Chapter 1: Un sabato qualunque
Chapter Text
Sono le 20 di un rovente, estivo sabato Cagliaritano quando Viola Carta, detta Vi, si prepara per la consueta uscita con gli amici. I rumori di Is Mirrionis entrano dalla finestra aperta; urla sguaiate, rumore di posate, stridii di gabbiani. La suoneria del cellulare interrompe Vi, intenta a spruzzarsi addosso una generosa dose di One Million.
"Oh Lollò. Eh sto arrivando, chi tutto c'è?", chiede Vi come se non conoscesse già la risposta.
Sono almeno sei anni che il suo gruppo di amici non cambia, e specialmente nei fine settimana estivi le loro serate rimangono invariate. Incontro in piazza Matteotti per prendere un PQ o PF sovraffollato, panino da Baffo (rigorosamente cavallo e patatine per Vi), seguito da una serata di giri agli autoscontro, Ichnusa ghiacciata e forse, se va bene, una rissa al parcheggio del Cavalluccio.
"Boh, tutti..c'è anche Mel". Melania, la cugina di Loris, era sempre stata una presenza mutevole nel gruppo; nata e cresciuta nel Quartiere del Sole, era troppo diversa da Vi e i suoi amici per esserne considerata parte. Ma il cambiamento era sempre benvenuto, almeno per Vi.
"Vabbo’ dai, mezz'ora e arrivo". Finendo di prepararsi in tutta fretta, Vi si sforza di ignorare il caos di guantoni, bende e calzini sporchi disseminati per la stanza. È comunque troppo tardi per sistemare. E poi, chi altro sarebbe mai dovuto entrare nella sua camera? Dopo la rottura con Sara, le uniche persone che avevano varcato la sua soglia di casa erano stati il padre e la sorella, con cui viveva.
L'aria calda e umida della sera le si sbatte contro il viso come un panno di cotone, distogliendola dalle immagini di Sara e del loro recente passato. Un cucco estivo, niente di serio, aveva detto agli amici. Ma aveva fatto comunque male sentire di non essere abbastanza per qualcun altro. Il viaggio sul numero 1 è sempre il solito, movimentato e veloce, e Vi lascia scorrere lo sguardo sui paesaggi di sempre.
"Buonasera", una voce cristallina, quasi priva di accento, saluta l’autista, attirando l’attenzione di Vi. Un semplice sguardo conferma quello che la ragazza già immaginava; pantaloni bianchi, cintura nera YSL, canottiera nera con spalline sottili: una cremina. La tipica ragazza figlia di papà a cui viene dato tutto e che giudica gli altri, di solito quelli come Vi. Quest’ultima, preferendo di evitare inutili fastidi, torna a guardare fuori dal finestrino. I suoi pensieri sono interrotti da una brusca frenata, e qualcosa di molto pesante le si scaraventa addosso con un gridolino impaurito.
"Oh ma tagazzu?", Vi guarda con disgusto e sorpresa la cremina che fatica a tirarsi su, "Scusami tanto, la frenata mi ha colto alla sprovvista e..". Forse la ragazza continua a scusarsi, ma Vi non ha smesso di ascoltare, è troppo intenta a fissare quei grandi occhi blu che le si parano davanti come se fossero la prima cosa che ha mai visto in vita sua.
“Ma ba tranqui, ma ti sei fatta male?” balbetta Vi, che si è appena resa conto che gli occhi della cremina (pensarne ancora così ora la fa sentire in colpa) sono dello stesso blu intenso dei suoi capelli. L’altra ragazza si allontana senza rispondere, lasciando Vi a bocca aperta e con gli occhi che vagano sulla sua figura slanciata.
Quasi senza accorgersene, Vi arriva alla fermata di piazza Matteotti, spaesata. “E intza’? Ta pariri?” Vi si gira di scatto, colta leggermente di sorpresa dalla voce tonante di Loris, e saluta impacciata tutti i membri del gruppo. “Ma cosa stai, dormendo? Sei tutta allollonata”, ridacchia Ekko, con una punta di preoccupazione nella voce; era raro vedere Vi in uno stato che non fosse placido e neutrale. “Ma ba no è che c’era una in pullman che mi è caduta addosso-”, un coro di lamenti infastiditi si leva dal gruppo prima che Vi possa terminare la frase, “Già una nuova te ne sei trovata? Mi’ di non innamorarti!”, intima Jinx con tono di sfida. Punzecchiare la sorella era sempre stato il suo passatempo preferito, specialmente dopo tutte le prese in giro che si era beccata per aver cambiato nome; ‘Sei a nome da brombola, solo una che va al De Sanctis poteva chiamarsi Jinx’ era stato un grande classico per circa un anno.
Vi preferisce stare zitta e fare il ghigno a Jinx piuttosto che scatenare una lotta fraterna in pieno centro, e il gruppo si avvia pian piano verso la fermata del PF. Mel, che sino a quel punto era rimasta in un molto apprezzato silenzio, si scusa dirigendosi verso il centro della piazza, dove una ragazza sembra aspettarla. Una ragazza dall’aspetto tremendamente familiare, secondo Vi.
“Lo, ma quella..?”, chiede Vi con un’inspiegabile accenno di panico, “L’amica di Mel, ce la portiamo a trago”, ridacchia Loris. “Ha la faccia da convinta”, Jinx aveva il dono di esternare sempre a voce un po’ troppo alta quello che passava per la mente di tutti.
Una risata generale aiuta Vi a riempire momentaneamente quello strano buco che sente allo stomaco, che diventa una voragine quando vede Mel tornare indietro con la ragazza che, poco prima, era caduta addosso a Vi sul bus.
“Questa è Caterina”, esordisce Mel.
La nuova arrivata stringe educatamente la mano a tutti, guadagnandosi un’occhiataccia da Jinx e un po’ di rispetto da Ekko e Loris quando notano quanto sia forte la sua stretta. Vi grugnisce un ciao, grata della distrazione data dall’arrivo del PF, gloriosamente e misteriosamente semivuoto.
Il viaggio in bus è monotono, tutti chiacchierano tra loro del più e del meno una volta superata la diffidenza iniziale. Tutti tranne Vi, che siede in disparte come al solito, cogliendo di sorpresa solo Caterina, che le lancia più volte sguardi corrucciati. La vista del piccolo parco giochi e l’odore di fritto rinvigoriscono il gruppo, i cui membri si lanciano all’unisono verso un camion con la scritta “Baffo”. Caterina non ha idea di cosa ci sia di tanto emozionante in uno stand lurido che emana fumo e odore di cipolle, ma non sarà di certo questo a scoraggiarla. Dopo quel disastroso incontro sul bus ha bisogno di qualcosa che la redima agli occhi del gruppo, ‘agli occhi di Vi’, si ritrova a pensare involontariamente, notando i tatuaggi che spuntano dalla canottiera della ragazza. Sono curiosi, delle sorta di ingranaggi che sembrano dipanarsi oltre le scapole, per finire probabilmente sul- “Cate tocca a te, hai scelto?” la voce di Mel la scuote dai suoi pensieri.
“Ah..ehm, sì” sarebbe stato meglio ripetere l’esame di maturità piuttosto che essere costretta a questa tortura. Che cosa avevano ordinato gli altri? Qualcosa con carne forse? Patatine?
“Wurstel e patatine!”, l’esclamazione suscita una risata generale, e santo cielo Caterina vorrebbe sprofondare in un buco e non uscirne più.
“Iiiiih, maionese ne vuoi?”, altra domanda degna di un esame di stato, al quale la ragazza sta fallendo miseramente. Quale dovrebbe essere la risposta giusta?!
“Fai maionese, ketchup e cipolle?”, la voce di Vi arriva come una manna dal cielo. Caterina sente addosso gli occhi di tutti, e non può fare altro che prendere il suo panino, pagare, e seguire il gruppo a testa bassa, troppo occupata ad arrossire per notare l’occhiata d’intesa che si scambiano Jinx ed Ekko.
Chapter 2
Notes:
Innanzitutto grazie mille per l'entusiasmo nei confronti di questo prodotto della mia mente malsana, spero il nuovo capitolo non deluda! Poi mi scuso per l'attesa ma, come dicono in Germania, stavo facendo cosa. Beccatevi questa cosa che posso solo definire come un insulto verso dio e la letteratura, vvb :*
il prossimo sarà con tutta probabilità il capitolo conclusivo!
Chapter Text
L’aria notturna è leggermente più fresca ora che il sole è finalmente calato. Ekko e Jinx si rincorrono sulla sabbia, mentre Loris e Mel chiacchierano tra loro, lasciando Vi e Caterina sole. Di nuovo. Era la terza volta, infatti, che il resto del gruppo lasciava le due in disparte, come se fossero disperatamente intenzionati a farla morire di vergogna, pensa frustrata Caterina. Dopo il terzo commento sul tempo e mille tentativi di far uscire dalla bocca di Vi qualcosa che non fosse un grugnito, la conversazione era infatti inesorabilmente morta.
Nonostante ciò, nessuna delle due accennava ad andarsene.
Puntando lo sguardo a terra, Caterina scorge quello che sembra un sassolino perfettamente circolare. “Da piccola li raccoglievo sempre”, dice trasognata indicando l’oggetto a Vi. Quest’ultima si china a raccoglierlo, sentendone la superficie liscia e fredda che evoca lontane memorie di giornate passate al mare con la famiglia. “L’occhio di Santa Lucia”, esordisce persa tra i ricordi.
“Oh, io li ho sempre chiamati occhi di Shiva”, risponde l’altra, notando con quanta delicatezza Vi accarezza il piccolo oggetto, rotolandolo tra le dita e porgendolo a Caterina. La tocco delle dita di Vi sul suo palmo trasforma le farfalle nello stomaco di Caterina in pterodattili, ma la sensazione è breve.
“Li chiami occhi di Shiva perché sei nata in Viale Trento”, ribatte infatti l’altra, sarcastica.
“Il fatto che io sia nata nel privilegio non presuppone che io non sappia che esistano persone e modi di dire diversi da quelli a cui sono abituata”, sferza Caterina, mentre Vi si fustiga mentalmente per aver distrutto quel poco di complicità che si stava creando tra loro due. Il suo mugugno di scuse arriva troppo tardi, quando Caterina è ormai a diversi metri da lei, il passo stizzito e veloce.
Troppo veloce.
Un buco nella sabbia, lascito di qualche castello di sabbia fatto quella mattina, prende la ragazza di sorpresa, facendole perdere l’equilibrio per la seconda volta.
Due braccia forti le si stringono attorno prima che cada, tirandola su come se non pesasse niente. Caterina alza il viso, ma tutti i commenti al vetriolo che aveva in programma sul fatto di non essere una damigella in pericolo le scivolano dalla mente quando si rende conto di quanto sia vicina al viso di Vi.
“Grazie…di nuovo”, mormora Caterina, archiviando involontariamente il profumo di Vi in un angolo molto prezioso del suo cervello. È una fragranza, dolciastra, quasi stucchevole, che di solito le risulterebbe indigesta, ma che ora le fa solo desiderare di poter stringere l’altra ragazza a se sinché i loro odori non si confondono.
Gli occhi di Vi saettano verso le labbra di Caterina, avvicinandosi sempre di più.
“Oliooo gettaci l’uva mommi”, la voce di Jinx manda in frantumi la tensione tra le due. “Eh bah che la stavo aiutando..”, Vi tenta inutilmente di difendersi, allentando controvoglia la stretta attorno alle spalle di Caterina.
“Ah eh”
“Eja di gesso”
Caterina si dirige verso Mel, grata del diversivo dato dalle provocazioni che il gruppo lancia verso Vi, cercando di non pensare a quanto ancora bruci l’ombra di quelle mani sulle sue spalle.
“Ho fatto bene a costringerti ad uscire, quindi”, dice Mel a mezza voce, fissando l’amica con un sorriso sornione. Arrossendo colpevolmente, Caterina maledice la tara genetica che rende tutti i suoi sentimenti così ovvi. L’espressione patetica della ragazza risveglia un po’ di misericordia in Mel, che le stringe affettuosamente la mano, “Cate. Divertiti stasera, ok? Secondo me è cotta anche lei, e anche se non lo è chi se ne frega, flirtare un po’ non fa male a nessuno”.
Erano migliori amiche per un motivo, Mel sapeva sempre come sciogliere il nodo di ansia sociale che attanagliava spesso Caterina. Era stato così dai tempi della Chatterbox, quando era stata l’unica a chiederle di giocare con lei il primo giorno di scuola, facendola sentire un po’ meno diversa.
Spingendosi giocosamente a vicenda, le due si fanno strada sulla sabbia, ascoltando distrattamente gli altri che discutono sul da farsi.
“Viale Trento, ci sei mai stata sul calcinculo?”, urla Jinx a Caterina, facendola sussultare. Il soprannome è intollerabile, ma tutti gli anni di lezioni di etichetta hanno inculcato a Caterina che qualsiasi domanda necessita una risposta.
“Tu sei sicura che vuoi andare al calcinculo dopo il caddozzone?”, ribatte Vi con supercilio, concentrando l’infinitesimale span dell’attenzione della sorella su di lei. Doveva smetterla di salvare il culo a Cate ogni venti minuti, stava iniziando ad irritarsi da sola.
“More, per te bruco mela al massimo, sennò la finisci caccia-”, Jinx schiaffa una mano sulla bocca di Ekko, puntandogli alla tempia due dita a mo’ di pistola.
“Sembra divertente! Vogliamo andare?”, interviene Mel entusiasticamente, incamminandosi verso la strada. Come se potesse leggere attraverso l’espressione perplessa dell’amica, Mel sussurra a Caterina “Se ti azzardi a chiedere cosa sia un bruco mela ti uccido, è una giostra”.
Una scintilla di gioia si fa strada negli occhi di Caterina, estasiata all’idea di quel raro divertimento. Essere la figlia di un’ambasciatrice significa avere molta poca libertà e parecchi doveri, e le giostre non sono decisamente tra quelli. Forse la serata può migliorare ancora, pensa Caterina.
“Ah, tra l’altro”, aggiunge Mel con fare complice, “ho visto che i sedili hanno solo due posti, io mi siedo affianco a Loris, Jinx affianco ad Ekko e…”
La realizzazione colpisce Caterina dopo qualche battito. La serata sarebbe decisamente migliorata.
La folla schiamazzante ondeggia attorno a Caterina, che alza la testa cercando un po’ di pace nel caos, inspirando forte gli odori che vorticano nella sporadica brezza serale. Fritto, zucchero filato e smog, con una nota di sabbia bollente. È proprio un mix introvabile, pensa facendo vagare lo sguardo impaziente sulle varie attrazioni del piccolo parco divertimenti che le si dipana davanti.
Santa Mel! L’avrebbe sicuramente ringraziata a fine serata. Era stato solo grazie alle sue insistenze, infatti, se aveva acconsentito a quella bizzarra uscita.
“Ah minca mi sa che non posso salire raga”, dice sconfitto Loris, svettando ben oltre il cartello indicante il limite di altezza per accedere alla giostra. “Vado a prendere le Icchi per dopo”, aggiunge indicando il chiosco delle bevande e incamminandosi tra i profusi ringraziamenti degli amici.
“Non ti preoccupare, ti faccio compagnia io”, dice Caterina a Mel dandole una spallata scherzosa.
“Non ci pensare neanche, guarda quant'è ansioso di accompagnarti il tuo cavaliere”, mormora quella per tutta risposta, dirigendo l’attenzione dell’amica su Vi, la quale continua a spostare nervosamente il peso da una gamba all’altra.
“Dubito seriamente che abbia qualcosa a che fare con me, Mel, quella ragazza non si è fermata da quando sono arrivata…dio mio, sembra un fenicottero con la tendinite”, sussurra scettica Caterina.
“Sì, sono sicura che si tratti solo di una strana coincidenza”, risponde l’altra alzando gli occhi al cielo. Non c’era niente da fare, per quanto brillante fosse, in materia d’amore Caterina rimaneva sempre un broccolo.
“In ogni caso”, continua Mel piccata, “tu andrai a sederti affianco a pel di carota, e io me la caverò”, sottolinea con un occhiolino, facendo per avviarsi verso il botteghino dei biglietti, dove Jinx ed Ekko stanno già litigando per chi siederà in testa alla giostra.
Un braccio abbronzato e nerboruto cinge improvvisamente le spalle di Mel, facendola scartare di lato con un’espressione agghiacciata sul volto.
“Eeh, già sei, laghe non ti faccio niente”, la colpevole alza le mani in segno di pace, lanciando alla povera Mel un sorriso sghembo che mette in evidenza uno spazio tra gli incisivi. Le due sono troppo scioccate per rispondere, e si limitano a guardare con disgusto la nuova arrivata, che evidentemente non sa leggere le espressioni facciali, pensa Caterina, mentre la osserva fermare il viso a pochi centimetri da quello di Mel, le cui guance si colorano ora non solo per la rabbia.
“Lo vuoi vedere quanto sfoddo al pungiball?”, chiede lasciva.
La voce di Jinx risuona nell’aria carica di tensione, “Lah! Da Capoterra con furore, ancora ti fanno entrare, oh Sevika?”.
Chapter 3: Spacciau su giogu
Notes:
Raga. Perdono. È passato quasi un anno, lo so, ed il capitolo è breve, però ve lo porgo come fosse un mazzo di rose.
Fatemi sapere se volete uno spinoff su Sevika capoterrese perché ho già qualche ideuzza in mente!
Grazie per aver seguito questo schifo, vvb.
Chapter Text
Cap 3:
Mel e Caterina si scambiano uno sguardo sorpreso. È una situazione degna di un western, ed entrambe si aspettano che da un momento all’altro qualcuno tiri fuori una pistola ed inizi un duello per aggiudicarsi il titolo di miglior cowboy.
Vi si avvia a gambe larghe verso Sevika, con un sorriso sghembo che l’altra accoglie alzando arrogante il mento.
“Sei troppo gabilla per una così, lassa perdi”
Sevika schiocca la lingua in modo sprezzante “Sei sempre in mezzo”, dice ridacchiando e abbassandosi a salutare Vi con un mezzo abbraccio.
L’atmosfera si sfredda, e sia Jinx che Ekko accolgono Sevika, chiacchierando del più e del meno come se il battibecco iniziale non fosse mai esistito. Come se fosse tutto parte di un rituale, osserva Caterina, sentendosi più antropologa che invitata mentre cerca conferma del suo sbigottimento girandosi verso Mel, trovandola impietrita e col volto di due toni più scuro. Caterina le scuote una mano davanti agli occhi “Yuhuu, ci sei?”, l’altra si scuote dal suo torpore, mormorando delle scuse.
“Penso di aver trovato il mio di cavaliere”, dice trasognata, lasciando Caterina ancora più a bocca aperta
A passo sicuro, Mel si avvicina a Sevika, prendendola a braccetto.
Con un gesto plateale Vi invita Caterina a prendere posto nel piccolo sedile della giostra, a malapena capace di contenere entrambe e, nota Caterina, stranamente scivoloso. La ragazza si accomoda sopprimendo un moto di ribrezzo, concentrandosi sulla tensione elettrica che permea l’aria attorno a lei.
“Mi’ di tenerti quando fa il giro della morte” ghigna Vi.
Con uno scricchiolio sconfortante, il trabiccolo mortale inizia la sua lentissima ascesa, lasciando a Caterina tutto il tempo di focalizzarsi per l’ennesima volta sulle labbra della sua vicina di posto. Non appena l’idea che forse pomiciare su una montagna russa non sia poi così pericoloso le sfiora la mente, la giostra raggiunge l’apice.
Entrambe si uniscono alla massa di passeggeri urlanti, togliendo le mani dalla barra di sicurezza e alzandole in aria, mentre il brucomela sembra sfidare la gravità. I loro sguardi si incontrano di nuovo, magnetici ed esigenti.
Ora o mai più.
Caterina avvicina il viso a quello di Vi, e per un momento le urla, lo sferragliare della giostra e la musica assordante sembrano sparire, rimpiazzati da un vuoto opprimente che si dissolve quando, finalmente, le labbra delle due si incontrano.
È un bacio movimentato, scosso, incasinato, ma a Caterina sembra di volare, complice lo scossone di arresto della giostra che, come tutte le cose belle, è finita presto, tra le risa estatiche dei passeggeri che iniziano a disperdersi.
Con le gambe tremanti, Caterina scende dalla giostra, mentre le luci stroboscopiche delle altre attrazioni danzano sul volto di Vi.
È come se la vedesse, vedesse per davvero, per la prima volta, come se tutte le stelle fossero contenute negli occhi di quella ragazza dai capelli rossi che ora le tende la mano. Caterina la prende senza pensarci due volte, lasciandosi trasportare in un turbinio di musica, seguita dalle voci dei suoi amici.
Forse uscire la sera a Cagliari non è poi così male.
readingcloud on Chapter 1 Tue 07 Jan 2025 02:26PM UTC
Comment Actions
suspiciousflatfish98 on Chapter 1 Tue 07 Jan 2025 02:46PM UTC
Comment Actions
readingcloud on Chapter 1 Tue 07 Jan 2025 03:30PM UTC
Comment Actions
Lonnie_404 on Chapter 1 Fri 10 Jan 2025 12:46PM UTC
Comment Actions
suspiciousflatfish98 on Chapter 1 Fri 10 Jan 2025 01:10PM UTC
Comment Actions
readingcloud on Chapter 2 Mon 27 Jan 2025 07:46AM UTC
Comment Actions
suspiciousflatfish98 on Chapter 2 Mon 27 Jan 2025 08:11AM UTC
Comment Actions