di annebbiare ogni singolo pensiero, in maniera tale che nessun ricordo possa solo invadermi e scaldare il mio stesso cuore.
Ma Top non demorde, a quel gesto fa un ampio sorriso.
«Gli altri ti hanno pedinato per un po', l'ho scoperto. Non credevo che fosse il tuo tipo, però, sai, in effetti hai gusto. Non è niente male, è carino e sembra diverso dal resto dei licantropi, so che è il più debole, un po' come il loro vecchio Capo, Hia, giusto? Lo chiamano così, di solito.»
Deglutisco.
«Nessuno sta infrangendo le leggi, no? Siamo liberi di convivere in maniera pacifica qui, che cos'altro dovrei fare, secondo te? Khun, io ti rispetto perché mi hai salvato la vita dalla strada, ma questo non ti autorizza ad entrare nella mia vita... per scegliere al posto mio, d'accordo? Se sono un peso o un problema per te, posso abbandonare la città.»
«Non puoi, sei legato a me... te lo sei dimenticato?»
«Aiutami a trovare un modo.»
Ridacchia.
Un'ombra scura attraversa i suoi occhi color sangue, che si assottigliano alle mie parole.
Riesco a percepire il fastidio irradiarsi dentro di me, il suo stesso cattivo umore mi divora come se fosse un virus tossico.
Vorrei non essere così ipersensibile, almeno qui, davanti a lui.
«Appartieni a me, Ayan. Credi che rinuncerò facilmente?»
«Sei la persona più disgustosa che conosca, sai? Sei egoista, con me, con tutti. Dici di amarci come dei figli, ma non ci rendi liberi.»
«Ho lasciato andare Khan, non l'ho ucciso. Credi che sia così cattivo?»
«Ma lui non è mai stat-»
«Voglio che i licantropi diventino i nostri alleati. I loro poteri sono ultraterreni, più potenti del nostro veleno.»
Inspira una lunga boccata di fumo, sorridendo ancora.
Ma il suo sorriso non mi rasserena, non è dolce e rassicurante.
Racchiude le mie paure, le parole che preferirei non sentire neanche in punto di morte.
«Se usiamo il loro sangue, i poteri... possiamo diventare un'unica razza.»
«Non possono coesistere ibridi nel tuo mondo, Khun. Tu sei paz-»
«Ne sei sicuro?»
Fa un passo avanti, la sigaretta cade sul pavimento.
La schiaccia con la punta del tacco della scarpa, inclinando piano la testa per rivolgere lo sguardo verso di me.
«Un ibrido è in grado di fare cose inumane. Siamo noi che comandiamo Bangkok, noi procuriamo il cibo al resto del mondo. Perché la Congrega pullula di nuovi vampiri ogni giorno? Ayan, lo sappiamo entrambi che siamo sul punto di prendere questa città tra le mani e spazzarla via, che cosa ti ferma?»
«I tuoi esperimenti sui licantropi sono inumani. Tu sei stato un uomo, un umano. Vorresti vedere qualcuno come Mew soffrire al posto di un licantropo o di un uomo?»
«Siamo invincibili, non possono ucciderci o farci del male.»
Mi lancia un breve sguardo, poi fa scivolare l'attenzione sulle tele.
Sono quelle che ho abbandonato qui, alcune settimane fa. Ci sono anche dei lavori di Yok, che con una scusa volevo portargli al garage, ma non sono sicuro che potrò farlo liberamente, adesso.
Potrebbero inseguirmi ancora.
«Sappiamo dove si nascondono da anni, mantenere la pace è l'unica cosa che li ha fatti sopravvivere.»
«Non legg-»
«Ho il diritto di leggere i tuoi pensieri, tu mi appartieni.»
Mi mordo la lingua.
Il suo sguardo si fa intenso, mi ordina a bassa voce che cosa devo fare.
Cado in ginocchio sul pavimento, cercando di supplicarlo quando si abbassa alla mia altezza, ma rimanendo a debita distanza per parlarmi.
«Una vita in meno, che non vale quanto quella di un vampiro, non vale nulla. Sai perfettamente che, se voglio prendermi qualcosa, la riesco ad ottenere in fretta e senza problemi.»
Mi afferra il mento tra due dita, costringendomi ad alzare lo sguardo.
Sono una nullità.
Non sono un vampiro completo, sono un difetto di fabbrica che cammina nell'eternità.
È in grado di distruggermi con le sue stesse mani, se solo vuole.
Anche se...
Top è in grado di fare qualsiasi cosa.
«Sei sicuro di voler mettere in pericolo la tua vita per un licantropo? Ti lascerà non appena incontrerà la sua anima gemella, ti spezzerà il cuore. Ne hai seriamente bisogno, Ayan? Non è stato abbastanza doloroso dire addio ad Akk quando non era necessario?»
Deglutisco ancora.
Non ho mai apertamente parlato di Akk.
È un dolore troppo grande per me e per il mio cuore.
Ha lasciato quel buco nel mio petto che ancora oggi, è come se pulsasse come una ferita aperta.
Ma Top sa che punti deboli utilizzare con me, su di me.
«Non dimenticarlo, Aye.»
Esce dall'aula, lasciandomi a terra a riprendere fiato.
Mi stringo le dita intorno al collo, cercando di respirare in maniera corretta.
È stato come sentirsi soffocare dalle sue dita, merda.
Non sono del tutto un vampiro, è questa la verità.
Sto giocando con la mia stessa vita, forse.
Mi sentivo indistruttibile, e adesso che so di non esserlo, che cosa devo fare per salvarmi?
Chapter 17: sbattevamo i piedi così forte
Chapter Text
Infilo le chiavi nella tasca, per poi estrarre il telefono che vibra da un po' con riluttanza.
Sono tornato alla vecchia villa di mio cugino Ray, per isolarmi un po' dal centro della città.
Yok mi manca, e non poco. Il mio respiro si blocca, ma lui è solo presente nei miei sogni, adesso, non posso far nulla per convincerlo a stare per sempre con me.
Sblocco la schermata, accennando un sorriso quando mi rendo conto che è White che mi sta cercando.
Forse, finalmente ha trovato la scusa per invitarmi al garage e rivedere Yok dopo la fine della missione.
«Pensavo non rispondessi più, Aye. Scusami se ti chiamo, ma...»
Proseguo lungo il viottolo che conduce alla strada principale della città, sospirando.
«Nessun disturbo. Siete tornati a casa? Yok mi aveva detto che andavate in missione, ma non mi ha richiamato.»
«Yok non torna al garage da quasi una settimana.»
Mi fermo.
Che cosa?
«Dopo che abbiamo terminato la missione a Chonburi, Yok è ritornato a stare a casa di sua madre. Voleva stare da solo, Sean non era molto convinto, ma abbiamo acconsentito tutti dopo che ci aveva accennato che eri stato lì con lui prima della missione. Solo che... non è da Yok, no? Lui sparisce solo quando non riesce a controllare le sue trasformazioni, però rilascia sempre delle tracce per farsi ritrovare da noi, in caso sia necessario il nostro aiuto.»
«Come... come possiamo trovarlo?»
«Speravo che fosse con te, sinceramente. Credevo che ti avesse cercato, so che tiene a te più di chiunque altro, ma adesso...»
Pensa, Ayan.
Se Yok non è tornato a casa, non deve essere uscito fuori da Bangkok.
«E se qualcuno l'avesse...»
Deglutisco.
Non può essere un caso, giusto?
«Lo riporto a casa, non preoccuparti. So dov'è finito.»
Ignoro le chiamate insistenti di White per le successive due ore, prima di decidere di andare alla Congrega.
Adesso, è tutto più chiaro.
Non è un caso che Top sia venuto a chiedermi di riunirmi alla Congrega, né che sapesse di Yok. Deve avermi tenuto sotto controllo per settimane, ancora prima che ne accorgessi.
Questo è uno dei motivi per cui sono venuto alla villa di Ray.
Nessuno conosce questo nascondiglio, nemmeno Khan.
Spalanco le porte d'ingresso con un calcio, prima che l'aria rarefatta e il corridoio oscuro, ricoperto dalle luci al neon rosse mi conduca verso l'ufficio di Top.
«Ayan, ma sei... sei tornato?»
Lancio un'occhiataccia a Sailmon, prima che Kanghan lo tiro indietri per farlo aderire al proprio petto.
Riesco a percepire l'energia di questo posto, la mia vecchia casa che credevo fosse un rifugio sicuro. Ora che so ogni segreto, non è più nulla, se non il mio incubo ad occhi aperti.
Yok sta bene?
Riesco a sentire il battito del suo cuore, assieme al rumore sordo della voce di Top sul fondo del corridoio.
O forse me lo sto immaginando?
No, io so che Top è spregevole. È in grado di ucciderti con le tue stesse debolezze, perché a lui non frega un cazzo di nessuno, i sentimenti sono l'umanità che abbiamo perso, non ci serve per essere degli assassini che uccidono degli umani che non sanno sopravvivere al mondo.
Sarò in grado di uscirne senza graffi?
Da oggi, mi rendo conto che non sono al sicuro. Nessuno può proteggermi, soprattutto Yok.
Devo essere io a proteggere loro, pur di rimetterci la mia eternità, non devo cedere a lui.
Ho messo in pericolo la vita dell'unica persona che mi ha cominciato ad apprezzare anche se sono un vampiro, forse Akk non sarebbe in grado di accettarmi, ma Yok lo fa. Yok è dolce, è gentile e attento, non chiede mai aiuto, mi ha abbracciato persino quando quella notte ho avuto un incubo su mio zio.
Non è paragonabile ad Akk, però è come se fosse la sua reincarnazione.
A volte il suo sorriso, mi ricorda così tanto la risata genuina di Akk.
Entro nell'ufficio, spalancando le porte di legno.
Mew si sporge dalla poltrona, lanciando una breve occhiata a Top appoggiato sulla scrivania.
Yok sta seduto sulla poltrona, con le caviglie e le braccia dietro la schiena, legate da delle manette di ferro d'oro.
Riesco a vedere la pelle scottata, che cazzo.
«Mi hai obbligato a venire qui per riavermi, vero? Sei un fottuto psicopatico!»
«Aye, non pr-»
«Tu non sei un capo, tu sei un assassino. Hai ucciso il mondo per il tuo volere, e pur di ottenere ciò che vuoi, sei in grado di far soffrire i tuoi stessi figli.»
Top sorride, a piccoli passi raggiunge Yok per afferrargli il mento tra due dita.
Stringe la presa, costringendolo a gemere sottovoce.
«Liberalo, ora.»
«Credi che ne valga la pena, adesso? È un licantropo, la sua carne è solo sangue e ossa. Non perdiamo nulla, nulla di ciò che potresti avere. Sul serio, Ayan, ti credevo più furbo di... quello che sei. Ti ho dato tante possibilità dopo che hai tradito la mia fiducia, ma, a quanto pare, ti piace far esaurire la mia pazienza.»
«Non voglio essere il figlio di un assassino.»
Mi mordo il polso, facendo scorrere il sangue lungo le mie dita.
Top si fa da parte, lasciando la presa su Yok.
«Bevi il mio sangue, Yok.»
Mi guarda perplesso, prima di rivolgersi verso a Top che accenna un lieve sorriso alle mie parole.
«Per favore, bevi il mio sangue.»
Lo fa.
Azzanna la carne, con le labbra, la lingua e i denti succhia via i rimasugli del mio sangue rarefatto che gli cola lungo la gola scoperta.
Gemo piano, appoggiandomi contro la poltrona per non fargli peso.
«Stai tradendo la mia fiducia, Aye.»
Ho superato ogni sorta di fiducia che avevo costruito con lui.
«Il mio sangue è il suo, lui mi ha fatto bere il suo. Siamo pari, adesso. Non saremo mai due vampiri, ma io lo amo e non ho intenzione di rinunciare a quest'eternità per un tuo capriccio.»
Asciugo il rivolo sull'angolo delle sue labbra, sorridendo un po'.
Yok sembra aver ripreso un po' di colorito, i suoi occhi da cerbiatto mi fissano quando mi rivolgo ancora una volta verso a Top.
«Hai salvato Mew, hai salvato tutti noi, però vuoi distruggerci perché non stiamo alle tue regole? Questo non è amore, Top. Questa è una tortura, non solo per un essere umano. Sei cattivo, sei...»
Afferra il bicchiere di vetro dalla scrivania, che Mew gli passa tra le mani, avvicinandolo alle labbra.
Il rumore sordo del sangue scivola lungo la sua gola, mentre beve lentamente il suo contenuto.
Rabbrividisco.
Non voglio sentirmi in questo modo.
«Ho tradito la tua fiducia, puoi espellermi definitivamente dalla Congrega. Non sarò mai un vampiro, tu lo sai dal primo giorno. Io non sono come gli altri, è chiaro.» Spezzo con le dita le catene d'oro, cercando di farle scivolare via senza toccare la carne ancora fresca. «Non ti appartengo più, e anche se rimarrò qui, non sarò più tuo. Lasciami vivere la mia eternità, con Yok e con la banda, piuttosto non permettermi di cacciare, ma non toccare la mia nuova famiglia.»
«Non sarai mai né un licantropo né un vampiro.»
Yok si aggrappa a me, accenna un sorriso prima di nascondere il viso nell'incavo del mio collo quando gli stringo un braccio intorno allo stomaco.
«Io volevo essere un umano, ma qualcun altro ha scelto per me, purtroppo. Non sarò mai nessuno, mi sta più che bene.»
Mew si tira su dalla poltrona, afferra il polsino della camicia di Top.
Si guardano in silenzio, per alcuni istanti.
Prima che Top indietreggi piano, per mettersi davanti a Mew.
«Non è finita, Aye. Sei ancora parte della Congr-»
«Non sono tuo. Io appartengo al mio compagno, al mio licantropo.»
«Sei ingenuo, Aye.»
«Tu sei un mostro, Top. Quale razza di famiglia ti volta le spalle perché decidi di essere una brava persona?»
«Tu non sei una persona, sei un vampiro. Non hai ucciso la tua cena, cazzo. Quella madre e la bam-»
«Io posso decidere di essere chi voglio, non tu. Vuoi dichiararmi guerra, no? D'accordo. Che guerra sia, Top. Ma non mi arrenderò, non mi piegherò più ai tuoi giochetti.»
Usciamo dall'ufficio a tentoni, con Yok che si aggrappa a me per le ferite sulle caviglie ancora arrossate.
Gli accarezzo piano la guancia, cercando di assicurarmi che sia ancora sveglio.
Non vorrei che il veleno delle catene possa averlo...
«Il tuo veleno mi ha guarito, vero?»
«Si, credo proprio di si.»
Noto il suo sguardo spostarsi sui presenti che ci fissano in silenzio.
«Tasca sul retro.» Sussurra al mio orecchio, abbassando la nuca. «Sbrigati, per favore.»
Afferro la bomba a mano di gas, lasciandola cadere sul pavimento.
«Può immobilizzarli per alcuni secondi, ma dobbiamo sbrigarci ad uscire di qui!»
Annuisco.
«Usciamo dalla porta nascosta sul retro, allora.»
Chapter 18: negli spifferi delle persiane
Chapter Text
Dopo aver vagato per la città per quasi un'ora, con Yok appoggiato alla schiena, mentre guidavo in cerca di un modo per far perdere le tracce del nostro odore, mi dirigo verso la villa di Ray.
Rilascio l'alcool lungo l'ingresso, per seminare le tracce di Yok. In fin dei conti, rimarremo qui solo per stanotte, domani cercherò di convincerlo ad andarcene prima che succeda qualcosa.
Non mi fido di Top, so che non ci lascerà in pace. Non si arrende, non vuole che sia libero.
Yok si siede tra le lenzuola pulite del letto, appoggiando la schiena contro il ripiano sopra.
Mi siedo davanti a lui, aprendo la cassetta del pronto soccorso.
«Non c'è bisogno di curare le ferite, sono quasi guarite del tutto.»
In effetti, è vero.
La sua pelle è solo un po' arrossata, ricoperta dal lieve strato di croste che rilascia una ferita.
Poso la cassetta a terra, sospirando piano.
«Lo so che abbiamo rischiato e tu non vuoi avere a che fare con me, ma Yok... mi sembra di non respirare quando ci sei. Mi manchi così tanto, mi sembra di avere un buco nel petto quando penso che...»
I suoi occhi si spalancano un po' alle mie parole, prima che allunghi una mano verso al mio viso per accarezzarmi con le dita la guancia.
«Mi piace quando sorridi, quando mi guardi, quando ti dimentichi che non sono un licantropo.»
«Non ti ricordo Akk?»
«Akk scaldava il mio cuore, ma tu riesci a scaldarmi le guance, Yok.»
Lo guardo, ancora una volta.
Non mi sono mai sentito così vulnerabile come adesso, davanti a lui.
Ho represso per mesi ciò che provo, ma non ha più senso fingere. Mi è sembrato di morire quando era in quell'ufficio, il barlume di speranza che nutrivo è rimasto ancorato al mio petto solo nel momento in cui l'ho ripreso tra le mie braccia, fottendomene delle conseguenze.
Mi afferra dal retro delle cosce, per farmi sedere sulle sue gambe.
Deglutisco.
Fa scorrere piano le braccia sul retro della mia schiena, stringendosi addosso a me.
Stringo le braccia dietro al suo collo, facendo poi combaciare le sue labbra con le mie.
Ansimiamo assieme, sbriciolandoci come sabbia quando le sue mani cominciano ad esplorarmi in maniera più rude, mentre le mie dita cercano di aprirgli la cintura dei jeans.
«Il tuo sangue era dolce, Aye.»
Sorrido d'istinto.
«Sei il mio imprinting, Yok.»
Alza un sopracciglio.
«Allora, sei anche tu il mio imprinting, forse.»
Annuisco.
Mi leva la maglietta con rapidità, avvicinando le labbra al mio petto.
«Ne riparliamo più tardi, d'accordo? Ora, ci possiamo concentrare su qualcos'altro.»
Afferra piano i miei capezzoli tra le labbra, succhiando la pelle.
Gemo più forte, ad occhi socchiusi.
Non ho una notevole esperienza, nemmeno da vampiro. Mi piace il sesso, ma non ci trovo lo stesso piacere che ho vissuto con Akk, però con Yok è come ricominciare da capo, imparando tante cose che credevo di sapere già.
Mi alza il bacino, abbassandomi i boxer che fa scivolare oltre le mie caviglie, avvicinando il viso all'altezza del mio cazzo.
Lo afferra tra le labbra, guardandomi dal basso.
Sospiro più forte, a bassa voce chiamo il suo nome.
«Yok... Yok... Yok, io... Yok...»
Mi appoggio con una mano al ripiano sopra al letto, cercando di tenermi all'altezza del suo viso.
Mi succhia, con due dita bagnate entra dentro di me, per prepararmi.
Sono un caos di gemiti rochi e sussurri, anche quando mi spinge con la schiena sul letto per aprirmi.
«Yok... Yok...»
«Te la senti?»
Annuisco.
Di solito, non sto mai sotto. Non mi piace, non fa per me.
Le rare volte che è successo ero con Akk, ma eravamo due adolescenti stupidi ed eccitati alle prime armi. Ci piaceva quello che facevamo, stavamo conoscendo i nostri corpi in maniera lenta e un po' inesperta, adesso che so come sono fatto, non tutti sono in grado di darmi quello che desiderio seriamente.
Però, Yok non sembra essere della stessa idea. Si concentra sulle espressioni del mio viso, sul suono della mia voce soffocata quando dico di più ad occhi tocco delle sue dita.
Con le labbra mi bacia il tatuaggio all'altezza del fianco, sorridendo.
Non l'ha mai fatto nessuno, nemmeno Akk nei momenti più intimi che abbiamo vissuto assieme.
Deglutisco.
«Ti mette a disagio?»
«Co... cosa?»
Rotea piano le dita, facendomi gemere un po'.
«Essere nudo di fronte a me, che ti tocco dove nessuno ti ha mai fatto provare questo piacere.»
Schiudo piano le cosce intorno alle sue dita, per abbassarmi un po' col bacino.
Gemendo poi, davanti al suo viso.
«Anche io... voglio... voglio fare qualcosa per te.»
Annuisce con la nuca, estraendo piano le dita.
Mi inginocchio davanti alle mie gambe, facendolo stendere sul materasso.
«Stai attento, non sono un novellino.»
«Ah si?»
Yok ansima piano, con la mano mi guida verso al suo cazzo durante i movimenti della mia nuca, che su e giù, si concentrano sul dargli il piacere che merita.
Stringo il retro delle sue cosce con le dita, socchiudendo gli occhi per evitare che le lacrime mi escano al sapore e al fastidio che provo lungo la gola.
Non sono abituato, con gli altri è diverso.
Yok è gentile, ma sta perdendo lentamente il senno ad ogni mio gesto.
«Merda, Ayan, ma chi cazzo te l'ha insegnato!»
Mi tiro su, asciugandomi le labbra con il braccio.
«Posso insegnarti tante cose che non sai.»
Ci rigettiamo tra le lenzuola, senza nulla a coprirci.
Il primo istinto è stato quello di cercare di nascondermi, anche perché la mia pelle sarà pur perfetta e diafana, ma io mi odio per essere chi sono.
Le sue mani gentili scostano le mie dita dal mio bassoventre, sorridendomi un po'.
«Per me, sei veramente bellissimo, Ayan.»
«Sono diverso.»
«Mi piaci per quello che sei.»
Mi accarezza piano il viso, facendo scorrere due dita lungo lo zigomo.
«Sei sicuro che te la senti di continuare in quel modo?»
Sbuffo.
Lo tiro giù per baciarlo, così da mettere a tacere anche i pensieri intrusivi nella sua testa.
Le sue dita ritornano dov'erano prima, ma stavolta non rimangono a lungo a prepararmi.
Sono abbastanza pronto, attento a come Yok si allinea sopra di me.
Ci baciamo piano, ad occhi socchiusi entra dentro con delicatezza.
Mi sfugge un gemito, che ingoia tra le sue labbra, quando faccio scivolare le cosce intorno al suo bacino, in modo tale che i miei talloni premano sulla sua schiena.
Dopo un paio di minuti, che mi sembrano eterni, gli dico io stesso di proseguire.
Se prima di sembrava di non respirare, adesso è Yok a togliermi il respiro.
Sussurra parole di conforto, mi asciuga le lacrime sul viso al suono del mio gemito spezzato.
È un subbuglio di emozioni, di mani che graffiano la schiena e cosce che si stringono ad ogni spinta dentro di me, quando la sua fronte si appoggia sulla mia per incrociare il mio sguardo.
«Di più, Yok, per favore.»
Mi guarda sorpreso.
«Non mi romperò, non puoi rompermi, Yok. Per favore, ti scongiuro, ne voglio di più.»
«Sei sicuro?»
Sto per salirgli sul bacino, ma le sue mani mi afferrano i fianchi per spostarmi di lato con un rapido colpo.
Preme la mia guancia sulle lenzuola, prima di ritornare dov'era.
Spingendo forte, con il viso contro al mio collo.
Gemo di più, sorridendo.
Merda.
Dove si era nascosto per tutto questo tempo?
Non mi piace essere denigrato, ma il potere in questo genere di cose è il mio asso nella manica.
Yok sembra capire perfettamente il mio corpo, il modo in cui reagisco alle spinte del suo cazzo dentro di me, che sono profonde e lente, andando in contemporanea a ritmo con lo scricchiolio delle molle del letto.
Siamo solo noi, adesso.
Yok mi morde il collo, ansima dicendo il mio nome.
Gemiti, pelle che scivola tra le dita ricoperte di sudore, rassicurazioni contro al mio orecchio.
C'è solo il rumore del modo in cui mi stringe e mi morde e mi fa suo, rantolando il mio nome ad alta voce.
«Aye, sono vicino.»
«Anche io, Yok.»
Raggiunge l'orgasmo per primo, con il viso incastrato nel mio collo bagnato.
«Ce la fai a...»
Annuisce.
Con un gemito roco, mi riporta con la schiena sul materasso per continuare a scoparmi fin quando non vengo sul suo stomaco, stringendo il retro dei suoi capelli tra le dita, mentre attorciglio le cosce intorno al suo bacino un'ultima volta.
Il modo in cui mi fa sentire Yok, non ha alcun prezzo. Non posso permettermelo, perché Yok non è come gli altri, infatti.
Mi sento meno solo, con lui.
Sorridendo assieme, scambiandoci un bacio ad occhi socchiusi si sfila via.
Sento il liquido colarmi dalle cosce, che provo a nascondere con il lenzuolo, ma la sua mano mi ferma di scatto.
«Non abbiamo ancora finito, Aye.»
Sento il calore colorare le mie guance alle sue parole, prima che si inginocchi tra le mie cosce.
«Adesso, ti posso insegnare anche io, qualcosa di nuovo.»
Il rumore del telefono che squilla lo fa imprecare, mentre io tiro un sospiro di sollievo.
Si sporge verso al comodino, per prenderlo.
«White?»
Gira la schermata verso di me.
«Era preoccupato che... non eri tornato a casa.»
Annuisce, scrivendo rapidamente un messaggio prima di lanciare il telefono su dei cuscini appoggiati al pavimento.
«Riprendiamo il discorso interrotto poco fa, che ne dici?»
Chapter 19: la tua voce mi brucia dentro
Chapter Text
Sono le prime luci dell'alba.
Ayan si stringe attorno al mio collo, geme piano il mio nome alzando un po' il bacino.
Fa scivolare le sue labbra sulle mie, senza baciarmi si lascia andare contro al mio stomaco.
Lo stringo forte, abbracciandolo con la paura che possa sfuggirmi un'altra volta. Anche se sono io a mettere un muro davanti a lui, adesso sono terrorizzato che possa fare lo stesso, ormai stufo del mio giochetto ti amo e non posso stare con te.
Ma la verità è che ho paura di questo mondo, e soprattutto del modo in cui qualcuno possa mettergli le mani addosso per rapirlo.
Top è una persona pericolosa, ma io posso essere altrettanto pericoloso per ciò che amo.
Lo lascio addormentato tra le lenzuola, per scendere in maglietta e boxer al piano inferiore.
Con mia sorpresa, a quanto pare, Ayan non scherzava quando aveva detto di aver deciso di nascondersi qui. Ogni scaffale o cassetto è provvisto di ogni cosa, tra cui anche due paia di piatti e posate che possono servirci per fare colazione.
Cucino da solo da tutta la vita, anche grazie a qualche lezione extra di mia madre che prima di andare a lavoro mi insegnava per ogni emergenza, in caso dovesse fare qualche doppio turno a lavoro e non potesse tornare a mangiare a casa.
Sorrido un po', con la posata di gomma rigiro le uova strapazzate nella padella che sfrigola.
«Mi manchi così tanto, Mae.»
Estraggo il pane leggermente abbrustolito dal forno, posandolo su un piattino a parte. Poi, dopo aver terminato di cuocere i wurstel in padella, assieme alle uova strapazzate, mi concentro sui cornetti salati da riempire di formaggio, un po' di torlo dell'uova avanzato e un pizzico di spezie piccanti.
Potrebbe essere la mia vita con Ayan, questa.
Nessuna preoccupazione, solo noi e le nostre parole sussurrate l'uno tra le braccia dell'altro quando ci addormentiamo dopo aver fatto l'amore per tutta la notte.
Deglutisco.
Con una mano accarezzo il morso all'altezza del collo che sporge dalla maglietta.
Pulsa un po', forse Ayan ci ha messo un po' troppo forza. Ma in fin dei conti, è un dolore piacevole quanto i graffi che mi ha lasciato sulla schiena.
Il suo veleno non ha alcun effetto su di me, anzi, sembra riuscire a guarirmi.
È il mio imprinting?
Non può essere il mio imprinting, anche se l'idea... non è del tutto errata, no? Il suo sangue è dolce, mi ha guarito come se fosse la mia metà. Poi, c'è il fattore principale che tutti i licantropi abbiamo quando incontriamo l'imprinting: non riusciamo a vivere senza l'un l'altro.
Per quanto possa essere folle, non sono solo innamorato. Credo che ci sia qualcosa nel mio corpo che non va, perché ho sempre questa voglia irrefrenabile di buttarmi tra le sue braccia, di baciarlo, di tenerlo stretto, di trascorrerci la notte e il giorno fondendomi con lui. Sono un po' troppo fissato col sesso? Non mi lascio andare con nessuno da anni, da quando Dan mi ha spezzato il cuore e ha messo a tacere i nostri progetti assieme.
Ora, però c'è Ayan che mi fa venire voglia di non farne progetti, ma solo di vivere quello che abbiamo.
Poso i bicchieri di vetro con i disegni di due gatti attorcigliati sul bancone, prima di notare Ayan scendere a passi lenti dalla scalinata, con le gambe che tremano leggermente.
Sorrido un po'.
Mi siedo sullo sgabello, invitandolo con lo sguardo.
Si siede sul cuscino appoggiato allo sgabello, sospirando piano.
«Merda, mi fa male tutto, Yok.»
Ridiamo assieme.
Si sporge verso al bancone, per prendere il suo piatto ricoperto da uova strapazzate e wurstel - che immaginavo potesse al risveglio - prima di afferrare una fetta di pane, per poi passarci sopra un lieve strato di miele.
«Però, è un bel dolore, no?»
Alza un sopracciglio, sorridendo di più.
Mi rendo conto che indossa la mia canottiera che gli arriva all'altezza delle cosce.
Mi mordo la lingua, cercando di reprimere il desiderio di allungarmi verso al bancone solo per rubargli un bacio.
Spezzo la fetta tra le dita, abbassando un po' lo sguardo.
I suoi occhi a mezzaluna scintillano a quel gesto, color rosso sangue che si mescola con quel sorriso sull'angolo delle labbra.
Se Ayan da essere umano era così attraente, da vampiro è inspiegabilmente bellissimo. Viso morbido, labbra vellutate, guance piene color bianco latte.
Rischio seriamente di venire nei pantaloni, anche senza farmi toccare dalle sue dita.
Rimaniamo a fare colazione in silenzio per un po', prima che sia la sua voce roca a risvegliarmi dallo stato di trance.
«Sei sicuro che non vuoi... pensarci su?»
«Hai quasi rischiato la vita per me, non voglio che ti succeda qualcosa.»
«Va bene, lo capisco, è giusto in fin dei conti. Ma penso che non rimarrò a lungo in città, ho bisogno di evadere per un po'. Nonostante Top esercita un potere su di me, voglio spezzare questa sorta di magia che ci lega.»
Annuisco con la nuca, rimanendo ancora una volta in silenzio.
Non posso costringerlo ad aspettarmi, non è giusto. Dovrebbe viversi la sua eternità senza la paura di non essere amato abbastanza, soprattutto dopo ciò che mi ha accennato su Akk.
«Possiamo rimanere assieme fino a domani mattina?»
«Si, possiamo. Ti va di stare con me?»
«Mmh, si. Mi va di stare con te.»
Qualche ora più tardi, Ayan si appoggia al mio petto per abbracciarmi tra le lenzuola pulite, che abbiamo cambiato assieme, dopo aver fatto una lavatrice e una doccia un po' troppo lunga per i miei gusti, ma che ci ha lasciato addosso altri ricordi che credo faremo più fatica a mettere in un angolo della nostra mente sporca.
Gli accarezzo piano la spalla scoperta, facendo su e giù con le dita.
«Mi vuoi parlare di Akk?»
«Era il mio ragazzo, non il primo. Ci siamo conosciuti a scuola quando sono finito nella sua classe. Era un fottuto perfezionista, ma sai, mi piaceva e non poco. Ci siamo avvicinati... ancora prima che mi rendessi conto di essere innamorato di lui.» Sorride un po', fa combaciare le sue dita sul palmo della mia mano. «Dopo che un nostro compagno di liceo, Thua, l'ex fidanzato di Khan, ha deciso di far sapere ai professori e a tutta la scuola che eravamo "i fidanzati segreti della Suppalo", Akk è sfuggito via in macchina, da solo, lasciandomi sulle scale dell'ingresso. Qualche ora più tardi, mi ha chiamato l'ospedale per farmi sapere del suo incidente mortale e...»
Lo stringo più forte, ma non scorrono lacrime dai suoi occhi.
Sembra come paralizzato dalla paura, guardando un punto fisso della televisione spenta davanti al letto.
«Ricordo solo che mi sono risvegliato che avevo sete, Top mi ha trovato in fin di vita assieme a Khan sul ciglio della strada.»
Fa una breve pausa, poi un sorriso si schiude sulle sue labbra.
«Mi manca Akk, ogni singolo giorno di questa vita. Non posso tornare indietro e decidere per entrambi, solo perché non è stato scelto da chi mi ha trasformato. Però, posso decidere chi voglio, ora. E voglio te, Yok.»
Prendo le sue dita tra le mie, intrecciandole piano.
Un calore familiare si irradia dentro al mio stomaco, per la prima volta dopo un'eternità mi ritrovo a guardare due occhi a mezzaluna che ricambiano quelle parole silenziose, per dirmi che si, anche lui sente la stessa cosa.
«Amavi Dan quanto ami me?»
Schiudo le labbra.
Che sfacciato.
Ma forse, anche se mi costa ammetterlo, chiederei la stessa cosa.
Amavi Akk quanto ami me?
Ci siamo ritrovati con i cuori spezzati, cullandoci in un gioco al chi per primo vince, morirà. Ma adesso che lo stringo tra le mie braccia, capisco che ha avuto un senso.
Per ritrovarlo, in questa vita.
«Siete due cose diverse.»
«Cioè?»
Sospiro piano.
«Quando trovi il tuo imprinting è come se ti ricongiungessi con la parte che ti mancava, colmando il vuoto che senti dal tuo arrivo sulla terra. Ero solo un ragazzino il giorno che mi hanno detto che ero in licantropo, credevo di aver trovato in Dan quello che cercavo, solo che poi... sei arrivato tu, hai cambiato tutto.»
Mi guarda, fa per accarezzarmi il viso quando mi tiro su per stare seduto sul materasso.
Fa scorrere le dita sui graffi sulla schiena, sospirando.
«Ti ho rovinato i piani?»
«Ti sembro infelice? Io mi sento triste quando tu non ci sei, Ayan.»
Non sono sicuro che sia stato lui a baciarmi per primo, ma inevitabilmente mi faccio coinvolgere da quello che abbiamo interrotto dopo la terza volta che provavamo a lavarci dopo la doccia.
Ayan si sgretola tra le mie dita, dandomi la schiena si posiziona con le cosce sopra al mio bacino.
Afferro la pelle, la mordo piano fino a che non esce un po' di sangue sulle mie stesse labbra, mentre i suoi gemiti si affievoliscono e le sue gambe cedono, quando mi inginocchio dietro di lui, per tenerlo fermo.
Con la lingua traccio scie umide dentro la sua apertura, infilo due dita per aprirlo lentamente.
Ma è un pasticcio incoerente di gemiti, le mani stringono forte le lenzuola.
«Yok, si... Yok, ancora, per favore, non fermarti, Yok...»
Non gli racconterò mai che dovrei essere il Capo del mio branco, perché non voglio esserlo ancora oggi.
Ma voglio proteggerlo, e questo cambia ancora una volta i miei piani.
Faccio scivolare un cuscino sotto alla sua pancia, tenendo il suo bacino un po' alzato lo costringo a venirmi più vicino al viso.
Lecco, mordo, succhio la pelle con le dita che entrano ed escono da lui, per prepararlo velocemente.
Dice il mio nome con voce roca, spingendo il bacino verso di me.
Se c'è qualcosa che ho imparato dal mio vecchio ragazzo, è che so farlo bene. Non importa che non possieda esperienza, a me piace giocare con il piacere di chi amo, il modo in cui amo profondamente Ayan mi fa uscire fuori di testa, pur di renderlo un caos di saliva, gemiti e versi rochi.
«Vieni, Aye.»
Vedo il liquido caldo scivolare oltre al cuscino, le sue gambe tremano assieme al gemito soffocato che urla il mio nome.
Mi sporgo per baciargli il collo, ma la sua voce roca e la sua mano contro la mia schiena, che mi cerca, mi fa rabbrividire sopra di lui.
«Non voglio che ti fermi, cazzo, mi devi fottere ancora.»
«Sei sicuro? Sei app-»
«Fottimi, per favore. Ti prego, Yok, mi devi fottere ancora una volta.»
È un bene che siamo finiti a letto nudi, dopo aver finito di fare sesso qualche ora fa.
Mi è più facile rimettermi dietro di lui, per alzargli il culo e penetrarlo in un colpo secco, che lo fa urlare di sorpresa.
Mi fermo, inorridito dalla sua reazione.
Gli ho fatto male?
«Ti ho detto di fottermi, Yok! Non fermarti, per favore.»
Ha le lacrime agli occhi, ma si appoggia con la guancia sul materasso per lanciarmi un breve sguardo.
Annuisco ancora, riprendendo i suoi fianchi morbidi tra le dita.
Si spinge dal basso verso di me, per venire incontro alle spinte. Fa un po' fatica, il sudore gli cola lungo la schiena, la sua voce diventa l'eco di sussurri e imprecazioni che assomigliano al semplice ancora che mi ha ripetuto la notte scorsa, ad ogni singola unione del nostro corpo che abbiamo impresso su queste lenzuola per tutta la notte.
Ho perso il conto di quante volte mi ha convinto, del suo modo languido di parlarmi e guardarmi quando lo scopo come vuole.
Si aggrappa al fondo del materasso, lasciandosi sfuggire gemiti soffocati che diventano intensi e rumorosi ad ogni spinta.
«Ti fai fottere da un licantropo, eh.»
Sorride un po', ad occhi socchiusi annuisce.
Spingo la sua schiena verso al basso, per premerlo sul cuscino.
«Ti fai fottere solo da me, vero?»
«Si, solo da te, solo... ancora, Yok, ti prego, per favore.»
Lo dice con voce melodiosa, gemendo ancora più forte.
I singhiozzi escono dalle sue labbra, le mie mani stringono i suoi fianchi sempre più forte fino a lasciarmi il segno indelebile delle mie dita, prima che lo veda venire ancora una volta davanti ai miei occhi, urlando il mio nome.
Sto per levarmi da lui, ma la sua mano mi afferra una coscia.
«Vieni, dentro di me. Non ti fermare, Yok.»
Eseguo i suoi ordini, sorridendo a quelle parole.
Non ho mai trovato questo tipo di complicità con nessuno, tanto meno con altri ragazzi al di fuori di Dan.
Ayan soddisfa ogni mio desiderio, si sgretola con me solo quando sono ancora una volta più vicino.
Piagnucola ancora una volta, ma assieme a me.
Traccio scie sulla sua schiena sudata, abbracciandolo forte quando percepisco il nodo di tensione formarsi nel mio stomaco.
I suoi sussurri sono richieste silenziose spezzate dal suono roco dei gemiti, gli occhi socchiusi e le mani che si aggrappano alle lenzuola, mentre il movimento del suo bacino verso di me è veloce, profondo, come se fosse sul punto di sbriciolarsi tra le mie dita.
Ho approfondito e accelerato il ritmo delle ultime spinte, prima di chiamarlo con un grido e lasciarmi cadere su di lui, guardandolo tremare un'ultima volta per la sovrastimolazione che l'ha fatto venire un'altra volta tra le mie braccia.
Mi sposto di lato, sudato e sfinito, al suo fianco con un sorriso sulle labbra.
Noto il liquido caldo scivolare dalle sue cosce, ma uno schiaffo sulla mano mi fa rimanere sdraiato a pancia in su.
«Non ci provare, non ho ancora ripreso fiato.»
Rido.
«Dammi un'ora e ti darò quello che ti ho fatto ieri sera.»
Mi dà un altro schiaffo, affondando il viso tra le lenzuola quando ci copro assieme per stringerci in silenzio nel calore del piumino.
Inspiro il suo profumo dolce, sorridendo un po'.
Chapter 20: per farti fuori non ti serve un'arma
Chapter Text
Mi sono separato da Ayan da due giorni, però mi manca da morire.
Mi sento spezzato, a metà. È come se avessi un buco nello stomaco, al solo pensiero di non rivederlo per giorni, non mi rende triste ma agonizzante.
Mi stiracchio sul divano, scostando piano la coperta con cui ho dormito.
Gram si siede sulla poltrona di fronte, sorridendo mi lascia tra le mani una tazza fumante di tè verde col miele.
«Hai dormito bene? Black ha pescato questo divano da un vecchio appartamento al piano di sopra, ma nessuno dei due ha avuto il coraggio di dormici, sembra scomodo.»
Mi siedo a piedi nudi sul pavimento, annuendo appena.
Sono venuto a dormire da loro perché non volevo stare a casa mia, né nell'appartamento sopra al garage.
I miei pensieri intrusivi stavano cercando di uccidermi la scorsa notte, dovevo pur trovare un po' di conforto.
E dato che non volevo disturbare Sean e White che sembrano costantemente in luna di miele, son venuto qui.
Se non fosse per la voce rumorosa di Black, che ha piagnucolato per tutta la notte facendo sesso con Gram, sarei riuscito a dormire più facilmente.
Bevo un piccolo sorso, sospirando piano.
«Credi che sia possibile che Aye sia il mio imprinting?»
Gram accenna un sorriso, scrollando le spalle comincia a mangiare a piccole cucchiaiate la ciotola con il porridge freddo.
«I vampiri sono in grado di tradire, non hanno un'anima, Yok. Ti voglio bene, ma a volte sei così cieco quando si tratta dell'amore.»
«Se li sceglie tutti coglioni.» Aggiunge Black, che cercando di non zoppicare, si siede sul bracciolo della poltrona di Gram, rubandogli la tazza di caffè amaro. «Sul serio, Yok. Imparerai mai la lezione? Dan ha preferito fuggire via di qui, piuttosto che continuare a st-»
«Non ha importanza che cosa ha fatto Dan, non ero innamorato di lui.»
Gram lancia un rapido sguardo a Black, fa scorrere piano un braccio dietro al basso della sua schiena.
Noto che Black trattiene il respiro, forse a causa del dolore della sera prima, ma continua a fissarlo in silenzio, come se volesse dire qualcosa.
«Se vuoi ammetterlo nella banda, non devi dimenticare che potrebbe tradirci. Ne vale delle nostre vite, ancora una volta. Non possiamo accogliere il tuo ragazzo come se non fosse un estraneo, non dopo che l'ultima volta ci hai quasi fatti uccidere. Hia è morto per un errore nostro, Dan voleva ucciderci perché Top st-»
«Lo so, ma Ayan non è Dan. Io credo seriamente che possa essere il mio imprinting. Non mi sono mai sentito in questo modo, d'accordo? Entrambi dovreste sapere perfettamente come ci si sente quando si trova l'anima gemella. Mi sento... io non riesco a vivere senza di lui, ho bisogno di tornare da lui, ogni singola volta. È come se sentissi una scarica elettrica nel mio corpo, dentro al mio cuore sento i fuochi d'artificio, mi manca il respiro, vedo solo i suoi occhi e la sua voce che mi chiama per nome.»
Black sbuffa, prende la ciotola di porridge per mangiare qualche cucchiaiata.
Deglutisco.
È vero che ho fatto degli errori quando ho deciso di fidarmi di Dan, ma lo amavo. La nostra relazione sembrava... come quella di Sean e White.
Mi metteva al primo posto, facendomi sentire la cosa più bella dell'universo. Se non fosse diventato un vampiro, non sarei stato altrettanto sicuro che potesse continuare ad amarmi, la sua anima si è sporcata come la mia della magia quando ci siamo trasformati.
Adesso, che Ayan è entrato nella mia vita, capisco che cosa si prova ad avere realmente paura.
E se Top volesse ucciderlo?
«Non credo che l'imprinting possa avvenire con un vampiro. Può succedere con gli umani, ma anche qui è estremamente raro. Ti sei solo fissato con lui, Yok. Non ti ama, non può essere innamorato di te, non ha un'anima.»
«Ti sbagli, Black. Ayan non è come gli altri vampiri, a volte mi sembra di sentire il suo cuore che batte nel petto. I suoi occhi non sono rossi, respira e mangia in maniera sproporzionata secondo le regole dei vampiri, è... è quasi umano, a tratti.»
«Ma il suo veleno è mortale.»
«Quando sono stato rapito da Top, il suo veleno mi ha salvato. Le mie ferite si sono rimarginate, guarda!»
Alzo le maniche della maglietta, mostrando i segni lasciati dalle manette ancora un po' freschi.
Gram si sporge per sfiorarmi il collo con le dita, dove c'è un morso ancora arrossato con del sangue asciutto.
«Ti fai mordere da lui? È pericolosissimo, Yok.»
«Te lo giuro, Gram, il suo sangue mi guarisce ed è... è dolce.»
Black posa la ciotola vuota sul tavolino basso, sbuffando ancora una volta.
«Anche se Ayan è un mezzo vampiro, può tradirci come Dan. È nella natura dei vampiri uccidere e tradire, capisci? Siamo i loro nemici naturali, non le loro anime gemelle. Mi dispiace se sei convinto che tu possa vivere la tua eternità con Ayan, ma non ti permetterò di mettere in pericolo le nostre vite ancora una volta. Non sei il Capo branco.»
«Posso esserlo, se mi sfido con un rivale.»
«Non lo farò, non ho intenzione di farlo, non per una stronzata del genere.»
Black si tira su, si dirige verso le scale a chiocciola del piano superiore.
Dandomi le spalle, conclude dicendo solo qualcosa sul tradimento, che ancora una volta non ascolto.
È rischioso, potrei vedere i miei compagni morire, però, per quanto amo Ayan son disposto a superare i miei limiti.
«Black fa così per quella cosa con White, lo sai che è iperprotettivo da quando si sono ritrovati.»
«Black non capisce che anche io posso innamorarmi, anche se non sembra la persona giusta.»
«Yok, davvero, è rischioso per tutti. Capisco che tu creda di avere l'imprinting con Ayan, ma è qualcosa di impossibile.»
«Non c'è qualcosa in me che è cambiato?»
«Io, sinceramente, no... non sento nulla di cambiato, dentro di te.»
«Non è possibile, sul serio, io... io mi sento incompleto senza di lui, Gram. Riusciresti a vivere senza Black? No, e lo sai anche tu. Dividere due anime gemelle porta a una sofferenza enorme, forse anche alla morte stessa.»
Gram sospira, prende la tazza di caffè mezza vuota tra le dita.
«Credo che se tu voglia vivere qui o fuori dalla città con Ayan, è un problema che devi risolvere da solo. Io posso provare ad accettare questa cosa, ma sarà la votazione all'interno del branco a decidere se devi rimanere parte di noi o abbandonarci.»
«Non è giusto, lo sai anche tu.»
«Lo so, ma è la legge.»
«Dovrei abbandonare la mia famiglia per l'amore della mia vita?»
«Se lo ami ver-»
«Non è questione di amarlo sul serio! Voi siete la mia famiglia da tutta la vita. Dovervi dire addio perché ho incontrato l'amore della mia vita è qualcosa di spregevole. È cattiveria pura, Gram. Non posso scegliere tra la mia famiglia e Ayan, siete sullo stesso livello, io...»
«Sono le regole del branco, non le ho stabilite io. Se solo Hia fosse qui, noi forse... potremmo trovare una soluzione.»
«Hia è morto.»
Gram annuisce, e per un momento riesco a vedere il suo sguardo vuoto di quella stessa sera.
Sean aveva riportato il suo cadavere in spalla, ancora trasformato si trascinava lungo le strade buie di Bangkok.
Ci richiamava, chiedendoci aiuto.
Hia era morto, ma non come un essere umano.
Ancora oggi, mi ricordo il suo ultimo respiro quando ci dice con voce lamentosa che dobbiamo rimanere uniti, per il bene del branco.
Lo abbiamo seppellito ai limiti della città, sullo sfondo di Bangkok con un mazzo di fiori sulla terra bagnata.
«Ci vediamo al garage per l'ultima missione assieme, allora.»
Chapter 21: non sopporto che ci minaccino
Chapter Text
La brezza fresca del mattino, le unghie che si conficcano nel terreno sporco.
È una sensazione che mi mancava da morire, da mesi.
Dopo l'ultima trasformazione in garage, quando mi sono ritrovato a un passo dal ferire Ayan, ho evito ogni tipo di possibilità di perdere il controllo.
Ho ascoltato il rumore del vento, ma non ho sentito com'è riprovare la stessa sensazione di pace e serenità che mi trasmette la corsa lungo la vegetazione fitta intorno a me.
Noto con la coda dell'occhio la macchia bianca al mio fianco, seguita dal pelo color marroncino alla sua destra.
White salta sopra al tronco, balza in avanti quando Sean gli corre dietro velocissimo.
«Sento l'odore, siamo vicini.»
Mi sposto al fianco di entrambi, facendo scorrere le lunghe unghie sul terreno.
È ancora calmo, il profumo sporco dei giovani licantropi mi solletica le narici.
«Stanno per arrivare, sento la loro puzza.» Borbotta Gram, che posa il naso all'altezza della curva che scorre verso al basso del dirupo. «C'è Top, Mew... anche qualche altro vampiro delle Congrega.»
Mi appoggio sulla pancia in verticale, in maniera tale da poter osservare la scena al di sotto.
Black strofina piano il muso scuro contro il pelo color sabbia di Gram, per convincerlo a spostarsi leggermente, così da stare dal mio lato.
Noto i suoi occhi scuri scrutarmi in silenzio, la bocca schiusa da cui scivola una scia di saliva per mostrare le zanne affilate.
Dopo aver deciso di abbandonare la banda, mi sono reso conto del motivo per cui non riuscirò mai a sentirmi completo.
Black non comprende il mio senso di inadeguatezza senza Ayan, non posso costringere né lui né gli altri ad accettare il mio imprinting, tanto vale che non sprechi alcun tipo di energia e faccia il mio dovere, per l'ultima volta.
White si appoggia contro alla mia spalla, con la zampa cerca di richiamare l'attenzione.
«Avevamo ragione sulla Congrega, è lei che rapisce i giovani licantropi degli altri branchi. Vuole tenerli sotto controllo per sé, non importa se ci scapperà il morto.»
Mi sforzo di assottigliare lo sguardo, per mettere a fuoco la scena che ho davanti.
Top si inginocchia davanti a un giovane lupo per metà trasformato, che guaisce e grida in una pozza di sangue, con l'ombra del veleno che scorre dentro al suo corpo.
Sorride, allunga la mano per toccare con due dita la ferita.
Il giovane lupo geme più forte, cercando di scacciarlo con un calcio.
«Mi servirai per i miei esperimenti, è inutile che cerchi di sfuggire. Ti ho preso, Talay. Arrenditi, e avrò pietà del tuo branco.»
Black grugnisce piano, fa per scivolare giù dal dirupo quando Gram gli lascia una rapida carezza col muso per attirare la sua attenzione.
Siamo fottuti.
Top vuole uccidere ogni licantropo per fonderci con la sua razza, è disposto a far morire il resto dei superstiti per diventare più forte. Non si rende conto del prezzo che dovrà pagare, è completamente uscito fuori di testa e non c'è dubbio.
Quel giorno che mi hanno rapito, fuori dalla Suppalo, non si sono premurati di darmi il benvenuto.
Ricordo il sapore amaro del veleno che mi costringeva a mordermi la guancia, pur di non gemere. Sentivo le viscere bruciare sotto le mie stelle dita, era come se il mio corpo non reagisse al dolce suono delle fiamme che spazzavano via la mia stessa anima.
Sono stato un succulento bottino, ma solo per riportare Ayan da loro.
Se solo avessi saputo che era una trappola, sarei stato più attento.
Ho avuto paura nei giorni precedenti che qualcuno, non della banda, potesse decidere che Ayan dovesse morire per essersi unito a me, ma, a quanto pare, l'unico che stava per sfiorare questa sorte, ero io.
«Mew, amore, chiama Karan per farlo portare nei sotterranei. Voglio cominciare con lui, stanotte.»
Top avanza verso la carcassa di corpi distesi in un'altra pozza di sangue, che sgorga da una piccola rientranza nel terreno, ma da cui si riesce a scorgere il muso del piccolo licantropo che si protende in avanti per provare ad uscire.
Trattengo il respiro per alcuni istanti, chiudendo gli occhi quando un rantolo seguito da un ululato irrompe nel silenzio intorno a noi.
Comincio a correre verso la foresta, lasciandomi il dirupo alle spalle.
Non ho paura, non sono terrorizzato dall'idea di fare la stessa fine di quei licantropi.
Ho affrontato la morte, dopo aver perso Hia e aver giocato con Top fino all'arrivo di Ayan.
Non voglio vivere per l'eternità se questo è ciò contro cui dovrò combattere per il resto della mia eternità.
Uno strattone mi butta di lato sul terriccio di muschio, le zanne affilate mi mordono il fianco.
Non percepisco la pressione, né la forza, solo il modo di dominarmi quando alzando lo sguardo incrocio gli occhi infiammati di Black che mi ringhia vicino al muso, tenendo una zampa sul mio stomaco.
«Sei ancora sicuro di voler avere a che fare con un vampiro? Sono esseri senza cuore, senza anima. Ti rendi conto che hanno ucciso i nostri fratelli per i loro scopi malati di dominare il mondo? Sono cattivi, non sono come provano a farti credere. Ayan è uno di loro, non cambierà mai.»
Lo spingo sulla schiena, ringhiando accarezzo la punta del suo naso con le zanne da cui scorre un rivolo di bava.
«Io non ho intenzione di rinunciare al mio imprinting per te o per voi. Ho già fatto la mia scelta, sapevo perfettamente che ci fosse Top dietro a queste scomparse. Non posso smettere di amare chi mi può rendere felice, anche senza il mio branco.»
Mi morde la mascella, stringe forte la presa prima di ributtarmi con la schiena sul terreno.
Mi rendo conto che White, Sean e Gram sono intorno a lui.
«Non ucciderlo, Black! Lascialo andare, per favore, ha fatto la sua scelta!»
Sento le urla di White che prova a richiamare il gemello, ma senza successo.
«Non puoi ucciderlo. Sfidatevi, cercate di trovare un accordo.» Suggerisce Sean, con un grugnito. «Non essere come i vampiri, Black. Loro stanno aspettando che ci dividiamo per colpirci. Tu vuoi che la banda si divida? Siamo come fratelli, abbiamo fatto un patto dopo la morte di Hia.»
Le zanne di Black mi premono lungo al collo, percepisco il sangue che scivola lentamente.
Sono sicuro che non mi ucciderà, ma ciò di cui ho paura è l'esilio.
I vampiri possono perdonare gli errori, i licantropi sono diversi.
Se decidi di non seguire le regole o ti opponi al capo del branco, non puoi rimanere con i tuoi fratelli. Devi sopravvivere da solo, nell'eternità, senza alcuna possibilità di poter rimediare al tuo errore.
Io ho scelto di uscire dalla banda, ma qui...
«Black non può esiliarti, non è il capo branco. Nessuno di noi lo è, lo sappiamo. Ma forse, è arrivato il momento di eleggere qualcuno, questa è la tua occasione per sfidarci e decidere se ne vale la pena. Se vincerai, Black non potrà opporsi a nessuna tua decisione, lo stesso vale per il resto della banda, ma se perdi, non sono sicuro che Black sarà clemente con te.»
Guardo Gram che ci fissa da lontano, sfregando le unghie lungo al terreno.
Non sono in grado di combattere, potrei perdere il controllo e ucciderlo.
Io sono ancora un licantropo non del tutto formato, non posso sfidare Black.
E non sono sicuro che riuscirei a sconfiggerlo, pur di non ferirlo per il bene di White.
«Non voglio farlo, non voglio diventare il capo branco. Non fa per me.»
Black scopre le zanne, si curva con la schiena quando si posiziona davanti a me.
«Non ho paura di te, di nessuno di voi. Ho fatto una scelta, vi ho comunicato che non sarò più parte della banda, perché è così difficile lasciarmi andare?»
«Sei un fratello per noi, Phi.»
«Lo so, ma White... io amo Ayan come non ho mai amato nessuno. Voglio che sia al mio fianco, mi voglio sentire completo come voi che avete trovato la vostra anima gemella. Che sia giusto o sbagliato, lui vi ha più volte evidenziato che non è come gli altri vampiri. Mi rendo conto che è un salto nel vuoto, potrei morire per colpa sua, soprattutto dopo che Top ha messo gli occhi su di me. Però, penso proprio che ne valga la pena, lo sento. Il mio cuore brucia per lui, come se fossi infiammato dal suo sguardo.»
«Andarci a letto assieme non significa che sia scelta più giusta, forse hai solo incasinato il tuo cuore.»
Sean lancia una rapida occhiata verso White, a quelle parole.
I nostri pensieri si mescolano come se fossero parole nel vento, ma sono così chiari quando mi rendo conto che il mio amore per Ayan, per quanto sia puro, è la preoccupazione della banda.
Mi curvo verso tutti e quattro, allungando le zampe in segno di resa.
«Non tornerò sui miei passi, ho fatto una scelta consapevole quando ho deciso di proteggerlo con la mia stessa vita. Non dovete seguirmi, né provare a proteggermi, io non sono più un vostro fratello, né un nemico. Dopo stanotte, fuggirò fuori città per raggiungere Ayan, iniziando un'eternità che condividerò con lui. Vi ringrazio per esservi presi cura di me, soprattutto dopo che abbiamo perso così tanto tutti, non mi ero reso conto fino ad oggi quanto l'assenza di Hia ci avesse costretto a prendere delle decisioni perché ci siamo trovati in conflitto.»
Black fa un lieve sbuffo, sdraiandosi a pancia in giù. I peli scuri svolazzano col suono del vento che spezza il silenzio.
«Non farete più fatica a distinguerci, no?»
White accenna una risatina, seguito da Sean e Gram.
Il color del mio pelo è nero come la pece, come quello di Black.
La sostanziale differenza tra noi è che i miei occhi sono più chiari, non terrorizzano nessun altro lupo.
I nostri sguardi sono così diversi che ci caratterizzano, nonostante tutto.
«Cercate di non farvi uccidere.»
Dando le spalle a tutti e quattro, scavalco la fitta foresta semi illuminata intorno a me.
Scorro veloce, assaporando la sensazione di ruvido e sporco tra le unghie quando tasto il terreno tra un balzo e l'altro, guardando l'aria sferzarmi il viso mentre percepisco le zampe cedermi per lo sforzo, che decido di ignorare, solo per raggiungere la mia prossima meta.
E anche la mia metà.
Devo trovare la strada per Chonburi.
Chapter 22: se ho già te
Chapter Text
Ho riportato dei nuovi fiori ad Akk, e anche ai suoi genitori.
Mi sono sentito a casa, di nuovo. Ma stavolta, non c'è alcuna malinconia nel ricordare il nostro passato, forse perché ho deciso di lasciarmi alle spalle la nostra storia, comprendendo del tutto che anche se ci hanno divisi, scegliendo di rendermi un vampiro, non posso più tornare indietro.
Akk è morto, non può riabbracciarmi né baciarmi o dirmi che vuole darmi un pugno.
Akk è rimasto nel mio cuore, ma adesso c'è qualcuno che si sta prendendo cura di me, stringendomi in un abbraccio caldo per non avere più freddo.
Akk è qui, anche se non posso più prendere la sua mano e sentirmi vulnerabile, mi protegge con tutto l'amore che mi ha saputo dare fino all'ultimo giorno.
Mi siedo sui primi gradini dell'ingresso, sospirando piano.
Yok mi manca da morire, nonostante mi aveva promesso di tornare tra un sussurro e l'altro, l'ultima volta che ero tra le sue braccia, mi rendo conto che non posso essere la causa della fine dei rapporti con i suoi fratelli. Potrà amarmi all'infinito, da lontano, senza mai raggiungermi, come è giusto che le nostre fazioni stiano... divise.
Io sono un vampiro, non posso rovinare i suoi piani.
Le onde del mare si infrangono sul bagnasciuga, lentamente rilasciano la sabbia bagnata sotto le zampette dei gabbiani che esplorano la spiaggia.
Riesco a percepire ancora il profumo di Akk, qui, intorno a me. È come se non fosse mai svanito. È dolce, sa di ciliegie rosse e pesca, a differenza di tanti umani la sua aura è presente non solo nei miei ricordi, ma anche negli ultimi posti in cui ha rilasciato la sua essenza.
Credo che sia venuto qui, quel giorno, raggiungendo casa sua.
Ma forse, al ritorno, deve aver fatto l'incidente dopo aver deciso di ritornare da me.
Spero che tornasse da me.
Non ricordo esattamente che cosa mi ha raccontato il ragazzo dell'ambulza che mi ha contattato, so solo che il mio cuore ha smesso di battere ancora prima che diventassi il mostro che sono.
«Non sei un mostro, Ayan.»
Noto con la coda dell'occhio una macchia scura scattare verso un gabbiano in riva, afferrandolo tra le zanne con forza.
Il gabbiano rantola di dolore, cadendo su un lato mentre il licantropo dal pelo nero gli stacca un grosso lembo di pelle bianca dal corpo.
Schiudo le labbra.
Morde, afferra, schiocca la mandibola ad ogni singolo assaggio.
Con i rivoli di sangue che colano dalla bocca, il suo sguardo finisce verso di me.
«Io sono un assassino, tu sei una persona buona, Ayan.»
«Yok?»
Le zampe sporche di terra affondando nella sabbia, lentamente si incammina fino a me.
Gli occhi color cioccolato si schiudono piano, le prime luci del sole schiariscono l'iride.
Il licantropo preme la testa contro le mie ginocchia, facendo un piccolo verso di apprezzamento quando con le dita scivolo nel suo morbido pelo della nuca.
L'accarezzo piano, sorridendo un po'.
«Non dovrai mai più affrontare questa cosa da solo, amore, Aye. Voglio tenerti la mano quando pensi queste cose cattive su di te, sei una persona buona che ha perso tutto non per sua scelta. Ti aiuterò a trovare il colpevole che ti ha trasformato, ma soprattutto ti amerò per colmare quel vuoto.»
«Non stai colmando alcun vuoto, Yok. Ti amo anche io, solo che sai, a volte il ricordo di Akk sembra ritornare come se fosse un uragano.»
«Non devi dimenticarlo, se non vuoi.»
Annuisco.
«Ho lasciato la banda.»
«Perché? Yok, non voglio che tu scelta tra me e la tua banda. Tu hai bisogno di sentirti a casa, non... non voglio che tu faccia queste scelte.»
«Non ho voluto sfidare Black per diventare il capobranco, volevo stare qui, con te. Aye, tu sei la mia casa, lo sei sempre stato e non me ne accorgevo. Per favore, se non mi ami, io... dimmelo, adesso.»
«Io ti amo, ma non voglio che tu rimanga da solo.»
«Non sono da solo, vedi? Riusciamo anche a parlare attraverso il pensiero.»
Sorrido un po', con le dita lo accarezzo lentamente sotto al mento.
A volte mi dimentico che io e Yok siamo due esseri sovrannaturali. Siamo abituati a comportarci come se fossimo umani, se i nostri istinti non ci costringono a diventare dei mostri senza anima, ci sembra di vivere in una realtà parallela in cui decidiamo noi, per il nostro futuro inesistente.
Non ricordo di aver dormito a lungo negli ultimi anni, se non quando ero con Yok.
In questi ultimi giorni sono riuscito a farlo solo perché ho smesso di bere le sacche di scorta di sangue umano, non volendo andare a caccia perché non me la sentivo di sporcare la città natale di Akk con i miei capricci, ho deciso di provare a sopravvivere come se fossi ancora un umano.
Mi sento stanchissimo, ma credo di poter resistere fino al mio ritorno a Bangkok o fino a che Yok non mi costringerà a ricercarmi del sangue fresco.
Dopo aver preparato un cambio per Yok, con i vestiti rimasti in questa casa sul mare, mi sdraio sul materasso con un sospiro.
Volevo stare a casa di Akk, ma stavolta non ce l'ho fatta a tornare lì. Ci sono tanti ricordi di quando stavamo assieme, e non sono sicuro che sia la cosa giusta invaderla con...
Mi distendo su un fianco, guardando la porta del bagno socchiusa da cui esce il fumo.
Yok si sta lavando da un po', a quanto pare, ha corso trasformato in licantropo per quasi due giorni di fila.
Sembra così stanco, non solo per il viaggio. Credo che sia qualcosa che non mi dice, come se volesse tenermi all'oscuro.
Ma non posso costringerlo a sfogarsi, giusto?
Posso solo tenere la sua mano.
Passata mezzora, Yok esce con addosso solo l'asciugamano in vita. Si strofina i capelli umidi tra le dita, sorridendo un po'.
«Ti piace la colazione?»
Rido.
«Ma pensi solo a quello, Yok?»
Si siede a gambe incrociate sul letto, di fronte. Prendendo le mie mani, accarezzandone piano le dita con la punta delle proprie.
Deglutisco.
«Mi sei mancato veramente tanto, Aye. Mi sembrava di non riuscire a respirare, non averti vicino è stato come sentirmi morire.»
Non voglio spaventarlo, ma... è come se il mio cuore battesse da quel giorno che ci siamo separati.
Mi sembrava anche a me di non respirare.
Forse, il motivo per cui mi sono sentito incompleto non è solo perché è il mio imprinting. C'è qualcosa di più grosso che non sappiamo, e che dovremo scoprire assieme.
«Credo sul serio che tu sia il mio imprinting, Yok. Non mi sono mai sentito così tanto coinvolto in vita mia, e poi ho sempre questo formicolio addosso quando mi guardi, come se stessi bruciando vivo. Credi che sia normale?»
«I vampiri possono avere l'imprinting con qualcuno?»
«Non esiste l'imprinting per i vampiri, ci possiamo solo legare a qualcuno. Se ci scambiano l'uno con l'altro il sangue della caccia o semplicemente il nostro sangue, facciamo un patto d'amore per l'eternità. Ci sono delle regole che non possono essere infrante, ma questo caso è diverso, tu sei un licantropo.»
«Però, ci siamo scambiati il sangue. Sarei dovuto morire, giusto?»
«Si, per colpa del veleno. Ma anche la prima volta che ci siamo incontrati, io ti ho morso e tu sei sopravvissuto. È rarissimo, solo se non si fa un morso profondo può succedere, però... io ti ho morso come se volessi mangiarti, Yok.»
Sospiriamo assieme.
«Credi che sia qualcosa di brutto?» Mormora piano, dopo un po' di minuti in silenzio a riflettere. «Che io e te ci siamo legati come se fossimo anime gemelle?»
«Se è successo deve esserci una ragione, ma dobbiamo trovarla.»
«Ne hai parlato con qualcun altro?»
«Solo con Sean e White, quel giorno che ti cercavo e ti rivolevo con me.»
Annuisce.
«Va bene, forse potrebbero aiutarci a scoprire il motivo. Direi che possiamo passare la notte qui, domani andiamo a cercare in biblioteca qualche informazione e poi ritorniamo a Bangkok, se sei d'accordo.»
Lo guardo.
«Bangkok è casa mia, non sono stato bandito da casa di mia madre. Non sarò più parte di un branco, ma voglio scoprire che cosa ci sta succedendo, sono disposto a rischiare tutto per te, Aye. Adesso, capisci che non sto affatto giocando con te?»
Gli stringo le braccia al collo, annuendo.
Mi viene da piangere, disperandomi per la maniera in cui il mio cuore ricomincia a battere per colpa sua.
«Tu mi rendi così umano, Yok.»
Mi stringe piano, sorridendo contro la mia guancia.
«E tu mi rendi un po' meno umano, sai?»
Mi asciuga le lacrime sulle guance con due dita, facendo poi appoggiare le nostre fronti.
«Mi aiuti ad asciugare i capelli?»
Chapter 23: voglio tenere il tuo amore
Chapter Text
Lancio una rapida occhiata alle mie spalle, per poi chiudere lentamente la porta scorrevole.
Il caos sul pavimento è come quello nella mia testa, in questo momento.
Non riesco a pensare ad altro, se non che forse, in cuor mio, ho sempre saputo di essere diverso dal resto della Congrega. Non sono un vampiro che ha completato la sua trasformazione, non sono in grado di uccidere, ho l'imprinting con un licantropo.
«Stai pensando troppo, te lo leggo negli occhi.»
Alzo lo sguardo.
Mi avvicino alla libreria semivuota, con alcuni tomi impolverati, per afferrarne uno tra le mani. Lo apro piano, sfogliando lentamente le pagine.
«Non sto pensando troppo, pensavo e basta.»
«Credi che sia seriamente un problema che sei un vampiro? Ayan, ti amo per quello che sei, puoi smettere di pensare – per un secondo – che non possa volere altro se non te?»
«E se ti stancassi?»
«Non posso stancarti, sei la mia anima gemella. Io non sono solo innamorato di te, io sono destinato a te da tutta la vita. I miei geni, la mia storia, la mia trasformazione sono tutte le cose che ho dovuto fare per arrivare a te, per amarti.»
Sospiro.
«C'è qualcosa che non va, ho paura che non scopriremo mai il... motivo.»
Mi guarda.
Siamo venuti qui, in biblioteca, nella vecchia sede dei licantropi del branco di Hia per trovare qualche informazione a riguardo. Yok sembra conoscere perfettamente questo posto, come se ci fosse già stato, in effetti non è tanto difficile immaginare che si, prima di me possa essere venuto qui per ricercare il suo imprinting, ma adesso che sta al mio fianco, mi chiedo se ne sarò all'altezza.
Posso essere l'amore della sua vita... per sempre? Anche se sono diverso? Sono un vampiro.
Allunga una mano verso lo scaffale sopra la mia testa, deglutisco abbassando piano lo sguardo.
Per un momento, mi son sentito così esposto e piccolo ai suoi occhi, che credevo volesse baciarmi per farmi stare un po' zitto.
«Questo libro Hia me lo leggeva sempre.»
Lo apre, scorre le pagine facendo attenzione a non stracciarle.
Sembrano così sottili da potersi rompere all'istante.
«Yok...»
«Gli altri non lo sanno, ma Hia era sempre lì con me quando stavo male dopo che mia madre è morta.»
«L'hanno uccisa?»
«I vampiri, si.»
Abbassa un po' lo sguardo, scrollando poi le spalle.
«Non sono arrabbiato con nessuno di loro, solo vorrei essere riuscito a proteggerla.»
Prendo la sua mano, accarezzando piano il dorso.
Si appoggia con la fronte contro la mia, avvicinandosi.
Il suo respiro caldo mi solletica il viso, le labbra mi si schiudono quando provo ad avvicinarmi ancora un po', per rubargli qualche attenzione e forse un bacio. Vorrei rimanere qui, da solo con lui, sperando che il mondo crolli senza dover pensare alle conseguenze di quello che stiamo facendo, solo perché lui ama me e io amo lui.
Ma il mondo è cattivo, i vampiri sono cattivi e i licantropi sono i nostri nemici, adesso.
Non ci rimane nulla che noi.
«Sei l'unica cosa bella che mi è rimasta, Aye. Se perdo te, perdo me stesso.»
I suoi grandi occhi mi osservano dall'alto, le ciglia lunghe sfarfallano a quelle stesse parole.
Stringo le braccia dietro al suo collo, alzandomi in punta di piedi per far combaciare le sue labbra con le mie.
È un bacio tenero, che sa di dolcezza e tristezza, che dovrebbe aiutare entrambi a curare le nostre ferite.
Ma quando le sue labbra si spostano sul mio collo, lo sguardo mi ricade sul libro aperto.
«Yok...»
Mi infila la mano sotto la maglietta, accarezzandomi.
«Yok... aspetta, leggi qui.» Lo richiamo piano, provando a scostarlo lentamente. «Leggi, per favore.»
Il suo sguardo ricade sulle pagine ingiallite, con le dita traccio la scia di parole che leggo ad alta voce.
«I licantropi possono ritrovare l'imprinting in ogni essere non vivente, anche in qualcuno che è morto. La legge stabilisce che l'anima gemella sia intoccabile e immutabile secondo le sacre scritture, ma solo se il non morto non ha completato la sua transizione. Il non morto deve discendere da una famiglia di licantropi originali, solo in questo modo nessuna maledizione o scontro con l'altra fazione potrà portare alla morte stessa.»
Yok mi guarda, schiude le labbra.
«I non morti...»
«Noi vampiri... siamo i non morti, Yok.» Deglutisco, rileggendo la pagina.
«Tu non sei morto del tutto, sei ancora vivo, giusto? I tuoi occhi sono diversi, i tuoi poteri sono più potenti di altri tuoi compagni.»
«Io riesco a mangiare come un umano, i miei occhi ritornano di un colore umano se necessario... e si, è come se il mio cuore battesse la maggior parte delle volte, anche quando mi nutro di carne umana.»
«Nel tuo sangue c'è... il mio sangue.»
Sorrido d'istinto, le sue dita si stringono con le mie.
«Discendi da dei licantropi originali, Yok?»
«Si, la mia famiglia da diverse generazioni di licantropi... discendo da loro, si. Mia madre ha saltato la generazione, ma quando sono arrivato io non sapevamo nulla, l'ho scoperto solo dopo che Hia mi ha fatto spezzare le ossa per la trasformazione, io diversamente dagli altri... sono diverso, non riesco a controllarmi ancora del tutto, come ogni singolo licantropo originale non posso saziare la fame.»
«Io e te...»
«Siamo sempre stati destinati l'un l'altro, Aye. Non c'è niente di sbagliato in noi, te ne rendi conto? Secondo le leggi, io e te possiamo stare assieme.»
«Come fai ad essere sicuro che discenda dalla tua stessa generazione?»
Sfoglia ancora le pagine, per poi indicare con un dito la riga nel mezzo di un'illustrazione di due licantropi, lo specchio l'uno dell'altro appoggiati di spalle.
«Se il sangue di una delle due anime gemelle o di entrambe è dolce, le sacre scritture possono affermare che... è tutto vero.»
Sussulto piano.
«Il motivo per cui mi sono scambiato il sangue con te... è perché sentivo di doverlo fare, come se fosse necessario. Significa che... era il mio stesso corpo a cercarti, Yok? Dentro di me scorre del sangue dei licantropi originali tramandato durante le generazioni, giusto?»
«Significa che sei mio per sempre e io posso essere tuo per sempre.»
Gli salto tra le braccia.
Ridiamo assieme.
Stringendoci l'un l'altro.
Per la prima volta, forse possiamo sentirci parte di qualcosa. La nostra storia non è un'eccezione, è la legge che potrà salvarci da tutte le ingiustizie e le occhiatacce che abbiamo ricevuto quando ci siamo innamorati, perché dovevamo trovarci per trascorrere il resto della nostra vita assieme.
Prendo la sua mano, l'appoggio all'altezza del mio cuore.
Yok mi guarda, sorride al suono del mio cuore che batte nel petto.
«Lo riesci a sentire, vero? Quando sto con te, riesce a battere solo per te.»
Mi prende il viso tra le mani per baciarmi, sorridendomi sulle labbra.
Sarò tuo per sempre.
Infilo una mano sul retro della sua nuca, schiudendo le labbra faccio scivolare la lingua dentro la sua bocca.
Ansimando, stringendo, afferrando mi fondo con lui.
Mi sentirò completo per il resto della mia vita, non dovrò più sentirmi come se fossi tra due mondi. Yok sarà il mio futuro, non sarà incerto, ma qualcosa che potrò stringere tra le mani.
Nessuno potrà portarmelo via, nessuna legge.
Le sue mani scorrono ancora sul mio corpo, la mia schiena finisce contro la libreria quando il libro cade sul pavimento con un tonfo.
Ha le labbra rosse e gonfie quando si stacca da me, per guardare a terra.
«Dobbiamo andare a dirlo alla banda.»
«Pensi che lo accetteranno?»
«Le nostre leggi sono infrangibili, si, lo accetteranno, Aye.»
Infilo il libro nella borsa a tracolla, spostandola poi su un lato.
«Salimi sulle spalle, andremo più in fretta.»
Il suo sguardo muta, gli occhi scuri si schiariscono in un velato giallo ocra.
Deglutisco.
Un grosso lupo color pece si china a terra, guardandomi con i suoi occhi a cerbiatto dal basso.
«Sali, Aye.»
«Sei sicuro che riesci a mantenere il mio peso?»
«Si, sali, ora.»
Salgo sulle spalle del lupo, aggrappandomi lentamente alle sue spalle.
Chapter 24: non ci serve altro
Chapter Text
È ancora notte appena arriviamo a casa di Yok, la vecchia casa in cui condivide dei ricordi anche con me.
Spingo piano la porta verso l'interno, aspettando che Yok si ritrasformi in essere umano prima di attraversare la pedana di legno.
Accendo le luci, guardandomi intorno.
L'ultima volta che sono stato qui, io e Yok non eravamo ufficialmente nulla. Mi sembrava di vedere il vuoto intorno a me, ogni singola volta che mi prendeva tra le sue braccia speravo che non fosse la fine, provavo a credere per entrambi che era possibile.
Adesso, che abbiamo le risposte al motivo per cui non riusciamo a distaccarci, mi sembra di essere tornato a vivere, sul serio.
Il ricordo di Akk è ancora nella mia testa, ma non mi logora più. È solo il caro ricordo dell'amore adolescenziale che ringrazio di aver assaggiato, rispetto a tante persone che non sono sopravvissute come me.
Yok chiude la porta a chiave, si posiziona dietro di me per abbracciarmi. Stringendomi piano, fa scivolare la guancia contro la mia, sorridendo un po'.
Mi appoggio al suo petto, sospirando.
«Domani pomeriggio dovremo andare a trovare la banda. Non pensiamoci, però, d'accordo?»
«E che cosa facciamo?»
«Una doccia.»
Si tira indietro, leva la canotta per lanciarla a terra e cominciare poi a slacciarsi la cintura e i bottoni dei jeans.
Mi lecco le labbra.
Ho fame, e non solo di Yok.
Mi sembra di non essermi nutrito per mesi.
«Vieni?»
A piedi nudi si dirige verso il piccolo corridoio che dà sulle stanze, tra cui il bagno.
Sparisce oltre il muro, con solo addosso i boxer.
Mi levo la giacca, lascio cadere la maglietta a maniche corte lungo il tragitto.
Yok è girato di spalle, di fronte alla manopola della doccia. Apre l'acqua calda, il soffione fa scivolare un getto d'acqua che bagna le sue ciocche scure, le dita sottili si incastrano sulla nuca per tirarle indietro, scoprendo la sua fronte prima di rivolgermi un breve sguardo.
Noto i boxer abbandonati vicino al lavandino, ci appoggio su i miei pantaloni e le mutande.
Facendo scivolare le mani sulle sue spalle, sto appoggiato con il mento sopra una delle due.
«Sei stanco?»
Sussurro.
«No, affatto. Tu sei stanco?»
«No, per niente.»
«Aye...»
«Scusami, mi sei mancato veramente tantissimo. Scusami se sono... un po' viziato, ecco.»
Con le labbra gli bacio il collo, afferro la mascella tra le dita per accarezzarlo.
Yok rimane con le spalle rivolte verso di me, appoggia le mani sulle piastrelle bagnate.
Il calore scivola nel fumo della stanza, che è così piccola, soprattutto per uno alto come Yok.
Ma non voglio sapere chi era prima di oggi, immagino solo che la povertà dura e fredda e sporca di Bangkok, che veniva ignorata dal mondo, non sia mai stata così tanto vicina a me.
«Ti prego, Aye. Se continui non sono sicuro che non farò nulla stanotte.»
«Ti sto implorando di fottermi fino a farmi perdere l'uso delle gambe, Yok. Vuoi che sia così esplicito anche con le mie parole sporche?»
Ride.
Lo spingo con la schiena sulle piastrelle, le sue labbra combaciano con le mie rilasciando un lungo gemito.
In un pasticcio ricoperto dallo strato caldo d'acqua, le sue mani sottili che mi afferrano il cazzo, mi strofino contro di lui.
Ansimiamo assieme, guardandoci con un sorriso compiaciuto.
Ci siamo sempre trovati in sintonia, in qualsiasi tipo di situazione. Adesso, che conosciamo perfettamente i nostri corpi, nonostante ci siamo uniti così poche volte, che per me non saranno mai abbastanza, mi sembra di poter sentire il mio stesso sangue ribollire ad ogni suo leggero tocco.
Con le labbra accarezzo il suo petto, mordo la pelle bagnata.
«Merda, Aye. Non ne hai mai abbastanza?»
«Sinceramente, no. Non è colpa mia, sei tu che mi fai venire voglia di saltarti addosso.»
Rido.
Sarà scomodo, ma amo poter far diventare un pasticcio il mio ragazzo.
Mi inginocchio sul pavimento duro, afferrando i suoi fianchi quando apro la bocca per succhiargli il cazzo. Lecco la punta, ascoltando il suono roco della sua voce che impreca per il mio gesto inaspettato, come se ne valesse della mia stessa vita.
Le sue dita mi scavano le guance, i fianchi premono contro la mia bocca per scoparmi a dovere.
Il suono osceno dello schiocco delle mie labbra e della saliva si mescola con il rumore sordo dell'acqua calda, che ancora ci scivola addosso, rendendo la stanza sempre più soffocante.
«Aye, Aye... Aye, per f-»
Non ho intenzione di fermarmi davanti alle sue suppliche, neanche per il dolore che mi infligge quando afferra il retro della mia nuca, per provare a tirarmi indietro.
Si irrigidisce appoggiato con la schiena alle piastrelle, poi rilascia andare un gemito.
Ingoio il liquido caldo, spazzando via i residui sul mento con l'acqua appena mi tiro su.
Baciandogli la guancia, lo guardo imprecare sottovoce un sei un fottuto pazzo.
Ci rilaviamo velocemente, dopo qualche minuto Yok mi trascina tra le sue braccia di spalle verso la camera da letto.
Tra un bacio e l'altro, mi separa le cosce per inginocchiarsi di fronte a me.
Guardandomi, ancora una volta.
Provo a coprirmi con un lenzuolo, ma Yok lo fa scivolare oltre al bordo del letto.
«Mi provochi sempre, ma da quando stiamo assieme è come se fossi un cucciolo di panda. Che ti succede, Aye?»
«Mi fai sentire speciale, Yok.»
Sorride un po', baciandomi la fronte per poi ritornare alle mie cosce.
Comincia a baciarmi la pelle ancora umida, l'accarezza con un dito lungo la linea dello stomaco. Poi, con estrema calma scivola giù con la lingua, schiudendo le labbra posa una serie di baci all'altezza della vita.
Ansimo piano, incastrando le dita sul retro della sua nuca.
La lingua prosegue ancora giù, tocca la punta del mio cazzo.
Sussulto tra le sue braccia, guardando i suoi stessi occhi che famelici sembrano dirmi che no, è solo iniziata, e non potrò sfuggirgli in alcun modo.
Preme il pollice tra le mie cosce, facendomi sospirare forte e inarcandomi a quel tocco, per aver toccato il mio punto sensibile.
«Ti piace quando ti tocco qui?»
Annuisco.
Preme ancora, gemo ancora e poi mi bacia il ginocchio con un sorriso.
«Stai gocciolando con un fottuta troia, Aye.»
Con la mano libera, traccia una carezza all'altezza del mio tatuaggio sul fianco.
«Ma in effetti, per uno come te... è normale, no?»
Yok ha ragione a dire che non sono più civettuolo. Yok tira fuori un lato dolce di me, che vuole essere rinchiuso in una teca di vetro, per essere protetto dal suo amore.
Yok sa dare così tanto, che non si rende conto di nulla, purtroppo.
Allunga la mano verso di me, la mia bocca afferra tre dita.
Le bagno con la punta della lingua, guardandolo dal basso.
Riesco a vedere come si sbriciola di fronte a me, probabilmente sul punto di impazzire all'idea di quello che può fare, solo guardandomi leccare le sue stesse dita.
Abbasso un po' i fianchi, due dita mi penetrano piano per allentare il fascio teso tra le cosce. Senza fretta, ancora una volta si concentra solo sul mio piacere, facendo attenzione al suono dei miei gemiti soffocati che diventano intensi, mano a mano che percepisco un nodulo di tensione formarsi all'altezza dello stomaco.
Sto quasi per dirgli di smetterla, perché credo di essere sul punto di venire, ma quando mi tira indietro dal retro delle cosce, ritorno alla realtà e lancio un urlo sorpreso.
Fa scivolare la lingua al posto delle sue dita, con la punta preme la carne sensibile.
«Yok, io... Yok... Yok...»
«Non preoccuparti, concentrati su quello che sto facendo, ora.»
«Ma io non... non riesco a...»
Provo a formulare una frase di senso compiuto, ma è impossibile.
Il piacere mi annebbia la vista, tutti i sensi. Mi ritrovo a dire il suo nome ad alta voce, pregandolo e implorandolo di non fermarsi, aggrappandomi alle sue spalle quando percepisco l'arrivo imminente dell'orgasmo, e d'istinto provo a chiudere le cosce, con la sua testa ancora incastrata all'interno.
Mi stavo dimenticando quanto Yok fosse bravo e premuroso.
Forse, il motivo per cui sono così tanto legato a lui dal primo momento, non è solo perché siamo destinati. Lui mi mette al primo posto, a prescindere da qualsiasi cosa sembro essere la sua priorità, senza però rinnegarsi o annullarsi completamente alla nostra relazione.
«Per favore, Yok... ti prego, per favore.»
Provo a spingerlo via, ansimando più forte.
Si asciuga il rivolo di saliva lungo al mento, annuendo con un sorriso.
«Impaziente.»
Cercando di riprendere fiato, mi abbasso un po' con il bacino verso di lui.
Mi stuzzica ancora un po', per poi guidarmi fino a entrare dentro di me.
Il calore che lo avvolge colora le sue guance pallide, la fronte sudata sfiora il mio viso.
Sorrido un po', prendendo le sue guance con le dita.
«Ehi, io sono qui. Siamo assieme, te lo ricordi?»
Annuisce ancora.
Ci baciamo piano, ad occhi socchiusi prima di sospirare piano l'uno sull'altro.
Yok si adatta perfettamente al mio ritmo, con una mano sul retro della mia coscia mi penetra più a fondo, tenendomi stretto a sé.
Io avvolgo entrambe le braccia sul suo collo, dalle labbra lascio scivolare rassicurazioni seguite da forti gemiti.
I movimenti sono lenti, un po' sciatti all'inizio. È come se ci stessimo fondendo per la prima volta, ma la verità è che dopo così tanto tempo assieme, è un riscoprirsi sempre più innamorati e coinvolti nella dolce sensazione del calore dei nostri corpi.
Percepisco il suo respiro spezzarsi contro alla mia mandibola, le mie cosce quasi cedono ad ogni spinta che va a toccare un preciso punto, che a quanto pare, Yok deve aver imparato a trovare con facilità. Mi lascio cullare dal suono della sua voce, il rumore soffocato dei baci che mi lascia tra le labbra schiuse, la mascella e il lobo dell'orecchio, del tutto inconsapevole che ciò che mi accade intorno stia accadendo, come se fossi in un loop costante in cui i miei sensi sono completamente annichiliti dal forte piacere.
Cerco il suo sguardo, la sua bocca che sfiora la mia seguita da qualche sospiro soffocato.
Sono oltre al limite, di nuovo, ma con lui.
E adesso, che il mondo mi fa meno paura perché posso tenerlo con me per sempre, che cosa succederà? Riusciremo a sopravvivere?
Stretto tra le sue braccia, aggrappato alla sua schiena con le unghie mi libero come se fossi una farfalla.
Yok mi segue, rantolando una parola senza senso con il corpo che si irrigidisce per l'arrivo dell'orgasmo.
Rimane ancorato a me per un po', prima di spostarsi al mio fianco con un braccio al di sotto del mio collo.
Mi strofino con la punta del naso sulle sue labbra, sorridendo.
«Mi dai un attimo di tregua che poi continuiamo?»
Annuisco.
Le sue dita mi accarezzano lentamente i capelli, con dolcezza.
Il suo profumo bagnato misto al sudore mi riempie le narici, ma non è sgradevole. Mi ricorda qualcosa, forse un po'... non lo so, Yok è la persona a cui ero destinato fin dall'inizio, è possibile che la sua natura sia sempre stata dentro di me e non me ne sia mai accorto?
«Ho fame, ti va di mangiare qualcosa?»
Mi sporgo oltre al letto, per avvicinarmi alla borsa con il telefono che ho lasciato dentro al mio arrivo.
Yok rimane in silenzio, stranamente.
Dovrei chiamare White?
Non sono sicuro che accetteranno questa cosa, neanche con le prove che abbiamo riportato.
Le forti braccia di Yok scivolano intorno al mio stomaco, la mano accarezza il retro della mia coscia.
«Mmh, forse è meglio se rimandiamo lo spuntino, che ne dici?»
Alzo un sopracciglio.
«Sei un arrapato del cazzo, Yok.»
«Non è colpa mia.»
Lo spingo con la schiena sul materasso, sorridendo di più.
Salgo sul suo bacino, ma stavolta dandogli le spalle.
«Sei pronto?»
Si lecca le labbra.
«Sono pronto, per te.»
Chapter 25: e non voglio armi
Chapter Text
Mi sento indolenzito, più dell'ultima volta.
Mi ero dimenticato com'è farlo con Yok. Non avevo dimenticato nessuna sensazione, ma tutti i dolori alla fine, si.
Mi dirigo verso al bagno, fermandomi non appena noto la porta socchiusa.
È la stanza della mamma di Yok.
Non ci sono mai entrato, ma vorrei così tanto chiedergli se ha bisogno di parlarne. È come se fosse sempre sul punto di dirmelo, puntualmente trova una scusa per cambiare discorso, cercando di sviare il motivo per cui i suoi occhi diventano tristi alla semplice frase la mia mamma.
Da quando sono rimasto da solo, ho smesso di aver paura. Ho combattuto con la morte di mio zio Dika, poi con l'arrivo dei vampiri che hanno colonizzato questo mondo, non posso aver paura della solitudine dal momento che ci son cresciuti in questi sette anni.
«Mi porti un bicchiere d'acqua e l'aspirina?»
Sbatto le palpebre, con attenzione chiudo la porta della camera.
A piedi scalzi, mi dirigo in cucina per prendere il bicchiere d'acqua e l'aspirina, che lascio sciogliere, attraversando poi il breve tratto fino alla sua camera da letto.
Sorridendo un po', mi siedo al bordo del letto.
Yok mi ha prestato una delle sue magliette del pigiama e un pantaloncino. Mi sta tutto un po' largo, ma non mi importa.
Sta appoggiato con la schiena al muro, senza maglietta.
«Sei stanco?»
Annuisce.
«Mi fanno male i graffi sulla schiena, Aye.»
Ridacchio.
«Non è colpa mia.»
Rotea gli occhi verso l'alto, terminando il bicchiere frizzante in un solo sorso.
«Per le tre e mezza andiamo dalla banda, se vuoi.» Aggiungo rapido, sedendomi sopra suo bacino coperto dalle lenzuola. «Sei pronto a fare questa cosa? Ne sei sicuro? Stiamo rischiando tutto, Yok.»
Fa scivolare le mani sui miei fianchi, annuendo con la nuca.
«Sono i miei fratelli, lo capiranno. Non possono... non... li conosco, Aye. Ti accetteranno, sanno perfettamente che ti amo, tu sei intoccabile.»
«Essere l'imprinting non è una garanzia per tutti, amore.»
Sospira.
Con due dita mi scosta una ciocca dietro l'orecchio.
«Ci dobbiamo provare.»
Mi avvicino al suo viso, prendendolo tra le mani per baciarlo sulle labbra.
Vorrei così tanto confortarlo, cercando di fargli dimenticare che dovremo affrontare tutto questo. So che ha paura quanto me di non essere accettato, soprattutto dopo che ha lasciato la banda per me, ma glielo leggo negli occhi che c'è qualcos'altro che non mi dice.
Mi sta nascondendo qualcosa.
O forse, è solo la sua ansia a divorarlo vivo, ancora una volta.
Quando le labbra di Yok si schiudono piano sulle mie, aprendo gli occhi mi rendo conto che il bacio non è più dolcezza e sicurezza, ma qualcosa di profondo che stiamo bramando assieme.
«Pensi di riuscire a reggere ancora un po'?»
«Sperando che non cada a terra come stamattina, si.»
Sorride.
Gli scosto le lenzuola dal bacino, prendendo ancora il suo viso tra le mani gli lascio un dolce bacio sulle labbra, prima di far scivolare il suo cazzo dentro di me.
Mi stringe forte i fianchi, un po' sorpreso dal mio gesto.
So giocare sporco anche io, ora.
«Tu, fottuto...»
Sorrido d'istinto, ansimando sulle sue labbra.
Detto da solo il ritmo, abbassando il bacino un paio di volte per riempirmi da solo, con movimenti lenti e morbidi.
La sua voce esce roca, dicendo il mio nome.
«Aye, Aye... Aye, si...»
Avvolgo le braccia attorno alle spalle di Yok, sussultando al suono osceno dei nostri corpi che premono, afferrano e si fondono assieme.
Con una mano appoggiata al muro, mi aiuto per cercare di andare un po' più veloce.
Le braccia di Yok si stringono dietro la mia schiena.
Ad occhi socchiusi, riesco a sentire il mio corpo che si lascia completamente andare. C'è un nodulo di tensione che si forma nel mio bassoventre, le labbra di Yok sono premute contro al mio orecchio, mordendomi il lobo, la voce mi si spezza lentamente.
Un lungo sospiro mi sfugge dalle labbra quando Yok, dal basso, mi spinge il cazzo dentro.
«Yok, si... Yok...»
Riesco a sentire il sudore che mi scivola sulla schiena, le dita di Yok stringersi sul mio corpo per toccarmi.
È tutto meravigliosamente perfetto, sono sul punto di riuscire a toccare il cielo con un dito.
Sprofondo, avanzo, mordo le spalle di Yok per lo sforzo ad ogni movimento del mio stesso bacino assieme al suo.
«Non... Yok, ti prego, non ce...»
Gli mordo il collo, sedendomi sui talloni faccio leva per prendere i suoi movimenti più a fondo.
«Riesci a venire un'ultima volta, Aye?»
Stringe i miei fianchi tra le dita, spingendo forte ancora e ancora.
La sua pelle scivola tra le mie dita, le mie unghie afferrano il retro del suo collo.
Prima che possa mettere a fuoco il suo viso con un rapido sguardo, Yok mi spinge di lato per coprirmi con le sue spalle e le coperte, senza darmi modo di realizzare che cosa succede.
Sto per pizzicargli il fianco, lanciandogli un'occhiataccia e spostare l'attenzione sulla porta della camera da letto, su cui Black e Gram stanno fermi ad aspettare.
Schiudo le labbra, cercando di coprirmi maggiormente.
«Yok, vestiti e vieni in cucina.» Sibila Black, con un'occhiataccia, prima di rivolgersi verso di me. «Tu rimani qui. Puoi aspettarlo un altro po', no?»
Gram borbotta qualcosa a Black all'orecchio, ma quest'ultimo con un rapido cenno della mano lo zittisce.
Socchiudono piano la porta, senza guardarsi indietro.
Yok mi fissa, con ancora il fiato corto cerca di darmi dolci carezze sulla schiena.
«Me ne occupo io, rimani qui.»
Si alza, afferra i pantaloni dal pavimento per poi cercare una canotta nell'armadio.
Deglutisco.
Non ho intenzione di rimanere in silenzio.
Adesso, Yok è la persona più importante della mia vita. È la mia anima gemella.
Mi appoggio con i piedi sul pavimento, ma appena provo ad alzarmi è Yok a dovermi sorreggere perché non cada a terra.
«Mmh, forse non sei ancora in grado di mantenere questo ritmo, eh.»
Sospiro, sorridendo un po'.
«Per te, per l'eternità ne sarò in grado.»
Ci rivestiamo rapidamente dopo esserci ripuliti con qualche salvietta, poi assieme e mano nella mano ci avviamo nella cucina.
Black sta seduto al tavolo, in attesa che Gram provi a preparargli un po' di tè.
«Il bollitore è nello scaffale sulla destra.» Borbotta Yok, sorridendo rivolto a Gram. «Che cosa ci fate qui? Abbiamo c-»
«La tua puzza si sente, Yok. Siamo ancora fratelli. Credi seriamente di poterti nascondere? Il nostro legame è indissolubile, anche se hai lui di fianco.»
«Ayan è il mio imprinting.»
Cala il silenzio.
Gram appoggia il bollitore sul ripiano, guarda Black per alcuni secondi.
Riesco a sentire i loro cuori che battono all'unisono, quando i loro sguardi silenziosi si incrociano a quelle parole.
Stringo la mano di Yok, alzando un po' lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
Sono pieni d'amore, di rassicurazioni per me.
Mi ha promesso che avremmo affrontato insieme questa cosa, e in effetti fa un po' meno paura. Mi sento protetto dalla sua aura, completato come un puzzle che ricercava da troppo tempo il pezzo perso.
«Ne sei sicuro? È impossibile che un vampiro sia... il tuo imprinting.»
«Il libro sul ripiano, lì. Leggilo, per favore.» Aggiunge rapido Yok, rivolto verso a Gram. «Siamo anime gemelle, io non posso vivere senza di lui e lui non può vivere senza di me. È qualcosa che non ci aspettavamo, credevamo fosse solo un caso, però... è così, Gram. Lo amo, lo amo quanto tu ami Black da essere in grado di farti uccidere pur di salvarlo.»
Schiude le labbra.
Black sfoglia velocemente il libro, rimanendo ancora in silenzio.
«Il tuo cuore...»
«Batte come il mio, vero?» Accenna un sorriso, guardandomi. «Ayan è come se fosse ancora umano, il suo cuore sembra battere al mio fianco. Non è straordinario?»
«No, è una condanna.» Borbotta Black, lanciando il libro sul tavolo con un sospiro. «Ti rendi conto che ti sta mettendo contro una delle Congreghe più potenti di Bangkok? Non si fermeranno di fronte a nulla, Yok. Vogliono il tuo sangue, la tua morte. Non importa che Ayan sia il tuo imprinting, Ayan appartiene a loro.»
«Non appartengono a loro.»
Black sorride un po', in maniera amara.
Si tira su, appoggiando i palmi sul tavolo.
«Se decidete di convivere qui, non ne uscirete vivi. Vuoi uccidervi, per caso? Per il tuo amore impossibile vuoi che White, Sean, Gram e io...»
Noto gli occhi di Yok spostarsi su Gram, come se fosse in cerca di aiuto.
«Ho lasciato la Congrega, non possono vantare nessun diritto da me. Sanno perfettamente che Yok è il mio compagno, adesso, che sappiamo della legge non potranno toccarci.»
«Non è sicuro, per nessuno.»
«Ne voglio parlare con White e Sean.»
«Ayan, tu non sei un licant-»
«Ma tu ami Gram, giusto? Come ti sentiresti a dover vivere la tua eternità con Gram... senza i tuoi fratelli? Prova a metterti nei nostri panni, Black. Non è colpa nostra se ci siamo innamorati, è la legge dell'imprinting che ci ha scelto. Non ho intenzione di rinunciare un'altra volta a Yok, l'ho fatto per così tante volte in questi mesi, che non ti permetterò di cacciarci via da casa nostra.»
«Stai cercando di trovare una scusa per combattere con me, vampiro?»
Gram afferra Black dal polso, lo tira verso di sé.
Gli sussurra qualcosa all'orecchio, guardandomi.
«Gram è bravo con le parole, Black lo ama... non gli farebbe mai del male.» Mormora Yok, al mio orecchio, dandomi poi un bacio sulla guancia. «Risolveremo assieme questa cosa, fidati di me, amore mio.»
Il mio cuore si scalda ancora una volta.
Mi ha chiamato amore mio.
È da così tanto tempo che non mi sento speciale per qualcuno, dal giorno in cui Akk mi ha baciato un'ultima volta prima di decidere di morire al posto mio.
«Andiamo al garage, ora.» Tuona Black, dopo un po'. «E se la banda non approva, voi siete fuori.»
Chapter 26: il cielo è solo un tetto bucato
Chapter Text
Sean e White leggono ad alta voce, ci lanciano una breve occhiata, per poi fissare le parole d'inchiostro che raccontano la verità, la realtà dei fatti a cui io stesso non ho creduto fino a che non ho capito.
Black sta litigando con Gram nella vecchia camera di Yok, ad alta voce continua a ripetere che è una pessima idea accogliermi.
Non posso dargli torto, sono pur sempre un vampiro, in qualsiasi modo sia legato a Yok, non sarò mai un vero licantropo.
«C'è del sangue di licantropo dentro di te, per questo sei la sua anima gemella.»
Annuisco per confermare le parole di Sean, che seduto su uno sgabello, fa scivolare White contro di sé.
«Lo sospettavamo da un po', sai? Anche se il tuo odore è come quello di un vampiro, riesco a sentire una strana energia dentro di te, come se dovesse risvegliarsi. Forse, saresti in grado di trasformarti, però...»
Prendo la mano di Yok sotto al tavolo, abbassando un po' lo sguardo.
«Voglio solo stare con Yok, non voglio essere parte del vostro branco. Non voglio spezzare nessuna legge o delle promesse, per quanto io possa essere solo suo, non appartengo del tutto al vostro... mondo.»
«Vuole la nostra benedizione?» Sussurra Sean, ancora rivolto verso White che lo scosta da sé con un sorriso, prima di ritornare a fissarci, lanciando uno sguardo al di sotto del tavolo. «Per me, non ci sono problemi. Yok ti ama, vuole trascorrere la sua eternità con te, non posso negargli di ignorare la sua natura, non poterti vedere... sarebbe un grosso problema, forse sarebbe anche in grado di ucciderlo per il dolore.»
«Hia non aveva segreti solo con te, Yok.» Aggiunge White, che attira la sua attenzione, sorridendo un po'. «Quando avevo la febbre mi portava sempre alla libreria della città a leggermi qualcosa, per aiutarmi. È da lì che ho appreso queste informazioni, da...» Tira fuori dalla borsa due tomi usurati, indicando il titolo La storia dei Mondi con un dito. «I miei libri da "bambini" come diceva qualcuno – e qui lancia un'occhiata a Sean che sorride un po' – non erano così tanto... come dire, sciocchi? Dicevano la verità, per un po' ho pensato anche di aver vagato tanto con la fantasia da credere ai racconti, ma poi Ayan è arrivato e le cose sono cambiate drasticamente.»
Yok avvicina il libro a sé, lo sfoglia lentamente.
Mi appoggio con la guancia alla sua spalla, sorridendo non appena noto il suo tono e anche i suoi occhi addolcirsi, come se fosse sorpreso dal mio modo di appiccicarmi a lui con una scusa.
Dal momento che ho il diritto e mi piace poter sentire il suo calore, non esito più.
Ho lasciato Yok sfuggire dalle mie dita per troppo tempo, adesso non sprecherò nessuna occasione.
«C'è... un nostro vecchio amico, Tan, che vive a Lampang con il suo ragazzo. Loro hanno abbandonato il branco e...» Azzarda Sean, che guarda White come per avere conferma, prima di proseguire con voce più alta. «Piccioncini, se ci ascoltate, forse troviamo una soluzione.»
Noto Black uscire infuriato dalla porta della camera, scacciando via Gram in mal modo.
Tiro su la schiena, ma rimango appoggiato al braccio di Yok.
«Forse, lui vi può aiutare. Li chiamerò stasera, in modo tale che possiate partire entro questo fine settimana. Credo che sia più sicuro se... non state qui. Non sappiamo che cosa vuole fare la Congrega con Ayan, per evitare qualsiasi di ripercussione da entrambi le parti, è meglio se state lontano da Bangkok per un po'. Poi... quando avremo una soluzione definitiva, cercheremo un altro posto dove vivere assieme.»
Schiudo le labbra.
«Lui è ancora legato a Top.»
Deglutisco.
«No, non sono più legato a Top.» Aggiungo rapido, rivolto verso Black che mi guarda in maniera truce, come se fosse sul punto di trasformarsi, pronto a divorarmi in un solo boccone. «Sono riuscito a staccare il mio attaccamento dalla Congrega, dal giorno in cui ho deciso di stare con Yok. Non mi rimane nulla, se non Yok... e me stesso. Non ho intenzione di tornare lì, ma soprattutto non sento la necessità di doverlo fare.»
«Prima era come un bisogno, giusto?»
Annuisco, guardando Yok sorridermi un po', accarezzandomi la testa.
Mi rivolgo verso tutti, sospirando piano.
«Mi rendo conto che sono un vampiro e non andrà mai bene per nessuno di voi, la mia natura è uccidervi o ferirvi per sopravvivere, ma adesso le cose... sono diverse. Ho lasciato la Congrega, sto con Yok, amo Yok e... se solo potessi avere...»
«Una possibilità.» Conclude Gram, che cerca di rassicurarmi con la sua voce calma e neutra, guardandomi negli occhi. «Io sono disposto a darti una possibilità, credo che Yok ti abbia già dato tanto dal momento che siete... quello che siete, insomma. Sei la sua anima gemella, sarai parte della sua eternità e non possiamo impedirtelo, il problema... rimane la tua Congrega, che non credo che sia ancora convinta, purtroppo, perché ti sta cercando da settimane.»
Spalanco gli occhi.
Yok si sporge verso Gram, che si siede al tavolo, sospirando.
«Che cosa hai saputo?»
«Nueng mi ha detto che Palm è stato fermato al confine prima di andare a caccia, volevano arruolarlo per catturare il figlio di Top. Immagino che parlassero di Ayan, perché nessun altro lo chiama... in questo modo.»
Annuisco.
«Si, io sono un po' il figlio prediletto. Non ho ancora mai seriamente capito perché, però...»
Black si siede di fianco a Gram, sbuffando.
Mi guarda.
«Perché è lui la persona che ti ha trasformato, coglione. Non te ne sei ancora reso conto?»
Alzo un sopracciglio.
«Non è c-»
«Ne sono sicuro, al centodieci per cento. È lui che ti ha trasformato, è lui che ti ha sempre voluto. Nessun vampiro è legato ad un altro in questa maniera, sul serio. Eri come il suo cagnolino, ma adesso che hai spezzato la magia ti è più facile vedere che cosa fa, il modo in cui sta cercando di uccidere il nostro mondo per il tuo.»
Yok ringhia, lanciando un'occhiataccia a Black.
«Chiudiamo il discorso, adesso. Non voglio che lo sp-»
«Ma è la verità, non c'è modo di nasconderlo, Yok.» Black sospira, si appoggia con le braccia al tavolo. «I vampiri si legano solo se... dentro di sè hanno lo stesso sangue.»
Deglutisco.
E se fosse come dice Black, io...
«Ma tu non sei come Top, sei buono, Aye.»
Accenno un sorriso grato a White, che mi prende la mano sul tavolo, per darmi un po' di conforto dopo le sue stesse parole.
Devo ammettere che White è l'unico con cui mi sono trovato così a mio agio.
Non giudica, non disprezza come fa Black, non mi ha mai trattato come un estraneo. Forse, in un'altra vita, lui è mio fratello.
In un mondo in cui non esistono i vampiri, Yok si è innamorato di me, tra i corridoi dell'Università, lanciandomi brevi sguardi durante la lezione di Arte, prendendomi da parte con una scusa per baciarmi nei bagni.
Sono stato abituato a nascondermi con Akk per mesi, perché volevo che si sentisse a suo agio con me. Ci siamo legati, ci siamo stretti, baciati e mangiati a vicenda, ma il suo amore non era soffocante, mi riempiva il cuore ogni volta che ricordavo di zio Dika, mentre adesso...
Il mio cuore non batte più, se non per Yok che sta al mio fianco.
Qualche ora più tardi, Yok e io stiamo sul tetto del garage.
Guardiamo le stelle in silenzio, da un po'.
Abbiamo cenato con gli altri, ma alla fine ci siamo rifugiati qui per avere un po' di privacy.
Mi appoggio al braccio disteso di Yok, sospirando piano.
«Sei preoccupato?»
«No, non proprio. Sono contento di essere stato accolto, però... devi ammettere che Black fa paura.»
Ridiamo assieme.
Yok annuisce, con una mano mi accarezza la nuca.
Mi bacia la fronte, sorridendo.
«Black è uno stronzo, ma ama tanto Gram. Non è una persona cattiva, non sa esprimere i suoi sentimenti.»
«Si, ho notato... anche questo.»
Mi stringo addosso a lui, facendo scorrere un braccio sul suo stomaco.
«Risolveremo questa cosa, Aye.»
«Lo so.»
Fin quando tu sei con me, Yok...
Mi sentirò sempre al sicuro tra le tue braccia.
Chapter 27: come se conoscessi i miei mostri
Chapter Text
Lampang è una città semideserta.
Sembra che la vita non sia mai stata uccisa dai vampiri.
Ci sono esseri umani e licantropi che convivono, caccia all'aperto durante la fine del mese nei boschi, scuole e mercati che ravvivano le strade.
Lampang è sopravvissuta, si è alleata con i due branchi di licantropi che ha preso il possesso della città.
Gli esseri umani non sono in pericolo, in nessun modo.
Il ragazzo dal sorriso dolce si avvicina a Yok, l'abbraccia con slancio dicendogli qualcosa all'orecchio dopo avermi lanciato un'occhiata.
Si chiama Tan.
Ci conduce lungo la strada vuota del mercato centrale che sta chiudendo, per farci vedere la vita più breve per raggiungere il piccolo hotel sulla spiaggia in cui alloggeremo.
«Gli esseri umani si sono alleati con noi, sono i nostri migliori fan. Cacciamo assieme selvaggina, in cambio ci offrono la possibilità di lasciare liberi i bambini del branco socializzare con i loro, probabilmente si fonderanno le nostre stesse razze, saranno dei veri e propri ibridi.» Fa scivolare un braccio sulle spalle di Yok, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. «Fang sta per tornare da scuola, magari, se vi va...»
Yok mi guarda appena, cercando di rassicurarmi prende la mia mano nella sua lungo la passeggiata.
«Posso stare io, con lui, se non è un problema.»
Mi rendo conto che Tan e Yok hanno qualcosa di urgente di cui discutere, ed è probabile che riguardi proprio la nostra situazione. Non voglio alcun tipo di problema, non mi opporrò come il fidanzato pressante che vuole stare appiccicato al suo licantropo speciale, cercherò di aspettare pazientemente di sapere anche io ciò che dovrei sapere.
Gli occhi color nocciola scuro mi fissano per alcuni secondi, per poi sciogliersi davanti in un dolce sorriso.
Mi afferra le spalle con entrambi le mani, avvicinandosi al mio orecchio.
«Sono sicuro che andrai d'accordo con il mio tesoro!»
Continuiamo a passeggiare per quasi un'ora, provando qualche specialità locale dei baracchini. Ci fermiamo per pranzare in una bancarella di pesce fresco, che cucina alla piastra pasti deliziosi, sempre con il ronzio della voce chiacchierona di Tan che ci racconta tutto.
A quanto pare, con l'arrivo dei vampiri non è stato facile ristabilire l'ordine. La città è stata chiusa dall'alta barriera di protezione all'ingresso, in precedenza costruita dai licantropi poco prima della battaglia del potere.
I pochi esseri umani sopravvissuti hanno trovato un accordo, dando ai licantropi la possibilità di convivere. Non c'è astio, solo un gran senso di malinconia per tutte le morti non previsti nello scontro con alcuni vampiri che vivevano nelle foreste, ad oggi estinti e uccisi del tutto dal branco di Tan.
Nonostante sembra che la città sia ritornata indietro nel tempo, per la ruralità e il silenzioso rumore dei bambini che ci giocano lungo le strade nel tardo pomeriggio, mi scalda il cuore questo senso di casa che ricordo di aver provato solo con mia madre e mio zio, prima di diventare chi sono.
Ho perso tutto, non solo Akk. Se solo fossi venuto qui, forse, io, noi...
«Amore, stai bene?»
Alzo lo sguardo, non appena la mano di Yok mi tocca il palmo tremante in cui tengo il cucchiaino del dessert.
«Si, scusami... stavo pensando a una cosa.»
«Staremo bene, siamo al sicuro. Non succederà nulla, amore mio.»
Sorrido un po', annuendo rivolto verso a Yok che mi sorride di rimando.
Finiamo il dolce al mango che ci ha portato Tan da una bancarella di frutta, per poi dirigerci verso all'hotel sulla spiaggia.
Mi levo le scarpe da tennis all'ingresso della passarella, stringo i lacci intorno al manico della borsa per farle pendere da quest'ultima, toccando la sabbia con i piedi nudi.
L'ultima volta che sono stato in spiaggia, io e Akk ci tenevamo per mano in silenzio. Era bello stare lì, nascosti dal mondo a guardarci negli occhi.
È stata anche una delle sere migliori della mia vita, perché siamo finiti nella sua stanza del dormitorio a fare l'amore per ore, prima di risvegliarci al mattino dopo, doloranti e un po' imbarazzati, per esserci lasciati trasportare dalla situazione. Anche se era un semplice fine settimana, con Akk era tutto così speciale.
«Tesoro mio, eccoti qui!»
Tan prende tra le mani il viso del fidanzato, Fang, baciandogli le guance più volte.
Riesco a vedere il rossore sulle sue guance, quando stringe il maglioncino viola tra le dita per appoggiarlo sul bancone.
Mi avvicino a Yok, sussurrando pianissimo.
«E si lamentavano di noi che facevamo i piccioncini?»
«E di Sean e White.» Aggiunge Yok, con una piccola risata, facendo scorrere un braccio dietro le mie spalle. «A quanto pare, io e te non siamo poi così appiccicosi con questi due scarafaggetti felici.»
Rido.
Fang si schiarisce la gola, ci guarda un po'.
I suoi grandi occhi da cerbiatto ci scrutano prima di avvicinarsi, per stringerci le mani.
Ci consegna le chiavi della stanza, indicandoci anche i numeri di emergenza in caso di necessità.
La nostra stanza darà direttamente sull'oceano, è al primo piano, vicino il retro dell'ingresso della spiaggia.
Mi chiedo se non sia così tanto casuale la scelta della camera da letto, ma poi scaccio la sola idea.
Tan tira Yok per il braccio, convincendolo a seguirlo verso l'acqua fresca per un breve bagno, io mi siedo sullo sgabello di fronte al bancone, dietro a cui Fang sta pulendo qualche bicchiere di vetro per l'imminente serata.
«Stasera ci sarà una festa, immagino che ci sarete.»
«C'è qualche regola particolare a cui dobbiamo attenerci?»
Scuote la testa.
«Ci saranno alcuni umani, ma niente di grave. Sappiamo perfettamente come comportarci, penso che anche tu lo sappia.»
Annuisco.
Si inumidisce le labbra, posa il bicchiere vuoto davanti a me.
Dopo aver stappato una bottiglia, ce ne versa dentro un po'.
«Mango fresco con un pizzico di papaya, è uno dei nostri migliori prodotti.»
Allungo la mano per prenderlo, prima di urtare il bicchiere e versarlo contro la sua camicia.
«Merda! Scusami, non volevo, io, davvero...»
Fang afferra uno straccio per asciugarsi rapidamente la mano umida, sorridendo un po'.
Schiudo le labbra.
«Io, cioè, non...»
Nota il mio sguardo fisso sulle squame rosate comparse sulle dita palmate, si schiarisce la voce con un sospiro.
«Non ti avevano detto che sono una sirena, immagino.»
«No, sinceramente... ci hanno mandato qui in fretta, non volevano rimanessi in città. Pensavo che...»
Le labbra sottili si piegano in un enorme sorriso, schiudendosi in una piccola risata.
Mi riempie il bicchiere un'altra volta, facendo attenzione a darmelo direttamente in mano, solo dopo essersi seduto al mio fianco per starmi di fronte.
Bevo un po', con lo sguardo fisso nel suo.
«Cavolo, il mango qui è davvero... buono, ecco.»
«Si, è fresco. Le piantagioni qui sono eccezionali, la frutta è anche così fresca per la brezza del mare, poi gli esseri umani utilizzano delle tecniche ancora valide per mantenerne il gusto dolcissimo.»
«Tu...»
«Io lavoro a scuola, sono un maestro.»
«Bè, si, dovevo un po' immaginarlo. Tan ci ha accennato che stavi tornando da scuola, dovevo...» Bevo ancora un po', mi appoggio con la schiena al bancone, per guardare sul fondo della spiaggia Tan e Yok schizzarsi l'acqua l'uno contro l'altro, tra le risate dei bambini incuriositi intorno. «Come vi siete conosciuti? Insomma, tu sei una sirena, sapevo che esistessero, però... non pensavo...»
«Possiamo rimanere fuori dall'acqua, siamo per metà umani. Ci è concesso tutto, un po' come ai licantropi.»
«Ma tu sei il suo imprinting.»
«Sono il suo imprinting, lui è la persona che amo, e si, come lo è per te... Yok... per me, Tan è la mia anima gemella. Non sono ancora sicuro che fosse scritto nelle sacre scritture, ma se è capitato anche a voi, c'è qualcosa che sta cambiando le regole del mondo. Non siamo da soli, ne sono quasi certo.»
«Pensi che comincerà ad essere un problema per le Congreghe?»
«I vampiri sono spietati, sono letali. Sono nati per uccidere, non accettano nessuna forma d'amore che non sia il sacrificio e la devozione, credo che tu sappia perfettamente di che cosa parlo.»
«Si, l'amore... non ha confini, è come un guadagno che devi sudarti.»
«Lo immaginavo. I vampiri sono così... prevedibili, senza offesa, eh.»
Sorrido un po'.
Dopo cena, io e Yok ci rifugiamo in camera da letto per stare un po' da soli.
Tan e Fang abitano qui vicino, la receptionist al piano di sotto è controllata dal licantropo che fa la sicurezza notturna.
Non ci sono pericoli intorno a noi, solo il rumore delle onde del mare fuori dalla finestra semiaperta, che lentamente sbatte contro l'interno, quando Yok si sdraia al mio fianco dopo averla aperta, per abbracciarmi tra le lenzuola profumate.
Mi appoggio di lato, guardandolo in viso.
Mi accarezza piano alla guancia, tracciando una scia lungo la mascella con il pollice.
«Sei stanco?»
«Si, un po'. Sono solo... sopraffatto da questa situazione, mi sembra un circolo vizioso da cui non possiamo uscire.»
«Ne usciremo.»
«Lo so, lo faremo assieme.»
Mi bacia piano la fronte, annuendo.
«Domani dobbiamo aiutare Tan e Fang a preparare la spiaggia per la festa...»
Alzo un sopracciglio.
Mi avvicino alle sue labbra, baciandogli l'angolo.
Capisco che Yok ha ben altri piani per stanotte, anche se domani dovremo provare ad alzarci prima di mezzogiorno, in modo tale da non risultare dei cafoni che ne approfittano dell'accoglienza.
Siamo qui per capire un po' di più di noi, non possiamo fare la coppietta felice come l'ultima volta che siamo ritornati a Bangkok.
Le sue labbra incontrano le mie a metà strada, con una mano al lato della mia schiena si sporge per baciarmi più profondamente. Dice il mio nome sottovoce, facendo scivolare una mano sul mio fianco, stringendola con attenzione.
Ansimo, inarcandomi verso di lui.
Ci vuole ben poco prima che i pigiami di entrambi cadano a terra.
Mi preme con una mano sulla schiena, la mia faccia preme sul materasso quando la sua lingua mi accarezza lentamente.
«Merda... Yok, si, cazzo, si...»
Mi succhia, morde e lecca, con due dita mi apre per cercare di snodare i miei stessi muscoli tesi.
Gemo piano, aprendo leggermente le cosce davanti al suo viso.
Mi morde l'interno della coscia, risale dal basso verso l'alto per inumidire la mia entrata.
Afferro le lenzuola con le dita, grugnendo il suo nome.
«Yok, per favore, io... Yok, Yok, Yok, Yok... cazzo, Yok...»
Mi aiuta a farmi sedere al contrario sul suo bacino, con i piedi sul materasso per fare leva quando mi abbasso per rimbalzare sul suo cazzo, che faccio entrare facilmente dentro di me, appoggiando una mano sul muro di fronte al letto.
Mi stringe i fianchi con le dita, dandomi un leggero input per muovermi più veloce.
«Dai, tesoro, ci sei quasi.»
«Così profondo, così... Yok, si, per favore...»
«Vuoi essere scopato per il resto della tua eternità in questo modo, da me?»
«Merda, si, voglio solo questo, solo te, ti prego... cazzo, ti supplico, Yok, ancora, io... Yok...»
Nasconde il viso contro al mio collo, succhiando e leccando e mordendo la pelle bagnata, appoggiando poi una mano sopra la mia ancora sul muro.
Non ricordo esattamente come sono finito sdraiato a letto, sudato, tra le braccia di Yok che mi cullava in silenzio, prima di cominciare a cantare una ninna nanna sconosciuta nella penombra della lucina della lampada sul comodino.
Ma sono quasi sicuro che domani sarò più che dolorante.
Chapter 28: ancora ci penso
Chapter Text
Fang sta allestendo le luci all'ingresso della passerella quando condivido rapidamente la colazione assieme a Yok prima di dividerci per il resto della mattinata.
Mi siedo su una sedia col cuscino che Yok si premura di prepararmi, mangiando un po' di yogurt bianco con della frutta fresca, lanciando qualche occhiata a Fang che istruisce un ragazzo poco più basso, con addosso la divisa da bagnino, per qualcosa in spiaggia.
Yok mi appoggia un braccio dietro le spalle, cercando di richiamare la mia attenzione.
«Ti fa tanto male?»
Scrollo le spalle, sorridendo rivolto verso di lui.
«Mi passerà, devo solo prendere qualche antidolorifico. Tan ti aspetta al bar per andare a fare la spesa, non rimanere qui a lungo, so badare a me stesso.»
Mi bacia la testa, annuendo.
«Ritorno più tardi, amore, d'accordo?»
Lo lascio correre verso l'ingresso della spiaggia per raggiungere Tan, rimanendo a finire la mia colazione assieme ad altri turisti.
Vorrei fare così tante domande a Fang, ma... non sono sicuro che voglia rispondere. Però, in fin dei conti siamo qui per cercare di capire che cosa ci è successo, se non siamo un caso isolato. Che senso ha non cercare risposte chiare?
Bevo il succo al mango che mi lascia una cameriera del buffet, poi a piedi scalzi raggiungo il bordo della spiaggia per avvicinarmi a Fang.
«Sei un po' dolorante, hai preso qualcosa per oggi? Abbiamo taaaanto lavoro da fare prima dell'inizio della festa.»
Annuisco, cercando di sorridere.
Fang mi conduce verso l'aria principale in cui ci sarà la festa, che dà sulla spiaggia, vicino la piscina privata col giardino che sarà a disposizione degli ospiti.
Prepariamo una lunga scia di luci al neon e di palline colorate che pendono dalle inferriate del tetto, in silenzio, per quasi due ore.
Quando ritorna lo stesso bagnino di poco fa, Fang lo costringe ad aiutarci per spostare i tavoli rotondi in un angolo, in modo tale da non intralciare il passaggio.
«Kang, appena finisci di spostare i tavoli, puoi andare a comprare un po' di cocco fresco dal baracchino in città?»
Il ragazzo si sfila il cappello dalla testa, scuotendo i capelli scuri con un sospiro.
Le sue guance sono piene, come quelle di un bambino. Le labbra rosate sono un po' screpolate, le dita afferrano il tavolo ai bordi per sfilarmelo dalle mani, posandolo nell'ultimo lato libero della sala all'aperto.
I capelli su un lato, color cioccolato...
Mi ricorda così tanto Akk.
Rivolge il suo sguardo verso di me, prima di spostare l'attenzione su Fang.
«Quando finisce il turno di Moo, andiamo assieme a prenderlo.»
Fang annuisce, per poi ritornare a inserire le luci colorate all'altezza del muro vicino ai tavoli.
Poso i vasi di piantine fresche su ogni tavolino, con un posacenere di vetro.
Kang e Fang parlano per un po', senza darmi alcuna attenzione.
E io ho il tempo necessario per riflettere, cercando di capire come tirare fuori l'argomento con Fang quando Kang se ne andrà.
Si arrabbierà con me?
White li ha avvertiti il giorno prima del nostro arrivo, spiegandogli la situazione. Ero convinto che fossero due licantropi, ma...
Guardo Kang che si sporge sul pavimento di marmo, per afferrare i fili delle luci rimanenti che sono cadute.
Deglutisco.
Mezz'ora dopo, con l'arrivo di Moo, un piccoletto tutto energia e parlantina, io e Fang rimaniamo da soli a preparare ogni sorta di kit di pronto soccorso lungo alle diverse zone accessibili in cui gli ospiti potranno intrattenersi durante la festa.
Installiamo qualche gioco da tavolo, la passerella la ripuliamo con una rapida scopata sulle piastrelle di legno.
Stando dietro al bancone, che la ragazza che ci lavora la sera ci ha lasciato, rapidamente infiliamo le scorte che abbiamo, in attesa dell'arrivo di Tan e Yok per rifornirci del tutto.
Ci sdraiamo in spiaggia, su due sdraio sotto gli ombrelloni aperti.
Ci sono dei bambini che giocano lungo la riva, mamme che li richiamano per l'arrivo del papà.
E ci siamo noi, che rimaniamo in silenzio per quasi un'ora, come se ci fosse qualcosa da dire, ma che non possiamo ancora rivelare l'un l'altro.
Vorrei provare a leggere la sua mente, però è come se... fosse impenetrabile.
Me lo ha insegnato Top, ma non è ancora il mio punto di forza. Posso riuscire a superare i limiti di scudo solo se sono in ottime forze o riesco a trovare la giusta concentrazione. Ma attualmente non credo di avere nessuna delle due, soprattutto per quello che sta succedendo.
«Quando Tan è venuto qui con il suo branco, io avevo già fatto un accordo con gli esseri umani.»
«Ma voi n-»
«Ci siamo innamorati, prima ancora di rendercene conto eravamo sulle rive del mare a scambiarci le promesse che solo le sirene...»
«Una cosa vostra, giusto?»
Annuisce.
«Scambiarsi le promesse in riva al mare è qualcosa di importante, lo fai solo con la persona con cui ha deciso di voler trascorrere la tua vita. Quando mio padre ha scoperto che stavo per sposarmi con un licantropo, non era affatto d'accordo, ma dopo... qualcosa è cambiato, mi ha fatto capire che non poteva dividerci, per nessuna ragione al mondo. Diceva che per il nostro bene, dovevamo rimanere ancorati l'uno all'altro, e non so ancora dirti se perché riteneva che fosse un problema per il resto della nostra città sottomarina o... un semplice capriccio, in fin dei conti la purità del suo unico figlio era già stato sporcata.» Sospira piano, si siede di fronte a me sulla sdraio. «Non siamo le prime specie esistenti che si sono ritrovate, tu e Yok ne siete la prova, ma Ayan, io credo che ci sia sotto qualcosa che non sappiamo.»
«Come posso scoprirlo?»
Mi siedo anche io, rivolto verso di lui.
Scrolla le spalle con uno sbuffo.
«I vampiri hanno primeggiato quando il Mondo è finito, penso che siano loro la chiave. Com'è possibile che riescano a comandare sul resto degli esseri sovrannaturali e non sappiano nulla delle anime gemelle? Ci deve essere un motivo per cui mio padre ha deciso di tacere prima di morire, e anche un motivo per cui tu sei stato risparmiato da tuo padre.»
«Tuo padre... è morto?»
«Si, è morto non appena si è trasformato sulla terraferma. Si è sbriciolato nella sabbia, come se...»
«I vampiri avessero deciso che doveva morire.»
Sospira ancora, annuendo.
«Sono quasi sicuro che dietro alla morte di mio padre ci siano dei segreti, qualcosa che io e te dobbiamo scoprire al più presto. Probabilmente, non si tratta solo della nostra anima gemella, solo...»
«Dovrei ritornare da Top per scoprirlo.»
«Se solo potessi aiutarti, io, veramente...»
«Non potete rischiare la vita per noi, te lo proibisco, Fang. Ci avete già accolto come se fossimo parte del branco, non te lo permetterò.»
Accenna un lieve sorriso, sospirando piano.
«Lo so, lo so... ma sono stanco di non avere risposte, capisci? Io e Tan viviamo qui, siamo al sicuro, ma io... non torno tra le rive del mare da anni, non ho il coraggio di trasformarmi per paura che tutto si sbricioli tra le mani di Tan.»
«Credi che ci fosse una trappola per tuo padre? Qualcosa, tipo... un veleno?»
«Sono quasi sicuro che le acque siano incontaminate, adesso. Tan si è informato con il resto dei miei amici che ancora vivono nelle profondità, non ci sono problemi, né siccità, insomma... Top sta cercando di ucciderci lentamente.»
«Vuole che il mondo sia suo.» Confermo piano, con un sospiro afflitto. «Fang, io... ci proverò, d'accordo? Cercherò le risposte, in ogni modo ti riporterò tutto.»
«C'è qualcosa che mi ha sempre confermato che ci fosse dietro Top.»
Lo guardo.
«Mio padre aveva del sangue di vampiro tra le vene, i suoi resti mi... mi hanno bruciato le mani quando ho provato a raccogliere la sabbia, come se fosse veleno.»
«Il veleno dei vampiri... brucia, tranne la sua stessa specie.»
«Ma Yok è vivo.»
«Yok è il mio imprinting, ci siamo scambiati il sangue quando ho deciso di diventare ufficialmente un traditore della mia stessa specie. È diverso, Fang.»
Sospiriamo assieme, guardandoci l'un l'altro per alcuni secondi.
Se Top sta riuscendo ad uccidere le altre specie, significa che c'è una sorta di minaccia che si sta evolvendo intorno a lui?
«Ci sono altre anime gemelle che si sono incontrate, come il lupo mannaro delle nevi e la fata di ghiaccio, a Chiang Mai.»
«Chi... sono?»
«Ne parlano spesso in città, anche se non credo che nessuno li abbia mai visti. Dicono che sono irrintracciabili, vivono nelle profondità dei ghiacciai della Thailandia.»
«Non credi che sia una leggenda?»
Sorride un po', scuotendo piano la testa.
«Prima che arrivassi qui, c'era già voce di te e di Yok. Io mi fido della mia gente, Aye. Se c'è qualcosa che non sa fare, è quella di mentire. Ci sono così tanti segreti che ancora dobbiamo scoprire, che non mi stupirei nello scoprire, che anche questa storia, è vera.»
«E se li cercassi?»
Si tira su, scrollando le spalle.
«Non sono sicuro che li troveresti, sono invisibili.»
«Come... si chiamano?»
«Mhok e Day. Non so nient'altro.»
Allunga la mano verso di me.
«Andiamo a mangiare qualcosa prima di cena, dai. Tra poco torneranno Tan e Yok.»
E se non scoprissi mai la verità?
Che cosa ne sarà di me e di Yok?
Guardo la sua mano, l'afferro piano prima di tirarmi su dalla sdraio.
Dovrei vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo su questa terra, vero?
Chapter 29: il tuo amore è la mia arma
Chapter Text
A piedi nudi attraverso la spiaggia, mi guardo intorno.
I bambini corrono lungo il bagnasciuga, di fronte ai genitori seduti sulle sdraio ad osservarli o intorno a un tavolo che dà sulle rive, in modo tale da controllarli.
Le lanterne colorate illuminano ogni angolo, c'è gente che esce dalla piscina esterna per buttarsi tra le folla che balla.
Fang mi ha detto che è una festa per un imminente matrimonio tra due giovani licantropi.
Sorrido un po', mi fermo sulla passerella con un sospiro.
Mi sembra che si chiamino Kim e Porschè? Non ricordo esattamente, ma insomma, dei nomi che mi suonano familiari.
Yok è sparito con Tan da qualche parte, io sto vagando come... cerco Fang, ma l'unica cosa che riesco a trovare è una massa di gente da cui districarmi lungo al cammino, tenendo tra le mani il bicchiere d'alcool mischiato al bar dal barman.
Mi appoggio a una colonna, bevo un piccolo sorso.
Sono ancora un po' scosso dalla conversazione con Fang, non riesce a darmi tregua questa incertezza che non avrà mai una risposta. Sono venuto qui per trovare un punto d'arrivo, ma ogni singola volta che mi avvicino dallo snodare questa corda, spuntano fili aguzzi per fermarmi.
Forse, è vero quello che ha detto Top.
Siamo diversi, io sono sempre stato diverso.
Non posso trovare nessuna certezza nel mio "caso" con Yok. Ma sto facendo la cosa giusta? O sto portando Yok sul baratro?
L'idea che possa morire per colpa mia...
Mi dirigo verso al buffet, prendo un piatto per raccogliere qualche snack.
Seduto in un angolo della spiaggia, su degli scalini, comincio a sgranocchiare dei biscotti morbidi al cioccolato.
Sono deliziosi, e io non amo il cioccolato, il vero goloso è Yok che quando White cucina qualche dolce al forno in garage, non si fa tanti scrupoli a rubare una o due fette di nascosto.
Sorrido un po', con le dita spezzo il grosso biscotto marrone.
«Sono riuscito a trovarti, finalmente.
Yok si siede sul gradino più in basso, stringendo le braccia intorno alle mie gambe.
Pat, pat, pat.
Gli faccio sulla testa, avvicinando il boccone alle sue labbra che apprezza e mangia con gusto.
«Dov'eri finito?»
«Tan mi ha presentato i novelli sposi, poi voleva giocassi a beer pong, insomma... il solito. Pensavo che fossi con Fang, ma ho visto che era in spiaggia a parlare con alcune famiglie.»
Annuisco.
Mangiando anche io, la mia parte di biscotto.
«Non volevo disturbare nessuno, son venuto qui.»
Si alza un po', appoggiando una mano dietro al mio collo mi tira giù per darmi un bacio sulla fronte.
Mangiamo altri biscotti al cioccolato l'uno dalle mani dell'altro, per poi ritrovarci a ridere dopo mezzora.
Yok si stringe addosso a me, cominciando a baciarmi piano le guance arrossate dall'alcool. Mi avvicino a lui, schiudendo le labbra quando percepisco la sua bocca afferrarmi il lobo dell'orecchio.
Sento il fuoco divampare dentro di me, adesso.
«Vuoi andare su in camera? Non ci sentirà nessuno, sono tutti troppo impegnati a fare festa.»
Sorrido, scuotendo la testa.
«Rimaniamo ancora un po', voglio stare qui con te.»
Mi fa sedere sul suo bacino, stringendo un braccio dietro al mio collo
Mi appoggio con una mano alla ringhiera delle scale, schiudendo le labbra quando incontro le sue labbra a metà strada. Con le gambe ai lati del suo corpo, faccio un po' di pressione per strapparci qualche dolce gemito, prima di far scivolare la mia stessa bocca sul suo collo.
Bacio ogni centimetro scoperto, scendendo sul tatuaggio con gli uccelli sul braccio.
«Aye...»
Infilo una mano sotto la sua canotta, con le dita sfioro il suo capezzolo.
«Non vuoi che ti bacio i tatuaggi?»
Mi guarda per alcuni secondi, con i suoi grandi occhi marroni.
Sorride un po', avvicinando la punta del naso alla mia.
Stringo le ciocche scure sul retro della sua nuca, sorridendo nel bacio quando mi morde il labbro inferiore.
«Non farmi male, Yok.»
«Non ti farei mai del male, amore io.»
Dopo quasi dieci minuti di baci e carezze un po' spinte, prendo per mano Yok per trascinarlo nella nostra camera.
Fa per accendere la luce, ma scaccio la sua mano.
«Non ho bisogno di vederti, sei qui di fronte a me.»
Lo spingo sul letto con la schiena, salendo addosso a lui con una risata.
Riusciamo a levarci rapidamente ogni singolo strato, appena strattono verso al basso ai suoi boxer ho l'acquolina in bocca.
Anche se sono abituato, vedere Yok in questo stato solo per me è paradisiaco.
Gli bacio il tatuaggio all'altezza delle costole, sorridendo dal basso.
Madre.
In mandarino.
Con le dita traccio il contorto della parola tratteggiata dall'inchiostro, le mani di Yok si appoggiano ai miei fianchi.
«Possiamo cercarla, se hai... ancora speranze, Yok.»
Scrolla le spalle.
«Sarebbe come cercare un ago nel pagliaio...»
Mi chino verso al suo viso, per baciargli le labbra.
«Possiamo essere una famiglia, io e te, solo se lo vuoi.»
Annuisce.
«Mi prendo cura di te, adesso. D'accordo, amore?»
Annuisce ancora, sorridendo di più.
Mi inginocchio davanti alle sue cosce, avvicinandole al mio viso.
La peluria scura mi solletica un po' le guance quando scivolo con le labbra sulla sua apertura, leccando piano la pelle sensibile.
Yok stringe la presa sul retro della mia nuca, ansimando forte.
Lecco, mordo e succhio lentamente dall'esterno, prima di penetrarlo con la mia stessa lingua che scandisce il ritmo a seconda dei suoi gemiti.
Mi aveva rivelato di non essersi lasciato andare in questo modo da anni, dall'ultima volta che l'aveva fatto con Dan. Per una questione di fiducia aveva anche smesso di farsi toccare un po' troppo, ma è stato con alcuni licantropi della zona nelle rare volte di caccia, senza concedersi il lusso di qualcosa di occasionale.
Mi sento... privilegiato, ora.
Non solo fortunato per averlo tutto per me.
Con una mano accarezzo il suo stomaco piatto, cercando di tenerlo fermo ad ogni spasmo del suo corpo.
«Ayan... Aye, amore, io non... non ce la faccio, non riesco a...»
Mi asciugo il mento con un braccio, tirandomi su.
«Nessun problema, se non vuoi...»
Mi spinge con la schiena sul materasso, baciandomi.
Apro piano le cosce, per farlo stare col viso vicino al mio.
«No, vorrei solo... venire con te, d'accordo?»
Ci baciamo ancora, stringendoci l'un l'altro.
Mi sembra di cadere in un buco nero, cercando di risalire verso la luce.
Yok mi accarezza come se fossi fatto di vetro, preme le sue dita morbide lungo ai miei fianchi per appoggiarseli ai lati dello stomaco, con le labbra bacia il tatuaggio all'altezza dei boxer.
Ansimo piano, guardandolo far scorrere due dita su quest'ultimo.
«Sei veramente bellissimo, Aye. Non riuscirei a fare a meno di te, cavolo.»
«Non devi fare a meno di meno, devi solo tenermi con te.»
Mi leva i boxer, lanciandoli da qualche parte della stanza.
Nella penombra della luna vedo il suo viso dolce che si china su di me, per baciarmi ancora.
Ansimiamo assieme, con le mani vaghiamo nei posti che conosciamo l'un l'altro. Sono carezze gentili, parole sussurrate che si trasformano nell'eco dei gemiti intesi che ci sfuggono dalle labbra, corpi sudati che si intrecciano tra le lenzuola al dolce suono sordo della testiera del letto che sbriciola contro la parete di legno.
«Yok, si... Yok, amore, per favore, di più... di più, Yok...»
Mi afferra per i fianchi con forza, spingendomi verso al basso.
Ansimo piano nelle sue labbra, con le lacrime agli occhi mi lascio travolgere dal calore che cresce nel mio stomaco.
Ripete il mio nome con voce roca, spezzata dal piacere.
«Aye... Aye...»
«Fottimi più forte, per favore.»
Afferra una delle mie cosce per appoggiarsele sulla spalla, penetrandomi più a fondo.
Le assi del letto scricchiolano più forte, con le mani afferro le lenzuola stropicciate.
Mi bacia, mi morde, mi sussurra cose dolci nell'orecchio ad ogni spinta contro al mio bacino, facendo poi scivolare il mio tallone sul basso della sua schiena per essere più comodo.
«Yok, per favore... Yok...»
«Riesci a darmi le spalle, amore?»
Annuisco.
Mi aiuta a rigirarmi con la schiena rivolta verso di lui, stringendo le dita con le mie sulle coperte si ricomincia a muovere da dove si era interrotto.
Mi apre le cosce con una mano, sorridendo.
«Non chiuderle, Aye.»
«E se lo faccio?»
Borbotto con un sorriso, cercando di girare il viso verso al suo.
Mi morde la guancia, gemendo piano.
«Non mi fermerò fin quando non avrai più la forza di sederti.»
Ridacchio.
Mi spinge con una mano sulla nuca sul cuscino.
Ansimo forte, per poi gemere ancora quando sento le sue spinte intensificarsi e le sue dita stringermi i fianchi fino a che non percepisco del dolore.
Mi bacia piano la schiena, tracciando una scia col naso sulla colonna vertebrale.
Percepisco la sua fronte sudata, i capelli umidi soffiarmi contro la pelle.
«Aye, sono vicino.»
«Anche io.»
Veniamo assieme, con la sua nuca premuta sulla mia schiena e il mio corpo infossato tra le lenzuola umide.
Qualche minuto più tardi, abbracciati a cucchiaio tra le lenzuola, la voce dolce di Yok mi parla al buio.
«Alza l'aria condizionata, per favore. Sei super caldo, Yok.»
Ride.
Cambia i gradi dell'aria condizionata col telecomando, per poi tornare ad abbracciarmi da dietro.
«Sei stanco?»
Annuisco, ad occhi chiusi, con le braccia strette sopra a quelle di Yok.
Mi bacia piano la guancia.
«Yok, per favore... lasciami riposare un po', perché non riesco a camminare domani di questo passo.»
Percepisco la sua risatina contro l'orecchio, seguita da un bacio sul lobo.
«Dormi ancora un po', allora, amore mio.»
«Mmh, si... ti amo anche io.»
«Anche io, Aye.»
Chapter 30: la mano che impugna un cuore
Chapter Text
Quando mi sveglio alle prime luci dell'alba, mi fa male dappertutto.
Mi appoggio con la punta del naso contro la schiena nuda di Yok, che borbotta qualcosa, sorridendo d'istinto.
Ieri sera, devo ammettere che abbiamo esagerato un po'.
Doveva esserci qualcosa di effettivamente buono in questi biscotti, perché è come se avessi mangiato un kilo di feromoni per saltare addosso a Yok.
Sono un mezzo licantropo, qualcosa deve essere pur uscito ieri sera.
«Aye... ancora cinque minuti, poi possiamo continuare.»
«Sono stanco, amore. Posso stringerti e basta?»
Annuisce, con una piccola risata, prendendo il mio braccio per stringerselo sullo stomaco.
Da quando sono suo mi sembra di stare seduto su una nuvola, su un dondolo che mi fa guardare intorno la bellezza dell'alba e del tramonto.
Il profumo di Yok è inebriante. Sa di qualcosa di muschiato e bagnato, ma adesso non mi dà affatto fastidio come al nostro primo incontro, a tratti vorrei che mi si impregnasse nella pelle per sapere di lui.
Mi sentirò completo per il resto della mia vita, non dovrò più aver paura di condividere quest'agonia. C'è finalmente un posto nel mondo per me, per un noi, ora.
Credevo fosse impossibile trovare l'anima gemella, dopo aver perso Akk... io...
Sospiro piano, ad occhi chiusi lo stringo maggiormente a me.
«Amore... non...»
«Scusami, non volevo...»
«Mi fanno male i graffi e i morsi sulla schiena, mi serve un po' di crema.»
Annuisco, mi avvicino al borsone vicino al letto per tirare fuori il tubetto.
Yok si siede sul materasso, mi dà le spalle mentre si strofina le dita chiuse a pugno sugli occhi, per cercare di sciogliere la crosta intorno alle palpebre.
«Ho esagerato un po', scusami, amore.»
Sorride di più, sospirando piano.
«Non è un problema, davvero. È come se fossi un po' più tuo, adesso. Ha senso secondo te?»
Spalmo con le dita i punti arrossati dai morsi freschi e i graffi da cui esce ancora un po' di sangue. Gli bacio la spalla, sporgendomi poi verso la sua guancia.
«Dobbiamo tornare presto a Bangkok?»
Massaggio lentamente la sua schiena tesa, che sembra sciogliere i nodi ad ogni piccolo passaggio delle mie dita sulla sua pelle nuda.
Sospira ancora, lasciandosi sfuggire poi un gemito dolce quando con un dito premo un punto preciso.
«Mmh, no, direi che possiamo tornare anche tra una settimana. Sicuramente, non sarà un problema per Tan e Fang, qua siamo al sicuro e nessuno può farci del male, la banda è al sicuro al garage o negli appartamenti privati che hanno sparsi per la città.»
Lo guardo perplesso.
«Black e Gram vivono in tre appartamenti, ogni settimana cambiano per evitare qualsiasi tipo di... scontro o per farsi cacciare dai vampiri, lo stesso vale per Sean e White. Io vivevo nella mia vecchia casa solo perché... nessuno va a cercarmi in quel buco di culo, ecco.»
Ridacchio.
«Ne sei sic-»
Mi blocco.
Yok lancia una rapida occhiata verso la porta della camera, da cui si percepisce il rumore della serratura che scatta di colpo.
Mi nascondo dietro le sue spalle, svelando i denti affilati.
Karan entra a testa bassa, si guarda intorno prima di posare lo sguardo da me a Yok.
Deglutisco.
«Karan... che cosa...»
Un brutto presentimento mi fa scivolare via dalle lenzuola, con addosso solo i boxer.
«Scusatemi se sono venuto a cercarvi, ma... sta succedendo qualcosa a Bangkok, dovete tornare subito.»
«Come hai fatto a trovarci?» Ringhia Yok, prima di scavalcarmi e ritornare dietro le mie spalle, appena lo tiro indietro per il braccio. «Tu sei quel fottuto vampiro che mi aveva legato, mi ricordo di te.»
«Stavo eseguendo gli ordini, non potevo oppormi.» Riporta lo sguardo su di me, sospirando. «Top sta andando al garage per catturare i tuoi amici, Aye. Io e Achi abbiamo lasciato la Congrega, ma prima di andarcene hanno provato a convincerci a partecipare, e io... non me la sentivo di non avvertirti. Sono riuscito a mettermi in contatto con uno dei vostri, White... si, si chiama White, mi sembra. Però, penso che al vostro rifugio ci sia qualcuno dei vostri, insomma... stanno venendo a prendervi, pensano che vi siate nascosti lì.»
Vedo Yok schiudere le labbra, guardandomi negli occhi.
C'è il puro terrore, l'ansia e l'angoscia che sembra stiano per tele trasportarlo in un buco nero.
Mi aggrappo al suo braccio, avvicinandomi al suo viso.
«Amore, è tutto okay. Partiamo, ora. Li andiamo a recuperare assieme, d'accordo?»
Gli accarezzo il viso, prendendo con una mano la sua guancia morbida.
«Amore mio... non sono da soli, sanno cavare a sé stessi. Non succederà nulla, fidati di me, per favore.»
Vai ad avvertire Achi per la partenza, devo aiutare Yok.
Sussurro nella mente di Karan, che sembra ricevere il mio silenzioso messaggio, da correre giù per le scale verso l'interno dell'hotel.
Yok appoggia le mani sui miei polsi, i suoi occhi enormi e rotondi si levano di un lieve strato di lacrime.
Non ho mai visto Yok distrutto dall'idea di una guerra, ma dal dover abbandonare la sua famiglia, si. Non posso capire che cosa si prova ad essere così profondamente legati, soprattutto perché non ho avuto modo di sentirmi parte di qualcosa, se non del mio legame un po' tossico nei confronti di Top che mi costringeva a tornare spesso a casa entro due giorni al di fuori di Bangkok.
I licantropi sentono il doppio della nostra energia, assorbono tutto ciò che può smuovere il loro equilibrio naturale.
Respira profondamente appoggiato alla mia fronte, guardandomi.
«Io... Aye, se perdo anche loro, che cosa ne sarà di me? Ti amo, davvero, ma loro sono tutto ciò che mi rimane del prima di essere chi sono... ora. Pensavo di averla scampato, che Top si sarebbe arreso con noi; invece, sta cercando di uccidere la nostra stessa famiglia.»
«Ne usciremo vincitori, Yok. Ti fidi di me, vero?»
Annuisce.
«E se gli fanno del male? Se ucci... Aye, io...»
Gli asciugo le lacrime che scivolano sulle guance, baciando piano la punta del suo naso.
Sono sempre stato io a ricevere le sue attenzioni e le sue cure, adesso che Yok si sta sbriciolando tra le mie mani, il mio cuore si sta spezzando in due. Non voglio vederlo piangere, non voglio vederlo soffrire, non voglio vederlo perdere le persone che sono diventate la sua e anche la mia famiglia per il resto dell'eternità da quando è finito il Mondo.
Rimaniamo appoggiati l'un l'altro per un po' di minuti.
Yok piange a singhiozzi, si aggrappa alle mie carezze ogni volta che il suo cuore sussulta al solo pensiero di ciò che sta per accadere.
Forse, non siamo in tempo per salvarci, ma se dovessimo arrivare al garage prima di Top...
«Yok, se non andiamo adesso... non possiamo fare nulla. Dobbiamo reagire, d'accordo?»
Annuisce, tira su col naso prima di guardandomi con gli occhi gonfi e rossi velati ancora dalle lacrime.
«Guiderò la moto per te, amore. Tieniti stretto a me, okay?»
Lo faccio sedere sul letto, per poi cominciare a raccogliere i vestiti e la roba che ci siamo portati dietro nel borsone da viaggio.
Yok si veste in silenzio, prepara il mio cambio su un angolo del letto al suo fianco.
Noto che prova a chiamare White, ma come previsto c'è solo la segreteria a rispondere.
Mi infilo la felpa, chiudo la zip fin sopra al collo.
Prendendo la sua mano, con il borsone in spalla scivoliamo giù dalle scale che portano all'ingresso dell'hotel sulla spiaggia.
Karan sta appoggiato alla moto, di fianco ad Achi che drizza su a sedere da quest'ultima, per rivolgermi un piccolo sorriso.
«Top non attaccherà prima di mezzanotte, se riusciamo ad arrivare in tempo... possiamo fermarlo.»
Annuisco, mi avvicino alla mia moto preparata in precedenza da Karan che l'ha trovata sul retro, salendoci su.
Yok indossa il casco, dopo aver legato anche il borsone sulle spalle, le sue braccia si stringono intorno al mio stomaco.
Partiamo lungo la strada di campagna appena sorge il sole, lasciando un breve messaggio al bar per Fang.
Yok sta seduto contro la mia schiena, non dice nulla.
Lancio brevi occhiate a Karan, che guidando al mio fianco, mi dà rapide istruzioni con le mani all'ingresso nella tangenziale deserta.
«Perché ve ne siete andati dalla Congrega?»
«Non è il nostro posto, non ci sentiamo al sicuro. Ad Achi è stato ordinato di uccidere un licantropo indifeso la scorsa settimana, solo perché Top vuole sperimentare su di lui... quei fottuti farmaci che possono ucciderli o modificarli. Noi non siamo cattive persone, Aye. Non vogliamo essere dei vampiri temuti, siamo solo Karan e Achi, vogliamo una vita eterna serena assieme.»
Deglutisco.
È ciò che ho sempre desiderato anche io, quando invidiamo il resto del mondo che trovava l'amore mentre io continuavo a vivere nel passato, a causa del ricordo di Akk.
Non ho trovato risposte al motivo per cui sia sopravvissuto, non penso sia più necessario, ora. L'unica cosa che mi preoccupa è... la mia vita, adesso, con Yok al mio fianco.
«I vostri amici saranno al sicuro, White mi ha confermato che avvertirà gli altri. Sono sicuro che... andrà tutto bene, Aye. Non sono solo, i licantropi della città stanno cominciando a capire chi c'è dietro ai rapimenti dei più giovani, quando Top verrà scoperto... la Congrega verrà sciolta, nessuno si salverà se non combattendo dalla parte lesa e non al suo fianco.»
«Non puoi esserne così sicuro.»
«Sono vivo da cento anni, Aye. Ciò che sta facendo Top è sbagliato, il fiuto dei licantropi è incredibile, nel momento in cui scopriranno che il sangue che versa è il loro, insorgeranno per riportare l'ordine delle cose.»
Passano alcuni minuti, rivolgo lo sguardo verso la strada ancora deserta.
C'è una strana sensazione che mi sta... rivoltando lo stomaco da un po'.
Top non è un vampiro originale, è un allocco che vuole vivere del dolore degli altri. Sta comincia a rifilarsi nemici nella sua cerchia, senza rendersi conto che è sul punto di commettere il passo falso che comprometterà la sua stessa vita, forse.
Perché non si ferma?
Karan l'ha tradito, io me ne sono andato...
Sta succedendo qualcosa.
Karan mi guarda dall'altro lato, abbassando lo sguardo sulla strada.
«Siamo stufi di essere le sue marionette, ci stiamo distaccando dal nostro creatore. Perché credi che Top non ha più una cerchia ristretta di vampiri fidati? I suoi prodotti sono difettosi come me... e te.»
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vallygge1972 on Chapter 5 Wed 21 Aug 2024 02:07AM UTC
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Last Edited Sat 31 Aug 2024 10:16PM UTC
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